Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPE MAZZINI 359 accanita, di strage alle truppe, - tutte le istruzioni suonavano « non violenz.a ! I soldati Piemontesi sono italiani necessari per la redenzione della patria comune >>. Appariva chiaramente il fatto che quanti tra gli imputati (e molti erano 1ffatto ignari perfino della spedizione di Pisacane) avevano avuto contatto coi capi, erano stati da questi informati che nel sud d'Italia v'era grande fermento tra i popoli oppressi, i quali, stanchi di vedere tormentati, torturati, imprigionati, massacrati i loro migliori, erano decisi ad insorgere; che alcuni degli esuli, loro concittadini, si preparavano a correre in aiuto dell' insurrezione. Essi erano stati richiesti, se quali uomini liberi in paese libero, avessero voluto soccorrere quegli insorti; ptendere armi e munizioni nell'arsenal::>, ca·•icare queste sopra un bastimento del porto; impadronirsi di sorpresa di alcuni punti della città per impedire il concentramento dei soldati. fino a tanto che le armi ed i volontari fossero salpati. Tutti quanti - anche coloro che durante gli iniqui interrogatori segreti, minacciati di galera e di morte, avevano risposto si! si! si I ( 1), come voleva Sua Eccellenza - negarono che giammai fosse stato loro parlato di distruggere il Governo, di bandire guerra a Casa Savoia; che mai avevano sentito parlare di Repubblica, di bandiera rossa; che il motto d' ordine era stato: La Nazione; che la bandiera era il tricolore; e che si credevano sicuri che nel caso di rivoluzione riuscita, Re ed esercito Piemontese si sarebbero, come nel '48, mossi in aiuto dei fratelli. Infiniti i tentativi fatti per incolpare Savi, e gli agguati tesi agli imputati per indurli a dichiarare che da lui avevano ricevuto delle istruzioni e degli eccitamenti. Non uno solo rispose affermativamente. O dicevano che non lo conoscevano, o che lo riconoscevano soltanto per il Direttore dell'Italia del Popolo (2). ( 1) Dei testi citati dal governo molti mancarono. Uno disse che alle feste operaie di Sestri Ponente non sentì gridare « Viva la Repubblica 1>, nè vide Savi; che l'oratore principale disse : cc Non siamo più ai tempi di fare scampagnate; ma di unirci per difendere la patria. Vile chi non prende le armi per essa. Presidente - « Avete sentito: Viva la repubblica? » Imputato - « Ho sentito : Viva Savoja 11 Bartolomeo Varenna, riuscito a scappare a Locarno, davanti a pubblico Notaro col visto del Commissario di Governo e del Consiglio di Stato della Repubblica del Canton Ticino, dichiara che quanto aveva deposto durante l'interrogatorio, e strappatogli dallo spavento, è contrario al 1,ero; che, non volendo lasciare l'Europa col rimorso di avere danneggiato tre innocenti, disdice e ritratta tutto. M. G. avvertito che le sue parole in pubblico non confer-- mano l'esame scritto, risponde : 11 Hanno scritto quello che hanno voluto >1 Il Presidente a Capurro : (( Prima avete negato tutto ! » Capurro : u Mi avevano minacciato di mandarmi in gakra ed io ho negato tutto. Ora dico la verità 11. La difesa ha fatto leggere una dichiarazione in margine al processo, scritta da un noto fztn{ionario di cui fn dietro istanza di Carcassa verificato la calligrafia da un perito: 1c N. B. Questo esame è falso come quelli che seguono dei cinque militari, avendo deposto il falso di concerto col Guardarrne , come risulta dal processo dell'Uditorio di Guerra 11. Moro, capo ameno, soprannominato Baxaicò facchino risoluto, patriota , poi soldato di Garibaldi , dietro insistenza del Presidente , che egli si trovato al Forte del Diamante , rispose : « Dissero che Baxaicò era grasso. Mi guardi eccellenza se sono grasso, e noi fui mai come adesso. Quando andai dall'assessore, mi ricevette colle pistole come fossi un brigante » . Durante un'inondazione a Genova il Baxaicò si era gettato nel canale per salvare i minacciati, e fu trascinato dalla corrente in mare. Nel '48 , pure essendo congedato , si recò al comando militare e disse : « Sono venuto a servire l'Italia » e fece la campegna tenendo (( ottima condotta ». Quel Baxaicò era 'il tipo vero del popolano Genovese. (2) L'avYocato Giuseppe Carcassi - patriotta esimio, a MazL'avv. Giuseppe Carcassi-gloria del Foro Genovese-fu l'anima della difesa, splendidamente e gratuitamente condotta dagli avvocati Cabella, Bozzo Andrea e Pantaleo, Tofano, Leseroni, Zuppetta, Castagnola, Celesia, Boldreni, Merialdi, Bruzzo, Gianelli, Castiglioni, Ronco, Cavagnaro, Parodi, Cavagnino, Romagnoli, Molfini, Chiodo, Maurizio Carcassi. Il Carcassi stette sulla breccia dì e notte durante i sei mesi dell'istruttoria segreta, riuscendo sempre a scuoprire quanto era a carico dei singoli arrestati, facendo partire i veri compromessi, dolente di non aver potuto indurre Savì a passare la frontiera. Soccorreva i bisognevoli di propria borsa, si tenne in corrispondenza quotidiana con Mazzini facilitò il soggiorno nascosto di Civinini e Quadrio tenendo questi ben provveduti di sigari i genovesi ; mandava loro spesso ravain e capon magro di cui il prode Valtellinese era apprezzatore. So·.1ra tutt') stava all'erta affinchè nessun imputato desse notizie che potessero aggravare le condizioni dei superstiti di Pisacane rivelando l'iniquo fatto furono spediti a N~poli delle carte trovate nel domicilio dell'eroe martire. Ci vorrebbero pagine lunghe per ricordare tutte le fatiche e i beneficii largiti da quel nobile e generoso essere, morto povero e lasciando derelitti i suoi adorati figli che con vita degna e operosa onorano il nome suo, nome pur troppo dimenticato e negletto dai beneficati. - Splendidi furono i suoi discorsi e meritano di esser citate le parole con cui egli conchiudeva la sua ultima arringa ai giudici: cc Eccellenze! di una serie di fatti vi si presenta cc doppia esplicazione -- dovere forzatamente scecc gliere, o quella che proponiamo, o quella che il cc Pubblico Ministero propone.-Una è piana, facile, cc logica, irresistibile-la nostra - ; quella del Pubcc blico Ministero è artificiale, aspra, illogica, imposcc sibile. - La nostra ha due supremi risultati, salva cc l'onore del nome italiano e miti condanne: quella cc del Pubblico Ministero è un'offesa per la nazione, cc inalza sei patiboli! - Voi avete seguito, Eccelcc lenza, lo svolgersi delle istanze fiscali~ avete no- « tato come siasi affaticato l'oratore della legge per cc istabilire le premesse, dalle quali trarre consecc guenze di pena capitale; avete notato come per cc giungere a tanto ei dovesse, trascinato dalla china cc su cui era posto, porre in oblio tutto un passato cc di gloria, respingere le speranze di uno splendido « avvenire; lo avete sentito restringere i confini della cc patria italiana al Piemonte, chiamar delitto i de- « sideri, i conati a pro' della indipendenza italiana, cc delitto il grido di Viva la patria nostra, come se cc le ossa dei nostri soldati non biancheggiassero incc vendicate sulla terra lombarda, come se re Carlo « Alberto non morisse solitario e lontano per aver cc voluto la indipendenza e gridato Viva l' Italia, cc come se lo statuto nostro, la bandiera tricolore cc che qui sventola, un fiorente e prode esercito col- « l'arme al braccio non esprimessero lo stesso conce cetto, non fossero una solenne promessa, una cara cc e nobile speranza. Lo avete sentito dire che la cc sottoscrizione dei cento cannoni, a cui, plaudenti, « concorsero milizia, municipi, guardia nazionale, cc cittadini, è atto di virtù soltanto, perchè accenna cc a difesa, - il pensiero di esser libero bensì, ma cc la manifestazione eccessiva di esso doversi coree reggere e reprimere coi lavori forzati, col mozzare cc la testa a sei patrioti. E tutto questo perchè? a « che questo sperpero della sublime eredità del 1848? zini devoto e fiero della sua Genova , gloria del Foro Genovese - ecc.

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