Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPEMAZZINI 341. fluiscano fedeli le correnti natie di tutto il suo pensiero originario di apostolo e di agitatore. Siamo nel 1830; nel fervore glorioso della riforma manzoniana. e delle sagaci e profonde disquisizioni onde il grande e sereno Lombardo soleva scartare , come critico, l' opera propria di creatore. Il Mazzini, seguace entusiastico del Manzoni, pur sempre recando in sè e con sè quanto la consapevolezza di un flne da raggiungere gli dava di più singolare e di più suo, il Mazzini, nei riguardi del Dramma storico , riprende la questione delle unità aristoteliche dal punto a cui giungono, vittoriose e inconfutate oramai, le argomentazioni del Poeta di Adelchi. <t La questione delle unità aristoteliche-dice il Mazzini - s'è consumata colla lettera di Manzoni al Chaudet. .... La disputa ferve tuttora sull' applicazione dei principii, a vedere, se « il poeta debba creare o rappresentare soltanto , se « egli debba trasportare dalla storia nel dramma il fatto quale « è con tutti i suoi elementi , a qualunque natura apparten- <t gana, o scegliendo que' soli che oltrepassano la sfera della « vita comune, mantenersi perpetuamente a un dato d'eleva- << tezza e di dignità : se, insomma , il perno della drammatica <t debba consistere negli effetti, o nella nuda verità storica. 11 E', come si vede, dibattito vivo e degnissimo, che ogni stu-- dioso sente sorgere entro di sè quando, leggendo l'Adelchi del Manzoni, e pensando a' propositi di fedeltà storica da cui moveva il poeta , gli vien fatto di ravvivar nella tragedia certi elementi che trascendono i reali limiti storici dell' età e d;l personaggio, e rimane in forse se gli convenga meglio ripudiare le seducenti grandezze del tipo poetica e umano rivivente nello Adelchi manzoniano , o rinunciare alla troppo severa osservanza della realtà obbiettiva. Giuseppe Mazzini tende a contemperare i due elementi, e a fonderli in bella armonia. Egli vede come il dramma classico dei secoli XVII e XVHI nulla • avesse di storico, tranne i no- « mi dei personaggi : egli lo definirebbe volentieri : <t l'ultima « crisi d'una passione simboleggiata in un ente ideale rivestito << di sembianza storica; « egli non vi ravvisa 11 nessun colorito << locale , nessun indizio dei costumi particolari del popolo o << dell'epoca, nessun quadro delle passioni, delle credenze, dei tt vizi e delle virtù contemporanee : sono pitture generali d 'af- « fetta, sentimenti il più sovente fittizi, poesia studiata, pom- << posa, vuota spessissimo, talora sublime ... n Giudizio severo ma giusto , consacrato dal consenso degli anni seguenti, e dal quale non si esime lo stesso Alfieri, che pur grandeggia robusto per altri aspetti e per altri int.endimenti. D'altra parte, lo stesso Mazzini era condotto da' suoi stessi a ripudiare l' eccesso opposto : l-he tt la vita del dramma sia riposta nella verità ; » e che << l'uffizio dello seri ttore sia quello di rappresentarla schietta e intera ai popoli che lo ascoltano. n No; neppur questo poteva essere per l'intendimento supremo dell'arte; ancora una volta urge alla mente del letterato la passione intellettuale dell'apostolo, che non sa vedere la materia senza lo spirito, i fatti senza i principii, e che tende anzi, per indole natìa del proprio spirito, a sottopor quelli a questi : e quando si pensi alla capitale importanza che assumono i principii in tutta la predicazione etica e politica del grande genovese, sarà facile argomentare come, anche nel presente argomento, l'opera letteraria di lui si compenetri e compia nell'opera civile e sociale. Ora noi non seguiremo il pensatore in quel concretare , a così dire, i principi come per sè stanti in realtà, e quasi esistenti a priori; teoria che s'avvicina alla metafisica, per quanto sia solcata talvolta da freschi rigagnoli di positivismo , come quando , incidentemente, ei nota che << la ragione del fatto è nel modo d' esistere del fatto stesso ». Lascieremo , dunque , tale argomento, per osservare e ammirare il modo affatto pralico e convincente onde _il Mazzini dimostra come la ignuda realtà storica , incerta , scomposta, interrotta e contradditoria nei suoi svolgimenti e nelle sue tradizioni, non basti a sprigionar da se stessa un vero e proprio senso di Tita drammatica e poetica; e come occorra un' altra facoltà che intervenga a ricomporre in vaste e grandiose unità le frammentarie esperienze del reale. Questa facoltà è la filosofia, o poesia che dir si voglia: poichè, in verità, dall'una all'altra il passo è breve, e la distinzione, molte volte, meramente formale. ♦ Ma non fu soltanto nell'ordine delle cose letterarie che la mente di Giuseppe Mazzini andò rintracciando analogie e testimonianze e suffragi aI proprio intendimento politico e sociale, e disposò al proprio pensiero civile e filosofico le espressioni e gli uffici dell'arte: egli spinse oltre lo sguardo, e nella Filosofia della musica estese anche all'arte dei suoni l'armonico impero dei suoi principi morali. Come nei rispetti del movimento storico generale il Mazzini si sente quasi posto nel confine cii due età, delle quali l'una è. affatto trapassata e l'altra non può ancora dirsi chiaramente sp!egata, così, nei rispetti dell'arte musicale, egli sente che ai suoi tempi tt l'intelletto si sta fra due modi: nello spazio che separa il passato dall'avvenire: fa una sintesi consunt:a e un' altra nascente 1>. [n altre parole, egli vede nella musica quel che pure trapela da ogni parte, in ogni raggio dell'umano sapere; nella poesia come nella letteratura, nella storia com.e nella filosofia; che, cioè , si è giunto « a tempi di transizione , tra l'ultima luce morente d'un sole al tramonto, e la prima incerta d' un sole che sorge 11. Ancora: come l' abbiam veduto coordinare il movimento della letteratura al movimento generale dell' epo:a, che egli vedeva compiersi in senso collettivo e sociale , così Io vediamo commettere a tale tendenza anche i destini della musica, ponendo questo fecondo problema: << Chi ha mai pensato che il contt cetto fondamentale della musica potesse essere tutt'uno col « concetto progressivo dell'universo terrestre, e il segreto del n suo sviklppo avesse a cercarsi nello sviluppo della sintesi ge- <t nerale dell' epoca; la cagior,e più forte dell' attuale decadi- <t mento nel materialismo predominante, nella mancanza di una « fede sociale , e la via di risurrezione per essa nel risorgere « di questa fede, nell'associarsi ai destini delle lettere e della « filosofia? .. n Nè quì cessano le analogie : come il Mazzini vede ;_chiari i due elementi eterni di tutte cose , i due principi che oprano continui, e si svelano or l'altro predominante, l'uomo e l'umanità, il pensiero individuale e il pensiero sociale, così ei vede pur nella musica perpetuarsi le due tendenze nelle forme della melodia e dell'armonia, che ne sono i due elementi generatori, e di cui la prima rappresenta il pensiero individuale, l'altra il I pensiero sociale. Posta in tali termini la distinzione, il Mazzini non dubita di prendere il suo partito risolutamente, augurando ali' arte di contemperare in sobria misura l'uno e l'altro elemento, onde essa possa meglio rispondere ai nuovi destini che le i~combono, e non essere più quasi esclusivamente melodica come nella scuola italiana o quasi esclusivamente armonica come nella scuola tedesca. Vuole, insomma, il Mazzini che l'arte dei suoni, al pari del1' architettura, della pittura, della poesia, trovi una sua propria espressione per ogni epoca e per ogni contrada: e, accostando i canoni dell' ~stetica alle fresche sorgive delle)chiette tradizioni natìe, come voleva l'indole intimamente democratica di;jtutta quanta l'opera sua, esce in questi precetti veramente innovatori: <t Perchè non dissotterrare la espressione musicale 11 dei frammenti che ·ne rimangono e giacciono ignoti nella poi- • vere degli archivi e delle biblioteche, <lacchè nessuno li_cere a

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