234 RIVISTA POPOLARE a conoscere promiscuamente di tutta la mole imm~nsa della materia legale, senza la possibilità di averne una idea organica e di seguire il progresso degli studi. Questo enciclopedismo coatto è un male molto grave, perchè riduce per lo più l'opera dei giudici ad un'arida e meccanica casistica, e crea confronti sconfortanti fra essi e gli specialisti del foro, anche nelle magistrature più alte. È doloroso pensare che il litigante sappia o sospetti di trovarsi dinanzi ad un giudice che di certedelicate materie abbia una, superficiale, se non erronea nozione, nè è la prima volta che commercianti provetti apprendano con stupore il contenuto di certe sentenze. L'esercizio promiscuo poi di disparate funzioni genera nella pratica l'effetto che quello, che si ritiene più interessante o a cui più si inclini, si svolge a tutto aiscapito delle altre, e questo non è certamente un bene. In dipendenza del medesimo principio il Pubblico Ministero dovrebbe costituire una carriera a parte, sin dall'origine. L'unità di graduatoria, sancita dalla legge del 1890, non ha neppure potuto avere una pratica applicazione, tanto è ben vero che la logica delle cose è più forte di qualùnque arbitraria creazione. Le attitudini oratorie, che ne costituiscono la caratteristica, non si improvvisano, ma _si sviluppano con l'est>rcizio e senza di questo inaridiscono. Non pochi insuccessi della giustizia in Corte di Assise sono dovuti .alla deficienza degli organi del P. M., impari agli atleti del foro. · In quanto alle Preture la specializzazione , non potendosi applicare a tutti gli uffici , potrebbe limitarsi a quelli della città, mediante la loro unificazione e la ripartizione in setioni, con competenze distinte per materia, invece che per terri~orio. Su questo generale tema dobbiamo ricordare l' agitazione pro e contro la riduzione delle Preture. Noi vorremmo che, al riguardo, le circoscrizioni non fossero toccate, nè ci allarmeremmo se nuovi uffici, sotto forma di sezioni , là dove fosse veramente giusto , si creassero. Vorremmo invece che si sopprimesse~o da quattro a cinquecento posti di Pretore, e che un numero corrispondente di sedi , e , se vuolsi , anche delle altre, mantenessero o acquistassero gli uffici, ma, beninteso, senza magistrato fisso. Il principio, largamente applicato in Inghilterra, è già entrato fin dall'anno scorso nella nostra legislazione, e contempera le esigenze locali con quelle del servizio, in quanto: a) fa salvo il principio della restrizione del numero dei magistrati, necessaria per la buona selezione di essi ; b) perequa il lavoro, che da un massimo di 31261 sentenze l'anno in certi uffici, va a sole 16 in altri; e) accelera la carriera, che, con una base molto larga, si rende eterna, deprimendo il morale; d) impedisce la deformazione della cultura e dell' intelligenza , che oggi è l' effetto della lunga permanenza in sedi disagiate e prive di affari; e) elimina una delle cause, che scoraggiano molti elementi ottimi dall' ingresso in carriera. Il complesso poi di queste riduzioni, oltre che utile al servizio, avrebbe il segnalato vantaggio di permettere la realizzazione di notevoli economie , con cui si potrebbe secoodare l'elevazione finanziaria della magistratura. A tali economie potrebbero aggiungersi quelle dipendenti dall'abolizione dell'appello penale, che assurdamente si svolge all'infuori del prezioso_sussidio dell'oralità del dibattimento. I pericoli concepibili sarebbero a sufficienza eliminati con un sistema di maggiori garenzie nel ~iudizio di primo grado e coll'elargamento dei casi di revisione e di revocazione. Ma la diminuzione del numero dei magistrati sarà compatibile con la permanenza dell'attuale quantità di lavoro?· Indubbiamente per molti collegi, e per altri basterebbe far luogo a qualche lieve aumento di personale. Del resto non è un mistero per nessuno che a causa del troppo alto limite di età (75 anni), non tutto il personale attuale dà un contributo di lavoro. In parecchi collegi vi sono dei ruderi venerabili, di' una decrepitezza cosi inverosimile, che è umanità rieparmiarli e imporre agli altri il loro fardello. Svecchiando il personale, la proporzio11e fra la quantità di lavoro e i giudizi rimanel!ti non sarebbe alterata, senza tener conto che raggiunta l'elevazione intellettuale di questi, sarebbe possibile fra essi una più equa distribuzione degli affari. La sana esplicaz=one della giurisdizione non dipende però soltanto dalla bontà della cernita e dalle altre riforme enunciate, per quanta importanza possano avere, ma anche da un assetto organico, che sviluppi e conservi le virtù dei magistrati e rimuova tutte le influenze perturbatrici. Il magistrato in primo luogo deve essere indipendente; indipendente di fronte agli organi del governo, di fronte alle fazioni, di fronte ai potenti. Nomine, trasferimenti, promozioni , discipHna, com. posizione dei collegi , delle camere di consiglio , delle sezioni d'Accusa, incarichi, per giunta in ogni tempo revocabili, ai giudici istruttori, tutto è nelle mani del ministro guardasigilli, cioè di un potere personale e di natura politica, su cui si preme con ogni sorta di sollecitazioni e di. intrighi. La somma di attribuzioni, di cui dispone il potere ese~utivo, è tale da asservire legalmente la magistratura e da esercitare, per se sola, sull'opera sua una immensa e suggestiva forza di pres sione, senza che occorrano imprudenti istruzi9ni espii• cite, di cui per altro non è mancato l' esempio,. Chi teme o chi spera tende ad agire. nel senso dell' interesse di colui , dal quale ha da temere o da sperare, e cosi l'indirizzo del governo è come la matrice, su cui alternamente si modella la magistratura. Ma i mezzi permanenti .e più efficaci, onde il potore esecutivo si ingerisce nell'ordine giudiziario, consistono nell'organizzione del Pubblico Ministero e nella.scelta dei capi di Corte, demandb.ta al Consiglio. dei ministri. Nell'attuale ordinamento gerarchico la benevolenz~ vale più del merito. Allontanando in un dato momento un capo· e sostituendolo con un altro, si può cambiare faccia alla magistratura di un .distretto, poichè sono essi che le danno l' intonazione. I capi , di fronte al potere esecutivo , banno in complesso minori garanzie di un giudice o di un consigliere_, e la dipendenza della. loro posizione rende difficilissime in certi frangenti la energia e la neutralità. E' principalmente per mezzo di quest'anello di congiunzione, che le m~gistratura, senza rumore, viene asservita direttamente al' Governo. Ma questi legami di subordinazione spiegano alti;i effetti, che possono anche essere indipendenti dalla cooperazione del ministro. Da un lato i mestatori politici e.le camerille locali - specie quelle che rientrano nella grande orbita del partito al potere - profittano della dipendenza del giudice per assoggettarlo co.µ blandizie e rappresaglie, e dall'altro non mancano magistrati indegni, che fanno completa e volontaria dedizione di sè ai potenti per ottenerne appoggio nelle loro aspirazioni e tutela contro gli attacchi. A quale obbrobrioso .accattonaggio, come lo chiama il Ferriani, scendono taluni è appena credibile Nè basta ancora. L'essere il magistrato indifeso è di stimolo ad uomini pericol~si e privi di scrupolo di terrorizzar con la brutalità e di ricattarlo, s'egli non abbia carattere invitto. La buona volontà deve esercitarsi continuamente contro lo spirito di inaudita sopraffazione di individui o gruppi audaci e contro l'enorme potenza. raggiunta dalia classe degli avvocati , per esclusiva soggezione dei quali accade qualche volta in certi ambienti che un provvedimento civile o penale esca in un senso invece che in un altro. Da siffatte cause nasce nel pubblico un cosi vergognoso corrompimento del sentimento di giustizia, che è carità di patria organizzare un'efficace difesa del servizio.
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