270 RIVISTA POPOLARE Ho avuto altrove occasione di dimostrare, ed oggi giova ripetere che l'affollamento nelle nostre scuole medie è stato sempre originato da due cause, che concorrono e si completano in unica, l'assenza della nostra educazione industriale. Alla Sicilia ed al Mezzodì sono mancati non solo i centri delle industrie agri cole, manifatturiere, le sorgenti degli scambi attivi, il commercio dei prodotti del,la terra in larga scala , ma , consegl ten temen te, non si sono sviluppate le scuole relative, le vere fonti tecniche. Qualcuna esistente non è stata purtroppo frequentata. Nel nord e nel centro d' Italia è avvenuto il co. 1trario. Colle ricchezze, che vi affluirono dalle regioni del sud, e per altre circostanza favorevoli, che ometto di accennare, si crearono le industrie, si organizzarono i centri manufatturieri e gli scambi , s' instituirono le scuole tecniche, che alimentarono, come tanti vivai, indu.:. strie e commerci. Le numerose scuole tecniche di agricoltura , di commercio , di meccanica, le industriali, le minerarie hanno sottratto e sottraggono tuttora gran parte della popolazione studentesca dalle scuole medie, spingendola nell'attività più feconda di lavoro e di ricchezza. Evidentemente la più colta e industriale regione d'Italia, che ha un numero minore di studenti nelle . scuole medie e nell'università, è molto più ricca del Mezzogiorno e della Sicilia , che , invece, ha il magro conforto di vedere pòpolate le scuole medie e le università. Già s1 avrebbe dovuto a tempo provvedere riversando nei comuni poveri del mezzogiorno i. sussidi, che contro ogni principio di eqLlità ed il fine medesimo della legge furono deviati a favore dei comuni più prosperi e piccoli del Nord e del Centro; si avrebbero dovuto creare nelle regioni inferiori del regno centri di attività produttiva, suscitando contemporaneamente· le sopite energie, ravvivando lo spirito di organizzazione fra popolazioni, che aveano bisogno di aiuti e di consiglio, per spingere la iniziativa privata verso industrie locali, le quali avrebbero trovato spontaneità di sviluppo. Invece le nostre provincie, spogliate degl'istituti, che aveano portato loro benessere e reputazione, furono abbandonate a sè stesse nelle dure condizioni di viabilità, di commercio e d'istruzione. Così non fecero a tempo a reintegrare le rendite, che aveano mantenuto il lustro dei corpi morali, e, disabituate alla vita pubblica, disinteressate alla politica com'erano, lasciarono che quelle venissero sfruttate da amministratori senza scrupoli, quando non fossero state lapidate dall'ingordigia di clientele e dall' egoismo. Accanto alle scuole tecniche, impropriamente dette, qualcuna di commercio, di agricoltura, di enologia, di nautica, di caseificio, appunto per l'assenza di questi centri di attività industriale, non produsse gli sperati vantaggi, ma disillusioni. I nostri figli non vanno a quelle scuole, perchè non si è ancora compreso, nè alcun governo si preoccupò ~on efficacia di mezzi a farci comprendere quantl influenza abbia sulla vita economica di un popolo la intensità del lavoro, dedicato alla terra ed alla sua produzione, quanta fecondità di ricchezza sia racch~usa nel lavoro industriale, che tenda alla elaboraz10ne ed alla esportazione dei prodotti' del suolo. In queste regioni, insomma, non si è formata ancora l'educazione industriale per rifare l'educazione economica. Si è perduto intanto perchè si è fatto perd~re, l' obbiettivo delle loro' energie naturali; si è d1sper~a, perchè si è fatta disperdere, quell'attività che, diretta bene agl'intenti nobilissimi del benessere della collettività, avrebbe dato i suoi migliori ♦ frutti ; ed invece di vedere , con ridicola e partigiana compiacenza de' diriggenti la politica italiana, poderosi elementi affasciarsi in un comitato elettorale o di beneficenza o di feste carnevalesche, avremmo potuto assistere all'associarsi de' capitali per la costruzione delle vie, per la derivazione delle acque o la correzione dei torrenti o la bonifica dei terreni; cose tutte, che non si son mai pensate e che, incoraggiate a tempo dalla previdenza di un governo, avrebbero modificato l' aspetto economico delle provincie, per non dire , avviata la crisi alla risoluzione. L'esempio di questo assopimento del governo, dei su_oi prefetti e degli enti locali contrasta in modo stridente all'interesse sempre crescente, che i forestieri prendono per il Mezzogiorno e per la Sicilia. Indipendentemente dalle tante loro risorse, che vi si potrebbero far germogliare, esse costituiscono centri di cultura, un'interminabile esposizione di bellezze naturali, una mostra grandiosa dei capolavori di arte antica, mediovale e moderna. Ebbene! l'industria cosi detta, con frase poco felice , del forestiere si lascia per lo più languire e là, dove comincia ad affermarsi, sono di rado i meridionali e siciliani coloro, che speculano sul nostro capitale artistico-archeologico, sul nostro sole, sulle bellezze dell' i'sola nostra. ♦ Si sa che fra le regioni del nuovo regno le più danneggiate siano state il Mezzogiorno e la Sicilia, che avevano iniziato e completato il movimento nazionale. Davanti una ·massa enorme d' ìmpiegati, che il nuovo ordine di cose non poteva accogliere ad occhi chiusi anche per la esigenza finanziaria, le due regiorii non seppero profittare del momento politico. I più non si fecero vivi a partecipare alla nuova distribuzione degli uffici pubblici. Moltissimi han dovuto soggiacere ad uno di quei pregiudizii, che altri chiamerebbe fatalità , spiegabile allora con lo stato degli animi delle classi le più intelligenti. La massima parte, contenta dell'oggi, improvvida dell'avvenire, per un senso di sfiducia al nuovo regime politico, o per timore - pur non essendo teneri del passato - di prossima restaurazione dei Borboni , non cercarono o rifiutarono incarichi e posti, che furono concessi, a chi ne faceva domanda. Q_uello, che avvenne poi, si sa. L'esodo dei meridionali e dei Siciliani si limitò fra gli uomini più illustri nella politica, nel patriottismo e nella p~ofessione libera per superiorità di mente; nell'antico regno di Napoli, invece, furono inviati i funzionari, raccolti dal nord e largamente retribuiti. Agli uni restò l'infingardo pensiero dell'::lttendere, agli altri il beneficio dello stipendio, assicurato nel bilancio dello Stato con tutti i vantaggi consecutivi di una funzione pubblica. Più tardi si comprese l'errore. Il disquilibrio intanto riportava pieno trionfo in que-: ste regioni per necessità politica e le popolaz10111 cominciavano a risentire il peso della istruzione. Così, mentre esse non si giovarono per nulla dei posti dell<? insegnamento, avvertirono subito il doppio d~nno d~ non avere partecipato, nella dovuta proporz10ne, a~ proventi degli uffici e di dovere provvedere ai mez~1 della istruzione. Non si dirà più che la scuola media sia quasi gratuita in Italia. I ripetuti inasprimenti delle tasse scolastiche, la spesa eccezionalmente _accresciuta per l'acquisto di libri e di altro matenale di studio, hanno reso pesante alle famig:Jie - anche agiate - il mantenimento dei propri figli alla scuola. Del resto la depressione dello stato economico della Sicilia e del Mezzogiorno ha fatto notare che mentre . « le istituzioni scolastich~ sono guasi interamente « accentrate nel Nord e nel centro d'Italia, le tasse
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