Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 14 - 30 luglio 1905

422 Rl V.IST A PO POLARE cialista. Eguagliate pure le fortune - a colpi di leggi dello Stato - eliminate ogni egemonia econcmica, collettivizzate i mezzi di produzione, che avete conchiuso? Un bel nulla ! Sì µroprio un bel nulla ! Ulie potete colletti vizz&.re?, la materi a ; ma c0n quale leggo dello Stato , o con quale ukase autocratico potrete riuscire a collettivizzare lo spirito, lo ingegno dell' intraprenditore, le attitudini organizzatrici di un .Morgan, o di un Carnegie, la mano abilissima di un operaio, e eosì tutta la più svariata gamma di monopoli umani-personali che forma la eg~monia morale, iutellettuale del1' ordine naturale? Come ottenere la massima tensione ed il massimo esplicamento di queste attitudini sptciali se al beneficio sociale non legate quello personale? Con q11ale compenso? Quali Commissioni Governative, con relative leggi e regolamenti stabiliranno, sostituendosi alle volontà individuali, la qualità e là, q·1antità dei piaceri che saranno il corrispettivo di quella tensione, quel lavoro, que1la pena? E, concessi una volta tali corrispettivi, chi, data la pleonexia insita nella uatura umana. saprà seguire e corrispondere tutti i nuovi compensi e nuovi sforzi, tutte le aspirazioni continue di miglioramento e quindi in ogni mouiento equilibrare pena e pittcere, lavoro e compenso? Non fu l'egemonia capitalistica•·che 8torica11Jente precedette la egemonia intelletkale e morale, ma q11esta precedette e fu causa della prima. E oggidì, davant,i ai fenomeni delJe men ti orga11izzatri ci dei 1HorgaIJ, dei Rorkefeller, dei Vanderbildt, dei Carnegie, quale legge vorrà pretendere di discipliuare le e~trim,eeazioni, di regolarne i cOlllJJensi? Ora mi potete chiamare fouesti, dannosi pt::r l'economia questi ·re dei ca vitali, con tutte le loro accumulate ricchezze, con tPtti i loro agi, quando lunghe schiere di migliaia di lavoratori fon;e nulla rappresenterebbero, nes~una esistenza forse avrebLero se quelle menti poderose non fossero mai esistite, e dal primo sorgere non fossero state sempre incessantemente ·sospinte dal proprio tornaconto? E q11anto - francamente parlando - non vale dippiù, µer il bene8::;ere ~ociale, la esistenza di quelle meuti cLe non quella di luughe schiere di semplici lavoratori , nelle lotte di ·sfruttamento contro la natura? La JegislRzione sociale si risolve, spessissimo. in uu aggravio sul eapitalista-irnprenditore: co:;i quando impone l'assicurazione obbligatoria degli 01;erai ct uno gli infortuni sul lavoro, il riposo festivo (rimauendo inalterato il pagamento settimanale, mensile o annuale), la diminuzione delle ore di lavoro , l' aumento del salario, ecc. ecc. In tutti questi casi, il capitale, naturahnente, reagisce fra gli stessi lavoratori ed i co11sumatori, riversando o tentando di riversare gli effetti pecuniari di queste leggi o ~ugli ste::il:iilavoratori (frustando così lo spirito delle leggi) , o sui comm1uatori, o in parte su gli uni e su gli altri. Mentre potrà anche darsi che, date le condizioni delJ' utilità finale del lavoro e del suo grado di complementar;ta nelle combinazioni produttrici, questi effetti pecuniari incidano in pa_rte_ed anche in tutto sul capitale. Ma quei,to ritmltato, invero, uon può essere mai il più frequente, perché , se veramente le 0ord izioni del capitale e del lav0ro e le loro mutue relazioni di beni complementari fossero tal i da. permettere q ues t,) van tao-o-io del lavoro . 00 e q nesto aggraviJ del capitale, ciò sarebbe avvenuto, anche µrima della legge , per virtù delle stesse forze economiche ! N è meno frustra nei e del usorii sarebbero gli effetti di una legislaziune settari", di classe, da parte dei capi talist,i, quando questi, tenendo il potere politico, ere des~ero possibile, per mezzo di semplici leggi umane, violar..: Je inflessi bili leggi economiche nut·1rali ! Questa. è verità evidente, l almare e risalta anche meglio da quello che seri vemmo nella Riforma Sociale (1) in uno studio in cui ci occupammo a lungo: dell'influenza, dell'efficacia dello sciopero, ed anche della serrata o lock out, .s!.llla dit1tribuzione o ripartizione delle ricchezze prodotte, fra gli elementi produttori, e degli effetti }Jl\):::!Silllie remoti di questi mezzi violenti. Lo Stato adunq ue che con sue apposite leggi creda di potersi a suo m·bitrio opporre al libero corso delle leggi di natura, non mira che a togliere agli uni per donare agli altri, o rendere più onerose le condizioni Jegli uni per migliorare quelle degli altri. Ora anche in questo cLe potrebbe essere benefico intervento, chi ne garentirebbe, da parte dello Stato, la misura, la giustizia, l'onestà ed il risultato finale, cioè l'aumento del benessere sociale, il miglioramento , il progresso? Belle, nobili, sublimi idealità queste di una più giusta ripartizione delle ricchezze sociali, ma purtroppo condan1!ate a rimanere vane utovie, fino a quando l'uomo e la natura sarbnno così cowe sono! Nell<• studio dei proble1oi economici non si tratt.a di vedere, nota saggiamente lo Schaefile, a proposito del socialismo e del 1iberi~;ino, quale delle due fi.,nue di organizzazione economiea, la liberale o la sociali:;ta, isia astrattamente la più gi u:::ita, tua quale delle J ue sia. più capace di funzionare fra gli uomini per ca.ne os::ii sono e non per come essi dovrebbero essere! Ed ecco percLè tutti i vantati provvedi1uenti autorati vi in riguardo agli scioperi, coisì come in ogni vario feno1ue110della quistione suciall~, sono tanto più inutili, anzi, quel che più importa, danno::1i, quanto più credono di mirare direttamente alla soluzione di essa. lnutiii, }Jt-·rcliè,se rllggiungouo 11noscopo vuol dire che le co11dizio11i economiche-:::ociali trano mature per un progre8.:iO e questo si sarebbe imposto lo stesso liberameute e senz'altro da sè. Dannosi verchè se quelle condiz?Olli non sono lllature, complete, non avremo che un di:,perdi,uento di forze, di energie, di ricchezze, at trnvtrso un coruvlicato !Jl'ùCessodi rivercussione che µurtroµpo finirà col 1 icondurre le cose al loro punto economico-~ociale naturale. E questo processo di ripercussione, col conseguente disperdimento di energie e riccuezze 8ociali, sara tanto più lungo, più grave e più onero::;o, quante più grave violenza si sarà creduto di poter fare allo stato naturale dell"' cose. Ma ccn queste espre::isioni e queste considerazioni siamo certo lungi dal negare ogni còmpito, ogni dovere, (1) r~1for111a Sociale. fosc 3, anao XU, voi. XV, .2.a ~eri_..

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