A GIUSEPPE MAZZINI 373 litici di sangue in Romagna, tutta una serie di splendidi scritti che o nel Dovere o nella Lega della Democrazia, o nel Fascio della Democrar_ia portarono la nota alta, serena, schiettamente repubblicana sui più alti problemi e sulle più aspre polemiche del giorno; e sopra ogni cosa resteranno i proemi alle opere di Mazzini , dal volume IX al XVII, densi di fatti, di date, di giudizi ignoti alle storie cortigiane, monumento imperituro lasciato da Aurelio Saiti che tra il pianto di tutta Italia moriva il 12 aprile 1890 a S. Varano presso Forlì assistito sempre amorevolmente dalla moglie Giorgina, un altra inglese, che, come Jessie White Mario, si era unita ad un Italiano e ne aveva fatto propria la causa. Federico eampanella Nè meno nobile e caratteristico fu la figura tutta di un pezzo di Federico Campanella. Nato a Genova il 4 luglio 1804 compagno negli studi universitari a Mazzini divise con questi i primi palpiti e i primi fremiti per l'unità repubblicana della patria; anche lui fu ascritto alla Carboneria. S~lyatosi d_al~cpersecuzioni che colpirono dapprinc1p10 Mazzrn1 e lo fecero relegare a Savona, il Campanella coi fratelli Ruffini costituì a Genova il primo Comitato della Giovine Itali.i. Fallito il tentativo di cospirazione del 1833 fu tra i più rabbiosamente ricercati dalla ferocè polizia sabauda, ma riu:-cì per parecchio a vincerne la persecnzione, rimanendo fra gli ultimi ad emigrare da Genova, ove il sang-ue di Jacopo Ruffini gittava più fecondo il germe delle sante vendette. Partecipò alla spedizione di Savoia nel 1834 e fondò con Mazzini, Melegari ed altri la Giovine Europa. Fin verso il 1847 stette a Parigi vivendo, povero ed onesto dando lezioni d'italiano e latino. Colla Guardia Nazionale di Genova, nella quale era capitano combattè nel 1848 e 49 contro l'Austria. Partecipò al moto insurrezionale di Genova volente prolungare la guerra dell' indipendenza e cancellare l'onta di Novara. Combattè sulle barricate genovesi e il giorno della domenica delle Palme, nel 1849, fu tra coloro che fecero capitolare il presidio piemontese del De Asarta, composto di ben 3000 uomini di truppa. Soggiogata Genova dal tradimento e dalle bombe del La Marmora, il Campanella fu. assieme all' Avezzana, a Domenico Cambiaso, a Ottavio Lazzotti, a Didaco Pellegrini, a David Morchio, a Rota condannato a morte in contumacia. Venuto a Roma dove stavano tanti suoi amici e compagni d'armi pronti per la Repubblica che stava per essere aggredita dagli stranieri chi:imati dal Poi:it~fice, c~:ml'as:-enti111ento ?el Gt>ver~10Sardo, partecipo gloriosamente alla difesa dell eterna città, conseguendo il grado di capitano dello Stato· Maggiore. Caduta Roma emigrò in Grecia. Nel 1850 fece parte del Comitato insurrezionale italiano costituitosi a Parigi , ma per sfuggire alla polizia napoleonica si rifugiò a Londra. Per l'attentato di Orsini subì con Mazzini e Ledru-Rollin nuo\'e persecuzioni. Nel 1859 ritornò in Italia e cooperò ai preparativi della spedizione di Marsala l'anno seguente. _ Nel r 862 fondò la Soci<:tà democratica emancipatrice; e l' anno appresso il giornale Il dovere, del quale Mnz:lini era l'anima, l' ispiratore. Eletto deputato nel Collegio di Corleto declinò il mandato non volendo giurare fede alle istituzioni monarchiche. Cooperò in tutti i tentativi insurre2.ionali per l' unità della patria, combattè in tutti i molteplici giornali repubblicani, che succedettero al Dovere. Con Maurizio Quadrio ed Aurelio Saffi ereditò il pensiero e la missione d' :!ducazione politica e civile di Giu~eppe Mazzini. . Fibra gagliarda, in_gegno yrofondo e ardito, pieno d1 quella rude bonta che e propria della razza ligure , il Campanella negli ultimi anni della sua vita continuò attivamente .il lavoro di propaganda Federico eampanella dell'idea repubblicana e la difesa delle idealità mazziniane, dimorando a Firen1e, facendo brevi soggiorni a Genova, dove un'aura di reverenza lo circondava fra quei popolani numerosi e forti nella fede di Mazzini. Il 9 dicembre del 1884 Federico Campanella spirava in Firenze,. e la sua salma tra la venerazione del popolo ora riposa a Stagliene, presso quella del Maestro e di tanti suoi compagni di cospirazioni, d'ardimenti, di sante iniziative. Vincenzo Brusco=0nnis Pochi ~iorni prima di morire Maurizio Quadrio diceva ad un amico: « Io muoio contento perchè « vi lascio un uomo che ha sofferto moltissimo per « la nostra causa: Brusco Onnis, eh' io chiamerei « il Vittorino da Feltre dei giovani repubblicani ». Vincenzo Brusco Onnis fu invero uno dei più devoti alla causa repubblicana, sin da quando ricco di censo, ricchissimo d'ingegno e di cultura, lasciò i piaceri e gli ozi della gioventù dorata per abbracciare con l'entusiasmo di un neofita, con lo slancio di un vero apostolo, la causa mazziniana. Dal giorno in cui si dette alla causa.repubblicana, come Saffi, tu il fratello d' armi di Mazzini , e di Quadrio. Logico come il secondo fino al più vivo e atroce strazio dell' anima a Talamone insieme ad altri repubblicani si ritirò dalla spedizione dei Mille per non accettare la bandiera Italia e Vittorio Emmanuele colà inalzata da Garibaldi. Vincenzo Brusco Onnis insieme ad altri compagni repubblicani, in omaggio a Rosolino Pi lo che in Sicilia, a capo degli insorti, non aJJevavoluto inalberare la bandiera regia , prima di partire da Genova aveva firmato la seguente dichiarazione pubblicata nel N. 61 dell'Unità Italiana:
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