Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 11-12 - 22 giugno 1905

306 LA RIVISTA POPOLARE Mazzinei la questionesociale (Dai suoi scritti) (1 ) Le due epoche: l'individuale e la sociale (1832) « L'uomo individuo è debole: l'uomo collettivo è onnipotentesulla terra eh'ei calca, e l'Associazione moltiplicale sue forze a termine indefinito )> (Val. I, 21J). « Il caratteredi differenza tra l' epoca della quale noi siamo le prirlle scolte e l' epocaconsunta , è che questa nuova dev' essere altamente sociale , laddove l'antica era individuale: l' opera dei grandi popoli, laddove quella era dei grandi uoniini )) (1, 215-6). ♦ Padroni e salariati ( 1836) ~-· e~ Il pane non è dato da Dio quaggiù,nè dal lavoro $tesso,libe;-amentescelto, e retribuitocongiustizia proporzionata,ma dal padrone,dal proprietariodel suolo, detentore esclusivo degli strumenti di la- _voro ; ed egli lo dà quando vuole e lo distribuisce come vuole. Egli fa la legge perchè può aspetta.re: il popolo dei lavoratori non può aspettare , e.d è quindi costretto ad accettare, Dall' alto della sua vantaggiosaposizione, il pri11wsi fa arbitro e regolatore del lavoro , ne stabilisceegli stesso le condizioni entro i due termini che il suo in- ,teresseindividuale non perde rnaidi vista-del maggior la.varo , cioè , e del minor salario possibile ; il secondo non può che soggiacere ; e soggiace. « Come lottare quando non v' h,i contrappeso da aettare sulla bilancia?Come sottrarsi alle onerosecondizioni imposteal lavoro, quando a un seniplicetentativo di associazionemutua che non può avere per ultimo resultato se non il guadagno di poche giornate , la Società non risponde che con cariche di cavalleria e colle mitraglie? ( XII, 3 02 ). ♦ L'avvenire della classe lavoratrice (1836) << Questa moltitudine onnipossenteper la sua forza materiale , e che voi pretendeterilegare in una specie di nullità morale , sente d' esser chiamata a ben altro che lavoraredodici ore al giorno, unicamente per mangiare del pane nero; indovina confusamente che il mondo, con tutte le sorgenti di perfezio11amento e di attività , appartiene ad essa quanto a voi ; ha l' intuito rapido e incerto-ma pur nondimenopotentissimosovra anime che si schiudono anch' esse al soffio di Dio - d'una societàfutura, di un'epoca alla quale d'istante in istante ci avviciniamo, e di cui la Storia, studiata nelle sue grandi linee , ci addita infallibite l' avvenimento al .terminedella lunga seriedelle nostre fatiche: Epoca , sotto i cui auspici ogni privilegio scomparirà dalla terra, ogni ineguaglianza, ogni distinzione che non derivi dalle opere sarà condannata come usurpazione, nella quale non vi sarà più se non una classesola, un solo Popolo; una sola famiglia etc. )> (XII, 300-301). (,) Jl··numero romano in queste c..:•itationi indica il volumè delle Opere edite e inedite. ♦ La legge ferrea del salario (1836) « V' ha in questasocietà travagliata, tal cosa sulla quale tutti i vostri rtmedi - uomini delle transazioni, delle riforme parziali, delle teorie economiste, delle forme governative - non produrrannoper molto tempo alcun effetto.V'ha un marchio di servaggio che grava la fronte dei diciottoventesimidi coloro che voi chiamate vostri simili. « Vive su questa terra , fondo di ricchezza che Dio, padre di tutt,i, infeudava, non ad una sola cosa, ma al 'lavoro-una razza d'uomini che, ad onta della parola di fratellanza cristiana che da diciotti secoli voi balbettate, è diseredata in perpetuo dalla vostra costituzionesociale. « V'ha in questo globo-fondo d,i produzione che Dio dest.inava solo al lavoro , proporzionauclolo al numer·o dei suoi abitanti - una nioltitudineper la quale quella produzione è distrutta , per la quale il lavoro non è regolarmente produttivo • e che va attorno senza dig,iità, senza patria , senza diritti reali, senza partecipazione ai miglioramenti introdotti di trado in grado nelle speculazioni materiali , cercandoripugnante e sotto la sferza della necessità, alla porta dei vostri opifici un contingented'esistenzache spetta a voi il determinare; ovvero mendicandoalla porta delle vostre case il pane dflia carità. Questo popolo vi·ve: la sua capacità di perfezionamentoè pari a quelladi cui voi andate tanto orgogliosi: le sue facoltà di progressonon sono dissimili dalle vostre; la sua missione, il suo fine è identico; e nondimenoegli si trascina a stento, mentre voi v'inalzate; ei s'aggira in un centrofatale, mentre voi camminatt!s-ulla linea progressivaprovvidenziale: egli muore talvolta di fame , mentre voi siete immersi nel lusso. Il suo destino,quale voi glie lo avete fatto, è il destino delle razze maledette: lavorare, soffrire, maledire e morire; la sua legge non è quella della produzione; è la legge del salario » ( XII, 3 oo ). ♦ L'operaio salariato (1840) « 'Dappertuttoprivo di terre, di capitali,di credito, trattato sicconiecolpevole s' ei cercasse supplire colla forza di associazionealla mancanzaperenne e a~soluta di questi elementi d' indipendenza , costrettoa procacciarsi la vita di ogni giorno, e postodi fronte ad uo1nini ricchi d'oro, di possessionie di credito, l'operaio non è libero contraente ma schiavo : la sua scelta sta tra la fame e la mercede, qualunquesiasi, offertagli da chi l'impiega » (V, 222). « E questa mercedeè un salario: un salario spesso insufficienteai bisogni della giornata,quasi sernpreinferi ore all'importanza dell'opera ogni qualvolta l'ignoranza di chi comanda, la concorrenzao avvenimenti non calcolati, fanno sì eh' egli ottenga menodel guadagno sperato, non mai l'aumentoprogressivoproporzionale ai frutti dell' impresa: le bracciadell' operaio possonotriplicare e quadruplicareil capitale del proprietario , non triplicare e quadruplicare la propria mercede >) ( V. 22 3 ). « Quindi l'impossibilitàdei risparmi; quindi la miseria assoluta, irreparabile delle migliaia a ognuna di quelle crisi che affliggonoquasi periodicamenteil commercio , e che per I' introduzione di' nuove macchine, per l'accu1nulamento dei pro-

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