RIVISTA POPOLARE 421 nell'agone economico; e se esso, « uscendo dalla fon- « zione sna propria di tutela della libertà, interverrà « in appoggio del capitale o del lavoro esso potrà pro- « curare all'uno o all'altro un trionfo politico, ma nulc l'altro che questo. Se n,ancano le condi:i.ioni di un « reale migliorarnento, o se queste sussi::;tono, ogni <, forza adoperata in sen::;o c0ntrnrio 11011 avrà, in de- « finitivo, effetto economico alcuno o ne avrà. u110per- « nicioso J_;er l'1,ua o per l'altra parte, o anche per en-- ~ trambe, · e q11indi sempre per l'econoruia sociale> (1). Non quindi per una concezione utopistica, ed aprioristica, ma pel risuìt-ato positivo di una l11nga esperienza, gli Econon1isti furono condotti a ritenere che le funzioni economiche debbono essere liberamente esercitate ed abbandonate alla naturale sanzione derivante dalle consegnenze di vantaggio o di danno, cui espone il loro buono o cattivo esercizio (2). Lo Stato con le E-ue leggi non 1->otràmai far acquistare ad alcuuo un nentimento più completo del proprio tornaconto; il quale è innato ne;l' uomo e si perfeziona tutta via coll'ed 11eazio11ee con l' esperienza , e, facendo consi-lernre non soltanto gli effetti immediati ma pure gli effetti mediati e lontani dei propri i atti, conduce ad uniformarli 8emµre più, non per altrui-ano, ma per accorto egoismo ai dettauii _dell' intedesso sociale (3). « Quando gli operai americani hanno qualche cosa « da chiedere , seri ve i I Racca, sa:rno che uon hanno « da contare cl,e su di loro e su pacifici accordi da « pari a pari coi pad.roni ; e perciò continuamente si « preparano, e la loro azione è in genèrale tanto oc11- « lata ed assennata , avptrnto perchè la libe?'tà li lia « abituati a pagar di bo1·sa gli errori che commette- « vano!» (4). Quale adunque la funzione naturale dello Stato? Prima d'ogni alt-ro evideutemente, la tutela della libertà per tutti, di quella libertà vera che possa permettere ed assicurare il più libero esplicamento delle naturali forze economiche. Non bisogna mai dimenticare un sol idtante il semplicissimo principio del Pareto che « perchè la. ricchezza delle èlassi povere possa au- « mentare, bisogna che aumenti la ricchezza generale « della società ». Principio che coincide a capello con l'altro pur da noi dedotto, dopo lunga dinJOstraziunc, in neslre preceàeuti pubblicazioni, e, ciuè, che, col crescere della ricchezza sociale, diminuiscono naturalmente 1 profitt.i e si elevano i salari e migliora il tenore di (1) G. Valenti, Il valore pratico delle dottrine economiche. Prolusione letta nella l{. Univ. d1 Padova e pubblicata net Giornale degli E~onolllist,, aprile 1903, pag. 314 (2J lfr. G. Valenti, loc. c1t., pag. 317. (3) Cfr'. G. Valenti, loc. cit., pag. 31V. (4) Vittorio Ra.0ca. R<1ss,3gna dei fatti economici e sociali nel Oiornale dt"gli Ecouomisti, Bette111l,re 1903 pag, 282. Consultisi pure: B. L,' Hutchins and Harrison. A hi:;tory of Factory Legi:;lation con prefazione d1 Si!_lney Webb, Westminste,·, P. S. K•ng and Son. edit. 1903. E questo un lavoro complete- sull<t storia della 1~g1slaz1one delle fabbriche in Inghilterra, che dim0stra, in questo secolo d'esperienza della legislazione operaia inglese, ancora t1na volta la bontà dell'empirismo pratico di quel po1,0Jo. Difatti ia sua legislazione sulle fabbriche non cominciò per causa di un movimento di idee, ma per un bisogno re~le; ogni legge, ogni riforma fu un nu,1vo pa~so su '}'1Ps!a via. E p<!r q11est') r.hn tale !Pgislazion.e è rosi lo~1ca, 11,uut'l'ata, pit>ghevolt:, adatta allo scopo, :H'(•po che raggiuuse col minorè attrito e col mag~iore coutento di tutti. vita del lavoratore. Ed ecco perchè si è tante volte giustamente affermato che la quistione sociale in genere e quella operaia in ispecie è più cbe quii,tione di ripartizio11e, quistione di produzione; m~ntre, come opportunamente nota il Faucher e gli operai, lottando « per accre::;cE:re la loro porzione nella divisione dei « frutti, bene spes8o dimenticano di produrre>. È impossibile che l'aumento di ricchezza non porti ad tlll a11mento anche di salari, col ribasso dell'utilità finale della ricchezza ; in seguito al suo aumento, diminuisce anche la resistenza del. capitalista imprenditore contro il lavoratore, nella lotta tra capitale e lavoro ; poichè bene spesso in tal caso la ricchezza da cedersi potrebbe valere ·meno della necessaria. energia a lottare. D'altronde è sin troppo noto che i sentimenti più elevati e più nobili, i veri sentimenti altruistici allora possono realmente svilupparsi, quando sieno consoldati i bisogni di ordine inferiore; ora questo consolidamento è certo un portato dell'aumento della ricchezza sociale. Achille Loria scris-,e nella Nuova Antologia (1) che: « la intensità della_ lotta per la vita è il risultato di « dne fattori, la densità della popolazione e la. dispa- « rità delle forze dei c0ntendenti. Il primo di questi « due fattori si fa sempre più elevato e per questorie spetto la lotta per l' esistenza tende a farsi sempre .. più accanita. Però d'altra parte è un fatto che può « dirsi quasi provvidenziale che l'incremento di popo- « lazione aumenta i contatti fra gli uomini, e ne dif- « fonde lo spirito d'asst;ciazione e l'altruismo, attutendo e la disparità delle forze dei contendenti >. Ora non sembra più· giusto, più vero che la intensità della lotta per la vita possa attenuarsi solo quando l'aumento della ricchezza contt·operi alla densità della popolazione? In questo caso, elevandosi i guadagni ed il tenore di vita materiale e quindi morale delle classi più povere, diminuirà quella disparità delle forze contendenti , e sarà più pod:;ibi le che non il solo contatto socia.le più stretto, ma la consolidazione dei bisogni d'ordine inferiore e lo elevamento del tenor di vita per le classi inferiori e il grande abbai,samento dell'utilità finale della ricchezza per le classi più elevate pos~ano far sorgere e sviluppare potentissimi quei sentimenti sim- . patetici che formano il sostrato necessario dell' altruismo. Scrive lo Schaeffie (2) : « Senza limiti contemporanei « contro un'ecces8iva. offerta, sarebbe economicamente « ineffettuabile anche ogni guarentigia governati va del I « salario, ed ogni ordinamento economico rovinerebbe, _« giacchè l'eccesso del lavoro non concede che un' oc- « cupazione con perdita ,, . E più oltre: e ••• non c'è « capi tale, nè s~s:;idio governativo che possa dare un « salario al di là del valore di reddito del lavoro; ma « questo valore di reddito decade colla erezione d' im - « prese sempre infruttifere, rese possibili da salari derisori > (3). E qui sta il nocciolo dell'errore della dottrina so- (lJ Siamo noi migliori ùei nostr: aol1lnati t A. Lo1·ia. Nuova AntoloQ'ia, fase. 1° mMg•o 1904. (2-3) S 'h.ieffle. 131,,lioteca deli'li;.;onomista. Se1·ie Ili. vol V r. 695 e G~o.
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