Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

37,Q LA R!VISTA POPòLARÈ -I grandi discepoldi i Gustavo e Giulia Modena Tra le figure più geniali di quella collana di eroi che fu la, Giovine Italia, prime3·giano quelle di Gustavo e di Giulia Modena. . · · Della Giulia scrisse Mazzini: <e Giulia Modena fu donna mirabile, come per bellezza, per sentir profondo, per devozione e costanza di affetti e per amore a,lla_sua seconda patria: corse più tardi ogni pericolo di guerra, accanto al marito, nel Veneto e io imparai a conoscerla nel 1849, durante l'assedio di Roma>>~ Di Gustavo scrisse il Bonazzi : « Prima che cominciasse. per lui l' età degli amori egli si era innamorato della sua patria: fu questo il supremo affetto della sua vita, al quale subordinò tutti gli altri: gli studi non fecero che viemeglio sviluppare i grandi e generosi istinti di quell'anima profonda mente appassionata e forse altri tempi ed altri casi ne avrebGustavoiModena tieroJatto qualcuno di quelli eroi che l'artista drammatico ci rappresentava i>. Erano insomma una coppia, buona ed eroica ad un tempo: si sarebbe potuto credere, guardando quei due esseri, tanto al disopra della comune dei mortali , alla leggenda delle anime gemelle che , per buona fortuna, almeno una volta tanto, si siano incontrate su .la terra. Gustavo, buttata in un cantuccio la laurea, dopo essei e stato, da studente, fcri to a Padova da-lla soldataglia Austriaca, erasi trovato nel 1821 col generale Sercognani alla insurrezione Marchigiana e Romagnola, e, andato a male ogni tentativo di resistenza, crasi recato a Marsiglia. Là conobbe Giuseppe Mazzini, là insieme a Nicola Fabrizi, Celeste Menotti, fratello del povero Ciro, Angelo Usiglio, Luigi Amedeo Melegari che fu poi ministro del regno d'Italia, Giuditta Sidoli e Giuseppe Lamberti fondarono - auspice e direttore Giuseppe Mazzini-la Giovine Italia. « Erano elementi preziosi di lavoro - scrisse poi il grande esule - e taluni di essi lo provarono negli anni che seguirono. Ci affratellammo della saldissima tra _le amicizie che è quella santificata dalla unità di un intento buono i>. Fu decisa la spedizione di Savoia, alla quale, in GIUSEPPEMAZZINI una al Mazzini, al Campanella, al R .1ffinie a Manfredo Fanti, trovavasi Gustavo Modena, con uno schioppettone da impaurire i passeri. A causa, più che altro di Ramorino, che ne doveva essere il duce, la piccola colonna si'.sciolse, prima di combattere. Quale strazio per l'anima di Giuseppe Mazzini che era anche ammalato ! Modena si rifugiò in !svizzera e fu allora che conobbe la Giulia che era figlia del notaio Calarne. Si amarono e poco tardarono a sposarsi: ma le persecuzioni del governo Svizzero, impaurito dal! minacci e di tutti i poten lati europei , costrinsere i giovani sposi a troncare il loro idillio e prender la via della fuga. . La traversata dell' Alpi Bernesi impensierisce i più arditi: ma Gustavo e la Giulia, cui la speranza rideva nel cuore, infrapresero a piedi l'aspro viaggio: penetrarono nei boschi e si arrampicarono sui più scoscesi dirupi: spesso la capanna di un mandriano pietoso fu il loro asilo notturno: talvolta ebbero per tetto una tana. Gustavo, in una triste giornata fu preso dalle febbri : non perse il coraggio la sua fida compagna, la quale, con uno sforzo di volontà, triplicò le proprie forze e, preso in collo, quasichè fo$se un fanciullo, il marito, lo trasse in loco sicuro, ove potè riaversi. Giunsero 1 Bruxelles - ma quale non fu la loro vita! Gustavo corresse dapprima le bozze in una tipograiìa, poi fece il sensale di carrozze, mentre la Giulia andava in mercato a .vendere i maccheroni, dopo avere impegnato perfino l' anello matrimoniale. Mazzini era a Londra; Gustavo non potè resistere alla smania di raggiungerlo. Mazzini, seguendo l'esempio de.l Foscolo e di Gabriele Rossetti, intendeva le sue cure più assidue alla pubblicazione e alla volgarizzazione delle opere di Dante. (luale miglior mezzo per rag 5 iungere il nobile intendimento di quello di far declamare da un artista come Modena, i canti più scultorii e le più in dovi nate descrizioni del divino poema! E Modena al teatro della regina interpretò sulla scena, con una efficacia da non temer riscontro, le nobili creazioni dell'Alighieri - e così la Giovine Italia ponevasi sotto gli auspicii del più grande tra i figli d'Italia. Mod·ena truccavasi, come si dice nel gergo teatrale, da Alighieri. Un giovine amanuense, col costume Fiorentino del secoJo XllI, scriveva sotto dettatura del poeta: i dolci sospiri di Francesca, le invettive superbamente solenni di Farinata, lo sdegno di Capaneo, le invocazioni alla patria di Sordello, il cupo lamento di Ugolino, il supplizio atroce dei ladri che si trasformano in serpenti e dei papi simoniaci, capovolti nelle buche guizzanti fiamme dell'inferno, trovarono nel Modena l'interprete più fine, più siCL1ro,più energico-e la nobile folla dei Lords che empieva l'aristocratico teatro, presa da delirante entusiasmo prorompeva negli applausi più caldi, confondendo i suoi evviva a Dante, con quelli all' Italia. E la Giulia, anelante dietro le quinte, allorchè il tenero sposo, commosso, sfuggiva alle acclamazioni del pubblico, col più tenero dei baci dava a lui il più gradito dei premi. Modena è stato il vero caposcuola dell' arte rappresentativa in Italia. Le commedie a soggetto, le pantomime del celebre Chiarini, gli spettacoli acrobatici erano allora

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