A GIUSEPPE MAZZINI 363 convénticole fosse nella indicata notte assegnata una speciale missione : a quella raccolta in prossimità di Santa Brigida lo assalire il vicino Arsenalt: di terra, a quella convocata presso S. Siro nel magazzino Roggiero l'occupare il palazzo Tursi, ov'è in deposito l'armamento della Nazionale Milizia, a quella raccolta nella casa presso S. Pantaleo l'occupazione dello Sperone, a quella riunita a S. Lorenzo di Casanova l' incarico recato ad atto d' invadare il forte Diamante; si ebbero prove che a fornire ciascuna di quelle adunanze di un competente numero di esecutori ddla trama fu per tutte adoperato l'identico stratagemma di trarvi operai e giovinetti ìnesperti, coll'esca di farsi baldoria , e darsi bd tempo ; in tutte adoperata la precauzione di porre persone armate sull'uscio che con minaccie di morte impedivano agli entromessi no'., consenziente lo allontanarsi dal luogo ; in tutte manifestati gli stessi propositi di sommossa, mentre in tutte un quasi simultaneo ordine di scioglimento , sopravvenuto da ignota persona , diede segno allo sbandarsi degli adunati ; Considerando che a bene e chiaramente palesare il carattere dei moti avvenuti nella notte d !l 29 giugno , e a dimostrare insieme come al concorso dei rn.ezzi immediati specificati poc'anzi precedessero disposizioni preparatorie, valse un complesso di fatti fra loro intimamente collocati e strettamente connessi, dei quali pure si ottenne luminosa dimostrazione. Ciò si dedusse in fatti dalle istruzioni e avvertenze per le bande armate. soscritte da Giusepp:: Mazzini, e rinvenute presso uno degli accusati al momento del suo arresto; da varie lettere da lui vergate , e sequ~strate durante l' istruttoria sul dosso ed in casa di altri accusati. o presso altre persone con loro strette in relazione , e specialmente da quella indirizzata .al Savi col,.i contemporanea tras ':issione degli statuti dalla Giovine Italia, nei quali dicendosi questa per essenza repubblicana e unitaria, il Ma7.Zini nell'inviarli protesta esser tale s-:mpre la sua bandiera, dn quella rinvenuta fra le carte del1'Antonio Mosto, in cui si approva il Comitato d'Azione formato in Genova , da una serie di articoli inseriti nel giornale 1' Italia e Popolo e nel toglio p<!riodico che gli succedeva col titolo d' Italia del Popolo, in cui proclamasi l'impotenza della Monarc4ia di Sa voi a a procacciare la redenzione d' Italia, dai discorsi tenuti in occasioi1e che in Sestri Ponente s' inaugurava la Società degli Operai il giorno medesimo che precedette a quello dei moti di che si tratta, e in cui dicendosi schiava la nostra bandiera, e vile chi non prendesse le armi , accenna vasi a che il tempo di brandirle era vicino , e forse che il domani sarebbe stato il giorno da ciò ; ed infine dai discorsi dall' [gnazio Pittaluga tenuti con più persone intorno ad una rivoll17.ione da farsi meglio organizzata che quella del 1849. Nè a far reputare diversi l'indole e il fine dell'impresa, a cui s'accingevano i macchinatari del reato in discorso, varrebbe l'opporre, che intento unico degli accusati. come del partito d'azione, si fosse il promuovere l'insurrezione nelle altre parti d'Italia per ottenerne l'affrancamento dallo straniero, e la tramata unità, non mai quello di immutare la forma delle istituzioni che ci governano, dappoichè, ritenute le dottrine, i principii direttivi e le esplicite proposizioni espresse nei documenti sovra enunciati ~ impossibile il conciliarne l'applicazione colla conservazione dell'Ordine Monarchico Costituzionale. Che anzi il sostenere come il Mazzini, conseguito che fosse l' affrancamento d'Italia, rimetterebbe nella Nazione convocata l'arbitrio di determinare la forma definitiva di reggimento a cui le piacesse di sottostare, evidentemente appalesa , come a tal uopo ries.::irebbe d'assoluta necessità il preparare il terreno sgombro da ogni osta.::olo <li governo qualsiasi che attualmente sussista, e quindi per logica necessità quello che vige nella città che si volea punta di leva alla insurrezione della penisola intiera; Che, stabilito per tutto ciò , come un.a cospirazione in Genova si era ordita, all'intento di distruggere la forma del Governo, e che un vero attentato per porla in opera si commetteva nella notte del 29 giugno ultimo, attentato che non meno della cospirazione fu dal P. M. chiaramente dedotta e carat•· terizzata nell'atto di accusa, sia coll'essersi riferito all'art. 185 del Codice penale, che• comprende entrambi i reati, sia coll'avere specificatamente accennato agli atti di esecuzione coi quali la cospirazione si è mandarn ad effetto; soprabbondarono poi pure le prove atte a convincere e porre in chiaro quali ne fossero i principali ordinatori, quali gli esecutori , e quali infine i cooperatori in grado più o meno efficace ; Che tutto, infatti, il complesso delle risultanze ottenute, gli articoli del giornale l'Italia del Popolo soscritti da Giuseppe Mazzini, gli statuti della Giovine Italia da lui trasmessa al Direttore di quel giornale in· tempo assai prossimo ai movimenti del 29 giugno, le lettere sequestrate sulla persona dell'accusato' Bisso, arrestato sul Lago Maggiore il dì 1° di agosto, lettere delle quali fu ~ccertato il caratter.e di Mazzini, mediante perizia, e gli opportuni raffronti con altre mdubbiamente riconosciute per sue, le disposizioni di chi attestò anche nel processo scritto come il coaccusato contumace Gio. Battista Casareta nel giorno stesso del 29 giugno apertamente dichiarava come dopo 18 mesi era finalmente venuto dal Mazzini l'ordine di operare, sog,;iun~endo com'era questi dimorato per assai tempo in casa sua; l'esser pure constato, come il Mazzini, trovandosi in Genova 6 mesi circa prima del 29 giugno , a chi procurava distoglierlo dai suoi concetti rispondeva : eppu1·e la cosa andrà, e finalmente le ammessioni che si riscontrano negli articoli intitolati la Situa 1ione, inseriti nell'Italia del Popolo, palesavano ad evidenza essere stato il Mazzini l' autore principale della cospirazione di che si tratta ; Che ciò in modo più esplicito si desume da un brano d'una delle lettere succennate , in cui è detto : « Sebbene tutto sia <e andato a male , abbiate per fermo che l'azione è possibile, « che l'elemento popolare, quantunque abbia parzialmente manu cato , t! buono e potrebbe agire. Più che mai sono risoluto « di andare fino all'ultimo punto in questo disperato confitto, <e fra tutti i poteri costituiti e me » , e in altra « rimango lo e< stesso e mi occuperò <li rifare 11. Che mentre dal tenore di queste lettere si ritrae la funesta pertinacia del Mazzini nei suoi disegni sovvertitori , se ne addimostra insieme persistente il proposito di adoperare di preferenza ·a strumenti quelle classi dd popolo che facili ad aggirare come più naturalmente desiderose di migliorare ll'I loro condizione e cupide di cose nuove , sperano in un subito e generale mutamento sociale il mezzo di appagare lo intento, il che pure ebb.; suggello di eloquenza conferma nei gridi di viva Marzini inalzafi nell'adunanza degli Operai di Sestri, ivi tenuta il dì innanzi all'attentato, e nella quale accennavasi a che il giorno di brandir le armi poteva appunto esser il domani; Che insieme col Mazzini cospiratori furono Antonio Mosto, e\ Angelo· Mangini, siccome è risultato, riguardo al primo, dalle carte sequestrate nel cassetto di uno scrittoio situato in una camera da letto dell'alloggio da lui preso in affitto in una casa di campagna in Cornegliano, ed in ispecie dalla lettera del settembre 185 o , trovata con a !tre carte riconosciute proprie di lui Antonio Mosto, con cui Mazzini, qualificandolo fratello, dichiara ad ogni patriota credente nei principii che segue , che il vostro Comitato d' azione costituito in Genova è in· pieno accordo con lui, e che avrà qualunque appoggio prestato dai patrioti alle vostre operazioni come prestato alle sue , e conchiude col manifestare il desiderio che possono nel vostro lavoro unificarsi tutti gli elementi attivi dello Stato, e riguardo al secondo, dalla notorietà delle intime sue relazioni coi Mazziniani e dalla léttera da lui scritta il 3 luglio dello scorso anno a persona godente tutta la confidenza del partito e sequestrate in '1]Uesta città nella casa abitata già da Carlo Pisacane, nella quale, dnpo di aver detto, che il dado sembra gettato, se capaci, potremo anco,-a fare qualche cosa di bene, parla di un Checco e/re non dispera ancora di tutto, e conchiude col dire che trovasi col comune amico il conosciuto Luigi Stallo, e domanda per favore notizie del nostro Roggero altro coaccusato; Che esecutori dell' attentato sono stati Ignazio Pittaluga, Gio. Batt. Casareto e Michele Lastrico, i quali dopo di essersi adoperati· per radunare persone nelle vicinanze del Diamante, vi entrarono essi dapprima mediante la soverchia condiscenza del Guardarme che seppero cattivarsi con male arti usate per lungo tempo precedente, vi fecero bere vino e liquori alterati ai sold;iti, e quindi vi fecero irrompere la banda per essi a tale uopo preparata, la quale capitanata dal Pittaluga e potentemente secoridato dai Casareto e Lastrico, dopo di avere fatto violenza alla sentinella, trascinandola pel collo e minacciandola con pistole, e dopo di avere chiuso i soldati tutti nel camerone nel quale fu ucciso il sergente Pastrone, prese possesso c.!el forte, sfondando le porte dei magazzini , levandone e distrubendo la polvere, trasportando mortai, ed appuntando cannoni, e non se ne andò che nel mattino successivo, quando per la mancanza del convenuto segnale sul forte dello Sperone, Pittaluga , che per vederlo aveva seco portato un canocchiale ,· che vi è ri•- masto , indusse colle parole e coll'esempio i compagni a fuggire di là per non esservi arrestati ; Che t;Jtti e tre conoscevano Io scopo finale dell' attentato, poichè Pittaluga e Lastrico dissero al coaccusato Deoberti, uscendo dal tiro nazionale, dove qualche tempo prima era stato condotto dal Pittaluga, che l'esercizio del tiro avrebbe loro servito per conseguire la libertà , mandar via tutti i mangiatori, levarsi le tasse, togliere di mezzo la polizia, per fare insomma una rivoluzione meglio organiz~ata che nel I 849; e Casareto, strada facendo per il Diamantè nel pomeriggio del 29 giugno, disse a quelli della sua brigata che dopo diciotto mesi di aspettativa il momento era finalmente arrivato, chè l'ordine di Mazzini era giunto; vedendo~)oscia da lungi il Guardarme_del
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