Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 14 - 30 luglio 1905

RIVISTA POPOLARE 423 ogni azione da parte dello Stato in siffatta 1r.ateria; ed ecco perchè concludendo aggiungiamo. anzi ripetiamo, che, come sempre, anche qui, còmpito precip•110, importante ed efficace dello Stato è oltre quello di garentire la libertà, altresi quello di prevenire questi conflitti con un'azione legislativa che sviluppi ed assecondi, anzichè soffochi ed intralci le energie produttive della nazione, e che, migliorando ed elevando sempre più le condizioni dell'educazione sociale, renda µiù sentite le conseguenze dei propri atti e la co8cienza dtl le p1oprie responsabilità nell' umano consorzio, in genere, e ·nel campo delle lotte sociali, in ispecie. Grov. CARANO•DuNVIT0 SULLA NUOVA LEGGE DELLE Commissioni dibeneficenezdaassistenpzaubbliea Ho letto, come sempre, la Rivista Popola1'e, e mi Ro110 soffermato all'articolo del Luzzatto dal titolo: « Un re gresso legislativo> p·1hblicato in uno dei n·1meri prece denti. La critica che egli fa alla legge istituente le Commissioni Provinciali di assistenza e beneficenza , siccome tocca un ::irgomento che dovrebbe stare a c11ore degli amministratori del Colllune e della. Provincia., mi ba indotto a portare il mio co11trib·1to sperimentale alla soluzione di uno dei più gravi problemi sociali, intorno a cui, da anni, si affatica il legislatorfl, sPnza vedere mai un proficuo risultato. Avvisa bene il Lnzzatto allorchè nota, con stupore , che una legge, di tanta importanza, abhia potuto eRsere prom·ilgata nel quasi indifferentismo comune I onde ~i è potuto realmente sanzionare il trionfo della tendenza reazionaria, tanto più spregevole, quanto più aumentata d'ipocrisia. È giusto con venire che la legge sulle Opere Pie fo una di quelle che maggiormente impressero nei nostri istituti legislativi l'anima innovatrice di qud Fr::incesco Crispi , cui lo Stato deve la concezione di molti dei suoi nuovi compiti. E se tanti le•·arono la voce contro i molteplici difetti che ne materiarono l'azione politica, pochi coraggiosi soltanto prospettarono l'opera legislativa di l11i, che, da sola, sarebbe bastata a farne la figura di un uomo di Stato. Sarebbero state sufficienti le tre ]eggi snlla Giustizia Amministrativa, sull'Assistenza Sanitaria e su 11 e Opere Pie, per illustrare tutta la vita di quell'uomo eccezionale, in cui, la mal rispondenza nel fat.to delle larghe linee ideali che designa va sull'orizzonte della patria, riusci a darci tutte le contraddizioni nelle quali si svolsero le dense sue energie. Il periodo di preparazione della legge sulle Opere Pie fu uno dei più cosceu ziosi e più li bern I i : giacchè il Crispi, che pure aveva pronto tutto il materiale per gettare la riforma , volle sentire le opinioni di quanti più potette; e ricorse perfino ad un 1'eferendum fra associazioni non sospette di spirito ré::izionario. Le quali, dopo larghi studi e serie discussioni, mandarono a lui, riempito, un quistionario, ove si contenevano elementi preziosi per poter presentare un progetto di legge tale, da rispondere alle esigenze di nno Stato moderno. Ed il progetto di legge venne foori con intendimenti arditi ed innovatori, per quanto recasse le tracce visibili del lavorio buroeratico, ordinato a soffocare quello che doveva essere il fulcro dell'innovazione, cioè la com µ)eta laicizzazione dell'immenso patrimonio delle Opere P:e, fondato e sorretto da tavole di fondazione che rispec<;liia\·ano le imJ·ronte della servitù politica e religi0sa, che da secoli a\·eva tenuto in soggezione la coscienza. Senonchè, in Italic1, è avven11to questo strano fenomen(); clie, mentre tlltta ht sua storia non è altro che lo :-,rnlger.:;i della profonda e i incomponibile contesa tra il prns1ero filosonco politico trndizionulmente libe• raie e derrn cratieo ~ la Chie~a di Roma, con gli eserciti rPgolari e secolari dei snoi affiliati; istituitosi il n11ovCJStato, quelli el,e più ne rappresentavano lo spirito con,;Pnat,>re. ma ghihel)ino, f.11·ono più illurninatamente liberali di coloro che delle libertà democratiche si facevano b::n1diern. e contennto di lotta. E, per dirla più chiara, ~e alla Destra si potette rimproverare che del noi,us 01·do, non intese la strnttura e Ja civile funzionalità, niuno dei governi ad essa succeduti ebbe il coraggio rì i det.tare una legge che valesse le alte e laiche finalità <li quella di soppressione del 1867. Intendimento della pRrte lib0rale 1 non sinistraia, era quello che la lfgge sulle Opere Pie dovesse scardinarle dai loro Stat11t.i r:formatori, i quali 'luando non avevano finalità lll'et1a1rn nte confessionali, erano indubb'amente destinati a portare il soccorso tutto materiale alle deficienze ed alle :-veuture della vita nella forma pit.1 avvil011te, cioè la elemosiniera: senza contare che tRlvolta fomentava la co.-,tituzione di famiglie, destina te alla miseria cd alla prostituzione, pel meschino miraggio di qualche ce;itinaio di lire di dote Insomma si mancò, ed or,t se ne deplorano dal Luzzatto le co11seguenze, di bl'lsarl::i nf'ttarnente sulla completa trasfor• Jn;lzione dei fini. i f)Uali non rispondevano più alle mute e:;igenze della vita sociale, nè tampoco all'azione dello Stato itali0<\ rhe, occorre ancora una volta, per q 11anto steri I mente, ·ricordare, o sarà stato laico o non sarà. M::i, si µotn-bbe obbiettare, che il Capo VI (articoli 54 a 71) della legge in esame, nella doppia forma del concentnune11to o della frasfonnazione integrò appunto queste. aspirazioni. Ed io rispondo che quello che il Luzzatt.o ora deplora a proposito della nuova legge, avvenne con quell!l. del 1890. Infatti, a parte il carattere incerto e potestativo ehe avevano le disposizioni della ]f'gge, venuta a torto tra. nna continna opera di deformazione dei retrivi dei due rami del Parlam~nto, ed i:illa q11ale il Crispi e lo Zanardelli si dovettero ras::;e~nare per non ve,ìer compromessa la riforma , il regolamento che dovette metterlo in atto dettò nonne sostanziali e procedurali che in volgevano in nn proces8o farragino.-;o di giurisdizioni q,1ello, che doveva essere un dictatus direttamente imperioso ed el:iecutìvo. Dovevasi co11pJ rendt>re, dalla esperienza in cose ana · loghe , che il rispetto al pieno svolgimento delle contestazioni che• sarebbero inevitabilmente sorte , e la

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