Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

310 LA RlVIST A POPOLARE La sintesidel pensierodi Mazzini In ogni grande trssformazionc sociale prima vengono i Maestri, poi i sistematori. l Maestri, che sono Fondatori di Ci11iltà, non elaborano sistemi , come osservava Bovio, ma dànno germi e faville, delle quali poche ancora sono state secondate dalla fiamma. Mazzini , Fondatore di Civiltà al pari di Socrate e ·di Gesù, pose i germi nella presente Epoca Storica, ma non presentò nè un sistema filosofico, nè letterario, nè poli ti co, nè sociale. Eppure il secolo XIX .fLl il secolo .dei sistemi. E quel secolo ebbe, nel suo primo cinquantennio, fidanza cieca nei sistemi ; nel ccondo demolì i sistemi con lo stesso entùsiasmo con cui ai sistem·i aveva p1:estato fede. Cominciò con Saint-Simon, con Fourier, con Owen, con Comte, con Le Play a credere che il pensiero, il sisterna di un riformatore pdteva creare di sana pianta un ·nuovo ordine·sociale completamente perfetto, e finì, sotto l'influenza del darwinismo, dell'eYoluzionismo, coll'an,.mcttere che l'organizzazione sociale è la resu1tante di una lunga, vasta e complessa evoluzione, che si modifica lentamente, grado a .g~·ado,attraverso i secoli collo sv.iluµpo, colla modificazione perpetua dei suoi elementi fondamentali; e 'finì col _proclamare l'inefficacia, anzi la completa fallita di tutti i sistemi sociali. · La superiorità di Mazzini su tutti i fattori di sistemi, che da Platone a Cam_panella, da Morus a Babeuf, da Saint-Simon a Marx; si sono stillati il cervello per <lare al mondo il miglior sistema di organizzazione sociale, risiede in questo: che Egli - precorrendo i più recenti postulati della sociologia scientifica-- non credeva che il rimedio sociale possa trovarsi in organizzazioni generali, arbitrarie, archi tettate di pianta da uno o l'altro intelletto, contraddicenti alle basi universali adottate nel viver civile e impiantate subitamente per via di decreti, perchè noi non siamo quaggiù per o-eare l'Umanità, ma per contin1tarla, possiamo e dobbiamo modificarne, ordinarne meglio gli elementi costituitivi, non possiamo sopprimerli. L' Umanità è e sarà sempre ribelle a disegni sjffatti. Per stringere in sintesi breve, chiara, completa tutte le luminose e geniali idee che il Maestro diffuse in cinquant'anni di apostolato e di lotta ci vorrebbero la rapida concisione di Tacito e la profonda conoscenza che del pensiero mazziniano ebbe Aurelio Saffi. Per qLianto so e posso mi metto a ques t' ardua impresa senza pretendere di condurla a segno. Il principio fondamentale delle dottrine di Mazzini è un principio religioso che dà al pensiero suo il carattere di universalità, e fa di Mazzini un uomo storico universale, uno cioè di quegli uomini storici che hanno la fortuna, come osservava Hegel, di essere gli esecutori di uno scopo che costituisce un grado progressivo nel corso dello spirito general~. ella sua vasta concezione della storia dell'Umanità Mazzini vide che le religioni governano il mondo. La religione - che è una fede nei principii generali che reggono l'Umanità, sanzione d'un vincolo che affratella i viventi nella coscienza d'una origine, d'una missione, d'un intento comune-nella propria essenza, è una, eterna, immutabile come Dio stesso; ma nel suo sviluppo e nelle sue forme esterne soggiace alla legge del tempo, che è quella dell'uomo. Dio s'incarna successiJ1amente nell'Umanità. La Legge di Dio è una, ma noi la scopriamo articolo per articolo, linea per linea, quanto più s'accumula l'esperienza educatrice delle generazioni che precedono, quanto più cresce in ampiezza ed in intensità l'associarione fra le razze, fra i popoli, fra gl' individui. Nessun uomo, nessun popolo, nessun secolo può presumere di scoprirla intera: la legge morale, la legge-di vita dell'Umanità non può scoprirsi intera che dall'Umanità tutta quanta, raccolta in associazione; q iando tutte le forze, tutte le facoltà, che costituiscono l'umana natura, saranno sviluppate e in azione. L'Umanità è dunque la sola interprete della Legge di Dio sulla terra. Ma che cosa è l'Umanità? E qui è necessario osservare che il concetto dell'Umanità nella credenza di G. Mazzini ha molta simiglianza col concetto dell'Umanità nella filosofia positiva d'Augusto Comte. Educato con Pascal a considerare l'Umanità come un uomo in condizione perpetua d'esistenza che impara sempre cd a pensare con Turgot e Condorcct che tutte le età sono incatenate da 1na successione di cause e d'effetti, ,·he legano lo stato presente del mondo a quei che lo precedettero; convinto con Dante che l'operazione propria del genere umano, preso nel suo insieme, è ridurre in atto tutta la potenza dell'intelletto possibile e che a questa opet azione nè un uomo solo, nè una sola casa, o vicinanza, o città, nè un regno particolare può pervenire ma è necessario che sia moltitudine cooperante nell'umana generazione, per la quale tutta la potenza in atto si riduca; Mazzini. concepisce l'Umanità come l'associazione di tutte le generazioni passate , presen'ti e future. Gl' individui muoiono; ma quel tanto di vero ch'essi hanno pensato, quel tanto di buono ch'essi hanno operato, non va perduto con essi: l'Umanità lo raccoglie e gli uomini che passeggiano sulla loro sepoltura ne fanno lor prò. Ognuno di noi nasce in oggi in una atmosfera d'idee e di credenze, elaborata da tutta l'Umanità anteriore: ognuno di noi porta senza saperlo, un elemento più o meno importante alla vita dell'Umanità successiva. Da questo vasto concetto dell'Umanità Mazzini desume una serie di princip'i e di conseguenze nell'ordine_ religioso e morale, nell'ordine politico cd economico. Dal concetto della Rivelazione continua, graduale, progressiva di Dio nell'Umanità, che Mazzini compendiava nelle formule: Dio e l' Umanità - Dio e Popolo; e dal concetto che l'Umanità d'Epoca in Epoca sale progressivamente da fol'me inferiori e anguste a forme più elevate e più vaste il Maestro desumeva la legge universale del Progresso , che opponeva al dogma fondamentale del Cristianesimo: Caduta e Redenr_ione. Nel 187q, rivolgendosi nel suo scritto Dal Concilio a Dio ai gerarchi della Chiesa Cattolica raunati a concilio in Roma, Egli scriveva: « Il vostro dogma si compendia nei due termini: Caduta e Redenzione: jl nostro nei due: Dio e Progresso. Termine intermedio fra la caduta e la Redenzione è, per voi, l'incarnazione, subita e in un dato momento, del Figlio di Dio: termine intermedio per noi tra Dio e la sua Legge è l'incarnazion~ progressiva di quella Legge nell'Umanità, chiamata a scoprirla lentamente e compirla attraverso un avvenire incommensurabile, indefinito. E quella voce Progresso suona per noi, non un semplice fatto di scienza e di storia, limitato possibilmente a un'Epoca, a una frazione o a una serie di atti dell'Umanità, senza radice nel passato, senza pegno di durata nell'avvenire; ma un concetto religioso della Vita diverso radicalmente dal vostro: una legge divina, una suprema formula dell'attività creatrice, eterna, onnipotente, universale com'essa ». ·11 Cristianesimo aveva aperto un abisso fra terra

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