268 l<.lVlSTA POPOLAKc nell'Italia settentrionale 10 musei e gallerie, 5 r. accademie, istituti di Belle Arti e scuole musicali, 7 biblioteche governative. Queste cifre nell'Italia centrale rispettivamente diventano 13, 19, I6, mentre per l'Italia meridionale sono appena 4, 2, 3 e per la Sicilia 2, 2, 4. Girgenti da 23 anni èhiede l'istituzione del museo nazionale di archeologia e non ha ancora ottenuto la miseria di un contributo governativo per la trasformazione del suo comunale, mentre i milioni si sono sempre trovati a favore di altri istituti del continente. Girgenti occupa, dopo Roma, il primo posto per le sue antiche civiltà, per il numero e l'importanza dei suoi monumenti. Per noi di quaggiù tutte le difficoltà, mentre a Chioggia si man6ene un istituto nautico con un totale di dieci studenti, a pochi chilometri da Venezia, che ne ha un altro 111 ·fiore (v. BolL uff. del Min. P. I. 1900-901). Ora, senza tenere calcolo delle somme destinate, nel bilancio, alle sovvenzioni a pro degli edifizi scolastici, delle biblioteche, delle gallerie e dei musei, dei laboratori e dei gabinetti scientifici, nè di quelle largite a titolo d'incoraggiamento a società e ad accademie, nè di quelle stanziate per le borse di studi, per posti di perfezionameuto e per sussidi, assorbite in massima parte dalle università e dagl' istituti scolastici delle città del nord e del centro, fattesi più zelanti e premurose delle nostre, che non hanno avuto volontà, nè diligenza per conoscere e per domandare; le scuole del sette.htrione e del mezzo sono state completate con quella larghezza di aiuti, che , si conviene a centri di cultura, a città più fortunate delle nostre, perchè, da tempo, semenzai di produzione agricola, mercati di transito, sedi di opifici e di officine industriali. Le nostre scuole , per contrario, cresciute all'ombra del classicismo, con le altre così dette tecniche, che di tecnicismo hanno solamente ·il nome, mancano di tutto. Da noi non vi sono propri edifizi scolastici. Gli adattamenti non hanno mai potuto tenere in prezzo i dettami del1' igiene scolastica. I comuni hanno fatto del loro megliQ e quasi tu.tti sostengono ingenti spese, talvolta superiori alle risorse dei propri bilanci. Allo Stato incombeva l'obbligo di equiparare sul medesimo livello quella istruzione, che deve inspirare sopratutto rispetto per il luogo, donde s'impartisce. Lo Stato, che avrebbe dovuto intervenire per aiutare le provincie più povere, con le sue leggi generali ed estese a tutte le regioni, ha hnito, anche nell'istruzione secondaria, per aiutare le meno bisognose. Precisamente com'è successo per l'insegnamento primario a carico dei comuni. Durante il decennio 1889-1899 le somme destinate ai presj ti per gli edifizi scolastici , sono state così distribuite: L. 14,069,400.27 nell'Italia superiore, L. 4,786,217.76 nella centrale L. 1,674,700 nella inferiore e L. 528,600 nella Sicilia. Quest'ultima regione in rapporto al Piemonte, che mutuò per lire 4,487,767.70, avrebbe potuto godere un prestito di favore per una somma maggiore, atteso la sua maggiore popolazione: le Calabrie, eh.ebbero solo lire 10,800, avrebbero potuto chiedere ed ottenere la metà. I benefici della legge potevano essere più notevoli per il Mezzogiorno, dove l'agglomeramento e l'addensamento delle popolazioni sono maggiori. Inoltre le nostre scuole sono state affidate a direzioni e a presidenze con l'incarico. Alla maggior parte dei professori incaricati, ai molti comandati, a moltissimi, posti fuori ruolo si è andato creando una condizione impossibile, per non dire insostenibile di fronte alla propria coscienza ed ai rapporti con la scolaresca. I più si sono ribellati sino al punto che di proposito già stabiliscono di fare quello, che fa la maggior parte dei protetti o insolitamente fortunati, cioè, quanto è necessario per tirare avanti la scuola senza impegno, senza entusiasmo. Quanto ciò le abbia nociuto, ognuno può immaginare. Quasi per i11visibile, malefica gara a questa opera di demolizione ha direttamente contribuito l'amministrazione centrale. A dicembre spesso i còrsi re~ stano ancora incompleti del personale. Il rigore dei regolamenti e le misure restrittive, che giovano . tanto altrove per l'ordine e per la disciplina, nelle nostre scuole sono cause d'indugio perpetuo a quei procedimenti, che hanno carattere d'urgenza. I traslochi a metà di anno, numerosissimi, costituiscono la piaga più profonda, perchè lasciano tracce, che non risanano. Presidi e direttori, tramutati ad anno scolastico inoltrato, non sanno più orientarsi ; peggio se al loro fardello burocratico si addossi l' incarico dell'insegnamento. Su le nostre scuole inoltre si sono esperimentati tutti gli espedienti , tutti i mezzucci, in tesi a trascinare un' istruzione, che non s' impartisce, perchè soffocata da ripicchi e gelosie, dalla sterile lotta per i punti, dagli esami trimestrali che rubano tempo allo studio senza pietà e senz~ compenso; in fine dalle mille distrazioni, alle quali spesso non sono estranei insegnanti e direttori. Le classi, suddivise, suddividono, come tanti automi, i n~aestri che vengono pagati a tanto per ora di lez10ne. Ci è stata su le scuole del Mezzogiorno e della Sicilia una misteriosa herme, che non ha voluto perdonare alle nostre colpe, se colpe sono state le molte dimenticanze a reclamare il dritto: ci è stata una vera iettatura, che da un canto non ha provveduto alle tante deficienze, dall'altro ha rivolto contro di noi tutte le misure di rigore. Provincie senza provveditori-· consenzienti tacitamente sindaci, prefetti e deputati - lasciate per più anni in balìa di semplici ispettori senza la necessaria autorità, senza quella dottrina che illumina l'ufficio e livella tutti al dovere verso la scuola, o abbandonate in braccio a presidi o a direttori che, quando non siano ignoranti o peggio, si vogliono rifare del nuovo incarico dello smarrimento di coscienza e di responsabilità nel dirigere gl'istituti a loro affidati. Vi è ancora il caso dell'ostacolo, dell'opposizione metodica, che il ministero, incosciente, frappone all'azione dei comuni o degli enti di giovare alla scuola. In una città, capoluogo di provincia, il museo di storia naturale, mantenuto a spese di un COJ?-SOrzi·o, non ha ottenuto, da un decennio, una propria direzione tecnica, perchè n~n si è voluto mandarvi un professore di storia naturale senza l'. incarico d~lla ~residenza e della direzione del regio liceo g1nnas10. Tutti gli svantaggi per queste provincie: nessuno aiuto, anche quando è dovere non negarlo. Per queste provincie, inoltre, stanno sempre le prime nomine e le misure di trasloco, imposte da riser.:i,t~menti più che dall'esigenza di un pubblico serv1z10. Certamente in tutto ciò, che sembra destino incombiente sul Mezzogiorno e sulla Sicilia, non ci enti,a per nulla il malvolere o il cattivo genio dei ministri. Anzi, in questi ultimi anni, manco a farlo apposta, parecchi siciliani e meridionali si sono succeduti, per brevi intervalli, alla Minerva. Ma pu~ troppo il ministro della pubblica istruzione non_ s1 improvvisa nè meno in quelle nazioni progredite, presso le quali è più facile dimostrare ed imporre la propria competenza. . Se a qualcuno di essi mancò il tempo necessario per concretare il suo pensiero di riforma, inspirato ai bisogni della istruzione, ad un altro nessun pro..: blema si affacciò disinteressato nella nobiltà dell'intento. I suoi progetti di riforma, cadendo, lasciarono
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