Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno XI - n. 13 - 15 luglio 1905

378 RIVISTA POPOLARE Ed oggi ancora egli mente. Come egli mentiva quando annunzia va al mondo una parola di pace; oggi a11cora accettando di trattare per la pace egli parla parole di spudorata menzogna. Egli non vuole la pace; egli sa che non può v_olerla. L'esercito di Manciuria deve rimanere laggiù nella terra. maledetta bagnata di tanto sangne, non deve poter tornare in patriA. e raccontare la fame patita perchè i granduchi, i preti, i generali i burocratici di Rnssia d'accordo con i fornitori , guadagnassero milioni di rubli, a raccontare la imbecillità dei comandanti, la dipsomania degli ufficiali, la viltà le ladrerie di quanti lo conducono alle sconfitte e al macello; non deve tornare a dimandare giustizia, e forò'anche a volere vendetta. Quei trecentocinquantamila uomini sono una incognita terribile , una minaccia spaventosa per l'autocrate e per il suo potere. Ed eg:li vuole che rimangono là ad essere ingoiati dalla guerra, e perciò mente, parlando di pace; mente come ieri mentì annunziando che la nave ribelle aveva amainato la bandiera rossa. E neppur questa menzogna ormai basta più. Un grido solo, ora travnsa la Russia: Cada l'autocrate e, le folle si agitano, terribili: ben presto il cosacco non basterà più ad arrestare la fiumana ribelle che ingrossa, che ingrossa e sommerge il bieco abitante di Tsarskoje Selo. Ancora il mujich non ha impugnato il forcone, ancora il povero e bruto contadino russo, non ba levata la fronte dalla sua miseria. e ancora sospira lavorando la terra che non gli da pane per se e per i suoi a sufficienza; ma che domani i rivoluzionari sappiano sull'altare della libertà fare il sacrificio del loro egoismo e liberali e socialisti dicano al mugich: « La terra che tu lavori è tua, tua soltanto, tutta: e il potere dell'autocrate avrà finito di esistere. L'autocrate avrà detto allora le sna ultima menzogna, e sarà: « Io amo il popolo che mi tradisce ! • E questo sarà, e sarà presto. Già i rivoluzi0narii sentono ove è, e qnal è il segreto della vittoria. Egoismo di classe, ancora gli rattiene; ma domani essi non esiteranno più. Il segreto della lotta per ]a libertà in Russia sta nel grido e La terra ai contadini ! » E 1a sentiremo echeggiare fra. breve. E forse la sentiremo tra gli orrori spaventevoli delle J acquer·'les. Intanto lo Tsar - che non vuole la pace•- parla di pace; che non vuole concedere un briciolo di libertà parla di libertà, parla e smentisce se stesso, la sua pa· rola è menzog-na come i suoi atti. Ove correr Ove va? Ove proda? A qnal fine? Egli non lo sa, non può saperlo. E però che è appena degno di pietà, che la pietà è ancora troppo forte per lui. Egli è afferrato ora dal destino fatale, che lo travolge ogni giorno di· più rapidamente; e va, come il relitto shattuto dalla tempesta contro la scogliera, all'avvenire oscuro; sordo ad ogni parola di salvezza che giunga a lui ; cieco ad ogni atto che potrebbe essere per lui nn istante di riposo. Ed è bene che così sia. Egli ha perduto ]a nozione del suo viaggio nel mondo, egli è trascinato, sordo e cieco, alla rovina. ♦ La follia militaresca. - La guerra dell'Estremo Oriente e la vertenza Franco-germanica per il Marocco erano occasioni troppo belle perchè non fossero sfr11ttate dai militaristi , che mal sapevano rassegnarsi ai quattrocento milioni circa dei due bilanci per la guerra e per la marina. Quella somma, data la potenzialità economica della nazione alla quale in tempi normali devono proporzionfl.rsi tutte le spese, era già soverchia; ma rappresentava una pazzia addirittnra ponendo mente al modo come veniva spesa. Abbiamo fatto le opportune osservazioni sul rapporto tra spese militari e condizioni econemiche della nazione molte volte e non abbiamo bisogno di ripeterle oggi. In quanto al modo di spendere rimasero senza rispo• sta le critiche oneste ed acute del Generale Marazzi esposte nel 1904 e ripetute con una tinta di maggiore pessimismo nell'ultima òi8cussione sul bilancio della guerra. Egli dimostrò all'evidenza che pei risultati, che si ottengono si spende troppo, si spende male, e che la nazione non ha la difesa militare necessaria non ostante gl' ingenti sacrifizi, cni essa va incontro. Peggio ancora per la Marina. L'inchiesta fatta da monarchici convinti e tra i quali non c'era che un solo sovversivo, il Nofri, ba documentato enormità veramente incredibili. Le discolpo del Mini::,tero della Marina poi non potevano essere più strane e più aggravanti. I suoi avvocati ufficiosi non negarono gli sperperi criminosi; ma cercarono farli tenere in poco conto osservando, che era.no ... conosciuti da molto tempo. E infatti in alcune relazioni sul bilancio della Marina dell'on. Randaccio e in altri documenti ufficiali ed ufficiosi parecc~i anni or _sono ~ennero denunziate !e ru berie la cattiva ammi111straz1one, la mancanza d1 controll~ ecc., che gettavano luce sinistra sul ministero della Marina (1). ~ntte le a_ffe:mazioni. d?cume_ntar~no e~aurientemente 1 dep11tatl, 1 senaton, 1 funzLOnan dell In· chiesta, che fu una conseguenza neces::,aria del processo Ferri-Bettolo. Non vi ha chi non vegga ~be la difesa del .Ministero della Marina riusciva disastrosa; giustificava l'Inchiesta e dimostrava indispensabili provvedimenti urgenti e radicali, che rendessero imp.ossibili e rid11cessero al minimum le malversazioni passate. Tntta la difesa del suddetto Ministero fu sbagliata; ma ci fo un diagramma che il Ministro Mirabello, 1m galantuomo impari alla situazione grave , fece distribuire per _met.te;e in_ evi: denza ]a inferiorità delle spese navali dell Italia d1 fronte a quelle dei maggiori stati di Ellropa e_d~gl! Stati Uniti di America. che dava della zappa nei p1ed1 a chi lo aveva costruito e divulgato. Il diagrnmma, infatti; insegnl\ che dal 1870 al 1905 l' Italia aveva speso per la sua marina da guerra molto meno del1' Inghilterra, della Francia, della Germania f\Cc:; ma insegnava altresi - e nessuno lo rilevò nella discussione - che l'Italia nello stesso periodo, sino al 1904:, aveva speso circa il doppio del!' Au~tria-U~gheri~, eh~ è lo spa11racchio del momento, che s1 pone mnanz1 agli italiani per indurli a buttare milioni iu mitre come nel 1887-89 fu la FranciA.. Ma nel fatto che l'Austria avendo speso. in 34 1mni cir~a un milim·clo e mez~ meno dell'Italia, pur essendo altrettanto, se non più forte e meglio armata di noi, non c'è la prova prov~ta che dall' Italia si spese sempre razzescarnente e disonestamente? La nemica prossima, designata del.l'Italia in questo quarto d'ora d'irredentismo dinastico. come si disse è l'Aust"ia-Ungberia; e la necessità di sp~ndere i 132 milioni chiesti per la Marina e gli 11 milioni all'anno in più per l'Esercito si giustificò per lo appunt~ col bisogno di prepararsi ad 11na gnerra colla medesima. Tutto questo non venne dirhiarato esplicita.inente nell'aula di Montecitorio ; ma lo si ripetette in tntti i crocchi con aria pulcinellescamente misteriosa. Ora il confessato pericolo di una guerra probabilis::ii~a. col1'.Austria-Ungheria mentre riesce alla più esphmta e severa condanna della politica della Triplice Alleanz~ dà la misura della meschinità intellettuale e morale dei nostri governanti, che si mostrano sempre incapaci di energia, di sincerità, di proporzionamento dei mezzi col fine. Se in alto c'è davvP-ro la convinzione salda della lotta a scadenza più o meno pro-;sima coll'attuale nostra alleata i ministri dovrebbero avere il coraggio di domandare al paese i mezzi necessari per raggiungere il fine prestabilito : la difesa dello Stato. Le somme (1) Nel nuniero pro~simo sulla mancanza di controllo pubblicheremo un apposito articolo.

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