364 LA RIVISTA POPOLARE Diamante , esclamò: è l' ultima volta che me ne mangi, alludendo ai mezzi di cui egli ed i suoi si erano ser\'iti per cattivarsi la confidenza del malaccorto Guardarme; indicando quindi la casa locata al coaccusato Devalasco in S. Lorenzo di Casanova, disse colà esservi di tutto , alludendo alle armi , alle munizioni ed agli armati che vi si trovano; poco stante Casareto e Lastrico aggiungevano che sotto la caserma dei Bersaglic:ri da S. Ambrogio vi era un sacco di polvere, che se i Bersaglieri non fossero andati via da Genova si sarebbe fatto saltare la caserma, che vi era quanto bastava per cacciare in aria palazzi, e finalmente entrati nel forte cercavano di rassicurare i timidi a non aver paura, che a Genova eravi il Governo provvisorio, al quale non meno che alla repubblica gridavano viva, che comandavano essi, e tutto ciò dopo di avere, armata mano, replicatamente intimato ai soldati di arrendasi, che altrimenti li avrebbero uccisi ; Che complici nell'esecuzione dell'attentato sono : Francesco Moro, Carlo Banchero, Girolamo Figari, Antonio Pittaluga, Tommaso Rebisso , Teobaldo Ricchiardi , Andrea Sanguineti, Ferdinando Deoberti, Francesco Canepa e Gio. Batt. Capurro minore degli anni 18 per averne aiutato ed assistito gli autori nei fatti che lo prepararono lo facilitarono e lo consumarono; Che nel fatto concernente il Maso, senza far caso ddle voci corse nella banda invaditrice, che le armi distribuite nella casa Develasco siano state da lui caricate , è risultato che nelle ore pomeridiane del" 29 giugno andò con Pittaluga Ignazio , Banchera e Cant:pa a S. Lorenzo di Casanova aprendo egli colla chiave che portava la casa del Develasco, d' onde più tardi andò con essi al Diamante, dove già erano andati per altra via Lastrico, Deoberti, Sanguineti e Casareto, dice11do per istrada tra loro, Moro, Pittaluga Ignazio, e Banchero: ha11nomangiato e mangiato, ci costa qualche cosa, ma alla fine sono come il pesce lupo rimasto ali' amo , alludendo ai due guardarme dello Sperone e del Diamante; che Pittaluga Ignazio avendo scritto· a Genova una lettera per domandare soccorso d' ogni specie, la quale fu pure sottoscritta da Lastrico e Casareto, fu pel recapito consegnata a Girolamo Figari ed al Moro, ma questi solo se ne incaricò, assicurando che, anzichè lasciarsela prendere l'avrebbe mangiata; Che il Banchero non solo entrò coi sopradetti nel Diamante, non solo tenne coll'Ignazio Pittaluga e col Moro il riferito discorso intorno al pesce lupo colto ali' amo, ma condusse pure a S. Lorenzo il coaccusato Canepa, pagandone il viaggio sino a Bolzaneto per la strada ferrata, ed un'altro, posto ora fuori ,causa, indicò la casa Devalasco dove li condusse e strada facendo da Bolzaneto a S. Lorenzo, fatti fermare i compagni, loro dimandò che cosa meriterebbe chi tradisse, alla quale domanda fu risposto - coltellate ; Che il Figari trovato dai compagni a Bolzaneto , dove gli aveva con altri preceduto, andò con essi primissimamente alla casa Devalasco, e qumdi al Diamante, ncll' interno del quak fu veduto armato come tutti gli altri di schioppo , siccome disse il suo garzone e coaccusato Gio. Batt. Capurro ; Che l'Antonio Pittaluga, se non fu veduto nel Diamante, era però cogli altri , e così con suo fratello nella casa Develasco, donde contemporaneamente uscì colla brigata, e se forse non la seguitò sino alla meta della spedizione, egli è , come opinò qualche testimonio, per avere voluto andar a prendere notizie dei complici di S. Pantaleo, e per assicurarsi del guardarme dello Sperone, col quale allo scopo di trarlo nella rete, si era messo in istretta relaz:one ; Che Sanguineto, Deoberti, Canepa ed il Capurro ammettono e~i stessi quello che altronde è pure risultato, che cioè entrarono armati cogli altri nel Diamante, scusandosi però col cercare· di persuadere che vi furono tratti con inganno, ma inutilmente, poichè la qualità ed il modo della riunione bastavano per se per aprire loro gli occhi e del resto , a detto dd medesimo Capurro, nello armarsi e nel fare i preparativi di partenza dalla casa Develasco, dicevasi generalmente che s'andava a prendere il forte per fare la rivoluzione ; Che questa ragione si applica pure al Bebisso, il quale andò cc n loro a Bolzaneto , di là a S. Lorenzo , e quindi con loro entrò nel forte colle armi alla mano , come fece eziandio il Ricchiardi, siccome è risultato dalle sue confessioni in due tempi diversi fatte a due diversi testimoni che. gliele sostennero in faccia ed al faciente funzioni di assessore di pubblica sicurezza delle quali non si è potuto non fare il massimo caso, sia perchè i testimoni e quell' impiegato di pubblica sicurezza riferirono cose che non potevano essere state dette che da un testimonio di vista di quanto era succeduto nel Diamante, dove essi non erano, sia perchè tutti e tre gliela sostennero in faccia nella procedura scritta, ed ai due primi anche nel pubblico dibattimento, sia perchè le confessioni di lui sono avvalorate da che si assentò dal bigliardo, dove dice aver passato la giornata del 29 giugno all'ora appunto quinta pomeridiana, in cui parte della fazione si è avviato a Bolzaneto , dalla puzza di rhum che la sua bocca tramandava alle ore sette mattutine del 30, e così poche ore dopo che , prima di sciogliersi , la banda aveva fatte copiose libazioni di quel liquore, dalla circostanza che, a detta di lui stesso, poco prima di partire per Bolzaneto domandò ad un conoscente due soldi per levarsi la fame, e dall'essere stato veduto la mattina del 30 colle vestimenta umide e sucide e colle scarpe rotte ed inzaccherate per modo da indicare che nella precedente notte piovigginosa che le portava aveva lungamente camminato per dirupate strade; Che dal pubblico dibattimento non essendo però risultato chi sia stato il barbaro uccisore del sergente Pastrane , netl' atto in cui così nobilmente compiva il suo dovere militare, ed avendosi anzi dalla procedura scritta argomenti per credere che i'omicida sia l'uno dei contumaci , nè il Moro , nè il Banchero, nè i loro compagni non ne possono c:ssere rt:sponsabili per h: regole generali del diritto, con fermato dal tenore dell'art. 198 del Codice penale prescrivente il modo di punizione degli autori dd reati commessi durante il corso e per occasione di una sedizione; Che, ritenendosi gli stessi come complici, e dovendosi perciò la pena a loro riguardo diminuire a norma dell'art. 109 del Codice penale, riesce inutile i'occuparsi dell'argomei1to che la difesa volle desumere dalle combinate disposizioni degli ar - ticoli 194 e 196 del Codice medesimo, mentre la pena 111 cui a termine di tali articoli sarebbero incorsi sarebbe maggiore, o per lo meno uguale a quella 1..he può loro come complici essere applicata ; I (Che, complici dell'attentato al quale erano indirizzati e coordinati tutti i fatti seguiti in quella notte so_noAgostino Marchese, Luigi Stallaggi, Giuseppe Canale ; Bernardo Oliva ed Enrico Tas.:hin=, per avere cooperato alla formazione e costituzione delle: riunioni di persone necessarie per eseguire l'attentato medesimo, poichè il Marchese, già condannato ad un anno di carcere per sentenza letta all'udienza, grandemente si adoperò per raccogliere la turba di gente che si radunò nella casa Gianuè da S. Brigida, trascinando seco i (Ompagni, che, se.:ondo l'usato, volevano andar fuori Porta Pila, e cht:, egli invece ·persuase ad andare alla birraria dell' Acquaverde e quindi alla casa Gianuè, persuadendoli che un signore, che voleva sentirli cantare, loro avrebbe dato da cena, che ve li condusse ditfatti e li fece entrare nella casa stessa, donde persone armate impedivano l' uscita agli ingannati, ma non agli ingannatori, poichè, accortosi il Marchese che fra quelli con lui partiti dalla birraria mancava uno, fu a cercarlo per istrada, e, ·trovatolo, gli fece premura di entrare, dicendo che i cowpagni erano già a tavola ; i giovani da lui per tal modo sedotti glie ne fecero amari rimproveri, ma egli r;spondeva, dando loro dei vili, aggiungendo che bisognava battersi e che loro si sarebbero date armi ; la domani due o tre di quelli gli ripeterono per strada i rimproveri, ed egli si scusò dicendo (( chè adesso era fatto n e raccomandando che tacessero; e la domenica successiva nelle ore pomeridiane avendo tentato di associarsi, come per lo passato, ai suoi soliti compagni, questi non lo guardarono in viso, e finirono per fargli dire da uno di essi che, pd cattivo tratto loro usato non lo volevano più in loro compagnia ; Che Stallaggi, dopo di avere: qualche tempo prima del 29 giugno presso S. Girolamo domandato al coaccusato Giovanni Garbarini, se sarebbe stato pronto a prendere le armi per liberare la patria, e di averne avuto aff<::rmativa risposta, prese nota delle sue generalità e di quelle di Enrico Razeto , com - pagno del Garbarino, e dopo di a vere la mattina del 29 dato loro appuntamen!0 per la sera in Castelletto , dove si trovarono di fatto li condusse nel magazzino del coaccusato Luigi Roggero, dove egli non entrò pi::r aver male ad una gamba, ma dove ben sapeva radunarsi la fazione destinata ad invadere il palazzo Tursi; vero è che l'invito a prendere 1è armi anteteriore al 29 giugno non è attestato che dal Garbarino , ma, andando questi in tutto il rimanente perfettissimamente nelle più minute circostanze d'accordo col Razeto, convicn iire che quest'ultimo, che pur ammette che era a S. Gerolamo , non abbia sentito il colloquio , per essere forse momentaneamente alquanto distante, e queste uniformità, a fronte delle proteste dello Stallaggi di non conoscere e di non aver mai veduto nè l'uno , nè l'altro ingenera piena fede ai loro detti , che non possono essere suggerito da nessuno particolare interesse·; Che Canale condw;se quattro altri giovani nel medesimo magazzino del Roggero dopo di aver loro pagato da bere in una osteria dal Teatro Dinuno; e di averli persuasi ad andare con lui in un luogo dove si sarebbe mangiato e bevuto , con essi entrò effettivamente, ed a chi gli domandava spiet azione intorno alla loro condotta in quel luogo rispondeva di mangiare e bere, e non cercar altro, ad altri che volevano uscire, con
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