354 LA RIVISTA POPOLARE d'Azeo-lio ministro sardo a Londra, che io « era in b ' h l . « possesso di corrispondenze. c e no_n ~sc!~va_no « dubbio sulla mia partecipaz10ne agh atti pm v10- « lenti dei congiurati ii (r). Carlo raccomandava agli amici la sua Silvia ~ la di lei madre. V'era in lui una rassegnata convinzione a non doverle più vedere! .· . . Dall'alto del Carignano con Mano s1 vegha~a ~nchè si vide scomparire il fumo del vapore, 1nd1ce sicuro che gli ufficiali di sanità nulla avevano sospettato. Allora cominciò per Mazzin.i_l'angosciosa attesa del ritorno delle barche vuote; c10 che avrebbe indicato che Pilo e l'equipaggio suo, avevano raggiunto il vapore. . . . Erasi deciso daali amici di Mazz1111ch'egli cambiasse domicilio lasciando quello dei popolani per un altro quartie~e. Egli accettò l' otf~rta d_i _Mario che abitava a Salita S. Bartolomeo degh Armeni n. r 5, assieme a G. B. Ruffini di Modena, il quale conoscendo di che cosa si trattava, pur non volendo prendere parte in cosa qualsiasi a Genova, non si opponeva alla dimora di Mazzini in casa sua. Tutto il giorno 26 passò nella più terribile 3:n-:- sietà. Le barche non erano tornate. La sera Mazz1111 mi scrisse : « Fin ora nulla di certo: tutto è mistero, ma, temo, orribile a dirsi, che non si siano incontrati. Se il Vapore è nostro, a Carlo ~a1~ch~_rebbero 19 uomini e tutti i fucili e le· muni_z10111S. 1 t1:ove-:- ranno costretti a prendere l'isola (d1 Ponza) coi soh revolvers e le daghe. Egli 11911 può r~troc~dere: ln~- padronir_si così per forza del vapore _edelitto d~ p~- rateria. C'è da impazzire pensandoc1, e ad ogni nunuto che passa, pe1do l'ultima speranza•; Se le barche e il Vapore si fossero incontrati ieri notte, le ba~·- che e i pochi uomini dell'equipaggio s8:reb~er? ritornati di pieno giorno. Il non esser-e g1~nt1 ~1mo-:- stra che le barche, cariche come erano d1 arnu e d1 uomini non osano venire di giorno. « E più tardi i). ' . . P. S. No I 11vapore e le barche non s1 sono incontrati I " (2). . . Questa la desolante notizia che _Rosalino Pilo, durante la notte del 26, aveva riportata. Egli pur f~- cendo i fuochi e i convenuti segnali al luogo designato per l'incontro, non vide il vapore. :t_ ora il terribile dubbio! Pisacane si era impadronJ,J:o del vapore ed aveva osato intraprendere il viaggio per Ponza ? Oppure, in mancanza dei fucili e dell_emunizioni, aveva proseauito per Cagliari? Ncll' incertezza quale telegra~ma spedire al comitato di ~apoli? « Vengono? ... >) E se non erano a1~dat1? I compagni designati si sarèbbero trovati inutilmente al posto convenuto e la polizia avrebbe avuto buon giuoco su loro. Al contrario, se Carlo e i compagni fossero giunti senza trovare le guide? . Due giorni passarono di terribile incertezza. Finalmente un amico di Cagliari avvisò Mazzini che là il vapore non era arrivato. E allora il telegramma partì, ma giungendo al comitato appena in tempo per mandare le guide a Ponza. Gli avvisi per il Ci- (1) E proprio ·poche ore prima di partire, avvisato che i due macchinisti erano inglesi, Pisacane mi fei.::ctradurre un suo avvertimento ad essi ddle ragioni per cui s' impossessavano del vapore. Questo scritto fu prodotto come lettera mia dal Governo napolitano, pul:>blicato nei blue books inglesi intorno al Cagliari onde incolpare i poveri macchi01sti Ji complic~tà. c?i rivoltosi. Uno impazzì e l'altro fu a:;salito da convuls10111 rn seguito a sette mesi di carcere nclh! spelonche del Borbone, benchè vi fossero ben trattati in confronto di altri ; e il caso loro fece capire agli inglesi quali erano i metodi borbonici meglio ancora che non il famoso scritto di Gladstone. (2) Sembra una fatalità! Anche a Garibaldi nella partènza da Quarto mancarono le barche ove erano caricati fucili, carabine , revolvers e munizioni. Ma egli potè riparare alla mançanza, provvedendosi a Orbetello e a Talamone del necessario. lento e per la Basilicata non poterono giungere in tempo: appena arrivò quello per Salerno. Fu miracolo che Magnone, dalla sua prigione, potesse spedire il proprio nipote a Ponza. Ma Je armi non erano giunte a Napoli, e i popolani, affidatisi ai moderati che dominavano la maggior parte di loro, vennero da essi dissuasi a muoversi, persuadendoli che soltanto il governo e la polizia potevano avere interesse di incitarli a fare dimostrazioni, per poi prenderli tutti in ùna retata. Ora si direbbe che Pisacane sia stato imprudente di arrischiarsi a tal punto con soli 25 uomini e senza armi. Ma si diede il caso che Nicotera venisse a sapere che lo stesso vapore portava armi e munizioni per conto del governo in Sardegna. Ciò bastò a quelli animosi per operare. In breve s' impadronirono del capitano e dell' equipaggio, costringendo i macchinisti inglesi, a continuare il loro lavoro, e obbligando il Danesi, capitano mercantile, che si trovava fra i viaggianti, ad assumete il comando. Tutto andò a gonfie vele, e il giorno 27 alle ore pomeridiane il Cagliari gettò l'àncora nelle acque di Ponza. Il capitano del porto, salito a bordo, fu trattenuto e messo al sicuro- sotto la custodia di Falcone. Pisacane scese con i suoi e con l'equipaggio; disarmò la piccola guarnigione, liberò i prigionieri (per lo più soldati refrattari) e ritornò a bordo con essi : caricò quattro piccoli pezzi, 200 fucili e sufficienti munizioni ; indi procedette per il golfo di Policastro in Calabria e scese al piccolo villaggio di Sapri. Appena accertato che Pisacane era davvero in rotta per Ponza, Mazzini tenne consiglio coi capi genovesi per sapere se si doveva agire subito in Genova, od. aspettare ulteriori notizie della spedizione e del movim<.:nto atteso in Napoli e nella provincia. Tutti, senza eccezione , votarono per l' azione immediata. Il ritorno delle barche e il luogo ove stavano nascost<.:le armi erano a conoscenza di molte persone. Il fatto che due feste si seguivano - la domenica e il San Pietro - era favorevole per giustificare un agglomeramento di gente anche insolito in città e nei dintorni. O 6 ni capo radunò la sua schiera. il Conte Pasi, con la sua, doveva impossessarsi del Palazzo. Ducale; Antonio Mosto della Darsena, ove fu presa ogni precauzione per impedire la fuga dei galeotti; Mario dello Spirito Santo, ove era il corpo dell'artiglieria. Altri dovevano impadronirsi del forte del Diamante e dello Sperone per impedire al governo di molestare la città fino a tanto che armi, munizioni e la battèria da campagna non fossero state imbarcate sul Carlo Alberto ancorato nel Porto. Con parecchi dell'equipaggio si era già d'accordo sulla immediata partenza per le spiaggie napolitane. Rosalino Pilo,. che non sapeva darsi pace pel mane:ato incontro, avrebbe capitanato la spedizione. Tutti i capi, Mazzini compreso, ben s'intende, sarebbero partiti, Genova, lasciata illesa; ben calcolandosi del resto che quello dato non sarebbe stato l'unico aiuto offerto dalla patriottica città ai fratelli insorti. Fino alle otto di sera del 29 nessun segno di allarme ; ma poco prima di mezzanotte Mazzini veniva avvcrti to che il governo stava all'erta e che ogni sorpresa sarebbe stata impossibile (1). ( 1) Tanto nella Vita di Alberto Mario , quanto nel libro Della Vita di Giuseppe MaHini scrissi che ((Il generale Durando ebbe l'avviso da un suo amico, uno dei capi fra i cospiratori, il quale, nello stesso tempo avvertì Mazzini n. E questa fu per lungo tempo la convinzione di tutti i capi. Se non che G. B. Ruttini , mclti anni dopo mi scrisse che l'accusa era infondata , anzi del tutto falsa , e dimostrò che l'accusato, intimo amico suo , si sarcbb~ trovato al suo posto nel caso che il movimento avesse avuto luogo: che il fotto che questo rimase
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