Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 14 - 30 luglio 1905

llIVlSTA POPOLARE 425 posito della legge in esame , le leggi non sono e non possono essere il portato di un bisogno sociale , ma è il bisogno sociale che assume forma con la creazione della legge. Non è il popolo che dà consistenza di legge alla norma. che s' impone per necessità etnografiche, politiche e sociali ; ma. sono le leggi che impongono al popolo quelle determinate regole di vita pub blica e di rapporti privati. Cosi essend-> le cose, e per necessità degli aggregati politici progrediti, e per necessità presentanea, se ancora un barlume di speranza rimane che la immensa dotazione delle Opere Pie possa-, in tempo, sia pure non molto vicino, essere destinata. alle finalità civili di uno Stato moderno, ciò si deve alla ingerenza che lo Stato ha instaurata e con la legge del 1890 e con questa del 1904, ingerenza effettiva contrapposta a quella f0t·male che prima esercitava. L'esperienza. personale mi convince che , data la tendenza reazionaria, ogni giorno più prevalente, determinata. dalla paura della classe capitalistica e nel1' intento sterile d'altronde, di arrestare la marcia della democrazia, si abbia più a teme-re dell' elemento elettivo che di quello governativo, che almeno è un pò più. responsabile. Se poi si ponesse mente da quali fonti inquinate veoga fuori il predetto elemento èiettivo, se si ponesse mente che oggi il Vaticano, sotto il pretesto della inutilità di ciò che gli torna ch_iamare giacobinismo settm·io o massonico, fa il sorrisetto di Circe allo Stato Italiano, navigante incerto e tremebondo nell'Oceano infuriato ove le grandi monarchie cozzano contro lo scoglio della coscienza proletaria,· tutti, il Luzzatto compreso, devono o dovrebbero temere l'affermart!i dell'elemento elettivo, specie nell'amministrazione, ove non può, in genere, che portare la servitù spirituale ed il favore elettorale. Non per questo deve sembrare che io abbia assoluta fiducia nell'elemento governaCvo e che lo creda immune dalla servitù spirituale e dal fa. vore elettorale: ma ordinandosi l'amministrazione delle Opere Pie cosi come io crede dovrebbesi ordinare e che tra poco esporrò, mi sento più garentito. Ed ho detto, a ragion veduta, il Luzzatto compreso, appunto perchè egli scrive dalla stessa Milano del 1900, ma che oggi ha dato di sè spettacolo ben diverso. Sorprende, per quanto io me lo spieghi, la rivelazione ultima della Capitale morale chiaritasi centro di orgazazione reazionaria, temibile più che ogni altra di alparte d' Italia. . Fra noi -lo spirito chiesastico, per ese~pio, può assumere le forme esteriori del fanatismo, ma dentro vi é sempre l' .anima pagana; mentre là su, nell'evoluto Nord, vi è la religione industriale e commerciale, cosi come voco mancò non vi fosse una repubblica od altro di più quattro o cinque anni addietro. La manifestazione ultima è a chiaro intendimento nummulario, essendo i Cornaggia, i Canetta e simili venuti fuori proprio da. quella. o per quella associazione di commercianti milanesi che ha mostrato e nel campo politico e nel campù amministrativo che l'essei·e sta nell'avere. ~-; questo credo, cosi solennemente rivelato, messo assieme alle vaste organizzazioni cattoliehe àella Lombardia, del Piemonte, del Veneto~ del Genovesato, ecc. salvo casi sporadici, ci induce a eone}udere che il capi talista si fa ateo o salmista a secondo la convenien_za, e che una capital,emorale di qnel genere non debba altrimenti affermarsi che con la speranza liberticida ed antiunitaria del trionfo del Papato ai danni di Roma capitale storica della nostra gente. · Invece, dunque, d'imprecare all'affermazione del potore esecutivo, ancora fra mani meno illiberali della steHsa maggioranza parlamentare, occorre rifermare una verità, divenuta impellente necessità, che i più colti sentono nell' intimo della loro coscienza, quel~,acioè che il vasto patrimonio delle Opere Pie sia ,·ealmente ed inte1'ame11te devoluto a coloro che abbisognano della pubblica assistenza - dai proietti agli inabili al lavoro, dai malati ai pazzi. Per conseguire questo grandioso fine , liberatore puranche delle grav~zze addossate ai bilanci comunali e provinciali, e vero integratore dei compiti pietosi di un popolo civile , occorre che sia devoluto allo StatQ tntto l' immenso patrimonio in parola. . Secondo il Nitti. ( La ricchezza dell'Italia) pag. 284 soltanto 147,023 individui vivono fra noi della pu~blica e privata beneficenza. Ebbene,. io voglio raddoppia.re il numero e pongo che siano 300 mila persone. Con un capitale che Ernpera i fre miliai·di e mezzo circa (160 wilioui annui di spesa) non solo non dovr,bbe1:o esi-:- stere nel nostro paese sofferenti non trattati lautamente (e pure si verifica quasi generalmente il contrario) ma non dovrebbe es~ervi traccia nè di vagabondaggio nè, r di accattonaggio. Onde legittimo il sospetto (che _per me è convinzione attinta all'esperienza) che il patrimonio dei poveri devo in gran parte finire nelle tasche delle consortorie autonome che veggono i luoghi Pii. Onde giustificata è la mia sfiducia nelle autqnomie cosi care al Luzza.tto, ed a buon diritto io SO~?- persuaso che unica fop.te di salute sarebbe quella di ·9reare una amministrazione speciale propria che provvegga ad una osi urgente e cosi alta funzionalità dello Sta~: con Dicastero distinto ed autonomo, con relative amministrazioni provinciali, e con organi ez se. Niente Commissioni eleUive, niente Congreghe di Oa• rità, niente autonomie attuali. Alti, scelti funzionari dello Stato e responsabili. E che la legge del 1890 siasi chiarita. inst1fficiente in atto a raggiungere i fini che si era proposti, ne ha. fatto, più di tutti , la prova Napoli , che vide i su9i ospedali e quasi tutte le sue Opere Pie in mano di malversatori, quantunque tardo, incompleto, ma certamente più rispondente alle esigenze della città, sia giunto quel conetntramento che costò all'energico ed onesto Cavasola tanti dolori e tante delusioni e che cosi immani iatiche e tante macabre insolenze procurò al Saredo. Ne fanno poi la prova quotidiana tutti, e specie.noi vicini a Napoli che abbiamo molte Istituzioni Pie di importanza sociale ed ecouomica rilevante. In vano il .Ministero od il Prefetto mandano i loro Com- . . 1:11issari.Essi , dopo poco tempo devono riconsegnare l'amministrazione agli amministratori autonomi ; onde poca fiducia nell'opera loro . che spesso si tramuta. iu

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