A GIUSEPPE MAZZINI 329 da, dallo studio dei fatti e dell'arte di ogni periodo nelle varie contrade; e il pensiero dell'epoca, il co,cetto dei tempi tradotto in note, versato come un 'onda, come un'aura musicale, prenda più larga e formale espressione nella sinfonia (( che avrebbe sempre a far vece di prologo, d'esposizione nel dramma per tutto quanto il lavoro >> (p. 108). Gli scrittoti di drammi musicali , hanno già sentito il bisogno di ricopiare la realità, la parte materiale della storia, se non lo spirito, la verità; ma ;J dramma musicale giace ancora nel falso ideale dei classicisti sì che non può armonizzarsi col moto della civiltà, non può esercitare una funzione sociale. Il Rossini col suo ingegno potente ebbe presentimento della (( musica futura », e però forse il Mosè, senza forse l'Otello è ((divino lavoro, appartenente tutto intero, per l'alta espressione drammatica, per l' aura di fatalità che vi sp ra , per la unità mirabile dell' ispirazione, all' epoca nuova ». E nelle sue opere, specialmente nella Semiramide e nel Guglielmo Tel1, sono disseminate alcune ispirazioni storiche : ((Ma fra il presentimento e il sentimento , fra l' indovinare istintivamente, e l' iniziarla , corre lo stesso divario che separa la realità dalla incerta speranza » (p. 98 in n.). (( L'individualità è sacra n, ripete il Mazzini; ma tosto mostra quanto sia diversa dal gretto ed esoso individualismo, con quell'accorata sdlecitudine che più tardi gli detterà le pagine contro il na 1 ionalismo , il cosmopolitismo, deviazioni delle sue grandi idee. Chiede, fin d'allora, il valersi con più stJdiodell'istrumenta 1 ione a simboleggiare negli accompagnamenti intorno ai varii personaggi « la tendenza che più spesso li domina, l'influenza dell'organo che più spesso gli sprona »; e addita ad esempio due grandi che han mostrato la via disegnando due individualità potenti, il Don Giovanni di Mozart, e il Bertram di Meyerbecr. [I solo Donizetti mostra talora d'intendere (< che senza siffatto studio non v'è dramma possibile n (p. 110). Chiede che il coro (< che nel dramma greco rappresentava l'unità d'impressione e di giudicio morale, la coscienza dei più raggiante sull'animo del Poeta n si svolga, s'innalzi « alla rappresentazione solenne ed intera dell'elemento popolare n con (( vita propria, indipendente, spontanea 11; e costituisca, relativamente al protagonista o ai protagonisti ((quell'elemento di contrasto essenziale a ogni lavoro drammatico », relativamente a se stesso, imagine ((della varietà molteplice di sensazioni, di pareri, d'affetti e di desiderii che freme d'ordinario nelle moltitudini n (p. 1 r 1 ). E tutto ciò in modo , da risalire dalla varietà all'unità con (( un artifi.:io simile a quello che Haydn poneva in opera ... a esprimere nella Crea 1 ione il momento in cui la luce si versa dalla pupilla di Dio su tutte le cose. » Il grande patriota si chiede : (( O perchè non balzerebbe a un tratto dall' uno al tutto ogni qualvolta il consenso emerga rapido, onnipotente, comi:! il Mora, Mora ! di Palermo da una ispirazione, da un ricordo di gloria, da una memoria d'oltraggio, o da un oltraggio presente? ». Chiede che il recitativo obbligato ottenga di nuovo la parte principale cht! gli era stata tolta dalle arie, dalle cavatine sovente insulse, dagli inevitabili da capo che non possono dar che risultanze, invect! di ((svolgere i menomi, i più impercettibili moti del cuore, e svelarne, non rapirne il segreto » (p. 112 ). Chiede che si vieti ai cantanti, finchè almeno non siano più filosofi, ((quell'arbitrio di fioriture, abbellimenti, frastagliature, alle quali s'è fatta da molto tempo una guerra accanita, ma non tanto che non s'affaccino ancor sovente a rompere l'emozione per mutarla in ammirazione fredda e importuna ». E riguardando ai dramma e al pubblico futuro, quando ancora si sciupavano i drammi del ((divino Schiller », riduccmdoli in due atti <( con infamia di mutilazione » e « profanazione di rifacimenti , , osa spingersi a desiderare che si amplino le proporzioni del tempo ((ove la ragione storica e l' estetica •.. il richieggono » (p. r 13). Presente per altro che prima sorgerà il genio çhe non il pubblico futuro, perchè (( l'educare Il pubblico all'Artista è lavoro più lento e difficile a noi, che alla natura cacciare un Genio iniziatore d'un' Epoca 11 (p. r 15). Il genio, con l'opera d'arte ((sciorrà quel problema di lotta che s'agita da migliaia d'anni tra il bene ed il m11.le, tra l'intelletto umano e la materia, tra il cielo e l'inferno »; il genio (( ponendosi innanzi il concetto sociale, lo innalzerà - e questa è la miss:one serbata alla musica-, ad altezza di fede negli animi, muterà le fredde e inattive credenze in entusiasmo, lo entusiasmo in potenza di Sacrificio, eh' è virtù » (pag. 11 5 seg.) Ecco lo spirito ehe rende sacra la memoria del Mazzini anche a chi non consenta in tutto con lui; che lo fa adorare come il profeta di una religione universale, perchè è l'espressione più pura di ogni fede e deve bastare l'esserci stato un Mazzini per non disperare, per credere, per amare ancora; sempre. La pot!sia, non più serva, sarà un giorno sorella della musica ; ma il Precursore non ha che la dolcezza della visione futura e la fede: ((A me che scrivo - dice - come a tutta questa generazione venuta in tempi che presentono, non contemplano il Genio e l'Arte rinata per lui, quel cielo non è dato. Abbiamo l'amaro, non i conforti della vita ideale ; ma intravvederli, per chi verrà, è già quanto basta per aver obbligo di affrettarli coll' opera , che i mezzi e l' ingegno concedono » (p. 116). (< Siamo alla veglia dell'armi - conchiude - ; come gli antichi cavalieri, si preparino i giovani artisti devoti e puri e adoranti, e l'ispirazione scenderà sovra essi come un angiolo di vita, d'armonia; ed essi otterranno che splenda sui loro sepolcri quella benedizione delle generazioni migliorate e riconoscenti, che val mille glone, e le supera tutte di quanto la virtù supt!ra le ricchezze che dà la fortuna, e la coscienza la lode, e l'amore ogni potenza terrena ». Ma nonostante l'affermazione che egli non avrebbe contemplato l'arte nuova , fu detto e ripetuto più e più volte che il Mazzini nella Filosofia della musica ha presentito Riccardo w·agner. Uno solo per altro, cht! fu talora copiato senza scrupolo, ha preso deliberatamente in esa_melo scritto: Camillo Bel: laigue, il quale, nella Revue des deux Mondes, afferma che il Mazzini ((se montre incontestablemente le précurseur • ( 1) del musico tedesco. Ma tanto il critico francese quanto i nostri ammiratori si sono lasciati traviare da una somiglianza tutta esteriore tra (< le révolutionnaire et le musicien qui fut le plus révolutionnaire de tous 11. Il Bellaigue si compiace di mostrare a parte a parte che la necessità, la natura stessa dell' evolu - zione musicale nella visione del Maz~ini è « exactement wagnérienne », e che il Wagner ha risposto al desiderio dell'allungamento dello spettacolo dt:11'unità della poesia con la musica, dell'ufficio del coro, dello sviluppo del recitativo, del leit-motif; giunge anzi a dire che (( par un hasard étrange, il n' y a pour ninsi dire pas une véritt! de la foi nouvelle, de cette foi toute allemandt!, dont un Italien n'est senti l'approche mysterieuse et donné d' avance l' exacte définition » (2). Che il Bellaigue , come critico di musica, si fermi soltantc ai caratteri esteriori della visione mazziniana, senza penetrarne lo spirito , è comprovato dalla seconda parte del suo studio, il quale, appena si trova dinanzi alla distinzione di melodia e armonia su cui si fonda tutta la sintesi vaticinata dal Nostro tosto si trova come disorientato; e, dolente di non poter ' proseguire a passo a passo il parallelismo, non si perita di dar torto senz'altro al Mazzini, fraintendendolo: (< Dédoublement de la musique en ses deux facteurs , melodie et harmonie, assimilation de l'une au principe individuel et de l'autre au principe social voilà sans doute un systeme un peu trop étroit, (1) Les itlées musical, d',mt ,evolutio1111air, itali111. In Re~• des de11x?tfondes, 13 !è"<T. 1889 p. 924. ( J) B:a:LLAlGU~ op. cit. pag, 928,
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==