RIVISTA POPOLARE DI Politica , Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputatoal Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia ; anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero ; anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vitto'rio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno XI - Num. 10 ABBONAMENTO POSTALE I · Roma, 31 Maggio 1905 SOMMARIO: Noi: Gli al'veuhneutl e gli nominf: (Per la magistratura italiana_: necessità di risanamento - La disunione ... nell'unità socialista francese - Contro l' Università italiana in Trieste ! - I socialisti del mezzogiorno - Guglielmo Ferrero per Linda Murri - Colonizzazione italiana nel Brasile - La Rivista delle rivi~te) - La Rivista: Il socialismo italiano in istato di accusa - Dott. NapoleoneColajanni: Per mettere sulla via i giudici futuri di Arturo . .,. - Dott. NapoleoneColajanni: Contratto collettivo di lavoro e arbitrato 0bbligatorio - Dott. AgostinoRibecca: Le riìorme nella penisola Balcanica e i diritti della Nazione Albanese - Dott. Salvatore Bonfiglio: Le scuole medie e il disagio economico nel Mezzogiorno e nella Sicilia - Dott. AntonioVacirca: Il Bilancio di Agricoltura in rapporto ai bilanci esteri ed alle condizioni economiche del paese (continua 1 ione e fine) -- MaggiorinoFerrarls: Le nuove spese straordinarie per la Marina da Guerra (dalla Nuova Antologia). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Per la magistratura italiana: necessita di risanamento. - La pubblicazione dello scritto del nostro Direttore: Oome si amminist1·a la giustizia in Italia ha procurato a lui ed alla Rivista una valanga di lettere di congratulazioni , d' incoraggiamenti ... e.d'informazioni Tra le lettere non sono poche quelle di magistrati, che si mostrano profondamente addolorati del discredito in cui è caduta questa corporazione, che ba la più alta missione sociale e convinti della necessità di provvedimenti urgenti. Di queste lettere di magistrati noi siamo. sopratutto lieti , perchè esse ci m0strano non solo che è stato messo il dito su di una piaga pericolosa , ma che nell' organismo vi sono parti vigorose e sane, che sentono più delle altre il bisogno della eliminazione delle parti cangrenose. Urediamo più che opportuno, avvicinandosi la discussione del bilancio di grazia e giustizia di spigolare in questo interessante epistolario di magistrati alcuni giudizi ed alcune notizie interessanti, sopprimendo, il va sans dfre, i nomi di molte persone e delle località relative. Un giudice di Tribunale di una città del continente scrive: e ••• sono lieto di contribuire, sebbene in linea riservata e per una misura assai piccola, alla campagna risanatrice, che Ella ha nobilmento iniziato. e Trovare un alto magistrato, invasato da una vera ossessione, come Mercadante - da Procuratore del Re in Caltanissetta inviato come Sostituto Procuratore Ge nerale in Palermo - non· è facile. Ordinariamente si ai?;isce con meno imprudenza e non scoprendosi troppo. « E' perciò che fatti clamorosamente scandalosi non sono frequenti. Ma altrettanto, se non più, devono impressionare le piccole e continue ingiustizie, perchè si riconnettono ad un sistema permanente. Io ne ho intese un numero grandissimo, ma comprenderà, che coll'andar del tempo i dettagli si scoloriscono, dopo essersi Jomposti, però, ad impressione generale. D' altronde a certe cose si è ormai fatto il callo, e non si vedono e non si ascoltano coli' idea di ricordarle colla precisione necessaria. Per darle un idea delle mie impressioni, le dirò che avrei la più grande ripugnanza ad affidare alla magistratura salve poche eccezioni (1), il più trascurabile interesse morale o patrimoniale, e (1) Noi invece crediamo che queste buone eccezioni siano molto numerose. N. d. D. dev'essere ben grande l' ignoranza di tanti cittadini, se cosi numerosi ricorrono ad essa. Parlo almeno di qui, ove chi è potente, chi è pericoloso, chi ha danari, chi è appoggiato bene o è difeso da un avvocato del colore politico prevalente nel luogo , difficilmente perde o riceve quel torto, che dovrebbe avere. Più o meno in quasi tutti gli affari si troverebbero tracce di queste influenze. « In fatto di moralità, le dicerie sono molte, ma fortunatamente ristrette a pochissimi. Io positivamente non posso affermar nulla, ma mi fa senso che di uno si dica eh' è fiscale, e lo è; di un altro ancora si dica che ceda alle influenze, e cede veramente. Perchè non sarà proprio vero che sia disonesto , chi di disonestà viene accusato? Perchè all'ignorante onesto non si rimprovera affatto la venalità? Su per giù i magistrati sono come le donne: quando sul conto loro insistentemente si dice qualche cosa, qualche cosa e' è. Per i cani si vede, per i gatti si suppone, per gli uomini·si dice ... « Più grave è la mancanza d'indipendenza. Qui la magistratura è... (1) come prima era anti ... E per me questo è un male, come fu male quello di prima. Gli avvocati del partito sono ricercatissimi, indipendentemente dal loro valore, e fanno affari d'oro. Essi sono i veri padroni delle aule giudiziarie. Colpire un farabutto (in ogni partito ve ne sono numerosi) del partito ... è in' questi tempi, quasi impossibile. Una condanna in Tribunale sarebbe annullata in Corte >. Alti magistrati , pretori e giudici di Tribunale, danno notizie di fatti precisi e determinati , che perderebbero quasi del tutto il loro valore se fossero pubblicati senza la indicazione delle persone e dei luoghi. Probabilmente di alcuni sarà fatta speciale menzione alla Camera. Intanto dalle varie lettere risulta la quasi impotenza delle autorità superiori a punire seriamente i mao-istrati, che si sono mostrati deficienti del mini• mu~ delle qualità morali e intellettuali, indispensabile per lo esercizio mediocremente corretto della loro funzione. Quando un magistrato è divenuto addirittura insopportabile e incompatibile in un dato luogo se il Deputato se ne interessa 7 viene traslocato e va a fe- (1) Sopprimiamo la designazione del partito politi?o, . La Direzione
254 RIVISTA POPOLARE licitare un altro disgraziato paese. Qualche volta B , Contro l'Università italiana in Trieste! - Si è dimagistrato ignorante o disonesto respinse gli amiche-' .. scusso finalmente nel Roichstag austriaco il progetto di voli inviti del Ministro a chiedere il trasloco e domanda fondazione di una Uoiversità italiana nelle provincie la promozione; e non poche volte l'ottiene, pur di li- italiane soggette all'Austria. berare dalla sua presenza una città. Queste promo- Bennati sostenne la necessità della sua sede in Trieste zioni - e nel libro di Colajanni ve ne sono citate e per soddisfare i legittimi desiderii degli Italiani e farne stigmatizzate alcune, senza che alcuno abbia pensato un centro di diffusione della cultura e della civiltà. itaa dargli qnerela - costituiscono lo scandalo più inau- liana. Ma il Ministro della P. Istruzione Hartel, pur dito; sono un premio alla disonestà o all'ignoranza, o riconoscendo che Trieste presenterebbe dei vantaggi non al servilismo e contribniscono enormemente ad esten- piccoli, pel fatto che essa sorgerebbe in un territorio del dere la cangrena. E in tutto questo la maggiore o peg- tutto italiano e che non potrebbe dar luogo quindi alla giore responsibilità spetta alla famosa Commissione ripetizione dei deplorevoli conflitti d' Innsbruck, soconsultiva nelle cui mani sta la somma delle cose: essa stenne ch'era preferibile portarne la sede in Rovereto; pare che non serva che a rifare la verginità a tutti i come propone il disegno di legge presentato. Il Minimagistrati avariati. stro austriaco che nella forma fu abile, aggiunse che . non sarebbe alieno dal riconoscere la validità dei diNota. - Il discorso pronunziato alla Camera dei deputati plomi delle Università italiane per la medicina e per il 24 maggio e che provocò una esplosione a freddo del Mi- la filosofi.a; ma che non poteva consentire per gli studi nistro guardasigilli ha prodotto una profonda impressione, giuridici essendo diversamente ordinati in Austria e in Ritorneremo di proposito sul gravissimo· argomeuto. Italia. I rappresentanti delle altre nazionalità colsero questa occasione per domandare le rispettive Università. Plantax, ne chiese una per gli Sloveni a Lubiana, Zaceck una per gli Czechi in Moravia, Romanczuck per i Ruteni a Loopoli. Non c'è dubbio che costoro chiesero cosa altrettanto giusta quanto quella sostenuta. dagli Italiani ; ed ispirandosi al principio dell'uguaglianza tra le varie nazionalità il socialista Ellenbogen sostenne che la soluzione d~lle di:fficoltà politiche in Austria non doveva scorgersi che nel riconoscimento della loro autonomia ; cioè nel federalismo da noi sempre caldeggiato. In favore di Trieste lo stesso Ellenbogen opportunamente rimproverò al governo di fomentare lo irredentismo di Trieste con mezzi puramente artificiali, ricordando che nella Svizzera non esiste irredentismo tra gli Italiani , perchè la loro vita nazionale non è affatto contrariata e vi si sviluppa in piena libertà; perciò conchiuse in favore della Università italiana in Trieste. ♦ La disunione... nell' unità socialista francese. - Altra volta abbiamo ricordato le riserve con cui era stata accettata la tattica intransigente dell'unità proclamata in seno al partito socialista francese e i distacchi avvenuti. Le crepe ora si fanno più larghe. · Da una parte i deputati Briand, Charp~ntier, Augè, Boyer, Baron , Cadenat e Carnaud aspettano le decisioni dei loro elettori per sapere se possono o no far parte del gruppo parlamentare socialista unificato; dall'altra Augagneur, Colliard, Paschal Grousset, Clovis Hugues Gerault Richert si rifiutano decisamente di farne parte. Non si può negare che questo non sia un bel successo unitm·io degno di fare il paio con quello unita1·io italiano! . · Ai tanti motivi di dissenso tra i socialisti francesi, primissimo quello della tattica verso gli affini e della possibilità del ministerialismo, si è aggiunta quello provocato dalle dichiarazioni di Hervè che vorrebbe provocare lo sciopero generale nel caso in cui la Francia si trovasse impegnata in una guerra. La proposta fu giudicata dai più antipatriottica ed ha sollevato lo sdegno della Petite republique. Adesso che si è fatta l'unità invece di un solo gruppo parlamentare socialista ce ne sono due quasi di forza uguale.... Chi fa la figura più comica è J aurès che appartiene al gruppo .... rivoluzionario. Intanto nulla di più naturale di questo risultato. In Francia , in Italia , in Germania il partito socialista si è sviluppato troppo, si sente- troppo forte per potere rimanere strettamente unito, perchè non si sviluppino nel suo seno diverse .tendenze , alcune delle quali in · conciliabili - quali, ad esempio, quella rivoluzionaria e quella evoluzionista, quella che giura ne! ve1'bo marxista come sul Vangelo calato dal cielo e l'altra che tenendo conto dei fatti e di oltre mezzo secolo di espe- .rienza riconosce che le previsioni del Manifesto dei Comunisti del 1848 sono state smentite in alcune parti importanti. Volere mantenere la rigida unità quando il dissenso oltrepassa anche la quistione della tattica ed investe la dottrina a noi sembra una stranissima ossessione , che può nuocere e non giovare al partito socialista. E per noi il caso più tipico in questo senso è quello di Bernstein, che più di tutti e con maggiore nettezza ha abbandonato i dogmi marxisti, ma che pure per amore dell'unità rimane in seno della democrazia sociale· tedesca dominata da Kautscky. Iu quanto ad unità ... separatrice a noi• sembra che ci sia maggiore sincerita in Italia dove Bissolati e Turati con parecchi altri non vogliono saperne a nessun costo di stare uniti con Lazzari, Labriola e O.i Ed a noi sembra che debba essere meglio cosi. Questo sarebbe il provvedimento più savio e più equo e più prudente. Il Ministro Hartel affermando che l'Università italiana in Trieste avrebbe dato luogo agli stessi inconvenienti, che cagionò la facoltà in Innsbruck disse cosa inesatta e improbabile perchè gl' Italiani vi sono in grandissima maggioranza e vi sono assai civili per commettere le sopraffazioni con~umate dai Tèdeschi. D'altronde ogni occasione sarebbe mancata, perchè a Trieste non si sarebbe ripetuto l' errore commesso in Innsbruck di aprirvi contemporaneamente due facoltà per due diverse nazionalità. Ci sarebbe modo e dovere di contentare gli Sloveni e i Croati dando loro una Università dove la desiderano. La decisione per la scelta della sede dell'Università. italiana venne rinviata, su proposta del Ministro, alla Commissione parlamentare; ma nulla fa sperare che essa riesca conforme a giustizia e in pari tempo pegno di pace tra l'Austria e l' Italia. +· I socialisti del mezzogiorno. - Nell'Azione socialista del 21 maggio in continuazione dell'articolo che abbiamo riassunto nel Numero precedente troviamo questa lettera preceduta da un cappello. Pare tolta dalla nostra collezione ! La lettera sarebbe più completa se aggiungesse che certi giornali del socialismo meridionale sono oramai divenuti gli organi privilegiati della diffamazione e del turpiloquio. Ecco che scrive· e ciò che scrivono al giornale socialista di Roma : L'articolo che pubblicammo nel primo numero dell'Azione Socialista sotto il titolo " Per l'educazione e la responsabilità ,, ci ha procurato una lettera confidenziale di cui non sappiamo rinunziare a offrire ai lettori nostri qualche brevissimo brano. Appunto perchè la lettera è confidenziale, appunto perchè fu scritta senza la preoccupazione della pubblicità, essa è un documento importante e che ha in sè la garanzia della più
,, RIVISTA POPOLARE 255 piena sincerità. Omettiamo e il nome dello scrivente e l'indica zione del luogo di provenienza: basti al lettore sape1·e che ne è autore un uomo d'ingegno e di coscienza e che ha segu·to, stndiato, diretto egli stesso il movimento operaio in rdolti luoghi e per molti anni : un uomo, sopratutto, che ha SPntito sempre profondamente la responsabilità della sua posizione e dei suoi atti. Egli ci scrive dunque : Qui non mancano gli allarmisti, che vedono le cose con la lente dt ingrandimento. Non pllchi si servono delle leghe anche nelle loro quistioni personali. Amanti del chiasso, delle processioni, defli sbandieramenti e dei paroloni rimbombanti, nessuno vuol dedicarsi al1a ingrata e rur tanto utile, ed unica possibile qui, propaganda minuta. Non ho mai veduto nessuno cbe abhia la pazienza e la costanza di penetrare nei tuguri puzzolenti dei poveri contadini di ... , per sminuzzarvi il pane della propaganda minuta, convincente, per richiamare quelle menti ali' osservazione dei tanti fenomeni sociali che accompagnano la vita del 1'0Vero lavoratore. Qui si vuole il chiasso, le grandi occasioni per farsi della reclama, si gonfia il povero ignorante con dei paroloni - con dei continui evviva alla rivoluzione sociale, salvo poi a divenire prudenti e scappare q·trnndc l'ambiente si fa teso e minaccia la rivolta! Que11te e tante altre cose ho potuto osservare nella mia lunga dimora tra questa, del resto, buonissima gente. Poco a poco, però la ragione si fa st1·ada e con una propaganda sana, senza menzogne nè debolezze , riesciremo ad instradarci sulla via dei veri interessi del proletariato. ·voi ci aiuterete. ♦ Guglielmo Ferrero per Linda Murri. - Guglielmo Ferrero ci manda da Parigi questa lettera che non avremmo nessun obbligo di pubblicare, ma a cui diamo posto nella Rivista per pura cortesia, facendola seguire da poche nostre osservazioni. . Parigi, 16 maggio 1905. Emilio Treves ha voluto implicare nella prefazione mia all'Epistolario Murri-Buonmartini la storia ; ella il partito socialista e la morale del settentrione. Inutile fatica, che mi costringe a mandarle questa breve replica, con la speranza ella non voglia mancare ai suoi doveri di lealtà,· pubblicandola. Il partito socialista è 6straneo a quelle prefazioni almeno quanto è estraneo alla mia storia di Roma. Nè ci ha che vedere la morale del Nord, perchè la responsabilità è interamente mia, come tutto mio è - pur troppo! - il merito di questo atto di coraggio, di pietà e di giustizia. ' Pur troppo dico , perchè nessuna cosa mi addolora tanto come veder che in questa nazione, la quale cinque anni fa si commosse con così ridicolo furore per il processo Dreyfos - quando il protestare per la giustizia, con le Alpi di mezzo, era senza pericolo - nessuno si · commuove invee~ per lo scempio della giustizia che si vien facendo in tanti processi clamorosi. Io nego al pubblico il diritto di occuparsi, nel modo che suole da qualche tempo , di tanti processi. Palizzolo, Banco Sconto, Nasi , Modugno , Murri , per non citare che i più clamorosi: cioè formandosi un giudizio in fretta e furia, sulle prime e più grossolané invenzioni spacciate da interessati o da giornali; e poi trascurando ogni esame ed ogni critica, rifiutandosi di fare alcuno sforzo per capire davvero, domandando ·solo alla mag·istratura di · eseguire le sue sentenze di morte , infuriandosi contro coloro--sempre pochi-che tentano di indurlo a un più sereno esame dei fatti. . Jl pubblico diventa cosi una specie di gran Sultano pieno di capricci, di impazienze, di furori crudeli; in- ·torno a cui i giornalisti, gli uomini politici, gli avvocati, i magistrati compiono l'ufficio di Eunuchi, pronti a ogni servizio. Ufficio ricompensato con onori e denaro talora, ma che a me non conviene. Il processo Murri poi è specialmente grave, perchè dimostra che anche la magistratura, la quale avea sinora opposta a.Imeno una resistenza passiva ai capricci del gran Sultano, si acconcia ora a servirlo. Se si continua cosi, ogni magistrato ambizioso vorrà avere - e non avendolo, fabbricherà - il suo g1·ande processo. Onde io le dico che la mia morale- non so se settentrionale o meridionale - è molto più depravata che lei non supponga: perchè una sola cosa io rammarico, e cicè di non aver potuto scrivere per quella sventurata che una prefazione. Ben altro avrei fatto , se avessi avuto a mia disposizione un giornale! Avrei esaminato, criticato giorno per giorno gli incredibili procedimenti con cui il processo è stato fatto; avrei contrastato palmo a palmo il terreno all'infame campagna di diffamazione fatta contro gli imputati e specialmente cont,ro la principale imputata, alterando documenti, confondendo date, inventando orrende calunnie. L'avrei fatto, per tentare di reagire contro il mostruoso pervertimento che si va impadronendo dello spirito pubblico. Io, che ho visto tanti orrori, non ne ho visto alcuno, che uguagli questa campagne de presse. Anche contro scelleratissimi criminali, sarebbe orribile. Si figuri come deve giudicarla chi pensi, come penso io, che la principale imputata è innocente. Il suo zelo per la giustizia imparziale e serena è eccellente: ma è troppo tardivo, come quello di quanti hanno commentato, come lei, la mia prefazione. Ella dovea protestare, quando altri incominciò ad accusare e a in vantare su per i giornali, non quando una sola voce si è levata a difendere, dopo due anni di accuse, e a raccomandare la prima e la sola raccolta di documenti che in questo processo sia stata fatta lealmente, ci\1è -senza lacune, senza alterazioni , senza confusioni di fatti e di date. Ella ha creduto di tacere allora. Io non discuto le ragioni del silenzio. Ne traggo soltanto le conchiusioni che era suo dovere tacere anche adesso. E se il Gran Sultano vuole che solo si accusino quelli che egli prende in odio, se non che taccia per loro ogni voce di difesa ella ha dimenticato che io non appartengo alla coorte degli Eunuchi. Guglielmo Fer1·e,:o La lettura dell' epistola di Ferrero prova che egli non aveva alcun giusto motivo nel rivolgercela: Conosce soltanto il desiderio di affermare la sua credenza nella innocenza di Linda Murri sulle colonne della nostra Rivista. Noi convinti della sua sincerità generosamente lo abbiamo contentato. Non abbiamo a lui attribuito alcuna opinione sulla morale del nord e del sud, che potesse dar luogo a contestazione; molto meno abbìamo affermato che il partito socialista abbia. avuto mano nella sna prefazione. Insomma non e' era proprio alcuna ragione d' incomodarci. Dopo tutto, però, la lettera ci ha fatto piac~re: ci ha appreso che egli non è un eunuco; ciò che ci permette di mandargli i nostri rallegramenti. Ci ha fatto conoscere che egli continua a seguire, scrivendo, i criteri che lo guidarono nello scrivere L'Europa giovane e che in questa occasione gli hanno consentito di riavvicinare, per la loro importanza, .il processo Dreyfos ed il processo di Linda Mur.ri; ciò che ci prova che egli è un uomo di carattere. ♦ Colonizzazione italiana nel Brasile. - I numeri 3 e 4 del Bollettino dell'emigraziane pubblicato dal Commissariato contengono due pregevoli relazioni: una del Cav. Gherardo Pio di Savoia sullo Stato di S. Pao'lo e l'emig1·azioneitaliana e l'altra del signor B. SalemiPace sulle Imprese di colonizzazione nel Sud del Brasile essenzialmente nello Stato di Paranà. E' più voluminosa la prima e quasi del tutto espositiva; più breve, più organica e più interessante di molto la seconda e.be acutamente ricerca le cause che sinora hanno fatto mancare il successo nlla colonizzazione negli Stati del Brasile e specialmente nel Paranà ed espone entro quali limiti si potrebbe sperare in un migliore avvenire per la colonizzazione italiana. Secondo il cav. Pio di Savoia la popolazione italiana in tutto il ErasH~ ~ttualmente è di 11300,000; di cui
256 RIVISTA POPOLARE circa 700,000 nel solo Stato di S. Paolo con oltre 40,000 nella capitale sopra un totale di 80,000 abitanti. Riescono utili i consigli che egH dà ai lavoratori italiani di non emigrare pel Brasile se non vi sono costretti da dura necessità. I consigli sono la conseguenza delle notizie sui salari delle varie categorie di operai - massimi di lire 10 e minimi di lire 2 - e sul costo della vita, sulla mancanza di leggi protettive del la- . voro, sulla scarsa garanzia di essere pagati, sui redditi dei contadini, che coltivano a cottimo le piante di caffè nelle fazendas ecc. Per quanto tristi, però, le condizioni dei lavoratori italiani emigrati, risulta dalle loro rimesse in Italia che c'é sempre margine al risparmio per quanto tenue. Egli dimostra che la colonizzazione per opera dello Stato è fallita nello Stato di S. Paolo e che non si è riusciti a riprendere agli usurpatori le terre di propritltà demaniale. Benedetto Salemi con un realismo , di cui gli va data lode, riduce al vero la le~genda sulla immensità delle ten·e disponibiili del Brasile e del Paranà in particolare e sulla loro fertilità; constata il fallimento quasi completo della colonizzazione come impresa pubblica e grandiosa e non trova la possibilità di buona riuscita che nella colonizzazione spicciola, lenta, graduale, favorita dalla istituzione di un banco di Credito e sopratutto dallo sviluppo delle strade e del Porto di S. Francisco. Nella mancanza di mezzi di comunicazione facili e sicuri sta riposta la cagione precipua del fallimento della colonizzazione; perché tale mancanza impedisce che i prodotti· agricoli trovino nella stessa repubblica-che importa prodotti similari dall'Argentina, dall' Europa ed anche dall'Australia - un mercato di consumo remuneratore. G. B. Salemi fu mandato a studiare la possibilità della colonizzazione italiana nel Paranà dal Commissariato per l'emigrazione; ma è rimasto laggiù a reggere ' il Vice Consolato di Porto-Alegre. In lui le doti della mente sono bellamente accoppiate a quelle morali; si distingue per la cultura, per l'energia, pcl carattere. Auguriamoci che il formalismo burocratico, che va a caccia di mediocri non gli precluda la via nella quale si è incaminato pel bene del paese e degli italiani all'estero, ♦ La Rivista delle riviste estere in questo numero è interamente soppresso. Ciò per dare un larghissimo riassunto dell'interessante articolo di Maggiorino Ferraris sulle nuove spese per la Marina. Nor 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 I due numeri di Giugno in occasionedel centenariodella nascitadi GIUSEPPE MAZZINI sarannoriuniti in uno , consacratial Grande geneseseI.l Numero U:n..ioo uscira in carta specialee riccamenteillustrato. Conterraarticoli, lettere,poesiesu A1az..z..idneii 1nigliorsicrittori: GiosuÈ CARDUCCI, ARTURO GRAF, ADA NEGRI GARLANDA, MARIO RAPISARDI, GIOVANNI Bovio, GIOVANNI MARRADI e moltissimi altri. Il Comitatoper le feste del Centenario,di Genova, ha fatto sua la nostrapubblicazione. Il soeialisimtaolia.ninoistato di aeeusa ----r§-i---- 1 ferrovieri furiosi per l'esito dello sciopero, che gli storici e i sofisti del partitò socialista avevano considerato come una vittoria, se la prendono · con mezzo mondo; se la prendono sopratutto col socialismo italiano, che non l' ha aiutato e non ha saputo, voluto o potuto assicurarne il trionfo. Come poteva trionfare un movimento nato-morto a giudizio dei suoi promotori e nel cui trionfo non credevano coloro che lo dirigevano non si riesce ad intendere; ma quando si tratta della condotta di quella marmaglia politicamente disonesta e pazzesca , che dirige e sfrutta il corpo dei ferrovieri l' inverosimile diventa realtà. Nè si creda che siano nostri i giudizi sull'elemento direttivo dei sodalizi ferroviari. Alcuni furono dichiarati traditori dai t_errovieri e dai socialisti più avanzati di Milano; di Pagliuca e di' Branconi si scrive nell'Azione socialista che sono l'uno un citrullo, l'altro un furbo..... Tutti_ quanti i ferrovieri convenuti a Livorno poi si considerano come ammattiti soggetti ad accessi isttrici. Apriti cielo se queste frasi fossero di nostro conio! . Che i ferrovieri riuniti a Livorno fossero realmente degli ammattiti si può rilevarlo dalla lettura dell'ordine del giorno seguente da loro votato: udita la relazione· di Pagliuca Nicola, mernpro del Comitato centrale d'agitazione; ritenuto che il Comitato indugiando calcolatamente e non. rispettando i deliberati della Costituente; che il Gruppo parlamentare socialista ed il Segretariato di resistenza non rispettando gli impegni assunti verso l' organi:Ha:rione ferroviaria, e non esplicando la loro specifica ed imprescindibile funzione di patrocinazione proletaria hanno tra dita la finalità della lotta spiegata dai ferrovieri; esprimono il loro disprezzo verso il citato Comitato d' agitazione (eccettuata la minoranza di Branconi e Pagliuca); dichiarano di non riconoscere ai deputati socialisti ed ai componenti il Segretariato di resistenza- la qualità di rappresentanti il proletariato. Certe affermazioni dell'ottimo citrullo da altri socialisti vennero qualificate come una consapevoleribalderia, ma ciò che importa rilevare è che da quest'ordine del giorno , dal la relazione della Camera del Lavoro di Milano e da altre manifestazioni risulta che i ferrovieri e gli anarcoidi agli ordini di Braccialarghe e soci hanno posto sotto accusa non solo il Gruppo parlamentare socialista, ma anche la Direzione del partito e la Direzione delle Leghe di resistenza ; cioè tutto il partito socialista. Il partito s-)cialista non ha personalità vera, perciò non si può difendere ; il suo organo ufficiale, l' .Avanti! in dissidio più o meno celato col proprio direttore Ferri, che ha parlato ed agito nel senso deplorato e denunziato come un tradimento dai ferrovieri, anzi pare incline a dare ragione agli accusatori. Il gruppo parlamentare socialista, però si è difeso ed ha risposto con una lunga 7?.._elazione sullo sciopero dei ferrovieri pubblicata nell' Avanti del 18 Maggio. La relazione serena nella p:irte che riguarda la bestiale contraddizione dei ferrovieri, che prima respinsero sdegnosamente ogni aiuto ed ogni consiglio dei deputati socialisti - chi non ricorda l'epistolario Cabrini-Branconi e C.i nel Giornaled'Italia? - e dopo li accusano di abbandono e di tradimento; convincente nella dimostrazione della imprevveggenza ..
RIVISTA POPOLARE 257 nella lotta intrapresa e delle impossibilità della vittoria; logica nell'affermazione che uno sciopero generale contro lo Stato deve condurre fatalmente alla rivoluzione - è fiacca e diremn10 quasi reticente su alcuni punti capitali, che non affronta e sui quali serba un deplorevole silenzio. A nostro avviso il Gruppo parlamentare socialista per fare opera di alta educazione politica e per ribattere trionfalmente le accuse doveva prendere l'offensiva ed esaminare questi punti: 1 ° date le condizioni generali del!' Italia e di tutte le classi lavoratrici erano giuste ed oneste le domande economiche dei ferrovieri, che determinarono prima l' ostruzionismo e poscia lo sciopero? 2.0 Dato il passaggio delle ferrovie allo Stato e dato che le molte decine di milioni - chi può precisare quante sono ? - richieste dovrebbero pesare sulla nazione poteva il proletariato spiegare la propria solidarietà coi ferrovieri? A questo esame non si è dato il gruppo parlamentare socialista ; non poteva , .quindi , dare il proprio parere esplicito su quei due punti essenziali, al di fuori dei quali il palleggiamento delle respon: sabilità sul momento opportuno della lotta è piccola schermaglia. Pare a noi, infatti, che se nei deputati socialisti ci fosse stata la convinzione della giustizia intrinseca della causa dei ferrovieri ben diversa e assai più energica poteva e doveva essere la loro azione. Siffatta convinzione, però, mancava; e i deputati socialisti hanno avuto il torto, di cui sono stati puniti coll' accusa di viltà e di tradimento, di non averlo detto apertamente, esplicitamente. Se lo avessero detto a tempo noi siamo sicuri che nè i ferrovieri avrebbero intrapresa la pazza e disonesta lotta cui li trascinarono, ingannandoli, i lnro caporioni ; nè gli stessi deputati socialisti sarebbero rimasti male tanto di fronte alla· pubblica opinione, quanto di fronte ai ferrovieri. In questa occasione il gruppo parìamentare socialista e gran parte della Estrema mostrò quella stessa incertezza e in~ecisione che vennero deplorate all' epoca dello sciopero generale di Settembre; l' indecisione e l' incertezza certamente derivarono dal contrasto tra la paura di perdere un pò di popolarità e la coscienza che impediva . loro di prendere partito apertamente pei ferrovieri. La relazione del gruppo parlamentare, però conferma una osservazione ch'era stata da noi fatta sulla discussione della legge ferroviaria. Si leage nella detta relazione: " Ferri nel suo discirso dichiarò che il Gruppo non aveva la competenza , nè il modo di discutere le richieste economiche del personale. ,, Questa confessione; che risponde alla verità, di cui tutti si erano convinti discorrendo nei corridoi di Montecitorio, potrebbe essa sola spiegare il contegno incerto del gruppo socialista. Guardando poi al. f~tto, che i pochi del gruppo, come Bissolati, Cabnm e Morgari, che avevano studiato la quistione non esitarono a riconoscere la giustizia della massima parte della campagna dell'on. Colajanni, si potrebbe ~upporre, che se ·non rosse stato per tale maledetta incontpetenz.a il gruppo parlamentare socialista avrebbe [atto causa comune col deputato repubblicano, che 11 canagliume pseudo-rivoluzionario addita all'odio def proletariato. Non va dimenticato, infine, che i deputati socialisti che non mancarono mai di coraggio non difesero i ferrovieri nè dentro, nè fuori della Camera. Fuori non ci fu che un ex-deputato a sostenerne le ragi?ni, mostrando , però, sul problema una ignoranza veramente sbalorditiva resa più umiliante dalla facci_a fresca colla quale ha cercato nasconderla sostituendo ai fatti le asserzioni , agli argomenti i sofismi conditi da umorismo di qualità contestabile. Alludiamo al Prof. Ciccotti , cui il fiasco immeritato nel collegio di Vicaria ha prodotto un perturbamento intellettuale, che speriamo transitorio. Auguriamo che la Camera - e sarebbe giustiziaannulli l' elezione Ravaschieri e che egli possa ritornare a Montecitorio; dove riprenderebbe il posto che vi tenne con onore·, allontanandosi daì Comizi a base di ferrovieri e restituendolo agli studi sereni di un Savigny non falsato dalla categoria dei diritti" quesiti di sua recente invenzione. La Rivista li I 1111111111111111111111111111 Il 1111 !li l 111111111 Il 111 I lllt lllll li l lHll 111111> Il; 1111111 Permetteresullaviai giudicfiuturi d:1• A ..... r ...u. ro •... Arturo -. l'Arturo per antonomasia non può essere che Arturo Labriola - addolorato per le sculacciate ricevute guaisce e vaneggia. Fa davvero pietà. Ha scoperto in me parecchi difettacci - anche dal lato dell' estetica ; ed io che ho il rimorso di averlo amareggiato troppo, pel bene suo e nella speranza di vederlo corregge:i;-e,non voglio me.oomamente contraddire. Arturo, pei;-ò,ch'è avvezzo a giudicare alla stregua degli avvenimenti della Grecia contemporanea, giudica eh' è in fuga chi sta fermo perchè crede che si vada avanti intrepidamente, quando si corre precipitosamente in direzione contraria a quella in cui si trova il nemico. Arturo ha accettato un mio consiglio e dichiarà e che chiederà alla Direzione del Partito Socialista ché incarichi tre galantuomini - sconosciuti uomini - di assodare ciò che tutta Napoli sa. )) (Avanguardia Soci,alista 20 maggio). (1). Benissimo. È quello che gli restava a fare nella speranza di cavarsela alla men peggio. Perchè i tre galantuomini debbano essere tre sconosciuti uomini non saprei; nè voglio avanz~re ipotesi. Ma voglio aiutare, questi galantuomi nelle future ricerche; perciò da un lato metterò loro sotto gli occhi le affermazioni categoriche di Arturo ; dall' altro alcune pagine che pubblicarono due storici del partito socialista sugli avvenimenti di Napoli del 1898 ed a cui essi presero parte. Arturo, i cui centri cerebrali menemonici devono avere subii.o lesioni forse inguaribili, in data 6 maggio scrisse al Corriere della sera e ripubblicò nell' Avanguardia socialista del 13 maggio quanto segue: (l) Era scritto e stampato que·st 1 ; articolo qnando mi arrivò la Avanguardia Socialista, del 27 maggio nella quale annunzia di avere mutato proposito cioè: di non ricorl'ere più ai tre galantuomini. Questa 1iecisioni prova che egli comincia a rinsavire. Forse c'è stato chi l'ha aiutato e l'ha persuaso che sarebbe difficile trovare anche tra i più fanatici amici politici tre galantuomini che vogliono chiamar bianco il ner9. Ed anche questa prudentissima decisione egli la considererà come uu coraggioso passo innanzi !
258 RlVISTA POPOLARE 1. È falso eh~ nella piccola riunione dell' 8 maggio 1898 in Napoli, il signor Napolevne Colaj::rnni ahhia sconsigliata la dimostrazione che poi ebbe luogo il 9. Un solo apertamente dissentì: l'avv. Carlo Alto belli , che, fatta la sua dichial'azione, lasciò la piccola assemblea. U aigno1· Colajanni si limitò a dichiarare che, ostando ragioni di famiglia alla sua partecipazione a quella dimostrazione, egli non aveva consigli da dare ; ma presenziò all'assemblea sino alla fine, ne conobLe le deliberazioni e solo adesso rende ·noto che non le approvò (1). 2. È altr .sì falso ·che io mi sia sottratto alla responsabilità degli atti miei. Partecipai alla dimostrazione del 9 ininterrottamente, salvo pochi momenti al suo inizio, per ragioni note ai componenti della riunione dell' 8 e che dirò in sede più opportuna. Proclamato lo stato d' assedio non mi nascosi affatto, anzi attesi alle mie consuete occupazioni. Solo al quarto giorno deHo stato d'assedio - cessato, si badi bene, ogni movimento in tutta Italia -per consiglio d'amici sicuri e colpito da mandato di cattura, sino allora non spiccato, feci quello che - si licet m.agna componere parvis - han fatto sempre• i rivoluzionari d'ogni tempo e pa~se quando hanno potuto, e mi posi in sah o. Ciò che io abbia affermato nella Rivi'sta del 30 aprile e del 15 maggio è noto ai lettori della medesima ; se vorranno a suo tempo conoscerlo i tre futuri giudici di Arturo mi prenderò la pena di mandar loro i due cennati nun·eri. Superfluo avvertire che la prima smentita di Arturo è quella che direttamente mi riguarda perchè si riferisce a fatti a cui presi parte direttamente. Su di e!,:S0, e sul resto, che •·riferii . sulle assicurazioni altrui ecco la narrazione precisa. dei due cennati storici socialisti , che sinora non furono contraddetti nè da .Arturo nè da altri. Il primo di tali storici è Walter Mocchi, cioè l'amico da fratello di Arturo e il condirettore dell'Avanguardia Socialista. Segniamo la sua narrazione quale si legge nel libro: I moti italiani del 1898 (Napoli. Presso L. Pierro 1901); per renderla più limpida - ed è limpidissiID:a.- dividiamola in tanti capitoletti. Perchè a Napoli si devono evitare i tumulti - Ragione della riunione dei socialisti e dei repubblicani. « Napoli, alla fine del secolo XIX, resta sempre la città di Masaniello e delle cento rivolte. Un nonnulla (1) Arturo nell' Ava·ng·uardia del 27 precisa meglio questo punto capitalissimo, che costituisee l'atto più inesorabile di auto-accusa collo seguenti parole modificandolo radicalmente, col fare scomparire dalle sue primitive versioni della riunione delli 8 maggio tutto ciò che si riferisce alla dimostrazione. Ecco documentato l' incredibile giuoco di bussolotti che egli tenta colle sue parole: "Dicti me unico proponent\) della di- " mostrazione contro l'unanime avviso dt!gli altri. I preseuti "alla riunione erano 9 uno dissentì: Altobelli. Uno s'astenne: " il Colajanni. I rimanenti furono tutti tutti concordi ...... Fu " decisa in quella riunione la stampa di un manifesto alla " quale poi si rinunciò,,. Non si sa su che cosa cadde la concordia ; certo non sulla dimostrazione. Egli, finalmente si accorge delle enormi menzogne accatastate nei pri111i articoli e cerca rimangiarle, Ma sono di data tropro recente per farle dimenticare. Egli non contento di questo tentativo di modificare le affermazioni dei precedenti articoli nell'Avanguardia ultima dalla narrazione. sopprime la cronaca del giorno 9 e soggiunge: "Non m'occupo della mia partecipazione ai fatti del 10. '' Ormai non c'è un cane che dubiti del mendacio del Co- ,, lajanni, ed io per smentire la poliziesca narrazione di "costui;non voglio commPtte,·e imprudenze dannose per me '' e. per gli ,f!-ltri ,,. ~ Il ttori troveranno io questo articolo la r!lg1011~dell 1mprovv1sa p~udenza di Arturo _e.del.la soppress10ne della cronaca del g1oruo 9, ch't'., per lui il giorno della vergogna. Arturo accenna a lettere anonime da Caltanissetta sul mio passato -~ommer.ci.ale. 9h_e uisogno c'é di esse f Frughi nei m1e1 scr1tt1 e troverà ampie notizie. sopratutto una questione di balzelli , la eccita ed è capace di fare uscire dai covi di Mercato, di Porto, di Pendino gli spaventosi uomini che nel 1893 ridussero , in un attimo , la più bella via della città, un mucchio di rovina. « Questo doveva evitarsi ad ogni costo pur riconoscendo la legittimità dell' attuale protesta. Era stretto dovere di ogni rivoluzionario cosciente e civile l' impedire gli oltraggi alla civiltà, gli inutili e crudeli vandalismi, le devastazioni che rendono odiosi i più nobili e santi movimenti. « Il ricordo di quelle terribili gi01·natedi agosto, che ebbero pretesto dalle stragi di Aigues-Mortes, che non fm·mw se non un'orgia di bestiale follia di un popolo incosciente, ignorante e b1·utale, ed in cui per venti quattro ore la città rimase completamente nelle mani dei rivoltosi, penetrati a forza perfino nella prefettura dove la vita di Senise fu salva per miracolo - quel ricordo avrebbe dovuto legittimare il timore di veder compromesso da inopportune ed inconsulte violenze, lo s_viluppo dei partiti avanzati , ed avrebbe dovuto indicare preciso il nostro dovere d'intervenire in tempo per assumere nelle mani nostre la causa proletaria. e per dirigere l'agitazione in modo, che non traviasse m tumulto. • (pag. 91 e 92). La riunione esclude ogni idea di dimostrazione - Chi la voleva « La riunione ebbe luogo la sera dell' otto Maggio in casa mia: v'intervennero socialisti, repubblicani e radicali, deputati, consiglieri comunali e semplici gregari. Di comune accordo furono esclusi gli anarchici, dei quali si conoscevano i principii decisamente insurrezionali, mentre era precisamente una rivolta inutile e dannosa che si voleva evitare, pur sostenendo la protesta antifiscale del proletariato. « Durante il mattino era giunto !!annunzio dei morti di Milano e della uccisione del giovane Mussi·, figlio del vice presidente della Camera, colpito alla testa da una palla di fucile, mentre nelle strade di Pavia invitava alla calma. Lo sdegno era immenso, gli animi esacerbati. « Non dimeno quando alcuno accennò alla voce, che nelle ore pomeridiane si era sparsa per la città , di una commemorazione universitaria, per l'indomani, del povero Mussi, la proposta fu vivamente combattuta. « Fu facile provare l' inopportunità della cosa in un ambiente retrivo, incapace di qualunque sentimento generoso , e dimost'rare come da un lato , l' opposizione della maggi01·anza studentesca avrebbe tolto ogni caratte,re di solennità all'avvenimento, mentre l'esaspe1·azione della minoranza avrebbe·potuto condurre a quegli est?-emieh' era necessario evitare. « Fu anche ventilsta 1a fiera proposta di una solenne ed energica protesta per le vie contro le stragi di Milano , quale atto di solidarietà del proletariato napoletano con quello del Settentrione. « Qui anzi la discussione assurse a carattere di serietà veramente ammirabile. È da notarsi che esisteva allora in Napoli una tendenza speciale del pm·tito socialista, tendenza che è come un innesto dei nuovi
RIVlSTA POPOLARE 259 ideali sul vecchio tronco garibaldino e che attende vita o morte, meglio che dalla forza persuasiva dei sostenitori della tattica legalitaria, c6ute que còute, dal contegno più o meno reazionario, che saranno per tenere il governo e le classi conservatrici italiane .•. « Carezzano quindi l'idea di un partito di azione, non pe1· realizzm·e il socialismo , ma per conquistare istituzioni e forme più atte alla pacifica e regolare produzione dei socialisti. « Anche i 'rapp1·esentanti di questa tendenza finirono per convenire della opportunità di rimandare a tempi più calmi, la commemorazione del Mussi e di rinunziare alla protesta per le vie ... « Ecco, come, la sera dell'otto maggio (io lo affe1·mo sul mio onore e venti persone lo possono ugualmente affermare) socialisti e repubblicani autorevoli ... se non autorizzati - dopo aver concretato un manifesto alla borghesia cittadina , in cui spiegato il carattere antifiscale dei moti italiani ed indicato il disquilibrio tra la limitata potenzialità economica del paese e le eccessive tasse, s'invitava la classe dirigente a mutar l'indirizzo della politica. nazionale ed a riformare il sistema tributario - decisero che la commemorazione di Mussi non avrebbe avuto luogo (l); ed alle undici si sparsero per tutta Napoli , per i caffè, le osterie , le case dei compagni per avvertirli di non recarsi, il giorno dopo, all'Università, e in ogni caso di non commemorare il povero defunto > (pag. 93 a 97). Ecco così stabilita per confessione di Walter Mocchi, che afferma solennemente sul prop;io on01·e, -la verità precisa di ciò che avevo detto io nél primo articolo facendo imbestialire il povero ed eroico Arturo. Dissi, infatti, che la riunione ad unanimità, meno un solo, aveva sconsigliato ogni dimostrazione; e questo esplicitamente confermò sin dal 1901 Walter Mocchi, contro la cui narrazione mai protestò il suddetto Arturo. Chi sia stato il ventilatore della fiera proposta di una solenne ed ene'rgicap1·otestaper le vie si riconosce subito dalle parole dello stesso Mocchi sulla tendenza speciale del partito socialista esistente in Napoli e mi pare che non ci sia bisogno di spiegarlo. Perchè il caro Arturo abbia mentito impudentemente .affermando nella lettera al Corriere della Se1~a che nella riunione tutti furono per la dimostrazione e che solo adesso ebbe ~otizia del mio dissenso non mi spetta ricercarlo. Che tutti nella riunione avessero condannato la dimostrazione, se è vero ciò che narra lo stesso Mocchi, si può desumerlo dal fatto che· il prudente Artur~ e verso il tocco sulla soglia della trattoria di Favel· Ione in piazza Dante, dove una t?-entina di compagni bevevano allegramente (strano modo di manifestare il proprio dolore per il sangue del proletariato che si versava in Milano e per la uccisione del povero Mussi! osservo io) sento ancora pron1mziare solennemente nel gran silenzio fattosi intorno queste parole ad Arturo Labriola : La commem01·azione di Mussi è rimandata ad un mese , chiunque domani tenterà di farla è un traditore del partito I > (pag. 97). (1) Il corsivo qui è di Walter Mocchi A.rturo il traditore provoca la diu1ostrazione del 9 Mag·gio Nella riunione dell' 8 Maggio in casa di Walter Mocchi, adunque, si era riconosciuto il pericolo e l' imprudenza di ogni manifestazione all'Università e si era previsto che la esasperazione della minoranza avrebbe potuto condurre a quegli estremi ch'era necessario evitare. Perciò , a togliere ogni pretesto ed occasione alla minoranza ed alla maggioranza degli studenti di manifestare in un senso qualsiasi , mi astenni dall' andare a far lezione all'Università; nè; pare, che vi andasse il Mocchi. Vi andò, però, Arturo che da sè stesso anticipatamente si dichiarò tradito1·e. Vi andò, parlò e successe tutto quello eh' era stato esattamente previsto. In seguito al suo discorso gli studenti uscirono dall'Università, s'iniziò la dimostrazione, avvennero i tumulti, ci fu il fuoco e si ebbero: il morto, i feriti, lo stato di assedio, gli arresti, i processi e le condanne del Tribunale militare (1). Tutto ciò descrive efficacementa Walter Mocchi dalla pag. 107 in poi. Ci sarebbe da fare qualche rettifica, in base alla cronaca dei giornali del tempo a ciò che dice l'autore socialista rivoluzionario; ma p1·0 bonopacis, accettiamo integralmente la sua versione. Egli adunque narra che nell'atrio dell' Università avendo parlato il Prof. Gregoraci ebbe accoglienze ostili da parte dei monarchici. Allora « i giovani studenti socialisti, eccitati pensarono di opporre immediatamente la trionfale parola di un oratore noto ed efficace, abituato a vincere col fascino della frase smagliante ben più difficili battaglie. > e Fu perciò che tutti i socialisti presenti si affollarono intorno ad Arturo Labriola per indurlo a parlare, dimostrandogli come appunto, rotta ormai da altri la consegna, non si trattasse che di richiamare alla dignità umana qnella massa di bruti sibilanti. « Fu con vQra difficoltà (?!) che lo si persuase a parlare ; ed il suo discorso, fu non solo mirabile per splendore di forma, per vivezza d' immagini, per efficacia di argomentazione, per veemenza di sentimento sincero, ma anche così potentemente persuasivo che non una protesta lo interruppe e salutò alla fine; ma - per con• corde affermazione dei cinque giornali napoletani del 9 Maggio - conciliò gli applausi entusiastici di tutte le parti, (pag. 107).' L'eroico Arturo ... o Arturo il traditore non scappa ... ma sviene! Continua caritatevolmente Walter Mocchi: « Esau• rito (A1·turo... 'il tradit01·e) dallo sforzo oratorio e dalla commozione , fu necessario trasportare in un' aula il Labriola, quasi svenuto e così sfinito da non poterne uscire che un quarto d'ora dopo, quando cioè già da molti minuti, un centinaio di studenti, preceduti da figuri misteriosi si erano _gittati fuori dall'Università verso i quartieri po• (1) Arturo, divenuto prudente nell' Avar,gv.a-r<lia del 27 maggio, nell'assegnazione delle responsabilità vede una pericolosa denunzia. E perchè mise fuori la notizia della riunione dell'8 maggio Y Non tema del r~sto il pove1·accio : c'è tanto di amnistia sui fatti del 98 !
260 l, l V I STA P O P O L A RE polari al grido di: Viva i nostri fratelli di Milano! Viva la rivoluzione sociale! Viva la repubblica! ecc. ecc. (p. 108). Scrissi primitivamente che Arturo era scappato dopo avere provocato la dimostrazione; ma Walter Mocchi mi corregge : egli era svenuto quasi, era sfinito, era trasportato in un' aula d' onde non usci che dopo molti minuti che un centinaio di studenti, ecc. ecc. Ma chi non vede che la mia versione era più semplice e più generosa? Di fronte al pericolo avevo ac-- cordato un po' d'energia almeno alle gambe dell'eroico Arturo... Ma nossignore ! Egli sfinito, sviene ed é necessario trasportarlo... Se nelle cose che volgono alla . tragedia fosse lecito mescolare i] ridicolo all'eroico Ar - turo si applicherebbe la definizione che il cronista normanno molti secoli or sono aveva foggiata per gli apuli e che non si potrebbe riprodurre, del resto perchè anche nel suo maccaronico latino riesce indecente. Lo sfinimento e lo sveni~ento possono essere disgrazie fisiche, che possono capitare a tutti ; ma Arturo ... il traditore eroico, doveva conoscere sè stesso; dov~va quindi prevedere che il suo organismo non regge a certe emozioni - e precisamente al pericolo delle schioppettate - e non doveva quindi provocare avvenimenti nei quali ci va di mezzo la vita e la libertà.... degli altri. Questo avevo esplicitamente avvertito nella riunione dell'8 Maggio ammonendo che certi atti si possono scusare solamente quando si paga di persona! Arturo... non è in' fuga; se ne va in !svizzera per non farsi arrestare Ed ora non c' e bisogno di seguire scrupolosamente la storia di Walter Mocchi. La narrazione delle ultime vicende di Arturo è prosaica ed anche umana .•. Dopo le fucilate, dopo lo stato di assedio era corsa voce che il Prefetto Cavasola non volesse arresti. Era falsa la voce? Era pervenuta alle orecchie dell'eroe dallo svenimento'! Non lo so. Certo è che Arturo fu visto in Napoli, ma dal 9 alli 11 maggio pernottò presso vari amici; il 12 tornò in casa. Ma quando la polizia bussò alla sua porta egli, semivestito prima si nascose sulla terrazza e più tardi travestito da facchino scappò prima a Roma; e poscia in Isvizzera (Walter Mocchi pag. 127 e 128). Tutto ciò ripeto, è perfettamente umano ; ma non è eroico. E cosi per fare cosa grata ad Arturo, che da sè stesso si qualificò traditore, ho dimostrato colle parole del Direttore dell'Avanguardia socialista, suo amico da fratello, ripeto, e compagno dl fede: 1° che nella riunione dell' 8 maggio fu esclusa all' unanimità ogni idea di dimostrazione, perchè avrebbe provocato un inutile spargimento di sangue ed avrebbe dato pretesto al governo d' infierire nella reazione ; 2° che la dimostrazione avvenne per colpa di Arturo; 3° che egli svenne , fu rinchiuso in un aula della Università e non prese parte alla dimostrazione e non senti l'odore della polvere ; 4° che quando seppe in pericolo la propria libertà, Arturo scappò in Isvizzera.. Con ciò rimane dimostrato a luce merid_iana , con disgusto di quanti potevano perdonargli la involontaria mancanza di coraggio, che in lui la viltà è superata soltanto dalla menzogna. Con questa ultima constatazione prendo commiato da Arturo il bugiardo, che è disceso al disotto del 1nio disprezzo e lo lascio alle prese con Walter Mocchi. Aggiusti con lui i conti e se la intenda con lui per un qualsiasi giury o di onore o di qualche altra cosa diversa. Arturo è convinto rhe io nulla valgo e che sono un napoleone di stagno o di piombo. Intanto grida come un bamboccione che ·crede di avere acchiappato un tesoro : Lo tengo in mano! È mio I Non mi può scappa1·e ! .. Ebbene: io che non sono crudele desidero che la sua pazza gioia abbia un fondamento e gli dò in mano Walter Mocchi. Se lo tenga stretto e badi a non lasciarselo sfuggire .... Anzi voglio abbondare in generosità; e siccome Arturo ha due mani, per una gli consegno il sno collega dell' .Avanguardia e per l'altra gli affido il compagno a lui più diletto e che per lui ha una venerazione. Parla il compagno prediletto ~ il discepolo di Arturo Nella Strada (opuscolo quindicinale illustrato redatto da R. Marvasi e G. Caivano) N. 4. Anno 2° del 16 Febbraio 1903, a pag. 115 in un articolo di E. O. Longobardi si legge: e La sera stessa in casa di Walte1· Mocchi, vi fu una 1·itmione di repubblicani e socialisti. L'idea di una commemorazione del Mussi, all'Università e di ogni pubblica manifestazione fu scartata. Si stabilì invece di distribuire un proclama, protestando contro le uccisioni, ma allo stesso tempo invitando la cittadinanza alla calma•. Nella pag. 116 si narrano le origini della dimostrazione e il discorso dell'eroico Arturo. Non un cenno della sua partecipazione alla dimostrazione;_ pietosissimo silenzio sul quasi svenimento ; ricordata la sua fuga miracolosa in Isvi zzera. Tutto ciò venne affermato da me; riconfermato da Walter Mocchi. Tutto ciò venne tardivamente e audacemente negato dall'eroico Arturo. Ora nel più rumoroso giornale socialista del mezzogiorno , eh' è entrato armato di una superlativa dose di malafede e di arroganza nella polemica tra me e Arturo si sono letti trafiletti pieni di vituperi al mio indirizzo perchè ho osato contraddire il padreterno, cioè Arturo l'eroico. Nell'ultimo che ho tra le mani si considera la mia risposta irata, insolente, indecente; si conchiude, che scappo e mi si mette alla pari con un famigerato diffamatore, col rettile più vile del giornalismo. Queste carezze mi si fanno per darmi il buon esempio della moderazione e ·della cortesia del linguaggio ... Intanto mi si assicura che autore di tali trafiletti sia proprio E. C. Longobardi... Stento a crederlo. Se ciò fosse - e ne sarei dolente - mi limiterei a rammentargli , che se la mia parola che afferma viene annullata da quella di Arturo che nega, spero almeno che Longobardi che affe1·ma non dichiarerà distrutta la propria parola da- quolla del buono e caro Arturo , che nega... Se l' autore di quei trafiletti è poi
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