Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPE MAZZINI . 319 j)opo fa letturadell'epistoladrio 6. Mazzini Riconosciute le illusioni , gli errori e diciam liberamente, dopo il '48, le colpe del Mazzini , constatato quel che v' era di troppo assoluto e tenace nell' indole sua , sicchè , come disse Agostino Ruffini, che ben lo conosceva, piacevasi di (< dar di cozzo contro l'evidenza delle cose n e (( far perno ali' universo della propria volontà n come giganteggia la sua figura nei tempi più duri della servitù d'Italia! Quanta fiamma in quel cuore ! Quanta fede in quell'anima ! Pare di ravvisare in lui il vecchio E;,echide che col solo vigore della ispirata parola ri- • desti da morte a vita le ossa di un vasto cimitero. Quanta efficacia in quella parola , quanta energia in quel gesto ! Tutto sta contro lui : la violenza dei potcmti, l'inerzia del suo popolo , lo sconforto delle vane prove , la miseria dei consorti d'esilio: ed egli col suo nome sgomenta gabinetti e polizie: lo cercano e non lo trovano, lo sentono da per tutto e lo imma - ginano senza riuscire a raggiungerlo: ed egli prosegue a scuoter gli animi, a far pensare, a far rammentare, a far sperare, e mantiene viva una fiamma che ad ogni momento minaccia di spegnersi. Dall' anima sua escon grida di dolore , ma non del dolore suo soltanto , di quello di tutti : nel cuore suo palpita quello di tutti gli opprl!ssi, dal suo labbro esce la voce di tutti i costretti al silenzio. E se la paura o l' amore al quieto vivere fa sì che la sua parola spesso si perda inascoltata, non importa; egli continuerà a parlare. (( Oh come sono freddi codesti italiani ! e come cercan pretesti alla loro inerzia ! Noi pochi siamo malati, per essi, e lo siamo davvero, perchè abbiamo là febbre in dosso! » E altrove : « In Italia oggi come prima, i cospiratori non hanno ad arrestarsi, ma alzar gli occhi al cielo e andare innanzi fissandosi ndla stella dell'Italia avvenire, come io fo... E se anche la generazione attuale ci maledicesse, le generazioni ven - ture forse c'intenderanno: e se anche non c'intendessero mai più, poco monta 11. Poesia, dirà taluno, che nella soJdisfazione del presente non sappia rifare i tempi in che codl!ste parole furono proferite, e pel quale la storia restò muto, inesplorato oracolo. E poesia è veramente; ma di quella che non è mero suono agli orecchi, bensì impulso alle opern magnanime, e a consacrar la vita al sereno sacrificio per una nobile idea. E ril_eggendo qudle intìammate parole, ed altre consimili che neU' « Epistolario >> si rinvengono ad ogni passo, l' anima dei vecchi si scuote e sente un pò degli ardori giovanili , quando morta era la patria e vivace soltanto <( ultima Dea » la spe-- . ranza: si scuote, perchè tutti coloro che hanno visto il risorgere d'Italia, e il suo comporsi a nazione, hanno qualche stilla di mazzinianismo nelle vene ; e se liberamente giudicano di lui e degli atti suoi, conf:!ssano anche che egli creò la fede nell'unità e in altri la infuse, quando, come disse il M~nzoni, appariva soltanto ·« una bella utopia n. Senza Mazzini , senza le sue grida di protc::sta , senza il replicato affermar suo dal '3 1 al '48 che c' era un' Italia da dover riscattare, codesto periodo storico sarebbe una landa brulla e silenziosa: ma in quel deserto, Mazzini si erge solo, sfidando i potenti e la rea fortuna come (( li avesse in gran dispetto n. Voglia la gioventù anch'essa riscaldarsi alle reliquie di quel fuoco che scaldò le passate generazioni, e infiammarsi per tal modo ad alti ideali. Disforme da quella dei tempi in che scrisse ed operò Giuseppe Mazzini, sarà l'applicazione ai casi della vita e ai. bisogni della patria: rimanga, dopo una meditata le~tura, l'impulso all'amore disinterc::ssato del bene e della patria e del- )' umana famiglia. ALESSANDRO D'ANCONA L'apostolato • • mazz1n1ano e la questione operaia in Italia La grande, anzi la grandissima maggioranza degl' italiani non conosce ancora, neppure superficialmente, l'essenza della dottrina mazziniana; e ciò che è peggio, ignora l'azione esercitata da Mazzini pel risorgimento italiano e quanto egli facesse per la redenzione morale e l? elevazione economica delle classi lavoratrici. Tanto è che sovente udiamo ripeterci che l'indipendenza nazionale fu opera precipua del Piemonte e degli uomini di Casa Savoia, e che le classi operaie, ora soltanto, per la diffusione di teorie esotiche e sotto l'assillo della lotta di classe e perfino di categorie, hanno potuto formarsi una coscienza e darsi degli ordinamenti atti alla loro emancipazione. Lasciamo andare, in questo breve cenno, quanto riguarda. l'opera del risorgime11 tonazionale. I fatti son fatti, e la storia imparziale un giorno dirà: che Mazzini ed i migliori che si ispirarono alla sua fede, dopo avere data agl' italiani una Patria , la videro abilmente sfruttata da coloro stessi che avevano condannato l'artefice massimo di essa, con triplice sentenza di morte. Occupiamoci qui, piuttosto, dell'opera educativa e dell'azione emancipatrice, così misconosciute, esercitate da Mazzini nel lungo e doloroso apostolato a favore degli operai: Dalla Scuola Popolare che l'Esule illustre fondava a benefizio de' suoi connazionali vaganti miseramente senza intelletto e senza patria per le vie di Londra; dalla necessità di un Ordinamento Operaio, da esso consigliato dal 1840, al Patto di Fratellanza, fondato nel 1871 in Roma, e da questo ai Congressi Nazionali delle Società Operaie Italiane in Genova, Firenze, Napoli, Palermo, fino a quello XIX, nel 1893, in Bologna - giustizia vuole si riconosca come l'opera del Mazzini a prò delle classi operaje fosse eminentemente emancipatrice e sociale, e come il Partito repubblicano seguendo il Pensiero del Maestro, non fu mai un Partito esclusivamente politico, neppure quando le necessità dei tempi e l'imperfetta maturità delle coscienze degli operai, assegnav·ano il primato su tutte le altre alla questione nazionale. Ed infatti, se il proletariato italiano ha avuto cognizione di sè stesso, se ha potuto grado a g~~do conquistarsi un posto di combattimento, crears~ mtorno simpatie, lo si deve, in massima parte, a1 repubblicani, e, segnatamente, ai mazziniani che per un periodo lungo di anni - dal 1860 al 189_0- tu-:- rono pressochè soli in Italia a curare che gh operai e gli agricoltori si ordinassero in sodalizi e fratel-:- la112e affrontando le ire e l'egoismo delle classi dirig~nti e ad un tempo i~ _ser:7"ilismoe l' i_gnavia delle stesse masse lavoratnc1 , mfondendo 111 esse il sentimento del dovere e la coscienza del diritto. Società di arti e mestieri, circoli istruttivi cd educativi, scuole popolari, fratellanze artigi~n~, f~dera-:- zioni e consociazioni , istituti cooperat1v1 d1 ogrn specie sorsero dal seno della democrazia politica, trasfondendo in essi quanta più vita poteva del suo pensie; o materno: essa cercò e curò la praticità di tutti quanti i problemi attinenti al migliorament_o morale e materiale dei Iavoratori, e - nonostante il contrario ambiente politico - ne vide alcuni anche parzialmente soluti. L'allargamento del voto politico ed am1~inistrativo l'abolizione della pena di morte e dei regolame1~ti che davano sanzione legale alla prosti t?zion~ la legislazione operaia - la limitazione degli oran

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