RIVISTA POPOLARE 403 lore' nutritivo, migliore gusto e altrettanta buona apparenza delle carni freschi. [I trasporto delle carni macellate sarebbe un affare nel qual<;; potrebbero impegnarsi i capitali del continente con spirito patriottico e con sicurezza di una lauta rimunerazione , anche se presentato in questi più semplici termini; ma le sue prospettive morali e finanziarie aumentano subito appena si pensi al grande impulso che si potrebbe dare contemporaneamente all'allevamento nell'isola - un impulso che se si raccomanda come un grande interesse nazionale ed economico quando abbiamo dinanzi agli occhi le condizioni generali d'ltalia, si impone ancor più quando vogliano prend~re in particolare consi• derazione le considerazioni della Sardegna. La Sardegna contribuisce ai cinque milioni di capi bovini calcolati per l'Italia, con 300,000 dei suoi; sicchè il rapporto per mille abitanti cresce fino a 410, ma il rapporto per kil. qu. si abbassa a 1 1 ,6. - Basterebbe ciò per dimostrare che la Sardegna è un paese dove l'<;;sportazione del bestiame deve trovare una base naturale, e se fa·,orito da un allevamento na zionale, costituire una vera ricchezza esso attualmente vi si fa col sistema brado in condizioni disastrose, come dimostrò il Professore Sforza al Congresso.)degli agricoltori. Attualmente il guadagno dell' incettatore si calcola già vistolo ; esso dovrebbe certo aumentare indipendentemente anche dalla elininazione di molte spese, se invece di una incetta volgare si tentasse un' oi"ganizzione metodica , facendo sì che presso ai luoghi di macellazione e d'imbarco fossero razionalmente ingrassati i capi destinati alla esporta7ione, e si profittasse dei viaggi di ritorno del piroscafo dal continente ali'isola per provvedere foraggi e mangini concentrati. Non è questo il luogo , e tanto meno sarebbe di mia competenza, il tracciare un piano pratico di questa organizz:12ione, ma non v'è, per persuadersi della sua possibilità e conv.:nienza che pensare alle grandi fortune ammassate dalle Ditte americane che si son date all'allevamento ed ali' esportazione delle carni, lasciandosi guidare da calcoli larghi sui crescenti consumi, ed affrettandosi ad applicare alla loro industria tutti i progressi della scienza. Si consideri altresì che l'allevamento del b<;;stiame nell'economia rurale s'intreccia intimamente coli 'industria del latte e con quelle d:i pellami e della lana. Certo , guai se si volesse trasportare nella Sardegna l' allevamt:nto stallino così dispendioso della Lombardia , o della Romagna o del Chianino o delle Marche, ma c'è il tipo semibrado, ce ne son tanti altri ancora che fanno scuola per praticità e rimunerazione. Un capannone o ricovero improvvisato, un abbeveratoio primitivo, costano po.:o anche se fatti razionalmente , e bastano allo scopo. Nè in paesi dove la sulla e i medicai prosperano facilment<;; è difficile preparare colla fienagginc la indispensabile prima dose dei foraggi naturali: quanto poi all'aggiungervi cerc:ali, tuberi e radici , paglia , pule e baccelli, frutti e semi oleosi, melasse e residui industriali , v' è bensì da studiare il valore alimentare, la digeribilità ed altre circostanze in base alle razze locali ed all'ambiente, ma si può essere sicuri che se ne avrà un possente aiuto per la soluzione del problema tecnico e del finanziario. Io credo sinceramente che vi sia di che sedurre più di un industriale a mettersi da solo o cogli amici nell 'imprcsa perchè la sictrezza di onesti guadagni sarebbe pari all'alto scopo di dare miglior indirizzo e maggiore ampiezza all'allevamento del bestiame in Sardegna, e d'assicurare nuove fonti di produzione ali' interno , per consumi che stanno per prendere un grande sviluppo ; ma prima di rirnlgersi agli industriali dovrebbero gli stessi agricoltori sardi fare ogni sforzo per assumere da sè il gran compito ricorrendo ai miracoli della cooperazione. Si è parlato molto in questi ultimi tempi della resistenza che gli agricoltori possono opporre ai tentativi di sfruttamento ai guaii ricorrono più spesso che non si creda i grandi speculatori, nelle cui mani sta il mercato dei prodotti agrari, a co - minciare dal grano. Pare a me che dovrebbe essere molto più semplificare che non il rimediare a questi eccessi , il prevenirli almeno nel campo della vendita dei prodotti di minor giro; e poichè sarebbe vano il chiedere· all'agricoltore singolo di specializzarsi a codeso fine, vi si adoperi l'associazione che egli può formare espressamente coi suoi compagni, e, meglio ancora, il Comitato direttivo in cui q~esta associazione dovrà impersonarsi. Nel r898, a Breslau, riunivansi i presidenti delle Camere di agricoltura prussiane e davano corpo a uno dei primi e più rikvanti benetìcii della nuova istituzione col creare un' organizzazione permanente _per redimere l' industria dell' allevamento dai suoi costanti intermeriari , il piccolo incettatore, il commerciante grossista , I' usuraio che pi esta al macellaio il danaro con cui pagare a contanti gli ani ma li necessari al suo spaccio. Appena sorta, la Centra/stelle Jur Viehverivel't1wg der preussisclzen Landswirtschaftskammern , si propose più specialmente : 1 ° di assicurare cogli stessi sforzi degli agricoltori l'ordinamento del commercio intnno mercè l'equilibrio delle offerte e delle domande · 20 di seou1re tutt..: le questioni ' ::, relative al commercio interno ed esterno del bestiame e delle carni ; 3° di provocare tutti i provvedimenti dello Stato e degli enti locaìi che potevano aiutare una loro più favorevole soluzione. Naturalmc11te il primo punto del programma diede su· bito luogo alla cosiituzione (14 agosto 1899) di un'apposita cooperativa ( Ge11ossensc/1ajt Jur Vieliverwertung in Deutschland). che si assunse di intervenire nell'acquisto e nella vendita degli animali destinati all'ingrasso, che fondò un centro di commissione sul mercato degli animali di Berlino e che vi costruì uno speciale deposito (Magerviehof). Al 1° genn. 1900 i soci non erano che 240 , fra cui appeno tre cooperative di consumo; l'anno dopo più di mille, fra cui 39 cooperative; nel marzo 1902 , oltre 1800, fra cui 140 coorerative. Il giro d'affari del r902 fu dì 25,000,000 di marchi. Non è mancata, è vero, una lotta sorda e ostinata da parte di coloro i cui interessi erano stati spostati ; ma se essa ca - gionò trepidanze e danni, fu anche vinta, alla fine, dalla Cooperativa. Forse un pericolò maggiore celavasi nella difficoltLt di· apprezzare gli animali del singolo agricoltore con equo contemperamento dei suoi interessi e dei sociali - ma anch'essa fu superata -e viceversa si escogitarono intanto molte misure provvid<.!nziali, come l'assicurazione mutua, lo studio dei mercati esteri, l'esportazione per la Russia, l'agitazione per ottenere che i bollettini dei mercati del bestiame tenessero conto del prezzo del peso vivo degli animali , inve.:e di quello della carne macellata, come era uso gent:rale. Ma lasciamo pure in disparte I' esempio tedesco , lasciamo anche in non cale l' esempio della Danimai ca eh<;;, ferita a mork nel 1887 dL11la chiusura del mercato tedesco ai suoi suini, non si avvilì affatto, ma si rinsanguò coll'industria delle carni sa·ate, e via via fra il r888 e il 1902 costituì 27 cooperative con 65,800 soci, le guaii macellarono in quel primo anno solo 23,407 suini, e nell'ultimo fino a 777,232. Chi non vede quale enorme vantaggio si otterr<;;bbe semplicemente col costituire in Sardegna una grande Societit per incoraggiare l' allevamento del bestiame, la quale si contentasse intanto di curare il miglioramento dei pascoli, di fare un turno ben calcolato di mercati o fiere, di costituire dei libri genealogici del bestiame, di pubblicare e diffondere informazioni sui prezzi, e di altri simili blandi eppure efficacissimi provvedimenti , per poi procedere mano mano, fino a regolare la vendita in relazione alla domanda! Si vuole che, dopo che nel 1888 si costituirono in [svizzera i Consorzi d' allevamento, i vitelli di 1 5
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