Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPE MAZZINI 333 storia-e il partito repubblicano d; Italia deve in•• tendere che, in questa interdipendenza, il problema politico e per esso fonqamentale ed essenziale. Ma questo è arcaismo: è la grammatica della politica I Il Bovio - flagellando l'adattamento darwiniano nelle scienze morali - direbbe che le grammatiche sorgono quando le lingue imbastardiscono: e alla microcefalia politica di certi censori contrapporrebbe tutto il movimento belga o tedesco - che nella evoluzione della libertà e della quistione sociale chiarisce l'importanza fontale de' problemi costituzionali. Fedaico Engels -1' amico di Marx - giudicò la parte politica del programma di Erfurt timida, inconsistenteed inefficace. E perchè ? Perchè il programma trascurò il problema costituzionale della vita politica tedesca. Tra le carte di Liebknecht è stata trovata testè una lettera di Engels-che la 'N..,eueZeit di Kautsky ha pubblicata-e nella quale l' Engels obiettava al Liebknecht che poco o nulla può servire il suffragio universale diretto, il referendum e 1' iniziativa popolare, fi.nchè la costituzione tedesca è assolutista e la Germania, in cui domina la volontà del principe non oflre libero il campo alla volontà della nazione. Come si può, con una simile costituzionepolitica, sperare un passaggio norr>tale tranquillodal capitalismo al socialismo? « Il est permis de se représenter - cosi, tesmalmente, dalla lettaa di Engels, traduce J. Jaurès, ne' suoi Etudes Socialistes - que la 11ieillesocieté pourra se transformer pacifiquemente en la nouvdle dans les pays où la représentationdu peuple concentre en soi tvus les pouvoirs , où l' on peut Jaire constitutionnellementce que l' on veut dès qu' on a la majorité du peuple derrière soi, dans les •R.._èpubliqudeèsmocratiques comme la France et l' Amérique >> - ed anche (soggiungeva 1' Engels) nelle monarchie come l' Inghilterra. Ma pcrchè? Perchè - cosi I' Engels - nell'Inghilterra la dinastiaè impotentt contn il popolo. Ma in Germania-ed anche in ltalia-ove (continua a tradurre lo Jaurès) le gouvernemmt estpre.squetout puissant et où le 7?....eichstaegt les autres corps représentatifs son destitués de pouvoir réel, tenir un pareil iangage e'est se lier à l' absvlutismetòut nu. ♦ Cosi anche Giuseppe Mazzini. « Egli-collegandosi alla dottrina sua del 1835disse nel 1871:-- « Il problema politictJ predomina su tutti gli altri. Manca nel caos che ci si stende d'intorno il ftat della Nazione. E quel fiat non può essere proferito che da una costituente: non può incarnarsi che in un patto nazionale. Tutto il resto è menzogna o, per ora, impossibilitù. » E il Bolton King ha il torto di non ravvisare nella concezione mazziniana dello Stato il nesso logico e storico tra la politica e gli altri problemi della vita sociale e italiana. R. MIRABELLI Il problema di educazione (1836) (( IL problema attuale - non ci stancheremo di ripeterlo mai - è come ai tempi di Cristo) un problema di edu· cazione. » Un popolo non è grande se non a patto di compiere una grande missione nel mondo; l'ordinamento interno rappresenta la somma dei mezzi e delle forze raccolte pel compimento dell'opera assegnata al di fuori. La vita nazionale è lo strumento, la vita internazionale è il une. La prosperità, la gloria, l'avvenire di una nazione sono in ragione del suo accostarsi al fine assegnato. Con questi criteri fondamentali, Egli, il grande, segna la tl~accia:_.diquella che dovrebbe essere la politica internazionale della Italia risorta, •e svolge spietata la critica contro la politica della destra, alla quale seguirà immutata nel metodo quella della sinistra. La posizione geografica, le tradizioni, le naturali attitudini segnerebbero nel moto ascendente delle nazioni una alta missione all'Italia, fatto nuovo, popolo nuovo che non ha legami fuor di quelli voluti dalla legge morale, che non ha parte nei trattati dinastici anteriori al suo nascere. Essa deve, se intende ad essere grande e potente davvero incarnare in sè questo concetto del riparto dell' Europa, a seconda delle tendenze naturali e della missione dei popoli. Essa deve piantare risolutamente sulle sue frontiere una bandiera che dica: libertà, nazionalità, e informare a quel fine ogni atto della sua vita internazionale. E Mazzini intravede limpidamente tutto il problema dell'Adriatico e quello del Mediterraneo, e invoca l'alleanza con la famiglia slava lungo la sponda orientale dell'Adriatico, per opporsi all'Impero d'Austria, negazione potente della nazionalità, e perchè il moto ascendente slavo del mezzogiorno non conceda allo Czar la direzione delle proprie forze. L' Impero Turco un accampamento straniero isolato in terre non sue, l'impero austriaco, un' amministrazione anzichè uno Stato, egli vede destinati a dissolversi ; la federazione slava egli si rappresenta tutela alla Germania, contro il predominio Russo, tutela alla Francia e all'Italia contro il predominio teutonico. E per la missione italiana d' incivilimento, e per le necessità supreme della difesa e dell'equilibrio, egli vede Tunisi, chiave del Mediterraneo centrale, connessa al sistema sardo-siculo, spettare visibilmente all'Italia come spettante al suo sistema Tripoli e la Cirenaica che le appartennero quando il Mediterraneo si chiamò mare nostro. Ma gli uomini pratici mancano di ogni politica internazionale. Manca a chi regge la fede in una norma morale e nel dovere della nazione ! L'oblio della missione italiana nel mondo, egli esclama, ci condanna a vìvere nel presente senza intelletto, della nostra tradizione senza concetto dell'a~venire, prostrati dinnanzi ai fatti e tremanti di essi. E il mistero della diplomaz-ia prepara l'insuccesso e sfuggendo al contr0llo, trascina il popolo alla ruina. Solo la pubblicità negli affari esteri mezzo potente per formare rapidamente il buon senso politico cti un popolo, la sua leva di educazione nazionale, essa soltanto che non si vuole definisce al paese la missione che egli è chiamato a compiere, combatte le abitudini di egoismo e d'indifferenza che negli Stati non liberi separano in due classi governanti e governati. Fra le formule ambigue, le abili reticenze, gli studiati silenzi che nascondono il nulla del pensiero e delle opere, la diplomazia italiana seguitando la rotta denunciata da Mazzini si è dilungata sempre più dall'adempimento della missione che egli all' lta-

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