f02 RIVISTA POPOLARE mocratici e liberali. Ma lo sciopero generale, invece di tenere unite le opposizioni, le ha s.:isse: i liberali borghesi, di fronte al movimento di classe dei proletari , hanno ondeggiato e poi hanno disertato il campo. Lo stesso in ltal_ìa. Lo sciopero di settembre (a parte il suo nobilissimo scopo di protesta) voleva sostituire un governo _veramente democratico a quello molto spurio di Giolitti. Ma le forze democratiche sulle quali (qua-- lora il movimento non si · osse limitato aJ una dimostrazione) pote;:vamo fare affidamento per un'immediata democratizzazione dello Stato, invece di stringersi intorno a noi , se ne allonta narono spaurite. E allora'? Allora noi crediamo che cond:zione necessaria perchè uno sciopero generale politico riesca ad uno scopo che certo , per ora, non può essere l' inst~urazione della società socialista , sia questa : lo sciopero deve essere deciso i11 accordo con gli altri partiti di opposir_ione e deJJe limitarsi a sostenere la battaglia politica che questi partiti hanno impegnata. Per spiegare froebelianamente questa condizione, che anche Bernstein, in alcuni suoi articoli, ritiene indispensabile, rievochiamo un periodo ben noto di casa nostra. Nel 1900 le frazioni di Estrema Sinistra , col consenso tacito della Sinistra zanardelliana , avevano impegnato un duello ten:bile col Governo e con ciò che sta dietro il Governo. Orbene, in questo caso uno sciopero generale poteva essere un aiuto prezioso, e , quando fosse stato deciso con l' accordo dei partiti impegnati nella lotta , non avrebbe1 avuto per effetto di spaurirli ma anzi quello di sospingerli alle audacie estreme. Ma , <:Of!1eognun vede, questo sciopero generale che cerca di attenuare il suo carattere di classe per dar risalto invece al suo carattere politico ; questo sciopero che noi riteniamo esser l' unico fecondo di risultati , è ben diverso da quello ideato dai nostri sindacalisti rivoluzionari. Il nostro sciopero generale presuppone accordi preliminari e il loro li esclude; il nostro vuol rafforzare la battaglia parlamentare dei gruppi di opposizione e il loro la vuole sostituire; il nostro mira ad uno scopo. politico ben chiaro e preciso e il loro si illude di instaurare miracolose dittature proletarie. Pe~· questo lo sciopero generale politico dei sindacalisti rivoluzionari è sempre destinato alla sterilità, mentre lo sdopero che noi possiamo caldeggiare nelle condizioni e nei momenti che abbiamo chiariti, può avere molte probabilità di riuscita. ( A 1 ion:t Socialista, 10 luglio). ♦ Enea Cavalieri: Pt,r la Sar<legua. - La Sardegna non giunge ad avl.!re 800.000 abitanti pei suoi 24.0 r 9 chilometri quadrati di su perfide: , e cioè o!fre una media di 3 2 abitanti per chilometro quadrato, mentre quella dt:Ì Regno è di 113.28, Sembra quindi che anzitutto noi dovremmo cercare di rivolgere colà la nostra emigrazione , ma sappiamo che le correnti di questa sono tutt'altro che docili, e il Brasile, l'Argentina e l'Uruguay, dove pure i salari erano assai alti, ci insegnano quanto hanno dovuto darsi d'attorno, e quanto tempo è dovuto trascorrere prima che i nostri emigranti rispondessero, come poi hanno fatto, all'appello che di là muoveva. La Sardegna. ha terre a vii prezzo, e i metodi di coltura prevalenti lasciano luogo ad essere assai migliorati : ciò che à indizio che localmente scarseggia il capitale ; ma non è certo da augurarsi che accorra colà il capitale del continente , se in pari tempo non vi accorrano gli uomini. Nulla di peggio per la produttività tecnica ed economica che l'assenteismo; e d'altronde finchè scarse e male servite saranno le comunicazioni fra l'isola e il continente, rari rimarranno gli esempi di coloro che , acquistata nell'isola una proprietà importante, vadano a stabilirvisi colla famiglia col proposito di porla a coltura intensiva. Senon'chè l'agricoltura, per quanto prevalentemente estensiva, ed esercitata da una popolazione assai densa , può prosperare lo stesso e dar luogo ad accumulare rapidamente risparmi grazie ai quali fare ogni sorta di migliorie, e supplire co1le macchine alla scarsità della mano d'opera, quando si rivolga però con atten7ione, e si dia maggior impulso a1le industrie che ad essa nel modo più naturale si ricollegano : prima fra tutte l'allevamento del bestiame. L'esempio del Kansas e di molti altri fra gli Stati Uniti d'America, e anche quello della Australia, ce lo dicono in modo eloquentissimo. li consumo della carne cresce in ragione diretta dello svi • luppo della agiatezza e della ricchezza che si avvera dapertutto, e specialmente laddove, col diffondersi e prosperare delle varie industrie, la popolazione operaia va crescendo , e contemporaneamente i salari migliorai:o. Vi possono essere oscillazioni più o meno spiegabili, ma l'aumento del consumo è tale da da essere a mala pena seguito dall'aumento della produzione, e sotto questo aspetto diventa favorevolissima la condizione di quelle terre dove non si sono già fatt~ spese ingenti per le culture specializzate, e quindi non vi sonc gravi di interessi e di ammortamento, sia che il proprietario o conduttore osi affrontare l'allevamento i•ntensivo del bestiame , sia che egli si limiti a dar base razionale all' allevam,ento brado. Pur troppo in Italia la carne era fin qui un cibo straordinario per le classi lavoratrici ; e appunto per questo v'è da prevedere che via via che essa, lentamente forse sulle prime, finirà coll' essere parte costante del _vitto giornaliero , vi sarà anch<.! un accentuato aumento della sua domannda. Per supplire alla deficienza della carne in Europa ora si è pensato di sviluppare e si è sviluppata enormemente l'impor - tazione delle carni macellate, e conservata con apparecchi frigoriferi. In ftalia nell' insieme ora il nostro allevamento s' equilibra col consumo ; e se questo, come è da prevedere, dovrà ricevere un nuovo impulso, bisognerà o_ccuparsi di quello con nuova diligenza. Vi sono alcune località dove all'allevamento del bestiame si dà maggior importanza , ma le sue condizioni generali , per quanto variino dall'una all'altra regione, fra noi sono piuttosto infelici. << Nell' ftalia settentrionale - scriveva il Motta - domina, è vero, l 'allcvamento stallino, ma nella stagione estiva in alcune provincie della Lombardia e del Veneto, per mancanza o insufficienza di foraggi, devesi ricorrere alla monti ca~ zione su pascoli alpini che si trovano oltre confine ln territorio soggetto ali' Austria o appartenente alla Svizzera ; e nella [talia centrale, nèl mezzodì e nelle isole, tranne in poche provincie e in genere nei luoghi presso le città, l' allevamento è brado, cioè, i bovini, avvicinati solo dai mandriani, vivono in piena libertà nei terreni pascolivi che nel Lazio son detti riserve, nella Campania e Basilicata difese, in Sardegna tanche. In questo ailevamento all'aperto, si verific:•no perdite assai elevate, perchè esposti necessariamente i vitelli al caldo, al freddo alle intemperie ed alle intemperie ed alla fame, solo i più forti resistono , e lo Zanelli per la Sicilia calcolava una mortalità di 4 su IO. E' chiaro adunqne che in Sardegna vi ha un doppio problema da risolvere : quello di un più conveniente trasporto del bestiame , e l' altro di un più intenso allevamento. Ad iniziativa di privati e per opera della Commissione Reale ser i provvedimenti per la Sardegna le spese di trasporto degli animali vivi della Sardegna ove sono assai diminuite. Ma, perchè non dovrebbesi avere un risparmio assai maggiore se in - vece si caricassero carni macellate '? Sappiamo benissimo che il pregiudizio che v'era altrove contro queste carni, v'è anche in [talia, specialmente dove, come a Genova, non si ama che jl macellaio pensi lui a far più tenere le carni, ma ci si vuol provvedere fra le pareti domestiche i ma ormai la difficoltà tecnica è stata superata trionfalmente e non è pìù lecito porre in dubbio che le congelate o refrigerate abbiano lo stesso va-
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