RIVISTA POPOLARE 22g~ scìplina possano mai varcare le soglie dell'ufficio e i limiti della funzione tecnica per la quale unican:iente l'impiegato loca l'opera propria alla Naz10ne. » Noto due osservazioni piene di buon senso di Cottarelli e Pozza , che in sostanza dicevano : gli scioperi si fanno quando ce n'è l'estrema necessità e non c'è bisogno di proclamarne la teorica. Considerazioni degne di attenzione espose Turati e non volendo riassumerle, per non guastarle e non attenuarle le riproduco integralmente. Turati disse: L'opinione di alcuni che non vorrebbero accennate certe eventualità, perchè certe cose si fanno e non si dicono, enunciata al Congresso, è un bel modo di mostrarsi prudenti. Di fronte a centinaia di persone , colla stampa non si può mantenere il segreto. D'altra parte occorre la sincerità di parlare chiaro. Contro lo sciopero si appuntano tutte le ire conservatrici, mentre la rinunzia dichiarata allo sciopero ci procura dai militanti sul! 'altra riva considerazione di pusillanimi. Vi sono coloro che vogliono la rinuncia degli impiegati allo sciopero e quelli che vorrebbero vederli scioperare uso i contadini. Una terza corrente intermedia considera le condizioni speciali degli impiegati. E' indiscutibile che l'impiegato di Stato ha garenzie diverse giuridiche , parlamentari ed economiche. All' impiegato i reazionari chiedono netta dichiarazione per lo sciopero o contro lo sciopero. Non è giusto attaccarci alle due corna del dilemma, poichè occorre distinguere le armi normali dalle armi occasionali. L' oratore fu invitato a togliersi dalla posizione in cui si è posto ; ma egli crede che i mezzi si debbano adoperare a seconda delle circostanze: non rinuncia a null'à, nemmeno a giudicare della convenienza e della opporttunità dei mezzi e del momento per adoprarli. E fa un esempio froebelliano. Noi abbiamo un bell'educare i nostri bambini a sensi pacifici a non battere i fratellini ; ma nessuno potrà negare, nè noi nè i nostri bambini allorchè diventeranno uomini , che in qualche occasione un buon pugno semplifica e risolve per bene una intricata quìstione (ilarità, applausi) .. Non fa dichiara{ioni scioperaiole ne contro : gli scioperi nei servi{i pubblici sono gravi e non bisogna minacciarli. E ricorda a proposito l'ultimo gesto dei ferrovieri : fu dannoso il minacciarlo, poichè ciò impegnava ed impegnò a combattere una battaglia in circostanze di tempo e di ambiente sfavorevoli; e fu combattuto dall'opinione pubblica. Spuntare un'arma è dannoso per il domani di tutte le con• quiste ideali (Bene). Si parlò dello sciopero dei telegrafisti che riuscì a spuntarla nel 1893. Altri tempi, altri ambienti. Il pubblico non ancora era allarmato , il Governo venne preso alla sprovvista. Tutto ciò determinò il sucéesso di una protesta a cui non mancava un evidente substrato di giustizia. Riuscirebbe ancora oggi? Iscrivere quest'arma fra le nostre armi sarebbe assai dannoso. Il diritto c'è, e non bisogna rinunciarlo, ma nemmeno minacciarlo , od esagerarne la portata. I deboli nella lotta debbono subire non poche rinunzie. E' nocivo illudersi che tale mezzo riesca efficace per conquiste continue. Persuadere il proletariato che basti scendere in piazza per ottenere ciò cui crede aver diritto equivale ad allontanarlo da tutto quel lavoro di educazione, di penetrazione lenta e sicura che possono avvicinarlo al suo scopo, equivale a scoraggiarlo dal tentare tutte le altre vie più complicate per raggiungere i proprii fini._ Lo sciopero è una puntata sovra un numero di roulette a Montecarlo, puntata la cui perdita rappresenta la morte di un'organizzazione. E vengono poi le umiliazioni degli sconfitti, la croce rossa ... (applausi). Combattere non vuol dire mettersi in condizione, se vinti di non potere più risorgere, di restare nell' impossibilità indeterminata di ricominciare la lotta (applausi prolungati). Come conclusione di questo discorso, che rappresenta per me la qnintessenza dell'abilità oratoria, era da attendersi che Turati avrebbe esclusa la minaccia contenuta nell'ordine del giorno Alati; ma per una certa indecisione, che da qualche tempo vedo negli atti e nei discorsi del deputato per Milano-messa in evidenza dallo sciopero generale del settembre a dalla quistione ferroviaria - rispecchiante di sicuro un contrasto intimo della propria coscienza, egli dopo avere ragionato contro l'inciso ultimo dell'ordine del giorno Alati votò in favore. E fu male che sia stato votato dall'Assemblea : la minaccia costringerà i posttelegrafici, come costrinse i ferrovieri, alla realizzazione forse con danno proprio ; certamente con danno grave del servizio e della nazione. ♦ 2° Il punto interessante e nuovo e delle pretese dei post-telegrafici ventilato nella Relazione Campanozzi e discusso nel Congresso di Bologna è quello della compartecipazione negli utili dell'azienda; e il Campanozzi nella sua Relazione lo discute come mezzo per migliorare la condizione economica degli impiegati e come mezzo per migliorare anche la gestione a vantaggio dell'erario col maggiore- interessamento nel servizio che spiegherebbero coloro, che lo prestano. Rilevo anzitutto un errore grave del Campanozzi: egli afferma che l' ordine del giorno Carmine-Turati votato altra volta dalla Camera costituisceun contratto bilaterale tra il governo e il personale. Si ripete il caso dei ferrovieri, che scorgevano un diritto quesito nel le proposte e negli ordini del giorno dell' Inchiesta Gagliardo. Ora nè gli ordini del giorno, nè i risulta ti delle Inchieste costituiscono contratti bilaterali e danno origine a diritti. E' bene che ciò lo comprendano coloro che male interpretano gli atti parlamentari; ma sarà meglio, che comprendano i deputati , che essi non devono votare alla leggera, spesso per compiacenza verso 1 proponenti - compiacenza che non si crede pericolosa - degli ordini del giorno , che ingenerano illusioni, delusioni, risentimento contro lo Stato che viene accusato di aver mancato agli impegni assunti se i suddetti ordini del giorno rimangono senza efficienza. In q~anto al principio intrinseco della compartecipazione agli utili in un monopolio dello Stato è davvero enorme : antigiuridico, impolitico e finanziariamente pericolosissimo per lo Stato. Domani, sempre sul ventre dei contribuenti, che pagano gli alti dazi e le alte tariffe, se venisse concessa la compartecipazione agli utili dell'azienda postale e telegrafica agli impiegati addettivi, noi sicuramente e con ugual diritto la vedremmo richiesta : dai ferrovieri, cui erroneamente, sebbene in misura derisoria, veniva concessa del progetto Tedesco ; dagli impiegati del lotto; della fabbrica dei Tabacchi e del sale; del registro e bollo; dai doganieri, ecc. I doganieri già l'hanno domandata, hanno tentato l'ostruzionismo a scartamento ridotto minacceranno lo sciopero ... Nella industria privata la compartecipazione agli utili, che pel passato era stata decantata come la panacea che doveva condurre alla pacificazione sociale, all'armonia tra capitale e lavoro, considerandone lo sviluppo proporzionale a quello dell'industria in complesso, rappresenta· un fiasco miserevole. Gli stessi operai in favore dei quali era stata escogitata se ne dichiararono in generale insoddisfatti : essi non vollero correre l'alea delle oscillazioni nei profitti e nelle perdite e preferirono quasi dapertutto gli aumenti certi e determinati nei salari coll'usato sistema. E tra le linee si può anche leggere nella relazione Campanozzi e nella discussione di Bologna, che come mezzo per assicurare il proprio miglioramento non ne sono contenti gli stessi post-tele-
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