380 LA RIVISTA POPOLARE cc Avverta il Pubbico Ministero che, dove i fatti aves- <c sero il senso che egli crede, si verrebbe alla do- <c lorosa conseguenza che in questo unico stato d'Ita- <c lia dove esiste libertà, esiste un vasto malcontento « eziandio, che gli italiani sono una razza selvaggia cc e feroce, che a gran numero di essi sorride un cc futuro di stra 0 e ordinata a rapina. Colla nostra <e esplicazione, Eccellenze, le nobili tradizioni del cc passato son sacre, sacre le speranze dell'avvenire, cc il malcontento svanisce, non cade tant' onta sul cc nome italiano, è inutile l'opera del carnefice. - (( Scegliete )), (Supplemento al N. IO della Garzetta dei Tribunali, Genova, 8 Mano 1858). Eppure il pubblico accusatore del Regno Costituzionale, vincendo in ferocia il cc Pacifico» procu ... rato re del Borbone, insistendo sulla falsa accusa, chiese dodici teste, men tre l' accusatore borbonico, per gli imputati colti davvero in flagrante, si era contentato di domandarne sette (r). E il Presidente della Corte d'appello Murialdi, coi consiglieri Vassallo, Parodi, Mangini, Croceo e Morelli, condannò a morte sei: Mazzini, Mosto, Mangini, Casareto, Lastrico, Pittalug!=l Ignazio; dieci a 20 anni di lavori forzati; otto a 12 anni; dieci a r'O anni, e tra questi Savi, il direttore dell'Italia del Popolo; poi il ragazzo Capurro ad anni sette. La pena capitale fu poi commutata in galera a vita. Per le nozze del Principe Napoleone con Clotilde, figlia di Vittorio Emanuele, fu accordata nel 59, l'a~nistia a tutti, fuorchè a Mazzini. Quasi tutti i liberati accorsero a combattere per l'Unità della Patria. Molti partirono da Quarto coi mille e fra questi il Savi, sebbene affranto per le sofferenze _ della prigionia, e fece tutte le campagne delle Due Sicilie. Mosto capitanò i famosi bersaglieri genovesi, tra cui, dopo la loro liberazione dai sotte_r-:- ranei di Favignana, accorsero molti dei superst1t1 di Pisacane. Garibaldi accogliendoli a braccia aperte sulla sua terrazza favorita della Reggia di Palermo, disse: cc I primi on ,ri a Pisacane, precursore, e a questi bravi pionieri >>. • • E disse bene. Qudr ultima catastrofe appiano davvero la via del trionfo! Da parte sua Cavour riuscì ad indurre il Bonaparte ad allearsi col re del Piemonte per fare la guerra all'Austria, promettendo la Savoja t' lasciando in forse Nizza; con Murata Napoli; il Papa a Roma; e le Legazioni da aggiungersi alla Toscana da formarne un regno a un pretendente futuro, se il granduca, avesse preso la parte dell'Astria nella guerra. Questo a patto che la Lombardia e il Veneto venissero aggiunte al Piemonte con Piacenza e Modena ,(2). ( r) Ecco la sentenza di Salerno , ove Diego Tajani tuttora vivo si distinse per l'audacia e lo splendore della sua difesa : Nicotera, Gagliani, Santandrca, Giordano, Valletta, La Sala e De-Martino furono condannati a morte, due all'ergastolo, nove a 30 anni di ferri, cinquantadue a 25 anni, Bonomi n otto anni di fortt!zza , ottanta ad un aumento di punizione , della reh:gazione, ad essere confinati pel rimant:nte della loro prima sentenza, guarnnt'otto alla prigionia, due all'esilio correzionale e cinquantasei da ritornare a Ponza a disposizione ddla polizia. Sulle accuse di ladronecci che pesavano su loro, la corte colla formola di consta che non ne assolvetti! Nicotera e i sedici compagni suoi, e per gli altri colla formola: non consta, decise che tali accuse non erano provate. Questa sola accusa era quella Lhe fosse di peso agli insorti, e un tale verdetto diede loro piena soddisfazione. Appena letta la sentenza, il procuratore generale aprì e lesse un plico ufficiale che annunziava che l'esecuzione dei sette condannati a morte era sospesa. Fra i prigionieri politici di Salerno furono sottoposti al cavalletto Anselmo Esposito , Giuseppe Magno, Giuseppe Olivieri , Salvatore Depadova , Giuseppe Tangrese, Giuseppe Riggione. (2) Vedi nel m vol. delle lettere inedite di Cavour pubblicate dal Chiala la relazione del suo colloquio con Napoleone III a Plombières nel 24 luglio 58 fatta dallo stesso Cavour. P. I.-XIV. Affranto di salute, angosciato_ per la perdita di sì nobile schiera d' eroi, esauriti tutti i mezzi pecuniari minacciato di sequestro della piccola annualità che la madre sua avevagli assi-curato; Mazzini non si perdette d'animo, anzi esplicò una raddoppiata energia per affrontare i nuovi ostacoli, che insorgevano a minacciare il compimento di quell'ideale pcl quale quegli eroi erano corsi al martirio. Vide inevitabile la guerra colla fatale alleanza e ne previde· tutte le conseguenze,- qualora il Bonaparte fosse riuscito nel suo nobile intento di sostituire il predominio ·francese a quello austriaco in Italia. Su fatti accertati e con l'intuizione del suo genio, previde che l' intenzione di Napoleone non era già di distruggere l'Austria, ma soltanto di indebolirla nel settentrione, per impedirle ogni azione al centro e al sud d' Italia, ove sperava insediare due membri· della sua d1nastia. Ed in r 5 dicembre r 858 nel giornale « Pensiero ed Ar_ione » Mazzini così ammoniYa gli Italiani: « Avete una pace subita, rovinosa, fatale per gli in- << sorti a mezzo la guerra. Un Campoformio, che darà « alle vendette nemiche la più parte tra le provin- « cie insorte. Temendo una guerra prolungata e « l'insorgere dei popoli, Luigi Napoleone accetterà « la prima proposta dell'Austria e i desideri pacifici « delle alt1:e potenze, costringerà il Monarca Sardo « a desistere, concedendogli una zona di terreno <e qualunque a seconda dei casi, e abbandonerà, tra- « dite le provincie Venete e parte delle Lombarde». (N. 8 del Pensiero ed Ar_ione). La raccolta di questo aiornale è rara. Una la tengo io a disposizione. Fu ~ubblicato in Londra - 61, Hatton Garden·- fino al Maaaio '59; poi sospeso durant~ la guerra. Ripresa la pubblicazione in Luglio -dopo la pace di Villafranca-- nel Gennaio r860 Alberto Mario dopo la prigione (a Boloana 1859) ne divenne il Direttore. Lo stampò a Luaa~o e a lùi e al giornale, Cavour fece la stessa guen~a spietata che aveva fa1t~ all'Ita{ia del. Popolo - .Inaiunse al governo della Svizzera d1 bandire Mario d~l Canto1~e e di proibire il giornale per non esporre le autorità cantonali a delle noie; Mario si rifuo-iò in campaana e il giornale fu stampato clandestinamente fin; al Maggio in cui egli partì per la Sicilia - Allora Maurizio Quadrio incominciò la publicazione dell'Unità Italiana a Milano e più tardi Campanella diresse il Dovere a ·Genova.. . E per trasformare la catastrofe ccr!a rn una vittoria v'era un solo modo: quello d1 concentrare tutte le forze della nazione; unire i popoli, il Re, l'esercito per fare fronte ai nemici dell'Unità. E il 28 febbraio 1859, rinnovando le proteste contro l' alleanza, dichiarò, in nome suo e dei repubblicani firmatari che <e in quanto riguarda la mocc narchia Piemo1~tese la questione dell'oggi non è « per noi quc•;ti?ne di Rep~b~lic_a, ma d'Unità e di cc sovranità nazionale >>. D1ch1aro che abborrendo eaualmente dall'austriaco in Lombardia, come da o~ni altro straniero armato in Roma e altrove, amand~ con lo stesso amore l'Italiano di Sicilia e l' Italiano delle terre Alpine, i repubblicani volevano e anelavano guerra all' unico _grido di : Viva l'Italia,, Viva la Patria Una; e che 111una guerra, condott1 con sole forze nazionali, essi seguirebbero sull'arena la monarchia Piemontese e promuoverebbero con tutti i loro sforzi il buon esito di essa, purchè tendente in modo esplicito all'Unità Italiana.: E appena fi~·~ata la pa.ce di Villafranca , da lui prevista, Mazzm1 e quanti av~vano co.i:nbattuto con Garibaldi in Lombardia - (e 111 omagg10 al vero devesi dire che la maggior parte dei tìrmatarii della protesta, non sape;1do res_istere alla vo~t:ttà di .menar_e le mani contro 1 Austria avevano gia raggmnto 11 Duce Amico) - corsero in Italia per mantenere la promessa. E Crisp-i arrischiò la vita percorrendo due
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