380 RIVISTA POPOLARE anche che alcuni carabinieri travestiti si trovassero vicini al luogo dove fu commesso il delitto e che non si scomodarono in guisa alcuna e che pare avessero la missione di proteggere gli assassini. La magistratura italiana vi cominciò allora le proprie gesta ignominiose non dando alcun corso alle gravi rivelazioni di Carlo Trasselli , del Corrao amico fido. Questo triste episodio crediamo che sia stato illustrato da E. Pantano nel Fascio della Democrazia. Gl' Italiani odierni che ignorano gli avvenimenti di quarant'anni fa crederanno che queste siano scellerate invenzioni dei nemici· della monarchia. Ma i fatti storicamente e giudiziariamente assodati, che si svolsero in Sicilia in nome della civiltà e della libe-rtà · contro la bm·barie, sono tali che gi nstificano tutti i sospetti cho furono enunziati stilla. morte di Rosolino Pilo e di Giovanni Corrao. Chi avesse vaghezza di conoscerne qualche cosa legga Nel Regno~della Mafia di Colajanni e se ne c011vincerà. ♦ Ungheria e Norvegia. - Un avvenimento curioso che fra i più tumultuosi di Russia e i più minacciosi della questione Marocchina, è passato senza riehiamare t.utta quella attenzione che meritava è stata la sepa · razione brusca della Norvegia dalla Svezia. Brusca per modo di dire e per noi che non eravamo tanto quanto era necessarie assai a giorno delle cose Hvedesi; per i competenti è apparsa come la soluzione logica e la sola ragionevole, che matura vasi da molti anni, di uno :.:itato di cose che tale qnale ora diventava, ogni dì più, incompatibile e assurdo. •· La quistione dei consolati non fu in verità che il pretesto del distacco ; le rl'lgioni della separazione ri - siedono in molte ed altre questioni , oltre che in una innata antipatia del popolo norvegese per il popolo svedese: antipatia rhe può essere cancellata dai buoni rapporti come vicini; ma che cresceva a dismisura fino che i due popoli erano obbligati a vivere insieme. E' naturale come il distacco è avvenuto e come la separazione ha avuto luogo senza tumnlti e senza scatti di gioia. Un bel giorno i rappresentanti d' un popolo dicono a quelli dell'altro: « Noi siamo stufi di voi, noi d'ora innanzi procederemo per la nostra via, voi per la vostra>. 0' è stato un pò di sorpresa; qualche rimprovero di qnà e di là. Il re Oscar, tanto per non parere ha protestato; il parlamento svedese ha votato un vib1·atis· simo ordjne del giorno, eppoi una bella e serena calma è subentrata al piccolo rumore. Bisogna notare che nella Scandinavia vige il divorzio. Il ragionamento che va bene per giustificare la separazione dei coniugi é andato bene per fare trovare logica quella dei popoli: « Non andiamo più d'accordo - separiamoci. - Cosi sia >. E ognun procede ora per la sua strada. Naturalmente bisogna tenere conto del!' indole dei due popoli. Essi sono è vero, i discendenti di quei Wikings, che corsero, prima del 1000, le coste della Bretagna, che signoreggiarono il mare, che si resero indipendenti dalla Danimarca, che sotto Gustavo Adolfo guerreggiarono con la Russia e la Polonia e sotto Carlo XII scesero fino in Turchia ; ma il loro umore bellicoso si è oggi grandemente attenuato e norvegesi e svedesi amano molto più lo studio e la pace , che non le armi ed i campi di battaglia. Popoli riflessivi, silenziosi, determinati; più atti a vivere d'una intensa vita di pensiero, che della vita attiva e fattiva che conosciamo e che viviamo noi, popoli del Sud, essi hanno potuto compiere pacificamente un atto che fra noi, sarebbe stato conquistato e pagato fra gli orrori della guerra ci vile. Popolo saggio·, e, bisogna riconoscerlo, anche saggio re. Ora però stà svolgendosi un fenomeno, simile nei suoi caratteri generali, ma a.ssolutamen te di verso nel suo svolgimento, in cui i] diverso carattere dei due popoli e la diversa saggezza dei due re sono in mostra e vi si offrono quasi a studio comparativo. L'Ungheria accampa contro l'Austria le stesse ragioni che la Norvegia ha accampato contro la Svezia. Quistioni di lingua, di dogane , di riconoscimento di diritti, e sotto tutto questo, nou confessato, ma agente energicamente, l'antipatia del popolo ungherese per il popolo austriaco. Attraverso una lotta che dura ormai da parecchi anni, e dnrante la quale il dissidio è venuto inacerbendosi sempre di più, l'Ungheria s'è avviata. alla separazione dall'Austria. I partiti politici ungheresi e le classi tutte dei cittadini , nobili, borghesi, proletari, agricoltori, tutti sono ormai contro il governo austriaco e contro i suoi rappresentanti. Fino ad un certo tempo fa si usava dire - ed era la constata~ione di un fatto vero - « Chi tiene unite le diverse popolazioni dell'Austria, è il rispetto che i popoli portano al vecchio Imperatore>. - Oggi non più. La corona è nscita dai confini della Costitnzione. Il governo del Fejervary, nominato dall'Imperatore contro · ogni norma costituzionale, è stato accolto da fischi da invet-tive, da manifesti segni di dispetto e di disprezzo. Non era facile che il Fijervary riuscisse; ed è asso1 utamente impossibile che altri riesca a comporre il disRidio. Di quà si chiede una cosa che dall'altra parte non si vuo.le neppure discutere: il riconoscimento della lin-- gua ungherese nei comandi dell'esercito un~herese. La cosa apparrebbe, ed è , ragionevole; ma l'Imperatore non vuol neppure sentirne parlare. e La lingua di comando ungherese è esci usa per sempre• egli ha detto; e Viva la N01·vegia • gli è · stato risposto dal parlamento ungherese. Il grido è significativo. Mai con tanta chiarezza, nel parlamento ungherese si era alluso alla separazione. Senonchè, mentre in Norvegia le cose si sono passate pacificamente, secondo i dettami del buon semio; l'Imperatore d'Austria minaccia di obbligare il popolo ungherese a discntere non più col Fejervary ministro ma col Fejervary generale d'artiglieria; e capo di militari. Potrebbe darsi che qneste parole fossero dette soltanto per cercare d'intimidire l'opposizione ungherese; poichè se veramente esprimessero il pensiero del1' Imperatore, bisognerebbe supporre che egli ha dimenticato che se in Ungheria il popolo gli resiste per un conto in Slavonia, nel Trentino, in Croazia gli resistono per un'altra, e sarebbe atto sommamente illlpolitico ricorrere in questo momento alle armi. Meglio sarebbe seguire l'esempio della Norvegia e del re Oscar: separarsi da buoni amici, poichè non c'è più verso di andare d'accordo. Ma il popolo ungherese e l' imperatore d'Austria avranno questo pacifico e solido buon se11::10?C' è da temere che no, ma bisogna sperarlo. ♦ Mazzini a Napoli nel 1870. - Al Prof. Spinazzola, il chiarissimo direttore del Museo di S. Martino, è stata indirizzata questa lettera, che a nostra prt-ghiera, egli ha consentito che venga pubblicata nella Rivista. Napoli, 21 Giugno 1905 Illustrissimo Prof. Spinazzola, << Ho un ritratto su tela del Grande Pensatore Giu seppe Mazzini , opera del defunto ritrattista Trotta, allievo del De Vivo. Per desiderio del mio padrino Deputato Giorgio Asproni di rispettata memoria, amicissimo del Grande, le prime linee di questo ritratto furono prese di persona quando Mazzini si trovava a Napoli, nascosto in casa di.Pasquale Ioele (calabrese) che abitava un quartierino al Palazzo Cariati I pochi giorni prima che partisse per Palermo ove fu arrestato e condotto alla fortezza di Gaeta. e Il ritratto da molti è stato giudicato perfetto forse l' unico in Italia, per cui mi credo in _dovere di of-
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