A GIUSEPPE MAZZINI 315 Siate grandi .. Decretat~ la_vittor!a· Il. poJ?olo ~a conquistava agh Spagnoli, aI Greci, agh Svizzen: la conquisti all'Italia. I Presidi, i Commissari straordinari organizzino l'insurrezione: si colleghino di provincia in provincia: traducano l'aspirazione di Roma: assumano dagli estremi pericoli poteri ec-: cezionali , rimedi estremi. Il capo che cede, che SI allontana prima d'a".'er _combattuto, che capitola, c~e tentenna, sia reo d1ch1arato. La terra che accoglie il nemico senza resistenze sia politicamente cancellata dal novero delle terre della repubblica. Chi non combatte in un modo o nell'altro l'invasore straniero s'abbia infamia: chi, non fosse che per un istant~, parteggia per esso perda la patria per sempre e la vita. Sia punito chi abbandona all'invasore materiali da guerra: punito chi non s'adopera a to- (Tlierali viveri, alloggio, quiete: punito chi, potendo, ~on iallontana dal terreno ch'esso calpesta. Si stenda intorno all'esercito che innalza bandiera non nostra, un cerchio di fuoco o il deserto. La Repubblica, mite e generosa sinora, sorge terribile nella minaccia. Roma starà. Dato dalla Residenza del Triumvirato, li 2 r Maggio 1849. Roma 1849 - Nella Tipografia Governativa. I Triumviri CARLO ARMELLINI GIUSEPPE MAZZINI AURELIO SAFFI Livorno, I I maggio 1905. Illustre Professore ; Vorrei bene poter compiacere alla Sua preghiera che molto mi onora ; ma la grandezza di Giuseppe Mazzini mi sopraflà, e mi rende incapace di formulare u□ pensiero qualunque. Per questa ragione dovei declinare l'onore altissimo oflertomi immeritamente dal Municipio di Genova, di commemorare con un discorso il Prometeo d' Italia nella prossima ricorrenza del cen tenario della sua nascita. Per questa ragione, s' io tento d'esprimere quello che penso di Lui, io non so che ripetere i versi di Giulio Uberti : « O prima stella in torbido emisfero, Bragia furtiva tra carboni spenti, Lampa lontan solinga in cimitero Sbattuta ai venti! » Ma chi si ricorda oramai dell' Uberti e ùell' ode severa ch'ei consacrava nel 1861 al grandissimo agitatore ? È abbastanza se gl' Italiani si ricordano del sonetto di Giosuè Carducci, perchè più recente ; e in quel sonetto granitico è tutto Giuseppe Mazzini. Ella dunque, onorevole Colajanni, mi scusi se nulla mi è dato di oflrirle pel Numero unico che si prepara, e lasci eh' io mi protesti suo devotissimo GIOVANNI MARRADI .... Ebbi a lottare contro il più grande dei soldati; giunsi a mettere fra loro d'accordo imperatori e re, uno czar, un sultano, un papa, principati e repubbliche; avviluppai e sciolsi venti volte intrighi di Corte, ma nessuno mai mi diede maggiori fastidii al mondo di un brigante d'italiano, magro, pallido, cencioso, ma eloquente come la tempesta, ardente come un apostolo, astuto come un ladro, disinvolto come un commediante, infaticabile come un innamorato, il quale ha nome Giuseppe Mazzini .... PRINCIPE DI METTERNICH (memorie) Unostoricosocialistasu 6iuseppeMazzini Gaetano Salvemini, insegnante di Storia nell'Università di Messina, è una delle menti più forti del partito socialista italiano. Alcuni suoi giudizi staccati su Giuseppe Mazzini furono altra volta oppugnati vivamente da chi si assunse il compito di fare questa pubblicazione in onore del Grande Genovese. Ma il Salvemini a Lui consacrò il discorso inaugurale della suddetta Università (S dicembre 904) dcl1' anno scolastico corrente, eh' è stato pubblicato testè nell'Annuario della medesima. Nello studio critico tra i più sinteticamente completi ed elevati, consacrato dal Salvemi ni al Pensie1·0 e ali' ar_ionedi Giuseppe Mar.r.ini, è stato conservato il giudizio sopracennato; ma messo accanto al resto perde l'impronta d'ingiustizia, che vi si ~oteva scorgere leggendolo separatamente. Invece acqmstano pregio singolare, per la persona che le fa, altr~ os-:- servazioni, che anche se non del tutto consenz1ent1 col pensiero Mazziniano, servono ad illustrarlo ed a metterlo nella luce dovuta; perciò, qui, si.:.,credeopportuno di riprodurne alcune. Il Salvemini comincia, rivolto agli uditori per richiamarne l'attenzione, coll'annunziare loro che ascoltandolo: impareranno sopratutto a venerare uno dei più mirabili giganti morali, che abbiano mai illustrata la storia della gente nostra e la storia dell'umanità; e dopo avere esposto il pensiero di Mazzini, quasi sempre colle stess_e parole del Grande, di cui commemoriamo la nascita, constatato il carattere religioso del mazzinianismo? eh~ considera come << la fusione del De Monarclna dI Dante del Quadro storico del progresso dello spirito uman; del Condorcet e dello Stato socialista del Menger, compiuta da un rivoluzi<?11.ario_unitar!o italiano del secolo XIX» ed esposti 1 suoI dubbi sulla legg_e del progresso come la intendeva il Mazzini, aggiunge: << Se non che , dopo che avrete consumate tutte 1~ v~stre armi critiche a com battere sul terreno filosofico e sc1ent1fico il sistema del Mazzini, cadreste in una grande illusione se v'immaginaste di averlo distrutto. - Non è molto, un filosofo assai sottile dinanzi alla definizione che il Mazzini dà di Dio : l< Autore di quanto esiste, pensiero vivente, assoluto , del quale il nostro mondo è un raggio e l'universo una incarnazione ,i (V r 8) si domanda va impensierito : « Raggio o incarnazione? ' ' . h emanatismo o panteismo? ii: e continuava a ricercare c e cosa mai il Mazzini abbia inteso affermando chè u Dio e la legge sono termini identici, e l'Umanità è il Verbo vivente di Dio »; e conchiudeva che le idee del Mazzini sono fluttuanti, indeterminate, fantastiche. D'accordo: ma che cosa v' ha di più indeterminato, di più fluttuante, di più fantastico, per chi abbia una fede diversa o stia del tutto fuori di quello speciali:! stato d'animo in cui vivono e da cui scaturiscono le fedi religiose, che - ad esempio - la preghiera domenicale aistiana? chi è mai quel padre nostro che sta nei cieli?. e che cos' è il regno suo? e quali debiti rimettiamo noi ai nostri debitori? Eppure nessuno di noi - qualunque fede religiosa o irreligiosa oramai ecrli professi - può riandare quella preghier,, infantile senza s~ntir palpitare in sè un fervido de.,iderio di giustizia, di amore, di pace. Quella preghiera non è una catena: d'idee, è un complesso di sentimenti. E lo stesso è di ogni ~ede religiosa; in: torno ai cui dati sentimentali e fondamentali non manca mai di elevarsi una impalcatura di ragionamenti più o meno logici e aspiranti tutti alla laurea in filosofia: contro questo ciarpam~ esterno addensano i critici di diversa fede o di nessuna fede 1 loro colpi; ma nel credente l'insieme di quei sentimenti indistinti inafferrabili, indimostrabili e incriticabili, su cui si è distesa' la patina rigida e labile dei dunque e degli orbene, resta sempre intatto. E il solo lavoro scientifico, che su quei sentimenti si possa compiere , è di ricercare quali azioni positive abbiano essi determinate, quali conseguenzè pratiche abbiano prodotte nella realtà ii. . . . Dimostrato che il successo doveva mancare alla
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