Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

A GIUSEPPEMAZZINI 317 • Le teorie det Mazzini non sono per ogni lor parte in piena antitesi con tutto quell'insieme di concezioni economiche, sociali morali che sono andate nel secolo XIX sotto il nome di soci~lismo. Molte fra le idee , che in quest' ultimo mezzo secolo , nel differenziarsi sempre più netto delle correnti sociali e ideologiche e dei partiti politici, sono divenute retaggio esclusivo dei partiti socialisti , erano state prima comuni a tutti i seguaci della democrazia. Così se noi prendiamo, ad esempio, quelle teorie, che dopo essersi abbozrnte durante il secolo XVIII ed elaborate negli scritti dei democratici e dei così detti socialisti utopisti della prima meta del XIX , si staccarono alla fine dalla massa in cui erano originariamente confuse , organizzandosi nel sistema marxista e servendo di base al movimento socialista moderno, e se le confrontiamo con le teorie mazziniane, troviamo che in pare.:chi punti la dottrina mazziniana concorda con la dottrina socialista o almeno ammette principi, il cuì sviluppo logico, come ha acutamel)te osservato il King ( 1), porterebbe il mazzinianismo a sboccare nel socialismo. « Comune al mazzinianismo e al socialismo è l'affermazione della crescente e benefica potenza sociale e polilica delle classi operaie , considerate come << il principale nuovo elemento » della storia (XVI, 175; VI, 88 e seg.). Comune è l'affermazione che il proletariato abbia interessi specifici da promuovere e che a quest' uopo sia necessaria l' organizzazione di classe. « Anchè la teoria mazziniana del diritto di proprietà è molto più vicina di quanto a prima vista non sembrerebbe alla teoria socialista. La proprieù, infatti, per essere legittima dev'essere, secondo il Mazzini , « il segno della quantità di lavoro col quale l'individuo ha trasformato, sviluppato, accresciuto le forze produttrici della natura n (XVIH, 1 1 7), « il segno visibile ddla nostra parte nella trasformazione del mondo materiale » (XVII, 59); e solo ir1questo senso essa è un « elemento costitutivo della vita n, « sta nella natura umana », è « eterna nel· suo principio n (XVIII , 117). Ma « i modi coi quali la proprietà si governa sono mutabili, destinati a subire, èome tutte l 'altre manifestazioni della vita umana, la legge del progresso: quei che trovando la proprietà costituira in un certo modo, dichiarano quel modo inviolabilt:: e combattono quanti intendono a trasformarlo, negano dunque il progresso n (XVIU, 117). Ora il Mazzini reputa che nell' attuale ordinamento sociale l' assetto della proprietà sia difettoso , e aderisce pienamente alla critica che del!' ordinamento economico individualista fanno il Fourier (XII, 293-306) e i socialisti di tutte le scuole, attri.:_ buisce la causa della miseria sociale alla tirannide del capitale monopolizzato sul lavoro, afferma la nec~ssità che la proprietà sia « richiamata al principio che la rende legittima , facendo sì che il lavoro solo possa produrla. . . . . Evidentemente nel sistema di Mazzini la proprietà individuale, libera, alienabile, non esiste se non su quelli che i socialisti chiamano prodotti di consumo e beni d'uso; il capitale, di cui non sembra dubbio facciano parte insieme alla terra anche gli strumenti della produzione industriale , diventa proprietà comune delle associazioni. E' lo stesso principio, su cui i socialisti fondano la organizzazione economica del loro Stato, di quello che il Menger chiama lo « Stato democratico del lavoro n. . Le riforme immediate, poi, che il Mazzini propone per avviare la società verso la nuova forma economica-educazione 'universale gratuita; suffragio universale , cioè « soppressione d~i privilegi politici della proprietà »; miglioramento delle vie d1 comunicazione; libertà :i commercio; credito di Stato e concessione dt:i lavori pubblici alle cooperativt'; nazione armata; giustizia semplice e accessibile al povero; immunità tributaria del necessario alla vita ; istituti di conciliazione nei cvntrasti fra capitale e lavoro, ecc. ecc. (XVI, 199, 207; XVII, 48-49, I 19-120; XVIII, 130-131)- sono su per giù le stesse che si t~ovano non solo nei programmi delle altre scuole democratiche, ma anche nei programmi minimi dei partiti socialisti, avendole tutti i partiti, e democratici e socialisti , attinte alla unica fonte della filosofia rivoluzionaria e umanitaria del secolo XVIIl e del primo trentennio del secolo XIX. . . . . . . . Eppure tutta la vita del Mazzini è stata una battaglia contro H socialismo. - Gli è che le due teorie differiscono anzitutto (1) King 7 M'!H,ini Anche il S~F~I nei Proemi agli scritti del Mazzini (XVIII, cxx_xv~n) 1?llnsce che fra. mazz1n1:1nismo e socialiamo marxista vi sono rappont d1 aom1gltanza che mancano del tutlo fra il mazzinianismo e il vecchio c~mun(smo p~reetuatosi nell'anarchismo moderno, Cfr, Ci..NTJMOKr, S11ggio sulI 1tl14111mtol, G. M., p. 3aa-3. ,. per il diverso punto di vista , da [cui guardano il problema della nazionalità. Per il Mazzini centro di ogni pensiero , intento di ogni azione era la lotta nazionale per la costituzione della patria italiana : la organizzazione operaia, finchè 1' unità d' Italia non fosse compiuta, era più che altro un mezzo per lanciare nella lotta politica nazionale una quantità immensa di forze che rimanevano inattiv<::, perchè trascurate del tutto dai partiti liberali conservatori; e sebbene la patria non fosse nel sistema mazziniano un organismo iso~ato e chiuso in sè stesso ma destinato a far parte di una federazione internazionale di tutte le patrie , ed il Mazzini arrivasse anche ad ammettere che in una ulteriore fase dello sviluppo umano la patria potesse anche sparire, pure l' idea patriottica predominava sempre su tutte e l'attuazione di essa era continuamente affermata come la missione fondamentale del secolo XIX. E ben a ragione il Mazzini rivendicava alla propria propaganda il merito di avere introdotto nel cosmopolitanismo amorfo delle vecchie associazioni umanitarie « la idea della Naziona:ità considerata come segno d'una missione da compiersi a prò dell'Umanità » (V, 39) (1). Le teorie socialiste, invece, sia che negassero senz'altro l'idea nazionale organizzando l'umanità in falansteri omogenei col Fourier o in federazioni intercomunali con l' Owen, sia che atformassero semplicemente la necessità della pace universale, del disarmo, della fratellanza dei popoli, avversavano o trascuravano del tutto l' educazione del sentimento nazionale , ponevano in prima linea i problemi di indole economica, considera vano le questioni nazionali come un inciampo frapposto allo sno<lamento della questione sociale. Inoltre non si deve dimer1ticare che se in qualche punto, magari importante , il mazzinianismo viene a concordare col socialismo , lo spirito animatore delle due dottrine è sempre completamente diverso. - Il mazzinianismo è una teoria religiosa e morale , che tende a rendere gli uomini più virtuosi e attraverso la virtù più felici: non tanto la miseria esso vuole distruggere , quanto l' egoismo individuale , cht: è causa della miseria come di tutti gli altri mali della società ; e vuole distruggerlo con la forza morale dell'educazione, che riveli agli uomini ia necessità di un nuovo ordinamento religioso, politico ed economico a base associativa. Il socialismo è , invece , un sistema economico , che considera come problema fondamentale da risolvere quello della produzione e della distribuzione della ricchezza allo scopo di aumentare il benessere e sopprimere la miseria del proletariato: da quest' aumento di benessere materiale conseguirà la sparizione o per lo menò la diminuzione del vizio e della miseria morale. Mentre il socialismo nasce dalla filosofia della necessità e dalla morale dell' utilità, il mazzinianismo presuppone la filosofia della libertà e la morale del dovere »• (t E l'accusa fondamentale che il Mazzini muove a tutte le scuole socialiste, non escluso e giustamente lo stesso sansimonismo, è che derivino tutte dall'utilitarismo del Bentham, che facciano consistere la vita nella ricerca della felicità, che abbiano materializzato il problt:ma del mondo, che abbiano sostituito al progresso dell'umanità « il progresso della cucina dell'umanita (2) » (S, 15; VH, 275-353). E' ben vero che il Mazzini riconosce esplicitamente non essere possibile parlare di miglioramento morale all'operaio abbrutito dalla miseria , e doversi dar mano senza ritardo a riforme politiche ed economiche, le quali elevino lo stato materiale dell'operaio e gli creino le condizioni del progresso morale. Di guisa che sul terreno pratico la ditlerenza fra socialismo e mazzinianismo si riduce a una ditforenza più che altro di nomenclatura: l'operaio mazziniano ha non il diritto ma il dovere di tutelare i suoi diritti economici e politici, perchè il miglioramento delle condizioni materiali gli è mezzo indispensabile al migl:oramento morale; l' operaio socialista ha il diritto di migliorare le proprie condizioni materiali e per questa via raggiungerà , conseguenza di fatto necessaria , anche la possibilità di un elevamento morale: l'uno e l'altro, partendo da teorie diverse, perseguono nella realtà fini immediati identici. Ma ciò non toglie che le due teorie sieno essenzialmente diverse e che la propaganda dell' una sia la negazione della propaganda dell'altra. . Finalmente i metodi , con cui le due teorie intendono di raggiungere l'identico fine immediato del miglioramento operaio, sono insanabilmente avversi e inconciliabili. Mentre il socialismo parte dalla concezione che la storia sia una serie di lotte di classi; che nessuna classe ha mai abdicato spontanea- (1) DE SA'-CTIB, La lett, it. del sec. XIX, p. 422, (2) i'ensava evidentemente nello scrivere queste parole, alla gaslrosofia del Fovier,.

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