RIVJSTA POPOLARE 445 ranti. Pure gli scioperi non mancano a causa dei bassi salari e cresce pure il numero degli associati ehe da 9999 nel 190 1, salì ~ 41138 sulla fine del 1903; e così cresce pure la potenzialità economica di queste associazioni operaie. Chiude il rapporto con un cenno sul grande sciopero dei ferrovieri in Ungheria, il quale appunto perchè represso brutalmente dette per reazione un grande impulso alla organizzazione della classe. In Serbia il movimento di organizzazione operaia è appena sul nascere. Nel 1903, due mesi dopo la tragedia degli Obrenovic, si riunì in Belgrado (luglio) il primo Congresso operaio, nel quale fu fondato il partito operaio e la lega centrale delle associazioni operaie della Serbia. Nel Congresso del r 004 si riorganizzarono su migliori basi queste associazioni. Ora esistono 1 5 leghe e 1 7 società operaie generali , e il numero degli associati è in continuo aumento. Il Rapporto spagnuolo comincia -naturalmente -col constatare le tristi condizioni nelle quali deve muoversi il partito operaio , e cioè fra un governo reazionario e un dispotismo clericale. L' Unione generale dei lavoratori numerava nel marzo 190--1- circa 56900 associati divisi in 331 sezioni. L'organizzazione più importante è quella dei costruttori con 10253 membri; seguono i marinai, operai di porto e i pescatori con 8918, i lavoratori del legno con 5199, i metallurgici con 4967, le arti grafiche con 3436, i fornai e panettieri con 3343, lavora tori del terreno e giardinieri con 33 1 7 , lavoratori di vestiari con 3 204 , e lavoratori della pietra con 3120. Queste organizzazioni abbracciano i quattro quinti di tutti gli operai associati. Il più importante sciopero notato nel Rapporto è quello dei calzolai che ebbe una durata di ben 9 mesi ed a cui presero parte 900 operai , e quello dei tessitori durato 6 mesi con 1 r oo scioperanti. Ma in generale il movimento di organizzazione operaia in Ispagna è in regresso in quanto si dibatte fra il socialismo e l'anarchia. In ultimo il libro ci dà informazioni intorno al movimento operaio in Australia, specialmente nella nuova Zelanda in cui si contano 130 organizzazioni con 70000 membri. Secondo un rapporto del 1902 si trovavano in Australia in quell'anno i seguenti operai organizzati : Nuova Zelanda 70,000 , Vittoria 65,000, Sud-Astralia 20,000, Queensland r 5000, West-Australia 13000 e in Tasmania 3000, complessivamente quindi 185000. La più importante è la A ust1·alian Workers Union con 13000 ..membri nella Nuova Zelanda e 8000 in Vittoria e nell'Australia del Sud. Il Rapporto si dilunga intorno alle condizioni delle agitazioni e dei salari per opera di queste associazioni , come pure intorno alla rappresentanza parlamentare delle organizzazioni operaie. La legge sull'arbitrato ha favorito in modo rilevante. lo sviluppo del movimento di organizzazione operaia. Nel r 902- r 903 vi furono 22 conflitti nei quali si trovarono 145 imprenditori contro 14452 operai; r I di questi conflitti furono conciliati mercè l'arbitrato. Grnv ANNI CARA NO -DONVITO La conquistadella forza (i) Leggendo questo nuovo libro del Nitti, mi venivano in mente le più belle pagine del Laveleye, dove il geniale economista belga, seppe vestire di smagliantissima forma le più aride e forti verità scientifiche. Certo tra i due eminenti scrittori v'è una certa affinità intellettuale , la quale non si appalesa solo col fascino della parola, ma anche, e forse più, col rigore del!' investigazione e la ferrea logicn della dialettica. (1) Francesco S Nitti : La co11quista della fo-·za (L'ulettricità a t.uon mercato. La naz10néll1zzazione delle forze idrauliche). Roma-Torino, Casa editrice nazionale Ronx e Viarengo. Ma non so se l' illustre professore dell' università di Liegi abbia, come il suo giovane e non meno illustre collega dell'Ateneo napoletano, la stessa versalità di mente, per cui a questi è consentito di parlare, con la medesima chiarezza di legislazione e di elettrotecnica, di economia e di politica. Nella recentissima opera del Nitti vi sono capitoli che solo un tecnico avrebbe potuto 8Crivere, tanta è la competenza con cui parla delle più recenti applicazioni della elettricità e della chimica. Ma questo libro è, sopratutto, una battaglia. Il Nitti vi combatte une nobile lotta contro l' ignoranza dei più e il malvolere dei molti. Vuol persuadere, e persuade infatti, che 1' Italia non potrà accingersi alle maggiori conquiste moderne se non che utilizzando la magnifica ricchezza naturale delle sne acque ; se non inaugurando, su tal riguardo, una legislazione di Stato che sappia anteporre le supreme necessità del bene pubblico agl' interessi impuri dell' ingordigia privata. È il programma di una generazione, posto innanzi e difeso dalla tenace combattività di un uomo di Stato che vede assai lungi nell'avvenire del suo paese e che tutti conosce le dosi, i bisogni e le debolezze di esso. A differenza degli ultimi libri del Nitti, l' attuale, non parla nè di Nord, nè di Sud. E, invero, quello della forza motrice è problema che riguarda tutta quanta l'Italia; anzi, un pòmenoquella che lui cercò di risollevare con un' opera libera e forte di finalità rivendicatrici. Ciò comprova che al saldo sentimento unitario del nostro autore non arrivano le grette spe• culazioni di un regionalismo cieco ; e che nell' alta mente di lui si agitano tutti i problemi della vita colletti va italiana, non_ solo quelli che riguardano più da vicino le infelici popolazioni del Mezzogiorno povero. I nemici del Nitti (ne ha anche lui, e non tutti ne• miei d'invidia) ne saranno desolati: essi che cercarono di volgere a male la coraggiosa campagna per l' Italia meridionale , da lui vigorosamente proseguita . Il Nitti , risponde ora a questi pigmei del pensiero e a tanti miseri faccendieri della politica, con un libro, che solo un nomo d'indistruttibile fede unitaria avrebbe potuto lanciare, come reagente eroico, in mezzo all'attuale, intorpidita coscienza italiana. ♦ Condensare, in poche colonne, la Conquista della forza non è possibile cosa. Questo libro è per sè stesso una sintesi. Le idee sono le une alle altre avvinte con un saldo filo d'accia~o, che non è possibile rompere. Un assai grave pericolo sovrasta la vita manufatturiera di tutta l'Europa: il rincaro del carbone. Tra coloro che più particolarmente si occupano dell' industria, prevale l'opinione che l'aumento dei prezzi verificatosi negli ultimi anni, dipenda da cause generali e non transitorie. 1irutti· i tecnici si accordano nel rite• nere che in tempo non lontano il carbone a buon mercato sarà finito anche in Inghilterra. « Bisogna ammettere, ci dice uno dei più noti geologi inglesi, il professore Geikie, che noi siamo a una distanza misurabile dal1' epoca· in cui le nostre risorse basteranno appena al mantenimento della nostra supremazia commerciai~. Il prezzo del carbone aumenterà nel costo della produ-
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