346 LA RlVISTA POPOLARE zione profonda che l'ora è giunta, e che noi, non cogliendola, ci disonoriamo. Vostro G. MAZZINI Questa lettera fa parte dell' Archivio del Comitato insurrezionale donato dalla signora Rosa Morici al Museo Nazionale di S. Martino. Quell'archivio , quella corrispondenza , tutto quell'insieme di documenti e di note, che è quanto dire, tutto i1 moto rivoluzionario del mezzogiorno d' Italia, si apre con una lettera di Giuseppe Mazzini, la lettera famosa a Fa brizi del r 5 agosto r854, e si chiude con una lettera di Giuseppe Mazzini al Comitato del 1° giugno 1857, vigilia della spedizione di Sapri. Nella prima egli, dopo aver tuonato contro il mnrattismo, aveva scritto di Napoli all' amico : No tutto ciò « non può escire, checchè si tenti, dalla terra delle idee, dalla terra che prima evangelizzò colle sue associazioni segrete il credo della libertà, dalla terra che prima segnò quel credo col sangue dei martiri, dalla terra donde escirono i più forti pensatori d'Italia, che e' insegnò la filosofia della storia con Vico, la libertà del pensiero e l'unità della vita umana coi suoi filosofi del XVH secolo, l'accordo del!' idea coll' a 1 ione, del genio teorico e del pratico in una tradizione d'uomini che incomincia dai repubblicani Pitagorici e si chiude coi repubblicani di mezzo secolo addietro, con Cirillo, con Russo, con Mario Pagano. Da Napoli l'Italia invoca e spera ben altro. I suoi vulcani daranno fiamme, non fango. Io ho fede malgrado il lungo silenzio , in Napoli. Della Sicilia non occorre eh' io parli: nessun Italiano può dimenticare che da essa partì ngl 1848 il segnale di vita a noi tutti ; e la costanza di fremito che I' ospita d' allora in poi a nuovi fatti m' è nota , non vi parlo di Napoli 1 del Regno, del Mezzogiorno della Penisola ; e ricordo con amore che in questa lunga mia travagliata vita di tentativi per aiutare la creazione d'una Italia, napoletani furono i primi, dopo i giovani che m' ermo stati compagni nell'Università genovese, dai quali raccolsi parole fraterne e giuramenti di Patria. E italiani di Napoli erano parecchi tra i migliori, che, difendendo l'onore d'Italia, mi furono allora fratelli di stima, d'affetti e di voti non dimenticati di me. D'allora in poi, Napoli - e fu grave danno -- si raggruppò in sè, si riconcentrò, temo, soverchiamente nei suoi dolori ; e fu troppo per la comunione che tenne con noi tutti quanti siamo figli delle altre provincie, viventi e frementi del granàe dolore e della grande speranza di tutta Italia. Ma vedrete che un giorno , quando meno lo aspetterete, Napoli sorge d'un balzo gigante a riannettere in un subito la sua vecchia tradizione di gloria. Dite questa mia fede agli amici. La bassa calunnia s'è più volte adoperata - e ne ho prova - a insinuare eh' io non sento di Napoli come dovrei. n • Così anche un silenzio che non era se non di dolore per l'isolamento al quale dal r849 in poi io mi trovai condannato non per mia colpa, fu convertito in arme contro di me da uomini che ha il bastone e la forca fatti legge d'Italia, trovano tempo per architettare accuse stolte e villane e ontro un uomo il cui sospiro da venticinque anni in qua è l'Unità Nazionale ». Questo egli avçva scritto nel 54 e nel giugno del 57 fisso nel suo pensiero che la salute d'Italia dovesse venire dal sud scriveva in una sua lettera inedita: << La causa italiana sarà salva il giorno ìn cui tre reggimenti nostri passeranno la frontiera 11 e mandava proclami e indtazioni e danaro, poichè all'ultima lettera erano uniti 3000 franchi. Tra questi due termini le lettere che vanno attraverso gli anni 1855,56 e primi del 57 sono di così viva premura, di fede così fervida in un moto che partisse dal sud, che può dirsi ogni nostro spirito rivoluzionario sia stato da allora auml!ntato da lui. La lettera bellissima del 26 gennaio 1855 a Fabrizi, come quella magnifica, violenta assai più che un terribile esplosivo moderno, del novembre 56 intorno all'esercito napoletano, e ali' anima di esso, dovettero, lc!tte nelle riunioni del Comitato, trasmesse, fatte circolare tra affiliati e aderenti , produrre incalcolabtli effetti; e sono per energia di stile, per precisione , nitidezza, calore di forma, veri capilavori di prova d'azione, di storia, anzi, in azione, e di agitante oratoria fattiva. Tutto egli prevede, ad ogni obiezione risponde, ad ogni tentennamento ha una rampogna, tutto accompagna così che tutta appaia come scaturita dalla sua anima. In questa come in altre lettere, infine, è fotografato il contegno del partito moderato. Mazzini scrivendo nel r856 si può dire che vedeva ciò che que_l partito, guidato da Cavour, fece in Napoli nel r860 dopo che Garibaldi aveva liberato quasi tutto il mezzogiorno. Proprio a Napoli si organizzarono dai moderati le dimostrazioni al grido : Morte a Manini ! N. C. J essie WQite vedova NI ari o Il contributo che Jessie White, b vedpva cli Alberto Mario-il cavaliere della democrazia, cui Giosuè Carducci consacrò una delle sue più scultorie iscrizioni - porta in questa pubblicazione consacrata a Giuseppe Mazzini ha un valore davvero eccezionale per lo spirito che lo infonn:1, per le notizie precise ed in gran parte ciel tutto nuovè e sicure che dà sull' importantissimo episodio della spedizione di Sapri; la quale costò la vita ad un grande itali:mo - grande per la mente e per l'animo, per gli scritti e per le azioni - a Carlo Pisacane, ed aflrettò gli avvenimenti politici, che condussero alla realiuazione dell'ideale massimo di Giuseppe Mazzini: l'unità della patria. Ci sarebbe un vuoto davvero inesplicabile in queste p:1gine, se pochi cenni non venissero dedic:1ti ali' amica che h:i voluto darci que<.to lavoro originale, cli' è non solo una scrittrice illustre, ma è dotata di un patriottismo italico, quale non fu superato da nessun altro patriota che alla terr:1 natia consacrò tutto se stesso - negli averi, nella libertà, nella vita. Jessie White non è italiana di nascita. Vide la luce in Gosport, Inghilterra, nel 1832, da gemton inglesi. Venuta in Italia in giovane età contrasse :11111c1z1a coi più ardenti mazziniani ed alla causa della patria nostra dedicò tutta la sua intelligenza altissima, tutto il suo cuore, tutta la sua indomabile energia. Prese parte subito alle cospirazioni mazziniane; perciò in seguito al moto di Genova e alla spedizione di Pisacane nel 1857 venne arrestata e trattenuta nelle prigioni della Superba per quattro mesi. In carcere continuò un idillio: la relazione amorosa tra lei e Alberto Mario, che poco dopo fu completato dal matrimonio. Altre e più esatte notizie sulle relazioni con Gariba:di e sulla parte presa dalla medesima nelle cospirazioni italiane si troveranno nel suo scritto, che segue a questi hrevi cenni. In una ad Alberto Mario fu arrestata di nuovo a Bologna nel 1859 per volontà di Napoleone 3.0 Alberto Mario e Jessie White avev:ino comune l'affetto, la devozione illimitata alla caus:1 italiana, alla democra1.ia; ma la Jessie si mantenne sempre rigoro<.amente unitaria e mazziniana, mentre Albèrto Mario si conservò federalista logico ed irremovibilmente fedele alle dottrine di Cattaneo e di Ferrari. Il rigido unitarismo rese la Jessie \Vhite indulgente verso Crispi, anche nei momenti in cui, Alberto Mario nella Lef{a della 7Jemocraz..ia più aspramen,te lo attaccava. Non credo di andare errato affermando che sia stata la Jessie a comunicare a Mario b predilezione per lo studio degli scrittori e delle cose Anglo-sassoni; ciascuno dei due consorti conservò una impronta propria nello apprezzamento e nello studio delle cose politiche e sociali: Mario si conservò individualista e solo negli ultimi anni si sentì scosso nelle proprie credenze quando si puhblicarono l' ...Autobioirafia e i Frammenti sul socialismo del suo prediletto John Stuart-Mili; la Jessie invece mostrò sempre tendenze più sociali, in conformità della dottrina mazziniana. Jessie White Mario non mostrò l' animo forte-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==