384 RIVl$T A POPOLARE osse stato ancora al governo, perchè egli da umile e docile staffiere di tutti i governi e di tutti i ministeri, specialmente dei più reazionari , ha atteso l' arrivo. al potere dell' on. Fortis per atteggiarsi a campione della correttezza politica e della indipendenza elettorale ..... Un ultimo tratto di Michele Torrac;1 : egli ha subito una triplice incarnazione per giovare alla causa, di cui ha assunto , per ragioni imperscrutabili, la difesa. Torraca giornalista si è servito della autorità di Torraca relatore per denunziare i costu• mi straordinari elettorali; e Torraca relatore si è valso dell' autorità di Torraca Consiglieredi Stato per fare credere quello che ... non è. Torraca relatore, infatti - impudenza unica piuttosto che rara - per dimostr:1re la realtà di uno dei pretesi abusi commessi nel Collegio di Piazza Armerina a danno del çandi<lato a lui caro, citò una decisione sua della IV Sezione del Consiglio di Stato del 1 ° Luglio 1904; ma dimenticò, egli così diligente giornalista-relatore , una bazzeccola : la Corte di Cassazione di Roma, a Sezioni riunite, con decisione 19 Dicembre 1904 annullò senza rinvio quella decisione del Consiglio di Stato, di cui con onestà e lealtà eccezionalissima si valse il relatore ! Se Silvio Spaventa tornasse in vita vedendo in quali mani ignominiose è caduta la 'sua prediletta istituzionela IV Sezione del Consiglio di Stato - non si pentirebbe di avere pronunziato il suo•· famoso discorso di Bergamo? E basta di questo giallo f arceur della politica, che conobbi arrabbiato internazionalista nel 1867 e ch'è divenuto tout-court il Michele Torraca ai seryizi di tutte le reazioni nella sua triplice qualità di Consigliere di Stato, di relatore e di giornalista. ♦ Veniamo agli insegnamenti. Li avevo formulati da qualche tempo ; li avevo annunziati ai miei ~unici Pantano, Fortunato, Nitti ed altri poche ore dopo il voto della C;lmera, che rappresentò l'ultima spinta alle mie <limi .,ni da Deputato; li ha esposti in tono ironico, per rendermeli doloro--i, Ettore Ciccotti in un breve articolo pubblicato nell'Avanti! del primo L 1:'lio. Le sue parole rincalzano gli argomenti addotti per le mie dimissioni , mi danno agio a completare il capitolo - in senso più largo e più generale - degli insegnamenti e perciò li riproduco quasi integralmente. Scrive il Ciccotti : ((Napoleone Colajanni si decreta da sè, esule da Montecitorio, la sua Sant' Elena. Non lo constato per turbare la pace de' vivi, mentre non voglio turbare quella dei morti: lo faccio per una constatazione di carattere storico e perchè non vada perduto lo insegnamento di un esempio. Almeno per gli altri; perchè Napoleone Colajanni si è dimesso, vedrà respinta la sua dimissione, la ripeterà magari, sarà rieletto, ma non si ridurrà a darsi per vinto e riconoscere un errore. n << Neppure voglio parlare de' fatti di Piazza Armerina, che non conosco; e so come queste _iraconde e ingarbugliate e ordinariamente sterili lotte locali hanno per lo più un' eco così deformata fuori del loro ambiente, che _è_difficile assai per chi non le conosca a fondo farsene un'idea giusta; e son persuaso che, per quanto sia stizzoso il suo ,:arattere, l'on. Colajanni non si sarà lasciato trascinare, egli, a nulla di non corretto. >> << E' dell'esperienza politica fatta da lui e mediante lui, che -voglio occuparmi. 1) << L'on. Colajanni ha avuto il suo quarto d'ora in cui è stato l'enfant gdte de' reazionari, specialmente quando con tanta furia si mise contro i ferrovieri. Aveva torto; ma, avesse avuto ragione, non era quello il modo di dire ciò che un altro avrebbe detto, al più, con l'affetto anche amareggiato di un fratello maggiore che vede il fratello andare fuori di strada. Ma non c'era verso: Colajanni tirava a dritta e a manca come un ossesso; i reaziona1 i quanto più lo vedevano tirar sassi in colombaia, più lo riproducevano e l'applaudivano; ed egli ad incalzare, a infuriare, a trascendere eh' era un piacere. n << E' trascorso appena qualche mese, e il Colajanni, che aveva visto già raffreddare gli ardori a misura che il movimento de' ferrovieri declinava, non ha più trovato tra i reazionari un cane che parlasse delle sue rivelazioni sulla magistratura siciliana, non ha trovato modo di andare in fine al suo discorso nella discussione sulla marina. E ·ora gli tocca sentirsi la lezioncina di buon contegno elettorale da quel Torraca che giunse alla Camera candidato designato e voluto dall'ex-prete Andretta; e come magggior fatto della sua vita politica pescò nell' au-bout-de fourchette del pandemonio parlamentare un posto al Consiglio di Stato, che doveva essere il surrogato e coesiste invece sempre con il suo vecchio ufficio _di corrispondente di giornali; e conforta del suo voto nella Giunta l'elezione di Acerenza e alla Camera il Gabinetto sotto cui si sarebbero compiuti i brogli di Piazza A1 merina; e si scandalizza delle chiamate a raccolta di Colajanni senza ricordarsi delle sue circolari per fare andare un ponte elettorale appaltato prima che si stanziassero i fondi in bilancio. » << Dura lezione per l' on. Colajanni quella di passare per le mani dei reazionari come il tradizionale limone spremuto ; ma meritata. n << E, se l' on. Colajanni fosse uomo capace di riconoscersi in errore, vedrepbe che sugo c'è - non dico a civettar!:! con i reazionari ma a perdere di vista il valore sintetico dei fatti politici , e ad attaccare di fianco il movimento di rt!sistenza operaia, e a minare, per quel clie tanto che può un individuo, la forza del proletariato organizzato, il solo che pòssa all'occasione emendare la vita pubblica. n << I fondi dovuti, ch'egli contendeva ai fei-rovieri per darli a non so quali altri lavoratori, vanno a finire nel pozzo di S. Patrizio della Guerra e della Marina, e virtualmente nelle· 13orsc e negli scagni dove si negoziano i titoli più o meno ternaiuoli. >) (< Ed egli è costretto a non poter parlare alla Camera, e ad uscirne. 11 . Ettore Cic~otti se si darà la pena di leggere la mia lettera agli elettori di Castrogiovanni vedrà per quanta parte siamo di accordo. Non è il caso di ritornare ora sulla questione dei ferrovieri : sostenni il mio modo di vedere non per nuocere a Tizio o per fare cosa gradita a Filano, ma perchè la coscienza me lo imponeva ; la sostenni nei modi che mi sono naturali, che possono piacere o dispiacere ma che non riesco a modificare, perchè non riesco ad affermare che i fatti e le cifre dicano bianco quando essi dicono nero; tornerei a sostenerla negli stessi modi se l'occasione si ripresentasse, poco importandomi della lode o del biasimo dei reazionari, della loro gratitudine o ingrat1tudine, quando agirei per senti.mento di dovere e colla coscienza di difendere gl'interessi collettivi. Nè discuto, perchè non non ci sarebbe serieta , l' ipotesi da lui vagamente enunciata e cioè: che non si sarebbero votate le nùove spese militari se si fossero dati ai ferrovkri i milioni che domandano. Ettore Ciccotti, però, mi permetterà che io metta in luce tutti gl' insegnamenti che scaturiscono dagli ultimi avveninementi. Sì, io sono esule da Montecitorio ; ma volontariamente o meglio per colpa degli altri. L' on. Ciccotti è invece esule forzato dallo stesso Montecitorio per colpa se non propria almeno del proprio partito : e i suoi amici che restano a Montecitorio si vedono condannati ad una inerzia che è peggiore dell'esilio, sempre per colpe se non proprie, del pro;>rio partito. La condotta degli avversari indusse me a prendere la via dello esilio ; la condotta dei socialisti - sopratutto gli errori gravissimi commessi nello sciopero generale · nella questione dei ferrovieri, nella quale riuscirono
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