Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

312 LA RIVISTA ·POPOLARE gravami, gli inceppamenti alle arti , all' industria, al commercio son ridotti al minimo termine possibile; perchè le spese, le esigenze, e il numero dei governanti e dell'amministrazione sono ridotti al maggior grado possibile d'economia - in cui la tendenza delle istituzioni è volta principalmente al meglio della classe più numerosa e più povera - in cui una via indefinita è schiusa al progresso colla diffusione generale del 1' insegnamento, e colla distruzione d'ogni elemento stazionario, d'ogni genere d' immobilità. E' chiaro dunque che non esiste sovranità di diritto in alcuno; esiste una sovranità dello scopo e degli atti che vi si accostano. Gli atti e lo scopo verso cui camminiamo devono essere sottomessi al giudizio di tutti. Non v'è dunque nè può esservi sovranità permanente. Quell' istit11zione che si chiama Governo non è se non una Dfrezione: una missione affidata ad alcuni per raggiungere più sollecitamente lo scopo della Nazione ; e se quella missione è tradita, il potere di direzione fidato a quei pochi deve cessare. Ogni uomo chiamato al governo è un amministratore del pensieso comuneL; deve essere eletto e sottomesso a revoca ogni qualvolta ei lo fraintenda o deliberatamente lo combatta. Non può esistere casta, o, famiglia che ottenga il Potere per diritto proprio,. senza violazione della libertà. Come potremmo chiamarci liberi davanti ad uomini ai quali spett:Jsse facoltà di comando senza nostro consenso? La Repubblica è l'unica forma legittima e logica di Governo. Senza libertà non esiste Moralç, non esiste società vera, perchè tra liberi e schiavi non può esistere associazione, ma solamente dominio degli uni sugli altri. Dunque libertà personale: libertà di locomozione : libertà di credenza religiosa : libertà di opinioni su tutte cose: libertà di esprimere colla stampa o in ogni altro modo pacifico il vostro pensiero: libertà di associazione per poterlo fecondare col contatto uel· pensiero altrui: libertà di traffico pei suoi prodotti - sono tutte cose che nessuno può toglierci, salvo alcune rare eccezioni, senza grave ingiustizia. Ma la libertà non è che un meno; guai a noi e al nostro avvenire se ci avvezzassimo a guardarla come fine. Dottrine di sofisti hanno in questi ultimi tempi pervertito il santo concetto della libertà: gli uni l'hanno ridotto a un gretto immorale individualisnio, hanno detto che l'io è tutto e che il lavorò umano e l'ordinamento sociale non devono tendere che al soddisfacimento dc' suoi desider'i: gli altri hanno dichiarato che ogni governo, ogni autorità è un male inevitabile, ma da restringersi, da vincolarsi quanto più si può, che la libertà non ha Umiti; che lo scopo d'ogni società è unicamente quello di promuoverla indefinitivamente; che un uomo ha diritto d'usare e abusare della libertà, purchè questa non ridondi direttamente nel male altrui; che un governo non ha missione fuorchè quella d'impedire che un individuo non nuoccia all'altro. L'istituzione governativa deve, a non esser dannosa o inutile, rappresentare la somma degli elementi essenziali del paese, il pensiero che ne è l'anima la coscienza del.fine al quale tendono istintivamente i milioni d'uomini aggruppati fra i confini naturali che lo delimitano: suo ufficio è di purificare d'ogni elemento eterogeneo quel pensiero, d'accennare il metodo più opportuno a raggiungere il fine, e d'iniziare i progressi che guidano a quello. E' neccessario quindi organizzare lo Stato in un senso favorevole al progresso morale, intellettuale ed economico. del popolo, e tale che renda impossibile l'antagonismo alla causa del progresso. Il concetto della Repubblica tende a combattere, a scemare progressivamente i privilegi politici e civili dati ad una classe, il monopolio, I' immobilizzazione dei capitali , il concentramento soverchio della proprietà, l'ingiusto e fatale alla produzione accumularsi di tasse sulle Classi date all' industria, l' immoralità di speculazione, piaga crescente e alimentata da una trista, corrotta politica governativa, l'egoismo inevitabile di una legislazione affidata alla nascita o al censo e sottratta all'intervento delle classi che ad essa soggiacciono : - tende a far sì che le classi s'affratellino in eguaglianza di doveri e diritti, di protezione, di progresso, d'insegnamento:- che per mezzo dell'Associazione e d'aiuti date dalle istituzioni, i capitali, che fanno possibile il lavoro, si trovino nelle mani di chi deve compirlo: - che il lavoro generi la Proprietà e la diffonda quindi al maggior numero possibile di cittadini: - che l'economia e l'aumento della produzione presiedano d'ora in poi al maneggio delle Finanze: - tende a sopprimere l'immobilità in ogni Potere, a distribuire gli uffici a seconda della capacità e della virtù, a dare coll'elezione coscienza a ogni cittadino della missione eh' egli è chiamato a compire sulla terra ov' è nato, a far mallevadori tutti delle opere loro, a conquistare - coll.' oùestà delle convenzioni sulle terre, coll'interesse creato ai coltivatori nel suolo che fecondano, colla moderazione delle tasse, con un sistema d'esazione sottratto agli arbitri, coll'educazione data a tutte le classi , colla moralità .dell'amministrazione, col cornpimento·della Rivoluzione Nazionale - quel senso di securi tà pubblica senza il quale ogni progresso è inceppato o precario. Si tratta dunque di organizzare un nuovo e migliore ordine sociale in cui tutti gli individui possono trovare i mezzi necessari per lo sviluppo armonico ed integrale di tutte le loro facoltà fisiche, morali, i'ltellettuali per il progressivo sviluppo dcl1' Umanità. La qtiestione vitale che s'agita ùel nostro secolo, è una questione d'Educazione. Si tratta non di stabilire un nuovo ordine di cose colla viòlenza ; un ordi ne di cose stabilito colla violenza è sempre tirannico quand'anche è migliore del vecchio: si tratta di rovesciare collaforza la .forza brutale che s'oppone in oggi ad ogni tentativo di miglioramento, di proporre al consenso della nazione, messa in libertà di esprimere la sua volontà, l'ordine che par migliore, e di educare con tutti i mezzi possibili gli uomini a svilupparlo, ad operare conformemtnte. La questione dell'ordinamento politico è secondaria e non riguarda che il modo di trasfondere nella realtà, nella pratica il cangiamento maturato dal tempo. La questione sociale è l'anima di quanto accade in oggi. Il popolo fu schiavo e si sciolse dai ceppi della schiavitù: fu servo, e s'affrancò dal servaggio. Incatenato ,alla miseria e all'impotenza dalla soggezione, dalla immobilità del salario, dalla tirannide del capitale, invoca oggi emancipazione ed eguaglianza; e le otterrà. L'emancipazione degli schiavi era una rivoluzione di libertà inevitabile tra il conchiudersi del Politeismo e il trionfo del Cristianesimo. L'emancipazione dei sen;i era una rivoluzione d'eguaglianza inevitabile nell'Epoca iniziata dai nostri Comuni. L'emancipazione degli operai è una rivoluzione che si compirà, in nome del principio di associazione, nell'Epoca nostra. Essa darà, compiendosi, un nuovo elemento di vita al progresso morale alle affiacchite generazioni, un nuovo pegno di forza al nostro sviluppo politico, un nuovo impulso alla produzione. Storicamente dunque all' emancipazione dello schiavo tenne dietro quella del servo ; e quella del proletario deve seguirla. 11 progresso della mente umana rovesciava, per mezzo del patriziato, il privilegio dispotico della monarchia; per mezzo della borghesia, dell' aristocrazia finan-

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