Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno XI - n. 13 - 15 luglio 1905

RIVISTA POPOLARE 379 chieste invece sarebbero del tntto inadeguate a11oscopo. Ciò che si deve fare q nando RÌ vnole seguire una data politica ce lo ha insegnato il Giappone. I suoi uomini videro fatai e la g11erra col la Russia; perciò, all' indomani del trattato di Simonosaki in einque anni , dal 1897-98 ::t l 1901 902, consacrarono alla marina ben 551 milioni di lire! Ecco una preparazione yera e seria, in contrasto umiliante con quella italiana che vorrebbe assicnrarsi la vittoria navale spendendo 132 milioni divisi in undici o dodici bilanci ... I mezzi, ad nnque, ~ono ~proporzionat.i al fine e la politica navale adottata rinsc 7rà di aggravio ai contrisenza dar loro affidamento alcuno che Lissa sarà vendicata. Ma c'è di più: le nltime vicende della guerra navale, specialmente quella della hattaglia di Tsu-shima impongono un diligente studio ed nn cambiamento profondo nella scelta dei mezzi di offesa e di difesa navale; perciò l'ammiragliato di qnella Inghilterra che ha il primato assoluto nella marina da guerra ha sospese ·tutte le costruzioni in atte8a dei nuovi piani che gli insegnamenti di quella guerra impong-ono. Se ciò ha fatto l'Inghilterra che può permettersi il lnqso di spendere inutilmente alcune centinaia di milioni, a fo1·tiori avrebbe dovuto farlo l'Italia, che di milioni da buttare in mare non ne ha affatto. Ed uomini competenti e non sospetti di poca tenerezza per le istituzioni e per le spese militari, come l'on. Generale Dal Verme, non esitarono a consiµ:Jiare di attendere un poco prima. di spendere i 132 milioni chiesti. Ciò ha opportunamente ricordato il suddetto generi:tle in nna lettera al Giornale d' Italia. Ma pei nostri ministri gl' insegnamenti dell'esperienza non valgono e pei nostri deputati il verbo ministeriale fa le veci di ogni sano ed eloquente insegnamento. · Un'ultima osservazione. Durante la discussione delle spese straordinarie per ]a marina a difesa delle famo8e corazze della 'rerni·, che hanno fatto una cm:il magra figura in Tribunale, nella Camera e nell'Inchiesta, venne pubblicato e commentato enfaticamente nn telegramma. dell'Ammiraglio Saido, nel quale si decantava la resistenza dei due incrociatori costrniti nel Cantiere Ansaldo-Armstrong e armate colle corazze della Terni. ... Ora dalle indagini dell'Avanti I risulterebbe che non esiste nè il telegramma, nè lo stesso ammiraglio Saido. Non ~i tratter~bbe che~di una volgare mistifir.azione, ordita per rngannare la Camera. E se cosi fosse noi siamo sicuri, che la cosa richiamerebbe l'attenzione del Parlamento e servirebbe di lezione ai disonesti, che con tutti i modi hanno ingannato la rappresentanza nazionale ♦ · Per due assassnn politici coi quali do1,o il 1860 s'iniziò ... la civilizzazione della Sicilia. - Il sig. En · rico Ximenes per rettificare nna notizia riguardante RoHolino Pilo, colui che precorse i Mille, come si legge nel modesto mezzo bnsto erettogli in un pubblico giardino di Palermo, ricorda in una lettera all'Italia del Popolo che egli fo assassinato il 20 Maggio 1860 sulle al ture di S. l\f arti no presso Palermo, e che non cadde vittima di palla borbonica ma di una palla del1e squadre siciliane, che colpivalo a tradimento e che entrò dalla nnca ed nscì dalla fronte. Lo Ximenes aggiunge : « Rosolino Pilo doveva essere assassinato poichè la s11a presenza in Sicilia era d' impaccio al partito moderato. « Si sa che il Precursore dei Mille si staccò a Genova dal generale Garibaldi perché non aveva voluto assolutamente accettare il suo programma Italia e Vittorio Emanuele. e Egli, Rosolino, discepolo fedelissimo di Mazzini, des:derava che in Sicilia, abbattuta la tirannide, si proclamasse la repubblica. Egli, fiero mazziniano, non intendeva abbattere un re per sostituirlo con un altro, quantunque liber~lissimo. Egli, intendeva che il moto insurrezionale italiano fosse stato diretto da una mente sola : Giuseppe Maizini. .. Convinto, infine, che la Sicilia si sarebbe tosto ri · bellata allora quando un braccio generoso fosse accorso a capitanarla. unitosi a Giovanni Corrao, lasciò Genova e su d' ima barca viareggiana, m(,sse in aiuto della Sici I ia. • Vi sbarcò verso la fine di aprile, giorni dopo che Francesco Riso e dodici compagni superstiti del moto della Ganci a ( 4 aprile '60) venevano fucilati dagli sgherri di re Bomba. « Ben· presto trovò, pii1 fortnnato di Pisacane, dei seguaci con l'obbiettivo di piombare su Palermo e sollevarla. « Era appunto sui colli di S. Martino quando gli giunse la notizia dello sbarco di Garibaldi a Marsala l' 11 maggio 1860. « Con l'arrivo del Generale e dei Mille la sua presenza m Sicilia riusciva dannosa, inquantochè due idee Vf'nivano a cozzarsi: la repubblica personificata allora in Rosolino Pilo, la monarchia rappresentata nella spada dC'l prode Nizzardo. « Uno dei due do,·eva scomparire ed il 20 maggio, per opera della sq11adra di Corrao, cadeva vittima del suo ideale. « Tre anni dopo Giovanni Cormo veniva pugnalato in una via solitaria. di Palermo e si disse ..• per ma.no d'amici politici ... > «Quef:to per la verità>. Sollecitati da diversi amici a dire la nostra parola sulla interesi:lantima comnnicazic.ne dello Ximenes non esit;amo ad aggiungere la nostra testimonianza alla sua. Infatti in Sicilia non si credette mai che l'eroico Rosolino Pilo nelle cni vene scorreva il sangue degli Angiò , sia stato ucciso dai soldati borbonici, ma che sia stato assassinato a tradimento da una delle cosidette bunache o picciotti della sna squadra. Regna ancora il mistero sulla sua morte e sopratutto sui moventi dell' a8sassinio. La spiegazione che ne dà lo Ximenes è gravissima; ma non presenta alcuna iu verosimiglianza. Dobbiamo, però, aggiungere che in Sicilia corse insistente la voce che un picciotto lo avesse assassinato perchò non _seppe perdonargli i modi bruschi e la decisa intenzione di mantenere una severa disciplina. Ciò che ci permettiamo di aggiungere, a parziale rettifica e chiarimento dello accenno dello Ximenes sulla .morte di Giovanni Corrao spiega perchè del resto abbiamo scritto che l' ipotesi dello Ximenrs sullo assassinio del precurso1'e dei 11/ille, mai imputabile ali' elemento garibaldino, non è invero· simile. Giovanni Col'l'ao, il leone vero delle insurrezioni siciliane pel quale Garibaldi nutriva immenso affetto, non fo pugnalato in una strada solitaria di Palermo; ma: fu ucciso con due schioppettate alle spalle mentre in suo biroccino rjtornava dalla campagna. Quando si seppe della sua tragica fine a Palermo corse la voce che Corrao fu fatto assassinare dai rap• presentanti del governo italiano in Palermo per liberasi dal pericolo di una insurrezione che Corrao, tanto valoroso quanto imprudente aveva minacciato se fosse stato proclamato lo stato di assedio , che le autorità credevano indispensabile dopo Aspromonte e dopo i cento episodi dei renitenti di leva e dopo i numerosi duelli tra gli ufficiali dell'esercito e i cittadini. Le autorità non ignoravano che Corra.o era uomo da mantenere la parola e che egli, adorato com'era dalla popolazione di Palermo e delle campagne che la circondano, poteva. realmente provocare una terribilissima insurrezione. Ciò ch'è certo e che aggravò i sospetti contro i rappresentanti della monarchia in Sicilia si fu che non si fecero serie indagini sull'assassinio del Corrao; si affermava

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