A GIUSEPPE MAZZIN! la delizia del pubbl.ico: Modena volle invece che il vero in tutte le sue manifestazioni , cd il bello in tutt~ le sue forme più affascinanti e più splendide apparisse sulla scena. l capolavori di Shakespeare, le tragedie di Alfieri, le creazioni semplici e umane d.el grande Goldoni, furono interpretate sulle tavole di guei palcoscenici, dove fino allora aveva trionfato il barocchismo ed il convenzionalismo. Fu una vera battaglia vi·1ta: il teatro che si considerava come un campo libero a tutte le sciapite imprese dei cicisbei, e a tutte ic stupida6gini immuschiate dei cavalieri serventi, allora di gran moda, divenne il geniale ritrovo della gente più colta, una vera scuola ove si apprendeva ad amare ncll' arte la patria allora divisa e tenuta in non cale. E furono allievi di Gustavo la Ristori e la Sadoski, Ernesto Rossi, Gustavo Salvini e Bellotti Bon. Ma venne il 1848, e addio arte, addio gloria del palcoscenico, addio entusiasmi della scena! Ben altri, ben più potenti entusiasmi scuo:evano il patriota! Gustavo insieme alla sua Giulia è parte non ultima dell'eroica resistenza di Palmanova. Stupendo è il diario, con cui la Giulia giorno per giorno, informava la madre dai particolari dell'epica resistenza che le si svolgeva sott'occhio. Affettuosa suora di carità, modesta eroina sui bersagliati bastioni, essa non abbandonando mai la cielicata femminiiita del suo temperamento squisito, rimase al suo pusto, hnchè il generale Zucchi, capitolò. Quale tesoro di affetto nelle lettere di quest' angiolo umanato! « Perchè per l'ambizione dei tiranni, si debbono l'un l'altro sgozzare uomini che non si conoscono, tutti nati ad amarsi, perché tutti nati a operare e a soffrire? ». Caduto Palmanova, Gustavo venne a Firenze; fo eletto deputato alla Assemblea: proferì un soì.o d:- scorso splendido, pigliandosela col Guerrazzi - e a ragione - pen:hè non aveva voluto intendersi con Mazzini e far l' unione con Roma. E a Roma, increscioso di rimanere inerte, venne con la sua gentile consorte, Gustavo. Anche nella eterna città, l'intemerato repubblicano, si centuplicò per essere utile alla patria. Sui bastioni di San Pancrazio, nelle più temerarie avvisaglie, nelle più pericolose s0rtite egli era sempre, tra i primi, e la sera, recitava a prò dei feriti che la Giulia curava negli ospedali e sul campo di guerra. Volsero a rovina le cose d'Italia e Gustavo se ne ritornò in Piemonte e alla scena; la fama di lui poteva omai dirsi gigante. L'Aròducs Massimiliano, il qU:ale, sebbene di casa d'Austria, nutriva pensieri moderni ed atteggiavasi a liberale, fece proporre a Modena la direzione di una compagnia stabile Italiana che a lui, oltre la soddisfazione di amor proprio, avrebbe procurato non pochi denari. Modena, malazzato e alle prese colla mi:;eria-basta leggere l' ultime lettere di lui , per apprendere qual vita di privazioni fosse la sua - rifiutò sdegnosamente cc meglio la morte che un favore dall' Austria». E, quando Camillo Cavour, gli fece consimile proposta, parmi, nel 1856 a Torino, oppose lo stesso ririuto dicendo agli amici « meglio la fame che un favore dalla monarchia ». Gustavo Modena, fino dalla guerra di Crimea e dalla costituzione della Società Nazionale, mostrossi accanito contro ogni unione colla casa di Savoia. Egli che potea dirsi l' aziorie personitìcata , si racchi use nel più disdegnoso riseroo, non risparmiando insolenze, nemmeno a Mazzini che adorava come 1:111 padr~, ne~meno a Garibald!, la cui gloria tanto tasc1110 es~rc1~av~ sulla su~ anima artistica e innamorata qu111d1d1 quanto e bello buono, e grandioso. cc Se vinto, sarà perduto: se sarà vincitore lo perderanno coloro per cui ha combattuto: per ,me voglio vivere e morire repubblicano ii. cc Si ridurrà cieco come Belisario, dopo aver fatto la monarchia, a chiedere l'elemosina ii. E chiama Cavour il pontefice dei falsi liberali: e Torino « la Mecca fetida, puzzolente, schifosa ... e chi ne ha, più ne metta! ii Ed egli, il ferito del 1821, il milite dell' insurrezione romagnola, il prode della spedizione di Savoia, l'umile ma vigoroso eroe di Palmanova e di Roma, lascia passare le campagne del 1859 e del 1860, senza muoversi di casa, senza ristare dalle proteste e dalle imprecazioni : tetragono nella sua implacabilità antimonarchica, ravvisando una stoltezza o magari un tradimento anche il più momentaneo abbandono della idea repubblicana. Ed a quelli di Milano che lo volevano candidato alle elezioni poli ti che del I 860, rispondeva: e< Per essere candidato, bisogna essere candidi ed io sono scadatt0 ». No: Gustavo Modena, il repubblicano dalla fede adamantina, il nemico giurato, di qualunque tirannide, più mazziniano dello stesso Mazzini, ravvisava quasi un d.elitto di lesa fede , l' accomodarsi alle esigenze storiche del momento, il sacrificare all'alto, com une ideale, sia pure per un breve periodo di tempo, le idee carezzate, i principii che, fino dalla prima giovinezza, aveano costituito la fede dei puri e dei liberi. Gli uìtimi anni di vita del grande artista possono dirsi una non interrotta requisitoria, una pertinace protesta contro tutto quauto avviene : smanioso di azione e costretto dalia intransigenza della condotta pretìssasi, a rimanere inerte, mentre f,gitavansi tutti, agevole e comprendere da qual bile fosse compresa quell'anima, nata ad amare. Non recitò più: assalito dalla miseria e ridotto nell~ più tristi condizioni, egli raddoppiò d' aLerezza e nel 1860, come aveva ritìutato 1' offerta di Massimiliano d'Austria e del Conte di Cavour, ritiutò quella del barone Ricasoli che gli avea proposto la direzione e una cattedra dell' Istituto di recitazione a Firenze. Morì a Torino nelr Inverno del 1861. cc All'origliere dell'agonizzante- scrive Brofferiosospiravano gli. ultin11 detti dell'amorosa donna che sempre con lui , sempre per lui visse negli esigli, nelle battaglie, nelle assemblee politiche, nelle tavole sceniche con un atfetto, una devozione, un ~bbandono, un entusiasmo di cui sono capaci soltanto gli angioli in cielo e le donne innamorate sulla terra. E' un di più il dire che il prete non permise che . il cadavere di Gustavo fosse nel camposanto sepolto, e fu accolto inveee nel cimitero degli Evangelici. Imponenti furono i funerali; poi nessuno - per un gran tempo almeno - non parlò dell'artista. Iniquo oblio. Gustavo Modena fu celebre e sorpassò forse in abilità Roscio, Garrik e Talma. Roscio - maestro del gesto a Cicerone - visse in Roma rispettato alla pari di qualunque patrizio: Garrik ebbe da vivo onori sovrani e, -!110rto, lo si seppellì nell'Abbazzia di vVemnister, accanto al mausoleo di Shakespeare, del quale fu il sommo interprete - Talma gode l'intimità di tutti i Titani della rivoluzione Francese e fu prediletto di Napoleone. 1 Gustavo Modena invece trascorse la vita, d'agitazione in agitazione, tutto dedicando se stesso alla
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