Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPE MAZZINI 347 mente virile soltanto nelle cospirnioni; ma ancora e torse di più sui campi di b:1ttaglia. E questa sua ;1zione h rese cara, prediletta, a Giuseppe Garibaldi. La White Mario si può dire che rappresentò un vero trait-d'unÙJn sentimentale e politico tra i due magaiori fattori dell'unità e dell'indipendenza della patria. t> Quale p:1rte abbia preso la White M:1rioalle lotte nostre per l'unità e per la indipendenza lo bsceremo dire a questa dedica che Garibaldi scrisse <li suo pugno sotto la propria fotografia: ...Allacarissima sorella mia Jessie White Mario, infermiera dei mifi feriti in quattro campagne 1860, 1866, 1867, 1870-71. "E i feriti di Garib:d<li della Skili:1 e del Napoletano le donarono due medaglie d' oro, che ricordavano le sue benemerenze p:1triottiche e umanitarie. Chi saive dopo trentanove anni ricorda come 5:e fosse oggi di averla vista instancabile la sera del 21 Luglio 1866 nella Chiesa di Bezzecca trasformat:t in ~speda le , volare come l'angelo del la pietà da un letto ali' altro per assistere, per confortare i foriti più gravi della battaglia del lo stesso gi:>rno. Il brevetto per l' assistenza prestat:1 ai feriti di Mentana è illustr:Ho <h parole oltremodo lusinghiere di Menotti Garibaldi e di Benedetto Cairoli. Nella Campagna franco-tedesca del 1870-71 Garibaldi, come capo dell'armata dei Vosgi l:1 nominò Ispettrice ddle ambulanze sul campo di b:ntaglia col grado di capo di battaglione, a datare dal 21 Novembre 1870. La camp:1gn:1di Fr:rn..:ia v:1notata per questa circostanza: Alberto Mario ancora imbroricia to per le meraviglie degli chassepots francesi contro i garib:ddint a Mentan:1 non Yollè seguire Garibaldi cnntro i Prussiani; ma h sua Jessie, sospinta dai sLrni sentimenti umanit:1rii e dal fascino che esercitava su di lei il duce generoso dèi Mille con pari genèrosità lo segui sui campi di b:1ttaglia dei Vosgi. Alla Jessie White Mario si devono le migliori e e più documentate 'Biografie di M-izzini, di G:1ribaldi e di Agostino Bèrt:tni , cui er:1 legata- da inti • missima amicizia e col quale collaborò_ nella Inchiesta sulle condizioni dd contadini. Essa collaborò e collabora nelle più import:rnti riviste italiane e str:1niere; in quelle anglo-sassoni si occupò a preferenz·t delle cose italiane con grande competenza e con grande amore per il nostro paese. Nel Pungolo, più <li_30 :inni or sono, con vivi colori e col rispetto scrupoloso della verità, fu tra le prime a descrivere le condizioni economiche, morali e sociali di Napoli: gli articoli costituirono poscia un prezioso voi ume: La miseria a Napoli. Più tardi nella Nuova Antologia colla stessa diligenza e collo stesso amore descrisse le condizioni dei lavoratori delle miniere di zolfo della Sicilia e dei condannati al domicilio ~oatto. Ora nella tarda età e colla malferma sai ute Jessie White Mario vive insegnando l'inglese nell:r Scuola superiore femminile di Firenze con un centinaio di lire al mese... E :mure parole all'indirizzo dell'Italia ufficiale ed anche degli Italiani su questo proposito vorrei aggiungere se non fossi sicuro di offendere la sua modestia e la sua fierezza! Jessie White Mario vive oramai di ricordi - i soli che b mantengono in vita e che in certo modo l'allietano: vita eh' è tutta un culto per l'Italia e per la democrazia, per il suo Alberto, per Giuseppe Mazzini e per Giuseppe Garibaldi. Vada a lei il riverente saluto di tutti gl' Italiani che hanno animo retto e niente elev:1ta per venerare le incarnazioni più pure del patriottismo, della coltura, della rettitudine, della abnegazione. DoTT. NAPOLEONE CotAlANNI L'UL TIMft DELLE CflTftSTROFI CHE P'REFARAR0N0 IL TRIONFO La Spedizione di Carlo Pisacane e i moti di Genova del 1857 Tra i molti audaci tentativi, che dal '49 al '60, senza soluzione di continuità, provarono l'indomita risoluzione degli Italiani di divenire padroni in casa propria, di affermarsi Nazione cosciente de' suoi diritti e de' suoi doveri, quello del giugno 1857 - detto ora di Sapri ora di Genova - fu l'ultimo degli insuccessi che appianarono la via della vittoria. Come tutti i precedenti, quel tentativo faceva capo a Mazzini. e, più che tutti gli altri-quello del. 6 febbraio di Milano non eccettuato-gli fruttò ingiuriose accuse ed oscene calunnie. Pure, esaminato nel suo assieme e nei singoli particolari la spedizione di Pisacane e la partecipazione di Genova nei preparativi per essa, offrono luminosa illustrazione dello scopo finale di Mazzini e dei mezzi da lui adoperati per raggiungerlo. Dimostrano poi che è falsa l'accusa che egli volesse fare o istigare le rivoluzioni a tempo fisso, nel luogo e nei modi da lui decisi. Persuaso fin dal principio del suo apostolato, che l'Italia non poteva risorgere se non per l'Unità, con Roma a capo, egli era altrettanto convinto che, soltanto quando il popolo avesse fatta sua questa convinzione, e fosse pronto ai sacrifizi e deliberato di affrontare i pericoli inevitabili nella lotta, potevasi contare sulla certezza del trionfo. Egli vide nel '48 l'universale volontà di ottenere l'indipendenza da ogni straniero, e in quell'anno, e più ancora nel '49, egli vide che, nè l'audacia del combattere, nè la pertinacia del vincere o morire facevano difetto agli Italiani. Ma vide inoltre che essi non avevano ancora afferrato la verità, che, soltanto mettendo in cima del pensiero l'idea dell'Italia Una, l'azione potrebbe essere efficace, i mezzi adatti al fine. Ma negli anni susseguenti vide maturare anche questa, e l'attitudine degli Italiani durante il '55 e il '56, - anni nefandi per le condanne romane, pei sepolti vìvi nelle carceri del Borbone, per le stragi e per le ininterrotte rivolte nella Sicilia, per le cospirazioni incessanti a Parma, a Modena, nelle Romagne, ove l'Austria imperava, percuotendo, uccidendo, senza potere estinguere lo spirito di ribellione contro ogni suo atto, contro la sua stessa esistenza, - lo confermava nella convinzione che gli elementi per un'azione generale abbondavano, che una vittoria li porrebbe tutti in moto, infondendo nel popolo il senso delle proprie forze, impedendo ciò che egli sopra ogni cosa paventava-l'intervento dell'Imperatore Francese nelle cose d'Italia-eh' egli ben sapeva essere il sogno e la meta a cui Cavour mirava (r). (I) Fin dal r 854 Mazzini intravedeva le velleità di Napoleone IlI. Disse e scrisse che « egli mirava ad un movimento muratista in Napoli, sostenuto dai Francesi che occupavano Roma; che, per impedire l'opposizione della Casa di Savoia, le si offrirebbe la Lombardia, non la Venezia, per non creare un regno troppo forte sulla frontiera francese. Quella provincia toccherebbe o a qualche_principe stranie-

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