R1v1sT A PoPOLA:RE DI Politica, Lettere e Scien.ze Sociali Direttore: Prof. NAPOLl~ONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cenr. 30 Amministrazione: Co1·so Vittol'io Emanuele ·tt.0 I f.5 NAPOLI Anno Xl-Num. 1:; ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Agosto 1905 AVVl.5) I MJ7QRJTIN1 1 'f Preghiamo nel modo più. caloroso quel J>ocht abbonati che uon ancora si sono J)OSti In regola coll'amml111straz1one, dl volerlo f,tre <',dia massima sollecitndtne. Ulrlgere lettere e cat·toline va.glia all'on. N. Colajannl - NAPOLI. SOMMARIO: Noi: Gli avw•111menti e g·li nomini: (La causa principale delle sconfitte russe - I primi passi ,l,.1l'F:-te!1•c :111':iqe:>• ,, -- L.1 ,1L1estione .\lbanese - Sulla questione di un Re - Lo scandalo del \,(H,m~· in • .\,Ht'fi<.:a -- ~\ncora della morte di Rosolino Pilo - Jaluzot il frodatore) - . X.: Per la cultura, per la vita nuova d' Italia - La Rivista: L'imbroglio politico-ferroviario - Giov. Carano Donvito: Sperimentalismo sociale, Noti;_ie illterna,rionali sul movimentr> oper.1. io - L. Fontana-Russo: La conguista della forza - Il Giappone -- FrancescoColetti: La psiche dei conta~ini e il risvegli:> agrario - lUvista delle Hivlste: Le liquidazioni ferroviarie· alla Camera (Economista) - Vita inglese. li sibaritismo di una società imperiale (Vita Internazionale - La Francia ed il futuro prestito russo (Courrier Europèen) - Contro la disoccupazione (Rivista dei Comuni, delle Provincie e delle Opere Pie) - Perchè i consigli generali sono divenuti il focolare del liberalis~o in Russia (Avanti della Domenica) - La difesa dei creditori dello Stato (Die Woche). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI La causa principale delle sconfitte Russe. - Malgrado le s,uargiasRate dei giornali r11ssi, la Russia dovrà ini2:oiare,ed ingoierà, la pi!]ola amara, ma giusta delle condizioni Giapporn-si ; e la paee sarà fatta. Ogni uomo di cnore e bubn senso plaudirà al fatto compi•.1to: i ~oli che ci troveranno da ridire saranno gli eroi pe' q nali, il giorno della conclusione della pace, s~rà wnnta l'ora del 1·edde 1·ationem. I giornali , e non Russi e non p:uerrafondai soltanto, affermano in coro che •il partit,o dellR- guerra , e gli uffici1di in Manchuria dis?.pprovano tutte quPste trattative per 1:-i pace; c'è chi dice: Queste son dii>1C· chiere del partito della guerra, a Pietroburgo. Noi crediamo invece e.Le i giornali rispecchino esattamente l'opiniùne dell' alta ufficialit~ Rµ_ss~ jn Manchuria, la qnale vern rnenta desidera la continuazione della guerra; 11011 ~ià perebè oguu,10 degli ufficiali -- e specialmente del Commissariato e dello Stato Maggiore che sono al sicuro dalle baionette e dagli sh1·apnel, non già perchè og-ni ufficiale e tut.ti gli ufficiali insieme si sentono in corpo una matta voglia di morire da eroi . o di vincere i Giapponesi; ma perehè la fine delle ostilità segna il principio delle riveh1zioni, delle recriminazioni, dei conti rifatti a modo e tutto questo è terribilmente penoso per i buffoni , i ladri , e la canaglia gallonata ehe han condotto l' esercito russo a immani ed invariati macelli. · Ed infatti la paee non è ancora definitivamente stabilita ed ecco che i veli cominciano ad essere alzati sul dietroscena della terribile tragedia Mancese, e si comincia a ca pire il perchè delle sconfitte, delle rese, dei macelli e della 1tmili::tzionedel colosso di fronte al pigmeo. M. De P-revignaud, il ccrrispondente del giornale La Petite Bepublique, tornato ora a Parigi incomincia la. pubblicazione delle rivelazioni che egli non poteva fare con l'esercito in Manchuria. Sarebbe arrivato a lui quello che arrivò a Pardo, della Trib11na, che per avn detto la verità si vide messo alla porta. II De Prevignaud parla ora , ora che egli ha potuto tutto vedere , e può t,1tto dire. Ora egli parla ed i s11oiarticoli sono un terribile atto d'accusa contro l'amministrazione russa, contro l'ufficialità, i generali, Stoessel, Irigorewiteh,-... contro tutta la Russia burocratica e militare. I Giapponesi hanno vinto i Russi con le armi ; ma prima che le battaglie fossero state ingaggiate essi erano stati vinti dalla ingordigia dei loro capi , dalle tru !.. e dei loro s11periori agenti per conto dei granduchi e spalleggiati da loro. Perchè bisogna finalmente che una voce franca si levi e dica la verità, che i giornali q 11otidiani non sanno o non vogliono- e non vogliono più che non sanno -- dire. I Granrlnchi di Russia son.o i ladri ed i truffatori del loro pRese. Il sangue inut1hnente versato iu Manchuria ricade su loro, poiché essi quèl sangue lo hanno convertito in denaro; essi hanno fatto versare quel sangue per gnadag_nare 1nilioni di rubli. E dietro di loro tutti gli sfruttatori, tutte le sanguisnghe solite a tirare i loro lauti guadagni dalla ignoranza o dalla bnona fede dello Stato, e dietro questi ancora i generai i e gli ammiragli per i quali la guerra ha· rappresentato un interesse fatto bene , una bella fonte non di gloria, e d' onore; non d'atti eroici , ma di volgari guadagni ; Stoessel e la sua signora a Port Arthut· facevano i commercianti di burro, di porci e di polli ; vendevano a carissimo prezzo il latte d' una vacca, proprietà della signora Stoessel, e qualche giorno avanti la resa , subito dopo la morte del K.ondratchenko, la degna signora vendette quella vacca, alla Croce Rossa, per l'onesto prezzo di 200 rubli (L. it. 500 circa). E questo naturalmente tutto per amore di patria. Mentre i soldati vivevano a ra.½ioneridotta i genera.li e i capi della difesa non mancavano di niente; a Port Arthur c'erano manicaretti fini e Champagne per loro e le
436 RIVISTA POPOLARE Il ragionamento fila come sul taglio d' un rasoio. Intanto però l'Imperatore Gnglie]mo, il Re Cristiano di Danimarca, la Tsar di Russia fanno l'occhio dolce alla Norvegia e tutti. senza volerlo parere, le offrono un re. Quando .sarà chiuso il plebiscito per la separar.ione la Norvegia dovrà decidersi, e, visto che non è ancora matura la libertà, dovrà pigliarsi un re. Purchè non le accada di dover meditare sulla verità del Cap. VII. del Primo Libro di Samuel, capitolo interessantissimo a sapersi da.i popoli in q uestna di Re ; come ora la Norvegia. ♦ Lo scandalo del Cotone in America. - Quando il signor Lubin 'iniziò qui le pratiche che devono concludere colla iniziativa per l'Istituto Internazionale di Agricoltura, qualcuno si interessò di conoscere J' opinione del ministro di .Agricoltura <legli Statj Uniti, On. C. E. Wilson, e l'illustre, noncbè onest.issimo uomo, dichiarò che l'idea di Lnbin era una µazzia. L'onesto uomo aveva ne] fare quella dichiarnzione le sue più che buone ragioni. E lo scandido del cotone ; in seguito al qua]e il Presidente Rose" el ! ha cacciato dal ministero d'Agric0ltnra parecchi pe7.zi grossi, e che trascina il Wi!scn alle dimissioni, è là per darne la prova. L'ones issimo nomo è stato i:icchiappato, questa volta con le man i nel sacco. Ai nostri lettori spiegryiamo brevemente in che consiste lo scandalo del Cotone agli Stati Uniti. Ogni mese il Ministero d1 Agricoltura degli S. U. pubblicava un bullettino su le conaizioni generali del mercato: ali' epoca poi delle vendite . delle raccolte e dei mercati, pubblica delle statistiche che servono di base alla trattazione degli affari commerciali correnti. Le cifre di codeste statist.icbe sono naturalmente tenute segrete a tutti, fino al ~iorno <folla loro pubblicazione; ed il dipartimento ~i statistica fa del s110 meglio perchè tali cifre riescano esatte, e quindi ntili ai produttori, come ai consumRtori. Naturalmente questa esattezza non serve che in modo indiretto agli specula tori. Il ministro, l' onestissimo On. Wilson, veglia a ciò che t!ltto proceda eon la massima correttezza. Egli è il depositario delle stati stiche segrete, fino alla loro pn bblicazione - questo per legge - Or ecco che cosa è accaduto; le cifre del bullettino mensile sono state alterate in modo da prestarsi a forti giochi di Borsa; e le Htatistiche segrete sono state ·comunicate, molto tempo prima della loro pubblicazione, ad alcuni finanzieri e borsisti i quali hanno per spe..:ialità il monopolio del cotone. Si capi• sce che messi prima di ogni altro al corrente delle cifre statistiche essi hanno regolato la loro compra vendita, e i loro prezzi s11 quelle cifre. di modo che quando la merce ha dovuto arrivare sul mercato, e le statistiche sono state di pnbblica r::igione, i produttori, ed i compratori si sono trovati disarmati dinarn1i agli speculatori e ai monopolisti rlel cotone che avevano già prese le loro misure. Naturalrnente la cosa ha fatto molto rnmore, ed ha creato molti guai. Già la materia prima comincia a mancare alle filande e tessitorie Inglesi, e la fame minacci:-1.di bussare alle porte di Manchester, di .Bnlton, di Leeds. Intanto il signor Moore - trn altro signore onesto, molto amico delle oneste specnlazioni in Borsa - ha dovuto dare ]e dimissioni; ad altri è accaduto lo stesso, e Wilson dovra Reguire la sorte dei compari. L'onesto uomo aveva ragione nel cercare di screditare l' iniziati ·1a per i' Istituto Internazionale d' Agri coltura. Le informazioni raccolte, e le statistiche messe insieme. sotto un controllo in ternazionnle non potrebbero prestarsi alle manovre che riescono utilissime ai mopol ist;, i quali pagano bene. L'interesse degli uni e gli altri impedirebbe gli abusi; impedirebbe la propalazione di notizie false o premature: ma q nesto però scomoderebbe l' interesse dri monopolisti miliardari, e dei Borsisti che sanno t1·ovare la ~tra.da delle statistiche segrete, e dei portafogli - e portamonete - dei ministri Americani; ed anche di altri paesi; ed é l'influenza di questi Borsisti e monopolisti che tappa la bocca ai giornali, che fa sì ehe drlla idea del signor Lubin ricerch_i di attuarne il meno possibile. Si capi• sce, il sistema borghese regge tntto sul monopolio, su lo sfruttamento, e su la menzogna ; dove si andrehbe a finire se le statistiche dovessero e,;;RP-rep, er forza, vere; e se i segreti del commArciodoves8ero rimanere, fino a determinate epoche, real mente seg-reti? Chi vorrebbe speculare pii1: chi o~erebbe più essere borsista? ♦ Ancora della morte di Rosolino Pilo. - Da un nostro caro amico e cnltore valente di stndi storici rice · viamo questa lettera che ci affrettiamo a p:ibblicare : Palermo 28 aprile 1905. Carissimo Colajanni, Senza far preamboli, chè l'antica e costante nostra amicizia me ne dispensa, ti dico, francamente che ti scrivo per ribattere e confutare l' articoietto di Enrico E. Ximenes: Rosolino Pilo fu assassinato perchè fedele seguace di Maz.,ini? Articoletto pubblicato nell' Italia del Popolo del 26 giugno u. s., ed ora riprodotto con benevoli commenti, e, Jirei quasi, con una attestazione di verosim;glianza nella tua Rivista. E prima di tutto non è vero che R. Pilo (< si staccò (come scrive lo Ximenes ) a Genova dai gen. Garibaldi perchè non aveva voluto assolutamente accettare il suo programma Italia e Vittorio Emanuele n. Il fatto invece è che Rosolino scrisse a Garibaldi , in data del 24 febbraio 1860, dicendogli che in Sicilia eran presti ad insorgere, ed egli era pronto a recarvisi per iniziare od aiutarvi la rivoluzione, e però gli chiedeva armi e danari da togliersi dal fondo del Milionr! di Fucili, costituito in Milano e di cui era depositario Giuseppe Finzi; aggiungevagli inoltre che Mazzini, il quale soccorreva co' suoi mezzi l'impresa, (< non faceva guistione di repubblica n. Poteva quindi il Generale recarsi poi , ad un avviso telegrafico, in Sicilia a capitanare gli insorti; anzi di ciò lo scongiurava, e concludeva: tt Dateci, vi prego, guanto di sopra ho richiesto in nome dei buoni di Sicilia , e siate certo che riusciremo a mettere in fiamme tutto il mezzogiorno d' Italia al grido dell'unità e libertà. Voi, Generale, capitanerete militarmente il paese, e così avrete garanzia che non si potrit straripare dal convenuto programma, che solo può riunire tutti gli elementi d' azione, e così solamente l'Italia sarà >>. Q_uesta lettera, s'io non m'inganno, dimostra che ~I Pilo nell'accingersi a partire per la Sicilia accettava il programma di Garibaldi. Il quale a togliere ogni equivoco gli rispondeva: << Carissimo Rosolino, con questa mia intendetevi con Bertani e con la Direzione di Milano per avere le armi e i mezzi possibili. In caso d'azione sovvenitevi che il programma è Italia e Vittorio Emanuele ..... n Il Pilo non ottenne, e non per colpa del Bertani, del Finzi o del Garibaldi, nè danari , nè armi; e nondimeno deciso di partire per l'Isola nativa, riscrisse verso la fine di marzo al Generale, annunziandogli la sua decisione, ed avvisandolo che lascia va il Crispi per sostituirlo in guanto concernevano << gli accordi da prendersi colla Direzione di Milano e l'invio dei convenuti mezzi n. Ed anche questa lettera finis..::edicendo: 1t Non altro, Generale, che salutarvi di cuore e augurarvi nuove glorie in Sicilia a compimento della redenzione della patria n. Il Pilo s'imbarcò a Genova, insieme col Corrao, il 26 marzo, e giunse , dopo una lunga faticosa e tempestosa navigazione, non verso la fine, come scrive lo Ximenes, ma il ro d'aprile nel castello delle Grotte presso Messina. Percorse superando innumerevoli pericoli le provincie di Messina, Catania e Palermo , e rianimò da per tutto la insurrezione , che , incominciata il 4 aprile in Palermo nel Convento della Gancia, era stata in gran parte domata e vinta. Seppe egli dello sbarco di Garibaldi a Marsala mentre aggira vasi a capo d'una numerosa squadriglia d'insorti su pe' monti occidentali di Palermo. D'allora egli si pose subito sotto gli ordini del Dittatore, e ne eseguì sempre con instancabile fervore ogni comando. Dov' è dunque il dissidio fra il Pilo e il Generale? Come con quali prove e ragioni e, dirò anche, con che cuore può da E. Ximencs affermarsi che (< con l'arrivo del Generale e de' Mille la presenza del Pilo in Sicilia riusciva dannosa, in quanto chè due idee venivano a cozzarsi n, la monarchica, cioè, e la repub-
RIVlSTA POPOLARE 43'7 blicana? È come può e o ncepìrsi che p, oprio in quel momentozioni dei quotidiani, i nostri lettori già conoscono. Ci di lotta suprema, il cui esito era ancora così incerto e dub- piace però fare due piccole ·,constatazioni: 1. Il signor bioso, la presenza del Pilo poteva essere dannosa per le sue idee J al uzot si duole che i Borsisti si accaniscano contro repubblicane, le quali egli sagrificava volentieri pur di liberare di lui ed abbiano l'aria di volnlo assolutamente roviil suo paese dalla tirannide borbonica, e di compiere l'Unità O d'Italia che era la sua prima e grande aspirazione'?- Eh via, uato. ra il signor Jaluzot dimentica che egli s'è, a mio caro Colajanni, quello che ora scrive lo Ximenes sul- sno tempo, accanito alla '.'rovina di più d'un piccolo l'assassinio di R. Pilo è qualcosa di più e di peggio che una fabbricante, e di più d'un piccolo produttore; e questo semplice inesattezza storica. E ti confesso con tutta franchezza semplicemente per riuscire sull'intento d'essere in che a me assai dispiacque il leggere ciò che tu scrivi dell'ar- Francia il re dello zucchero. E' naturale, anzi è moticolo dello Ximenes, dicendo che la spiegazione che questi dà raie, che a suo danno si applichi oggi il proverbio: della morté del Pilo (( è gravissima, ma non presenta nessuna chi tcil fa,, tal riceve: 2. E' curioso, ed è disgustoso, il inverosimiglianza n. A me questa spiegazione sembra non pure modo col qua.le i filibustieri della Borsa s'accaniscono inverosimile, ma inconcepibile. Del resto inverosimile o no, · · · d Il J 1 certo è che è falsa. a gridare immornh i proced1ment1 e o a uzot mentre Quanto alle leggende che corsero sulla morte del Pilo, io essi fanno altrettanto; e non sono nei loro mezzi punto non ti scrivo nulla, ma ti mando un mio opuscolo: D'un più onesti e corretti di lui: essi ci fanno pensare alla dramma sopra Rosolino Pilo, pubblicato di recente nell'Ar- padella che dice al paiolo - fatti in là tu mi tingi - c/1ivio storico siciliano. Non so se tu il ricordi, ma corse pur '.ruttiwia non sono questi due fatti, certissimamente troppo fra noi insistente la voce che accusava il Corrao d'es- immorali, che presentano il maggiore carattere di grasere stato egli l'uccisore di Rosolino. lo smentisco anche questa vità nella faccenda; è l'aiuto dato dal governo al sig. triste leggenda, e però ti sarei assai grato se tu volessi ripro- Jaluzot, senza prncedere contro di lui per, almeno, durre nella Rivista popolare quel tratto del mio scritto che abuso di fiducia. Ecco quà; nella speculazione degli ho contrassegnato con il lapis blu. Benchè stampato esso è e rimarrà ignoto alla maggior parte dei lettori della tua Ri- zuccheri il J aluzot cercava q uest' anno come già nel vista. Chi vuoi che lo conosca e vada a cercarlo nel nostro 1900, di accaparrare tutto il prodotto per imporre poi Archivio·? Sin dal 1899 il prof. Paolucci nel suo importante e al mercato le sue condizioni, condizioni di ladro naturalbel lavoro sopra Rosolino Pilo, pubblicato nel detto Archivio, mente. Ma non ha avuto la forza di reggere fino alla aveva con molta copia di documenti e con lunghe e coscien- fine ed il fallimento è venuto. ziose indagini confutate e sbugiaràate le varie leggende diffuse Tosto si scuopre che egli ha fatto servire agli inin Sicilia sulla morte del Pilo, e addim.ostrato come essa do- teressi della sua spec-1lazione zuccheriera i risparmi vette succedere ed in qual modo. Eppure ora lo Ximenes ripete, depo~itati alla cassa eumomica del Printem11s. Natuin tutta buona fede, che (< in Sicilia tutti sanno che il povero :r Pilo è stato ammazzato, ma nessuno l'ha pubblicato >>. es- ralmente i piccoli depositanti si spayentano, essi che suno'? Ma questo è stato pubblicato e smentito più volte! Ed J aluzot, non metteva a parte delle sue speculazioni, ora ad una diceria più volte smentita lo Ximenes aggiunge harn10 ragione di non voler dividere la sua mala sorte u.na spiegazione che, per quel che ho già detto, non può non e accorrono per il rimborso. E J·lluzot fa chiudere gli esser falsa. sportelli e dichiarare che ripiglierà i pagamenti fra Addio, mio caro Colajanni. Fa di questa lettera l'uso che qualche giorno. Il Governo è intervenuto; e fin quà meglio credi. Addio. Voglimi sempre bene. Ti stringo con nulla da dire contro il Governo. E' naturale che il affetto la mano. h. Tuo dev.mo aff.mo Governo per mezzo dei suoi istituti di credito cere 1 G. Romano _ Catania di sal va!·e i piccoli depositanti, ma a proposito di Jaluzot, contro il Jiduzot chi agisce? Perchè mai il procui-atore della repn bblica tanto severo contro i disgraziati che d'inverno Yanno a rubare il carbone alla sta~ione di merci di S. Denis, e d'estate dormono su le panchili,.., :lel Boulevard de la Chapelle, come mai ~l procuratore dalla repubblica non procede contro il Jaluzot? Non riproduciamo i br~ni de! suo scritto richiamati nella lettera delF amico Romano-Catania perchè es:-;i danno l'opione del generale Pittaluga e del Paol11cci, che affermano es1:rnre stato ucciso il precu,rsore dei J.lfiUe da una palla borbonica e non da nn insorto delle squadre. Tutto l'opuscolo del nostro amico, poi, sta a dimostrare che in Sicilia la vrima versione, che fu da noi ricordata, era la più diffusa. Dicemmo eh' era verosimile l'assassinio per motivi polit,ici ; ma intendevamo escludere assoln tamente che di esso si potesse fare risalire la, responsabilità a Garibaldi o a Corrao; l'opinione accreditati::;sima sugli autori dell' assassinio posteriore del secondo, da noi riferite poi. credevamo che bastasse a fare vedere su quali uomini si volgessero i nostri i:lOSpetti. Difendere la. memoria di Garibaldi o di Conao ci sembrava del tutto inutile perchè il d11bbio solo lo ritenevamo nn ass11rdo. A rincalzo di quanto scrive il D.r Romano sulla assoluta mancanza di disaccordo tra Rosolino Pilo e Garibaldi , infine , aggiungiamo che le stesse osservazioni ci erano venuto contro lo Ximenes dalla venenrnda e cara nostra amica J essi e Wbi"te Mario. ♦ Jaluzot il frodatore. - A dimostrare il marciume dell' organismo economico e :finanziario attuale , a dimostrare i danni della speculazione e del monopoJ ismo, come se lo scandolo del cotone non bastasse, er.co scoppiare il Krach J aluzot: l'uomo degli Zuccheri. E ci troviamo di fronte ad una truffa colossale che travolge la solidità di altre Ditte, e risparmi di molti piccoli che a veyano avuto fiducia in J aluzot, cavaliere della legion d'onore ben quotato in Borsa, e gerente, e quasi prorrietario dei grandi magazini « Le P1·intemps ». · Noi non racconteremo l'affare che, dalle pubblicaPoichè infine , q uest' uomo può benissimo essere un proprietario a direttore di giornali, può benissimo avere deali amici influenti - specialmente fra i nemici del go~erno, i nazionalisti e i clericali - può benissimo aver fatto lo speculatore e il dominatore sul mercato, ma infi11e non è che un volgari~simo ladro; un truffa· tore che lut persuaso delle persone ingenue a portargli per conservarli i loro risparmi ed egli li ha spesi •..•.. oh ! come gli ha spesi JJOCO importa : il fatto è che i quattrini non ci sono più, tutto il resto non ha altro valore che di pura chiacclJiera. Quello che conta è che qnest' nomo si è servito per suoi scopi personali d'un denaro eh' egli aveva in deposito e che non era suo. Chiunque altro, a quest'ora, sarebbe alla prigione della Santé a meditare su il problema del mio e del tuo; ma J aluzot no : egli ha intasca,to il denaro altrui , lo ha aiocato e erduto e il governo accorre a ripescare il 1:dro; accomoda la faccenda, ripaga, col denaro dei contribuenti, quello che Jaluzot ha truffato ai contribuenti medesimi e il gioco è fatto. Sarà bello e, non neo-biamo, anche opportuno; ma ci sembra che sarebbe eg~almente opportuno mettere sotto ~hiav_e 1' ones~o e buono J aìuzot, non foss'altro per lasc1argh tranq 111llamente il iempo, molto tempo, per rifare i suoi conti ed imparare che il denaro deposito è !::lacrosanto e· non dove esser toccato da alcuno, neppure dal signor Jaluzot. . Ben a proposito Gustavo Rouanet presentando d_ue interpellanze al ministro della Giustizia in F1anc1a, gli ha scritto una lettera nella quale rileva l'enormità.
RIVISTA POPOLARE del fatto; e dimanda se il governo ha preso, oltre che le misure per riparare , anche quelle per punire e 8e non lo ha fatto; perchè? Bisogna constatare un fatto assai doloroso ed è che malgrado che le parole • La gì nstizia è eguale per tutti » sieno scritte in tutti i tribunali e come motto di ogni codice; quelle parole .non compongono che una vana frase. Ci sono due ginstìzie: una per i dispernti e l'altra per i ricchi; quella severa, questa bonacciona. Il guaio grave è che , s:mih-, metodo di amministrare e fare giustizia fa poco a poco penetnire nelle masse l'idea che la giustizia ognun fa bene, se se la fa da se. E non c' è opinione più dE:>!eteriaper le società. umane, non c'è maggiore nemico della civiltà, di questa persuasione; eppure all'estero . come da noi; per J aluzot oggi come ieri e domani per altri la costatazione di questo fatto diventa tutti i giorni più evidente e più amara. Ed è un gravissimo danno per il progresso e per la civiltà. NOI Pelracultuprearl,avitanuovdaI' talia ( 1 ) New-York, 29 giugno 1905 Carissimo Professore, -Immagini un po' che sorpresa, quando, aperta la sua Rivista del 30 aprile, ci trovo la mia lettera , pubblicata sotto il titolo << Per la lingua italiana tra gli itilianì all'Estero ». Non le dico che mi ha reso un servizio... Infatti , molti quasi tutti coloro che l' avran letta - mi avranno dato del pazzo. Sicuro! Avran detto: (< Ma chi è? » Chi è costui che pontifica in tal modo da chiamare sciocchi Dante Alighieri e il Manzoni? fn verità non han torto, se pensano che sono proprio io lo sciocco ! E non han torto perchè non mi posson comprendert. Io avevo infatti scritto a lei : quindi, per lei, per lei che mi conosce e sa bene che fra i miei tanti difetti la presunzione non c'è. (Almeno, immagino ch_e non ci sia: poi, chi lo sa 't) Avevo scritto per lei. Le avevo mandato uno sfogo de.I mio animo addolorato per tutta la somma di veuhiume che opprime, soffoca, l'espansione della vita nuova in Italia. Avevo scritto per lei solo, sicuro che nella forma paradossale della mia lettera, lei avrebbe inteso la piccola parte di verità che ci può essere nelle mie parole , passionate di tutto lo sdegno ch'io sento verso, contro, la societa vecchia italiana, imposta, nella scuola e nella cultura, a tutti i poveri giovani che non (1) L' indiscrezione commessa altra volta pubblicando una lettera di carattere privatissimo mi procurò parecchi rimproveri da amici e lettori della Rivista; poco mancò che non mi procurasse una querela per diffamazione da qualcuno che non volle vedere il carattere vero deila epistola e lo scopo propostomi pubblicandola. In compenso gradito mi venne questa seconda, evidentemente destinata a trovar posto in queste_ libere colonne e di cui ringrazio l'autore. Mi permetto di aggiungere che sono perfettamente di accordo con l'Italiano di New-York su tutto quanto dice contro la cultura classica e in favore di una diversa cultura moderna. Mantengo e affermo più vivo che mai il dissenso in quanto al giudizio sulla Dante Alighieri e sull'opera sua che intende essere moderna e vivificatrice. La lunghezza dell' articolo e il desiderio di pubblicarlo in una sola volta imposero di pubblicarlo in corpo 8; e non altro. Mi pare tanto importante, che gli assegno il posto di onore. N. C. sanno e non possono ribellarsi, premuti, come sono dalla necessità di adattarsi, obbligati ad essere « pratici >> - e quindi a piegarsi alle regole comuni, e ad accettare i pensieri comuni, e a credere nelle credenze comuni ;-- per << riescire » per arrivare, - sia che vogliano arrivare al parlamento, o alla cattedra, o all'impiego a 1200. Criticare obbiettivamente , emanciparli mentalmente dalle sciocchezze ereditarie - e riconosciute dalle class; alte come la più alta sapienza - significa dissentire - da tutto ciò che viene imposto, e la conseguenza ultima è ... morire di fame - se si vuol essere coerenti. Ora il mio sdegno deriva appunto da ciò. Ed è sempre ravvivato e1 eccitato dal pensiero che tutti V0i, uomini liberi, - per una specie d'inazia - non vi adoperate ad aiutare la gioventù nella lotta indispensabile contro questo ancien régime che perdura nel campo della scuola e della cultura. Ha mai pensato lei, per esempio, - un esempio tra mille -- a ciò che avviene ndle nostre Università'? Vi si insegna la grammatica latina , b greca , e la sanscrita , magari ! Ma la grammatica italiana, no! (SPare, forse, un'inezia. Ma non è. É l'indice anzi, di tutta una situazione di cose. E' l'indice della opposizione alla vita viva, delia quale le classi alte han paura. Noti ancora : come st insegna la filosofia del diritto? Siamo sempre al <( diritto naturale n ! Oggi 7 al secolo XX , è una vera vergogna. Ma perdura. E i giovani debbono dar gli esami sulla materia insegnata dai mestieranti della cattedra - che insegnano cose morte ; cose superate dal pensiero moderno; cose vinte dalla scienza del nostro tempo. C'era soltanto il povero Schiattarella a Palermo, che insegnava la Filosofia del Diritto, cominciando il corso dalla paleontologia e per la preistoria. Oggi, c' è soltanto il Fragapane, a Bologna, che fa tutto quel che può per essere << maestro ». Ma l'ambiente gli è con-. trario, come fu contrario allo Schiattarella. Così avviene che la scuola è un pervertimento , in.vece di essere una emancipazione dall'ignoranza. E così avviene che quei poveri giovani che sentono qualche energia di pensiero e qualche forza di carattere, debbono, a un certo punto, rifarsi da capo, e non solo imparare dai libri, faticosamente, ma vincere se stessi in ciò che impararono dai professori della cultura arcaica. Orbene : Dante e Manzoni - autori, oggi, << immorali », di fronte alla morale nuova, derivante dalla scienza moderna - tutta innervata di criticismo - fan parte della cultura arcaica. E voi aiutate così poco i giovani - voi, pur uomini liberi - che Dante e il Manzoni , e cioè la Comedia e i Promessi Sposi costituiscono << libri di testo ». Che teste posson venir fuori da codesti libri di testo ? Inutile dirle, non è vero? che io non me la piglio affatto nè con Dante nè col Manzoni ! A' loro tempi, senza dubbio, rappresentarono qualcosa che non può essere dimenticata dalla storia letteraria, senza grande ir1giustizia. Me la piglio coi dantisti e coi manroniani, ai quali auguro la morte improvvisa, a tutti insieme, per la vita del mio Paese. Dimostrare come la Comedia e i Promessì Sposi sieno cose \( sciocche » - oggi - e << immorali » sarebbe opera lunga. La gloria di Dante, e il merito del Manzoni, non vengono diminuiti per questa sciocchezza e per questa immoralità odierna che colpisce le loro opere dopo tutto il movimento scientifico e ideale del secolo XIX. Ai lettori della << Rivista » che si saran chiesti : <( ma chi è costui che parla così del massimo poeta italiano ? » Ai lettori che mi avranno regalato gli aggettivi peggiori , io rispondo : << Sono un uomo che si sforza di ripensare, e di intendere, e di emanciparsi». E aggiungo: (< Voi lettori severi del mio
RIVISTA POPOLARE 439 povero scritto paradossale , voi pensate con la testa altrui, e intendete come vogliono gli altri, e vi acquetate nella schiavitù alle idee convenzionali ». Avrò anche torto. Ma bisognerebbe, prima di tutto, dimostr:..trmi che oggi, al secolo XX, letterariamente ed educativa. mente la Comedia e i [>rom._•ssi Sposi han valore - e han diritto di esser libri di testo, oggi, quando altre concezioni, :tltri ideali, altra vita batte al cuore e alla mente dei giovani! All'arte poetica di Dante, io mi genutletto ; alla narrativa del Manzoni, io ,ni inchino. Ma ripudio e detesto la Comedia e i Promessi Sposi come libri di sc~ola, oggi, perchè sono cattivi, e nocciono e abbrutiscono. Che un tale abbrutimento sia caro alle classi alte, conservatrici, questo è un altro paio di maniche. Queste classi stanno contro ogni istruzione che affini le menti giovanili alle idealità moderne, e le loro scuole son fatte a posta per perpetuare la materia bruta del passato. Ma che la democrazia non si levi, e non si lanci a investire la scuola, qual' è; ehe gli uomini liberi restino acquiescenti al perdurare di un insegnamento che viola la coltura moderna, impedisce la modernità della coltura in tanta parte di gioventù studiosa, questo è illogico e intollerabile. Combattere i dantisti'- denudando Dante - vuol dire combattere per l'emancipazione mentale della gioventù. Perchè la Comedia è il Simbt,lo - nella scuola - della buffonata scolastica, nella quale vien castrata la giovinezza. Ma come·? la libertà mentale dei nostri figli, non ha dunque valore alcuno? Val dunque meno di un ordinamento ferroviario? meno di una formale libertà costituzionale? O non più tosto la libertà mentale dei giovani è la base e convinzione di ogni migliore ordinamento, e di ogni grandezza d' Italia? Ma sapreste dirmi che cosa avete fatto - come partito politico - per la Scuola ? Già ! I milioni che ci vogliono ! Questi sono pretesti. L'Italia che ha trovato sempre milioni per ogni cosa pm infausta, non ne trova mai per la scuola ! E per la Scuola, per la vita della Nazione, pel suo avvenire, per la sua forza, per la sua grandezza vera, non varrebbe forse la pena di contrarre un prestito, quando, veramente, i denari non ci fo~sero ? E poi, limitiamo la cosa, per ora, a un nuovo indirizzo scolastico. Per questo non c'è bisogno di rn.ilioni. C'è bisogno di una battaglia politica. Fatela finalmente ! E anche perdendo avrete posto un gran lievito di liÙrtà nel paese, di modernità nella scuola e di ribellione nei g10vam. E tutto questo è un tesoro. Cominciate contro il Dantismo e i dantisti. Abbiamo bisogno di contemplare altro, di ammirare altro, di studiare ben altro, che quel paradiso, e quel purgatorio e quell'inferno malvagio della Comedia. A ben altre forme, a ben altri pensieri, a ben altra materia letteraria bisogna affezionare lo spirito dei giovani. Lasciamo la Comedia agli storici della letteratura, e lasciamo Dante alla storia del suo tempo. Alla storia del nostro quel Grande nuoce ed è estraneo. Anche letterariamente è inutile. Quella lingua e quelle forme non insegnano pm niente. Per gli atteggiamenti del nostro pensiero vivo, quella lingua e quelle forme morte sono un cascame del quale bisogna liberare i giovani. Quando mai la finiremo con la Grecia, con Roma, col Medio Evo? Quando ci educheremo finalmente alla vita ? Quando, insomma, impareremo per la vita ? Le civiltà che si impongono al nostro esame e al nostro studio, son quelle di Francia, degli Stati Uniti, dell'Australia. Di queste civiltà, noi dobbiamo nutrirci. È il pensiero immenso di queste civiltà che noi dobbiamo spiegare e fare intendere ai giovani che dovranno vivere e lavorare nel secolo XX; ai giovani che dovran fare risorgerecon la loro vita e col loro lavoro - la grandezza d' [tal;a che . ' non potrà mai essere quella di Roma, o quella del Medio Evo: grandezze, queste composte di barbarie e di superstizioni. Ma, Lei dirà, << e la lingua? » La lingua di un popolo vivo non è fatta di parole tradizionali, ma di pensieri che trovano la loro forma. L' attualt: lingua ita 1iana non serve più, come non servì più il latino di Cicerone e di Cesare. Noi non dobbiamo attaccarci al cadavere mummificato nel Dizionario della Crusca. La terza Italia, ha bisogno di una lingua sua, arricchita di tutti! le espressioni nuove - così condannate dai puristi - ral- · pi tanti di tutte le cose nuove tra le quali dobbiamo vivere, lavorare e arricchirci, e ingrandire. Facciamo un popolo libero e colto e capace di ogni espressione di vita; e da questo popolo germinerà e si costituirà un << volgare » glorioso, come fu glorioso il << volgare » adoperato dall'Alighieri. Oggi, il << volgare » di Dante è divenuto una smorfia , che può essere solo ben coltivata dagli sciocchi dannunzieggianti, quali non han nulla da dire, e fan musiche. Conse,rvino pure le classi reazionarie questa << pura » lingua italiana, immobile e rigida e incapace di esprimere il pensiero nuovo ; così come le classi sciocche e reazionarie del Medio Evo conservarono il morto latino , finchè il popolo nuovo lo seppellì. E che? Con la Vostra propaganda della << lingua di Dante » vorreste formare forse la Storia ? O immaginate che questa lingua che noi meno incolti parliamo e scriviamo debba essere eterna? Ma non sentite che dal secolo XIX ad oggi il mondo è più mutato· che non muta~;se da Cesare a Dante'? E non sentite che la lingua di Dante agonizza, poic.hè tutta la civiltà nuova batte e rompe le sue forme antiche? L'Italianità tra gli italiani ali' Estero non si conserva con la lingua italiana, ma con la forza dell' Italia : onde essere e proclamarsi italiano sia un orgoglio e un vantaggio. Alla Italianità dei nostri espatriati giova più il piccolo Guglielmo Marconi che Dante Alighieri. Vale più Garibaldi che tutti i versaioli e letterati nostri, morti e vivi. Fate che l'Italia abbia una larga molteplice vita rigogliosa vita di opere che giungano ovunque, vita di libertà che ovunque siano desiderate, vita di pensiero e vita di ricchezza , e avrete creato il vero, sicuro, indistruttibile legame fra tutti gli italiani sparsi pel mondo. E se a Trento - come Lei dice nella sua nota - il monumento dell' Alighieri, è << venerato come il simbolo più puro e più <e autentico della italianità » - ebbene , quella è una italianità destinata a restar morta, finchè non ami un altro simbolo più vivo. Quella << di Dante » può essere l' italianità di un gruppetto di gente meno incolta, di un gruppetto che non rispecchia, che non espone, il popolo di Trento, popolo di infingardi e di beoni, che non ha altro desiderio se non di lavorar poco e di bere molto. Fate che l'Italia nuova abbia la sua civiltà, e che trovi la sua lingua, corrompendo, con tutta la vita del nostro tempo, le forme già vecchie. Ma perchè l' Italia abbia la sua civiltà bisogna schiodare questa cassa funeraria eh' è la nostra scuola attuale, e violarla
440 RIVISTA POPOLARE con un impeto di rinnovatore, senza dubbiezze sentimentali per .le mummie. E la mummia scolastica è tutta riassunta ed espressa in quella mummia della lingua e del pensièro che è Dante Alighieri - oggi nel 1905 - Ed ~ a L1uesta mummitìcazione italiana che io debbo - non se ne dolga - quella obiezione che Lei mi oppone nella sua nota : t( li Brandes - Lei scrive - rico- (( sce che tre scr:ttori sono davvero universali: Dante, Ccr- (( vantes, Shakespeare n. E che significa ? Che vuol dire (( scrittore? n Che vuol dire (( universale? n Lei fa un atto di fede, carissimo professore ed io (( critico n. Guardi ! a Cambridge e a 1ew-York ci sono due delle migliori colkzioni dantesche che annoveri il mondo. E poi? Alcuni scimuniti dantisti - che fan dire a Dante le cose più cervellotiche - parlano ora si ora no di Dante - che non capiscono - e lo esaltano ... Saranno, in tutto, un centinaio di persone, sui parecchi milioni di abitanti che contan gli Stati di Mass. e di ,New York. Nel pensiero vivo degli Stati Uniti non c'è (e non ci potrebe essere) traccia di Dante ... La Comedia è servita a quakhe versaiuolo che l'ha saccheggiata per esprimere delle imagini secondarie e senza efficacia. In che, e com.e, Dante è universale ,agli Stati Uniti -- dove pure ci sono due delle maggiori collezioni dantesche che annoveri il mondo? Sciocchezze ! sciocchezze ! carissimo Professore,-e da queste sciocchezze - delle quali non siamo responsabili , perchè a scuola ci nutricarono di sciocchezze, e nelle famigliè ci alimentarono di ubbidienza - di tutti qu~sti errori tradizi,mali, di tutte queste scioccherie letterarie , di tutta questa vacuità retorica, noi dobbiamo emanciparci - se vogliamo essere vivi e forti, - in Italia - in modo che la nostra vita e la nostra forza costituiscano la vita e la forza della gente italiana sparsa pel mondo. [n che, e come , di grazia , la scimuniteria dantesca degli snobs di New-York aiuta la miglioria dei nPstri connazionali, che in generale conducono un' esistenza miserabile, per la loro ignoranza, pel loro sudiciume, e per la loro· incapacità tecnica? Il lt!game tra gli Italiani all'estero non può essere--- oggila lingua; e l'opera della ((Dante Aiighieri >) è inutile e d·eviatnce. Noi esuli , noi dolenti , noi che non abbiamo pace , perchè fummo costretti ad espatriare per la miseria della patria ; noi tormentati dal disprezzo - che per l' ignoranza nostra , e per la nostra incapacità in ogni ramo di tecn;ca -- ci colpiste nel mondo-noi che siamo costretti a fare gli st.;rratori, i lustrascarpe, i venditori ·ambulanti e tutti i lavori più bassi, e tutte le cose più umili - appunto perchè la patria ci cacciò fuori ignoranti, ineducati e incapaci - noi che meritavamo tutt'altro- perchè non ostante la nostra miseria-siamo stati buoni di fare miracoli ali' estero - noi che siamo talvolta costretti a ripiegarci su noi stessi ed a patire la vergogna di essere italiani - noi , vinti , malgrado tutta la forza della nostra natura - vinti perchè impreparati ali' ampia vita moderna - impreparati perchè le classi alte d' ftalia bamboleggiano con le cose morte -e c' impongono, anche quando non siamo ignoranti! il peso e l'incapacità di una cultura arcaica - noi tutti, non sappiamo che farcene della nostra t( lingua di Dante » e della vostra (( Dante Alighieri >l e delle vostre tenerezze che, per essere l( linguistiche >), sono destinate a restare unicamente verbali -- malgrado le vostre m.igliori intenzioni. Battetevi per la scuola popolare; fate che gl' italiani escano d'Italia men9 ignoranti e meno impreparati alla vita moderna - vita di tecnica, di economia, di sforzi - fate che l' Italia sia più libera e acquisti - - nella libertà - gli :,trumenti di una cultura moderna - e allora crederemo, veramente, che gli italiani esulati hanno un posto nel v0stro cuore. Ma non dimènticatt! che la sorte degli espatriati e il loro legame alla patria d'.pendono dalla ,·ostra azione concreta e continua e previdente, intesa a darci ,l'orgoglio di sentirci italiani. Dipende da una nuova vita che deve palpitare in Italia: da una nuova vita che non può germinare se non dalle nostre opere liberatrici : liberatrici di tutto il vecchiume che la <( retorica ,l ancora vi impolle, dalla scuola al parlamento. Di questo vecchiume Dante è il massimo sirnboio. Se non vincàete Dante nella scuola, non farete mai avanzare Ji un passo l'Italia verso la cultura e la vita moderna. Lei, che non è più giovane, non vorrà combattere per rin - vigorire I' [talia '? Si adoperi dunqut! p..:rchè il Greco, il Latino, e la Comedia siano esclusi pe; sempre dalla educazione degli italiani. Solo Jopo questa liberazione , noi potremo diventar forti nel mondo. E soio dopo questa forza sentiremo l' orgoglio di essere italiani e ci sentiremo legat" da un tale giusto orgoglio. Oggi , µell' intimo nostro, ci rammarichiamo di ·non essere inglesi. E nrm basta: c' è di peggio : il dolore di un tale rammarico ; la vergogna di non poterlo vincere ! Il più forte abbraccio dal suo X. L'imbrogplioliti-cfoerroviario . ( Sottomettersiper non andarsene) La seduta della Camera dei Dèputati dd 31 Luglio, ndla q uaìc si votò da uuà enorme maggioranza l'ordine del giorno Gianturco accèttato dallo on. Fortis rimarrà delle più memorabili per le conseguenze poliLich~, mor,di, finanziarie ed economiche, che dalla medesima a scadenza non lontana verr,m no inesorabil 111 ente. La valutazione ddle conseguenze politichè e fatt:1 con uu sostanzialè accordo dai due maggiori organi romani dei partiti di governo ; e a noi non costerà alcun sacrifizio e bèn pkcoJa fatica riassumere i perspicui giùdizi dei cani e dei gatti , c10e della Tribuna e del Giornaled'Italia, per associarci quasi incondizionatamente ai medesimi. 111 questa grave imbrogli,ita situazione politica creata dagli errori non di uu solo ministero, ma di parecchi , noi ci sentiamo nelle migliori eone.i izioni per assegnarè i111p; 1.rzialmente le responsabilità, valendoci <lelLe accuse e delle difese degli amici e degli av,iersari del presente Ministero; accuse e difese, che spesso 11011 sono che ripetiiioni di ciò chè i partiti avanzati dissero per lunga serie di anni senza essere mai ascoltati e procacci,rndosi soltanto la ·taccia di pessimisti e di sistematici denigratori delle vigenti istituzioni. • Gli e così che noi troviamo perfetta men te giuste le constazioni che vengono fatte nell' uffidoso di Napoli. Ivi l'acuto scrittore che si n;1scon<le sotto il nome di 'Delta riconosce : che a forza d' indulgenze , di condiscendenie e di negligenze sì arrivò a voler risolvere in un m~se quel problema ferroviario, pel quale s:trebbero occorsi parecchi anni di lavoro operoso e fèconJo per cavarne benè le mani; che e stato messo a nudo il concorso completamente mancato delrlspettorato ferroviario, eh' ebbe sempre a capo uomini insufficienti o inferiori al
RIVISTA POPOLARE 441 proprio ufficio; •.:h,è manifesta l'impreparazione alla discussione e Jdla soluzione del problema della Camera, drll'amministrazione e del Governo. Ma tutto questo da quanti anni non lo affermava la Estrema sinistra? E in quanto alla funzione deleteria dcll'lspettoratù ferroviario, non spetta all'on. Pantano il merito di averla denunzi:1t:1 dopo poco la sua istituzione e per alcuni anlli di seguito impegnandusi in una vera b:1ttaglia corpo a corpo collo on. Gc:11:tla, che n'era .stato il creatore? Dalla confessat:1 imprepara;done di tutti in un giornale ministerale :h:quist:1 singolar valqre q ue.sta altr:i COllkssione di Uil altro giornalè che fu sino a ieri il più autorevole giornale u~cioso. La Tribuna, infatti, mentre alla Camera si vot:1va l'ordine del gi1>mo Gianturco che seppelliv:t le liquid:izio11i p.::r lasci:tre :1:l,impiedi alcuni, ministri, se 11011 il Ministen>, osservava: <<chele liquidazioni potevano forse es-;ere meglio studiate e meglio presentate e che si erano commessi gravi errori di metodo (il corsivo è della Tribuna) nelle trattative i.:he le prepa raron-> ». Come trattare, dunque, da calunniatori tutti i critici delle liq11idazioui se si confessa lealmente che potevano essere migliori e che furono male preparati? Evvi:1 ! • Nella pres_ente debacle ministeriale noi che non abbiamo alcun interesse costituzionale, nè alcun uomo m_inisteriahile da difendere e· da esaltare, non · abbiamo alcun buon motivo di nascondere o di attenuare la verità pur di hsciare tutta la responsabilità :ti solo ministero attuale. Anzi ! Non esitiamo, perciò, ad esporre i tentativi più o meno felici fatti d:1i passati e presenti amici dell'on. Fortis pèr includere nel biasimo che su lui cade copioso in que_s-~imomenti altri uomini politici , o avversari dec1s1. Ad esempi.o : le critiche più severe nella Camera e nella stampa sono state rivolte all'azione dell' Avvocato Erariale GenP.rale De Cupis, che ha presieduto la Commissione per la liquidazione; critiche delle quali nQn è riuscito a scagionarsi vittoriosamente l,accusato. ,. o·ra la scelta del De Cupis non si deve all'attuale ministero; ne sono responsabili gli onor. Luzzatti e Tedesco e tutto il ministero Giolitti. I ministri del Tesoro e .dei Lavori pubblici del precedente gabinetto , inoltre si sarebbero dichiarati .soddisfatti dell'opera sua. La smentita venuta dell'on. Tedesco non è sembrata abbastanza recisa e convincente; ed il silenzio deli' on. Luzzatti confermerebbe quasi , ·che hanno ragione quei giornali che loro attribuiscono l'approvaziqne delle liquidazioni quali furono stabilite dalla Commissione presieduta dall, Avvocato Erariale Generale, come risulta con abbastanza chiarezza da un ankolo della Tribuna (Responsabilitàministeriali, 2 Agosto 1905). Al De Cupis in senso di massimo gradimemto dal passato mi-nistero venne la nomina a Senatore. . Pi_ù grave sarebbe la responsabilità dell'on. Rubini per hl sua qualità di Presidente della Giunta del bilancio e per la parte assunta nell'ultima fase d·elle vicende parlamentari di decisa opposizione al ministero · Fortis. Infatti si ~ telefon:tto al Mattinv da Roma in data del 1° Agosto che il Rubini complessiv:Hnente tro:- vava buone le liquidazioni è (h~ riteneva che in tutto si avrebbero dovuto chiedere cd ottenere dalle Società altri tre milioni circa. In proposito si afferma che l'on. Fortis qu:rndo conobbe l' entita del dissenso propose al Presidente della Giunta del Bilancio di presentare i relativi emendamenti, che egli avrebbe accettHo e fatto accettare d:dle Società e che si <leve soltanto alla combattività <lell'on. Guicciardini, che il Rubini nel discorso col Presidente del Consiglio si riserbò consultare , se l' accordo andò in fumo. Ora, francamente, se l'on. Rubini era convinto che la dilterenza si riduceva a tr.: milioni egli avrebbe avuto il dovere di dichiararlo e non subordinare il suo voto e la sua adesione al criterio e all'interesse politico dell'on. Guicciardini. E noi che conosciamo la imparzialità del Presidente della Giunta siamo inclinevoli a ritenere esagerata o alter:lta la narrazione delle sue conversazioni col Presidente del Consiglio. Dall'insieme di queste postume recriminazioni ed accuse e dalla conoscenz,1 di a111loghe vicende in altri tempi ci siamo formata b sincera convinzione che parecchi dei ministri di ieri avrebbero sostenuto con uguale calore quelle liq~idazioni, che hanno poi combattute perchè pr,>poste dai ministri d,oggi. Si sa che le cose si vedono da un punto di vista diverso a seconda che si e al governo o ali' oppos1:none. • Il dimostrare che alcuni attuali oppositori giudicarono buoni:! le convenzioni per la cui ;1pprovazione si convocò straordinariamente il Parlamento a fine Luglio non prova che esse fossero realmente tali. Se è vero, a mò di esempio che l'on. Rubini si contentava di modificazioni, che importassero altri tre milioni di beneficio allo Stato, non è detto con ciò che esso dovesse cont€ntarsene. Altri assicurano in base a calcoli precedenti fatti da valorosi ingegneri e funzionari dello Stato che dai 500 milioni si dovrebbero almeno defalcare 50 milioni semplicemente pel depreziamento del materiale rotabile e delle linee; e certe difese delle Società ed accuse contro lo Stato, che ai suoi impegni contr,1ttuali sorgenti dalle Convenzioni del 1885, non adempi, presentate abilmente da Delta nel Mattino (2-3 Agosto) lasciano intravvedere che i calcoli sulla detrazione dei 50 milioni non sono affatto sbagli,1ti. Nè va di men ticato eh' era preci pi tosa e pericolos,1 la liquidazione del dare e dell'avere tra Stato e Societa senza tener conto del deficit della Cassa di previdenza del personale ferroviario, che uno scrittore della lvfinerva (30 Luglio pag. 812) porta ad una somma di 250 a 300 milioni. E sarebbero anche 100 i milioni contestabili e contestati sui lucri delle cost_ruzioni ferroviarie, che sqno stati artificiosamente sottratti alla compartecipazione dello Stato. Qualunque sia la posizione contabile del problema è certo poi che la quistione aveva assunto un carattere essenzialmente politico. E qui si può dire che ci sia l'unanimità dei giudizii sull'apprezzamento dello esito inatteso, ch,ebbe l'episodio parlàmentare estivo. Tra i giornali autorevoli non abbiamo riscontrato che La Stampa di Torino, la quale pur dichiarandosi lieta del rinvio a Novembre , affermi che l' on.
442 RIVISTA POPOLARE Fortis ne sia.uscito bene. Gli altri giornali e tutti oli uomini politici di parte diversa, che abbiamo potu~o interrogare sono concordi nel considerare l'accettazione e l'approvazione dell'ordine del giorno Gianturco come una disfatta dell' on. Fortis, senza che essa costituisca una prova dell'accortezza e della giusta valutazione <lell' atto da parte dei proponenti , pel primo dei quali ebbe amare parole l' on. Sonnino. Su questo riguardo ciò che maggiormente ha impressionato e stata la requisitoria che contro il Ministero e contro h maggioranza ha formulato la Tribuna - requisitoria tanto severa che ha fatto dire all' A11anti! che al giornale di Roma stanno più a cuore gl' interessi deite Società che la vita del Ministero. Noi non sapremmo trovare parole più severe e più esatte di quelle della Tribuna per sottolineare il significato del voto sull'ordine del giorno Gfanturco; perciò spigoliamo nelle sue colonne. Mentre si vota va essa seri veva (L'ultimo errore. N. del 30 Luglio): Quando un Governo, qualunque esso sia, fa studiare e firmare dai migliori suoi funzionari la soluziont: di un,, quistione, n?~ può abbandonare e ~oluzio_ne e fun7ionari alla pubblica d1s1st1ma e alla menomazione d1 credito a cui sono certo ab bass~ti colla ritirata odierna. Dopo le censure e le ingiurie scagliate contro quei funzionari e quasi confermate o almeno ratificate dal successo degli avversarì e dal silenzio o 1lalla tardiva difesa dei governanti , con quale prest'ìgio dei funzionari potranno mantenere l'ufficio? con quale zelo e fiducia saranno incoraggiati a servire ancora il Governo? Ma ne scapita anche il Ministero. Questo aveva assunto impegno di fronte alle Società , e chiedendo loro reiteratamente nuovi s~cr~fizi, di sostenere e di far propria la quistione delle conven:1om; e a questa promessa, e a questo impegno è venuto ~eno m_t~ramente: Ma questo non sarebbe ancora il peggio. Il pm grave e che quando un ministero convoca straordina~iamente e con tanta solennità il Parlamento per presentargli u_n progetto c~e dev'essere ii non plus ultra, l'ultima ~a~ola 1?. una materia lungamente discussa, e poi al momento t1p1c? nt1ra la proposta o accetta l'invito di riprenderla per studiarla anc_ora, allora esso confessa implicitamente di aver fatto male, d1 non aver adoperato lo zelo e lo studio necessari nella compilazione della proposta. A che vale in questo caso la platonica affermazione di fiducia ? Si concede la fiducia a parole, e la si nega in fatti alla sua capacità, alla sua intelligenza e ali' opera sua. Dopo una fine così poco nobile come possono rimanere al potere i ministri competenti che trattarono e conchiusero le li~u!da.ti_o1~i _? Con quale autor~tà possono ripresentarsi alle Soc1eta a 1mz_iarenuove trattative? Se alle Società potessero o v~le_ssero r1pre_nderle non potrebbero più farlo con quegli uomm1 esautorati dal voto parlamentare, indeboliti per non aver saputo mantenere gli impegni colle Società nè difeso le transazioni concordemente pattuite. Nè la maggioranza parlamentare che si lasciò impressionare d~lle affermazioni audaci ,- dalle calunnìe , dalle ingiurie scagliate contro le liquidazioni mostrò di essere degna di una bella lotta, mancò di coraggio, fu pusillanime, dubitò della fortezza e della onestà propria e del suo ministero, e si disfece poveramente. Non con queste maggioranze, non con questa immatura cedevolezza da parte del Ministero si combattono e si vincono le forti battaglie e si dà orova di carattere e di sicurezza in sè. In certe situazioni m;glio cadere combattendo che fuggendo aver triste ·vittoria. E l'in?omani rincalza (Le prime conseguenze~ N. del 31 Luglio): · Si parla ancora della grande maggioranza che ha votato la ~~ucia nel Ministero. In verità ': cifre non hanno valore poht1camente che per quello che politicamente rappresentano. Ora i 26 r voti dati dalla maggioranza contano poco, quando que. sta maggioranza non è capace di combattere e ·sostenere la propria bandiera. L' on. Fortis sarà stato un <( generale abile e provetto » ma non mostrò sventuratamente queste sue qualità che in una ritirata; La ritirata in molti casi può esser bella ed eroica · non quando si fa di fronte ad un nemico immensamente mi~ nore per forza e per armi. Il nemico contava appena 1 12 soldati contro 26 r nostri ; e per armi aveva sfoderata la calunnia, la violenza, l'ingiuria e il sospetto. Lasciar libero il campo a un tale nemico e a tali armi, non fu certamente bello. Qui alla Tribuna va fatta una correzione. I ,·ot i ·favorevoli furono 261 perchè si votò pcl rinvio; ma se si fosse votato per l'approva1.io11e pc:r lo meno sarebbero mancati 100 voti ed avremmo a•.ruto: o uno straordinario squagliamento dei deputati più eroiciin maggiaranz:.t meridionali - ; o I' :1ggiu11zione di quei voti ai 112 della minoranzc1. li ministero sarebbe stato sicuramente battuto; e l'on. Fortis che lo sapeva per non farsi amm:1z;1,arepreferi suicidarsi. Infatti la vittoria materiale del ministero, che ottenne il voto di fiducia, si traduce in una sconfitta clamorosa , in una catastrofe morale , che non si può in alcuna guisa attenuare e molto me]lo negare. Ad impedire la negazione o l' atte11ua;1,ione con molta temperanza ed abilità - e crediamo che la maggiore abilita in questo cas > s,:aturisce dal la temperanza-soccorre opportunamente Il Giornale d'Italia (N. del 31 Luglio, 1 e 2 Agosto) che dimostra luminosamente che la sconfitta risultava dalla straordinaria convocazione della C·1mera e dall' aut aut orgoglioso posto alla Giunta del bilancio; che la sconfitta non è dei ministri tecnici dd Tesoro e dei lavori pubblici , ma sopratutto del Presidente del Consiglio e del Ministero; che infine non ha alcun valore la sottigliezza a cui si è ricorso di - cendo: Si è respinta l'opera e si è v0tata la fiducia nelle perso11e. Se si trattasse di un' opera sulla· quale non fosse necessario ritornare, se si trattasse di una sanatoria ad un fatto compiuto e liquidato, la scusa sarebbe meno zoppicante; ma qui si tratta di un'opera che è ancora da completare. Come mai le stesse persone possono una volta conchiudere in un modo , e dopo il voto di fiducia conchiudere nel modo che hanno prima combattuto e che era sostenuto dai loro avversarii? La fiducia personale può essere un atto di. stima, ma non può ~alere come atto di approvazione di ciò che non si è voluto approvare. C' è dj più: poniamo anche che la maggioranza si sia avvolta senza saperlo nell' equivo-:o e nella contraddizion~. Per questo forse il Ministero avrebbe ritgione , accettando l' equivoco e la contraddizione di tener salva la· propria autorità e sanato il proprio errore ? Sarebbe molto comodo per chi sbaglia , se potesse giustificarsi dicendo: accetto l' opinione del mio avversario; dunyue continuo ad aver ragione. Se questa teoria potesse aver valore nella politica e nel diritto parlamentare, un Ministero che l' adottasse potrebbe rimanere eternamente al suo posto. Ma la pratica di q~esta teoria è la maggior corruzione della vita pa_r lamentare. E la rinunzia alla propria coerenza; è la dissimulazione della propria responsabilità. ,.,.. Si può bene trovare una maggioranza che vi dica: va bene. Ma un Ministero che accetta tutto questo riduce la lotta politica ad una mascherata ; il Parlamento diventa un giuoco di scaltr~zza; le idee e le opinioni si riducono ad un gesto. Di fronte ·a questa situazione parlamentare, di cui nessuno può negare· la poca· serietà , quasi quasi il garbuglio delle liquidazioni ferroviarie sembra che si trovi in un grado di as - surdità minore. (Giornale d'Italia numero del 2 agosto). Noi ci troviamo perfetta mente di accordo coll'organo dell' 'on. Sonnino; aggiungiamo ch'è stata infinitamente minore la scorrettezza del ministero Balfour, che non si è dimesso in seguito al voto di sorpresa in cui ebbe una maggioranza contraria di tre voti, di quella del ministero Fortis, che. ha rinunziato ad ogni dignità per ottenere una maggiunanza favorevole di centoquarantanove voti per mantenersi ·al potere. Infine osserviamo dal lato politico-morale che c'è poco da rallegrarsi per la vittoria del regime rap-
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