R I V I S T .\ P O P O L A R E 267 cero intendere ai delegati Europei la necessità di una Albania a base dei Vilajét di Giannina, Scutari. Kossova e Monastir; ed il Gabinetto di St. J ames approvò le loro vedute. Lord Goschen scriveva il 21 luglio 1880 a Lord Gran ville (Blue Book, pag. 184, N.0 8) così : « Questa antica e distinta razza ha visto che le altre nazionalità vicine godono della protezione delle potenze Europee, e che le loro aspirazioni sono titate realizzate in una esistenza indipendente. Essa ha visto che i Bul~ari sono stati completamente emancipati in Bulgaria e in µarte nella Rume]ia Orientale. Essa ha visto che gli Slavi del Montenegro sono protetti con perseveranza ed entusiasmo dal grande Jmpero Slavo del Nord. Essa ha visto che la quistione d'Oriente è stata risolta ìn conformità d.el principio di nazionalità, e che ]a penisola Balcanica è gradatamente divisa in differenti razze sul medesimo principio. Intanto essa vede che essa sola non riceve un simile t?-attamento! La sua nazionalità è misconosciuta ed il territorio abitato dagli albanesi trovasi al Nord a disposizione dei Montenegrini, protetti dalla Russia., come trovasi al Sud a di 1 sposizione dei Greci , protetti dall' Inghilterra e dalla Francia •. E più giù : « Se un'Albania f01·te sarà costituita, i motivi di una occupazione da parte di una potenza straniera, nel caso di nna dissoluzione dell'Impero Ottomano, spariranno. Un'Albania unita sbarrerà il passaggio al Nord (Austria) e manterrà la penisola Balcanica nelle mani e sotto il regime di coloro che l'occupano. Altrimenti la potenza degli albanesi costituirà una difficoltà insormontabile al momento in cui sorgessero dei torbidi. Una popolazione in gran parte musulmana (non Turca) &arebbe una sorgente di grandi difficoltà per le contrade Slave e Greche che la circondano. Io opino che la probabilità di un intervento Europeo nella penisola Balcanica diminuirà in proporzione della ~ostituzione della nazionalità albanese•. Non si poteva parlare con maggior chiarezza, precisione e giustizia di così. Ma la proposta inglese dovea cadere, perchè ostacolata da chi avea interesse che la q nistione Balcanica riruanesse insoluta, cioè dall'Austria Russia e Governo Ottomano. La quistione Balcanica ri~ mase in8oluta ed il popolo albanese aspetta ancora chi gli stenda una mano amica, che lo sorregga e lo aiuti. L'albanese aspetta, o meglio ha pur troppo aspettato, e se ancora la mistificazione continuerà, se ancora la nazione albanese sarà creduta un popolo da vendere, se quella giustizia, che l'umanità e la civiltà. accordano ~ chi vuol vivere di vita propria, tarderà ancora ad esser con~essa; ~h. allora tutte le genti Sckipetare, ricordandosi del d1r1tto delle genti, degli imprescrittibili diritti storici, etnografici, geografici della razza, rievocheranno l'eroismo dei padri, e soccomberanno di' fronte alla coalizzazione interessata, piuttosto che cedere ancora una volta nn palmo di terra allo straniero. Montenegrini, Serbi, Bulgari, Greci si contentino pure di ciò che hanno tolto all'Albania; l'Austria e la Russia non oltrepassino i confini delle loro terre, e lascino una buon.a volta gli intrighi delle loro false diplomazie. Le nazioni liberali dell'Occidente Europeo , cioè Francia, Italia ed Inghilterra si accordino per imporre al Turco il riconoscimento della nazionalità albanese,· concedendo a que8ta gli stessi diritti concessi alle altre nazionalità, e specie la scuola in lingua propria, che è il mezzo più potente dello spirito e della compagine nazionale, e senz~ spargimento di sangue, senza scosse l'Europa avrà risoluta la qnistione Balcanica in apparenza in tricata e grave, ma in fatti semplicissima. Si segua la assennata proposta che nel 1880 faceva l'Inghilterra per mezzo dei suoi dele?;ati, cioè la costituzione dell'Albania a base dei cinque Vilajét, ed ogni ambizione di gente estranea alle regioni Balcaniche sparirà, e vi spariranno le ragioni di ogni contesa. Dott. AGOSTINO RIBECCO ,, Le scuole. mediee il disag·ioeconomico nel Mezzogiorno e nella Sicilia A chi tiene l'occhio su le condizioni del Mezzogiorno e della Sicilia non ha dovuto sfuggire come la scuola secondaria 1 per essere stata mantenuta presso di noi senza concorso proporzionato delle scuole di agricoìtura, di commercio e d'industria, dalle quali l'attività intellettuale passa subito al campo pratico del lavoro fecondo, abbia contribuito ad aggravare il nostro disagio. N è poteva succedere diversamente in queste due regioni, dove è m~ncata, come manca tuttora, l'educazione industriale. E fuori dubbio che in queste provincie , senza che se ne siano accorti coloro, che avevano il dovere di dirigere la pubblica istruzione e di promuovere la ricchezza nazionale, si è pagato di più e non si è potuto ottenere la medesima istruzione così completa, come nelle provincie di mezzo e nelle settentrionali; mentre per ragione politica-a prescindere da quella di giustizia, che avrebbe potuto ricordare i milioni incassati dall' erario per la soppressione delle corporazioni religiose - doveva essere maggiore la cura per il Mezzogiorno e per la Sicilia, usciti da un governo secolare di assolutismo con la ignoranza delle classi popolari, lasciate in balìa di un'aristocrazia asservita al potere. Chi ha seguito gli studi del Colajanni e del Nitti nelle risultanze del nostro dare ed avere verso lo Stato italiano, si è potuto convincere che, mentre ogni mese escono centinaia di milioni dalle provincie meridionali, vi rientrano di questi una parte assai minore per le spese indispensabili. A quelli, che non hanno familiarità con tali studi, basterà sapere che ni.entre le provincie settentrionali nel quinquennio 1893-94 - 1897-98 contribuivano in media L. 37,68 e le centrali L. 40,47 per abitante ricevendo come spese dallo Stato, le une L. 35,28 le altre L. 43,24; le meridionali e la Sicili3 vi contribuivano per L. 23,85, ricevendo L. 15,68. In queste medie la Campania comparisce· per L. 37,46 •1el dare, per L. 33 nel ricevere, le Puglie L. 28,79 contro L. 12,54, Abruzzi e Molise L. 17,92, contro L. 8,64, Basilicata L. 18,55, contro L. 8,78, Calabria L. 18,54 contro L. 11,26 e Sicilia L. 21,86 contro L. 19,28. Le cifre sono calcolate sugli elementi forniti dal Nitti nel libro Nord e Sud. Quelle relative alla Sicilia dovrebbero essere ancora più ridotte nell'avere, perchè non sono state computate le imposte del, Banco di Sicilia e quelle di pertinenza alle società fe1roviarie. Seguendosi questo metodo anche per le tre grandi regioni di Italia· e per la Sicilia, si trova che lo Stato, per ogni dieci lire d' imposte e tasse che riceve, spende nelle regioni nordiche L. 8,85, nelle centrali L. 8,88 nelle meridionali L. 5,74 e nella Sicilia L. 8. In questo evidente disquilibrio le somme, desti- , nate alla pubblica istruzione, entrano in buona parte. Chi di noi guarderà le cifre della istruzione di fronte alle quote, che per il medesimo obbietto sono distribuite nelle vaf'ie regioni, riceverà la delusione, che molti hanno provato nel vedere sperperato in questi ultimi anni, per uno strano sistema di storni, il denaro, che avrebbe dovuto servire a rialzare le sorti d'Italia, le più bisognose di sollievo. Invece, dalle nostre provincie si è continuato a smungere i tributi, che hauno concorso a sviluppare meglio nel nord le industrie, nel nord e nelle provincie del centro le industrie, l'agricoltura, la istruzione. Giova rilevare subito che lo Stato mantiene
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