RIVISTA POPOLARE 221 I. L. Bashford: Le relazion1 tra la Germania e Jà Gra~ Brettagna. - L'opinione pubblica tedesca, in generale, era convinta che gli sforzi fatti dal governo germanico e da quello inglese per dissipare ogni vecchio malinteso fra i due stati e ristabilire le antiche relazioni affettuose , avevano avuto successo. Quegli sforzi avevano incontrato in Germania la generale approvazione, poichè, dopo tutto, l'istinto nazionale tedesco alimenta la convinzione che Tedeschi e Inglesi sono vincolati da naturali e stretti legami quali non potrebbero esistere con i popoli latini o slavi. I vecchi ricordi dei secoli passati hanno gran parte in quella convinzione. Fra la gente di campagna, yer esempio, si crede facilmente che un giorno Tedeschi e Francesi lotteranno di nuovo fra loro; e nelle provincie dell'Est è diffuso un vago sentimento della possibilità d1 una guerra con i loro vicini moscoviti. D'altra parte in nessuna provincia della Germania esiste neppur l'ombra di .una disposizione ad ammettere che possa mai esser necessaria una guerra contro l'Inghilterra. - Ecco perchè la recente manifestazione di Mr. Lee è stata accolta con un sentimento di stupore dall'opinione pubblica tedesca. Gli entusiasti della Marina, al contrario, intendono approfittare il più che sarà possibile del discorso del sign. Lee ; ma anche loro non pensano ad una flotta aggressiva. Il governo tedesco vuole semplicemente proseguire a svolgere il suo programma navale, cioè la creazione di una flotta avente lo scopo di difendere e proteggere gli interessi tedeschi lontani, una flotta che sarà rnrrispondente ai bisogni della Germania senza essere perciò di minaccia a qualsiasi altro paese. Un'altra prova di un'entente cordiale anglo ~edesca è data dagli industriali e commercianti dell'Impero tedesco, gli uomini dai quali dipendono il benessere e la prosperità delle classi lavoratrici come quelli di loro stessi, gli uomini che rappresen - tano l'intelligenza pratica, la potenza e la fortuna dell'Impero. Questi uomini sono usciti dalla loro riservatezza e hanno dato una smentita dimostrativa alle menzogne circa l'ostilità tenutone contro l' Inghilterra , e agli Inglesi che sono stati creduti n~l loro paese ingannando il pubblico in questi ultimi anni. Un alto ufficiale di marina tedesco ha dichiarato così: Noi ufficiali ci siamo incontrati e associati con gli ufficiali della Marina inglese in tutto il mondo, e li consideriamo come i nostri compagni (( per eccellen 1 a n; andiamo di accordo con loro meglio che con quelli di qualunque altro paese. È un oltraggio che lo scopo della politica navale germanica sia quello di combattere la flotta inglese ; e il dire che aspiriamo a distruggerla è troppo stupido per essere preso in considerazione. Gl' Inglesi hanno una falsa idea del nostro Imperatore se gli attribuiscono così sinistre intenzioni. Noi intraprenderemmo un compito impos_sibile e rischieremmo inconsideratamente la nostra posizione nel mondo (Monthly Review, Marzo). ♦ La reazione delle razze dt colo .·.e. - Bisognerà pure ormai che il mondo s' abitui ali' idea della definittva vittoria giapponese nella guerra coi russi ; e avrà la prima volta che unaigrande potenza europea sarà soggiaciuta a una potenza asiatica o almeno non avrà potuto vincerla. Questa è l' importanza essenziale della guerra, e già sotto l' impressione delle vittorie giapponesi si conta sulle possibilità di una riorganizzazione militare-politica dell' immenso impero cinese per opera dei vincitori dei russi. Come l' idea che gli europei possano essere vinti agisca su altri popoli asiatici lo si vede dai recenti avvenimenti dell'India. Anche in questa mescolanza di razze e di popoli d' oltre trecento milioni vien destandosi il pensiero del!' indipendenza. L'ultimo congresso nazim.ale indiano ho sottoposto a una critica sconfiggente tutta la politica anglo-indiana con le sue imposte alla turca , e ha propugnato la costituzione degli (( Stati Uniti d' India » con progr~ssiva esclusione dell'elemento inglese dall'amministrazione, e che- accadrebbe se anche solo i cinquanta milioni di maomettani, la parte più forte e cosciente degli Indi, insorgessero come anche lord Roberts ha predetto ? L' insurrezione del 1857 non abbracciava che un a piccola parte dell'India è tuttuvia costata all'Inghilterra sacrifici gravissimi: Gli olandesi non potrebbero certo resistere a una sollevazione malese o a ùn intervento giapponese a Sumatra e nelle altre isole del loro prezioso possesso coloniale. Ed è ricordo recente come i tagoli di razza affine ai giapponesi abbiano fatto costar caro prima agli spagnuoli poi agli americani il possesso delle Filippine. E non esistono anche in America correnti simili ? Poco minacciati veramente possono dirsi gli Stati Uniti dalla loro popolazione di colore che o sta scomparendo o è grandemente atTetrata come quella negra. Per contro le vecchie stirpi del1' America centrale e meridionale si sono conservate anche sotto il dominio spagnuolo. Dopo che nel r 82 5 il Messico s: sottrasse alla Spagna, anche gli indios penetrarono nell'amministrazione tantochè un puro indio, Benito Iuarez, divenne presidente e come tale vinse il tentativo di Massimilian·o d' Austria ; e poichè gli indios sono molto più forti dei creoli i L~uali non son mai riusciti a metter radici profonde nel suolo messicano ma sono rimasti speculatori, avvocati, impiegati, preti - non manca oggi chi crede di poter profetizzare che l'avvenire nel Messico appartiene agli indios. Non altrimenti sembrano stare le cose nel Perù ove la bella lingua degli Incas vien parlata volentieri persino dai creoli, e nel Chilì e nel Paraguay. In Africa la sollevazione del Mahdì nel Sudan fu già un movimento contro l' influenza europea in Egitto , e un secondo movimento vittorioso fu la guerra degli abissini per scuotere la protezione degli italiani; la battaglia di Adua il r O marzo r 896 sollevò l' impero del Negus a potenza riconosciuta dall'Europa. L'esser mancata nel Sudafrica durante la guerra boera una sollevazione negra è certo una prova di difetto di coesione, ma le rivolte degli Herero e degli ottentotti non sembrano solo ;;n tentativo di riacquistare la loro selvaggia libertà, ma anche il prodotto, almeno presso i capi, di una coscienza africana destatasi in forma di convinzione religiosa. Come è possibile qnesto grande risveglio delle razze di colore in Asia , in Africa , in America proprio quando la civiltà europea si teneva sicura d' aver raggiunto un incontrastato, assoluto dominio ? La risposta è semplice, ma non è nè lusinghiera_ nè consolante per l' Europa. L' Europa ha portato alle razze di colore non la parte morale della propria civiltà ma puramente la parte esterna e meccanica ; quella civiltà che è rivolta a dominare la natura mediante la scienza e la tecnica. Credeva d'operare nel proprio interesse diffondendo fra le altre razze la conoscenza della· sua tecnica industriale, agricola , militare, marinara ; ma con corazzate e armi europei, con tattica e organizzazione tedesca i giapponesi battono i russi ; ferrovie e navi hanno ravvicinate le razze indiane e nelle scuole inglesi si è formato· un forte esercito indiano. E quanto durerà sinchè cinesi e giapponesi anche industrialmente educate dalle fabbriche impiantate dagli europei nei loro paesi, pregheranno gentilmente gli europei di andarsene? Dove non è penetrato il cristianesimo, non si può dire che sia penetrata la civiltà eur,opea. Il professore Inazo Nitobe nel libro: (( La nostra patria giapponese >> dice del cristianesimo: u Per cristianesimo io non intendo ciò che insegnò Gesù di Nazareth, ma un bastardo sistema di morale, una miscela di vecchio giudaismo, di ascetismo egiziano, di elevatezza greca, di romana arroganza e di superstizione teutonica , e di un pò di tuttociò che rende facile la vita terrena e sanziona le carneficine delle razze più deboli e tratto tratto anche la decapitazione di qualche sovrano n. In tal tono sprezzante, e senza
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