220 RIVISTA POPOLARE mattina del 26 aprile i ferrovieri si dichiararono vinti ed nn nuovo Comitato, eletto dopo l' arresto del primo , emanò un proclama in cui, annunciando l'inutilità d'una più lunga resistenza, invitava i compagni a tornare al lavoro. Dall'andamento e dalla fine di questi cinque grandi scioperi avvenuti in così diversi e fra loro lontani paesi e dal contegno che assunsero le autorità possono trarsi preziosi ammaestramenti. Così nella libera e turbolenta U-1gheria come nel Belgio, il più democratico regno del mondo, così negli Stati semiso-·ialisti d'Australia come nei Paesi Ba,,si, che, primi in Europa, proclamaron la libertà di pensiero e di fede e la conquistarono dopo cinquant' anni di martirii .; di guerra , in un solo ed identico modo si sono combattuti e vinti i grandi scioperi, cioè persistendo irremovibili in quelle misure che eransi credute eque ed opportune prima che scoppiassero e che ne furon causa o pretesto, e reprimendo inesorabilmente ogni eccesso degli scioperanti, ogni attentato alla libertà del lavoro. Anzi, quando in Australia e in Olanda le leggi ordinarie sembrarono insufficienti all'uopo, non si ebbe paura, come altrove si è avuta, di proporre leggi speciali , ma nel maggior fervore degli sc:operi si proposero e votanino leggi speciali di tanta severià che i nostri deputati (e non i soli così detti popolari) l'avrebbero giudicata eccpssiva. Gli stessi socialisti confessano che, se il Governo resiste con fermezza ed usa le armi potenti di cui dispone, i grandi scioperi non posson riui-cire. « Nello sciopero generale del 1902 - scrive il socialista olandese Vliegèn - il Governo era deciso alla resistenza e la lotta finì colla disfatta dei lavoratori , disfatta di cui il nostro partito in Belgio non· si è ancora riavuto ». E il deputato socialista belga Destrée osserva ct1e lo sciopero generale del 1893 ebbe un parziale successo perchè il Governo, preso alla sprovveduta, non mostrò alcuna energia, « ma nel 1902 il Governo resistè e lo sciopero fallì >>. Ed ecco infine l'opinione di Vandervelde, una delle maggiori autorità del partito in Europa: ((Gli scioperi falliscono sempre e con certezza quando le classi borghesi rimangono unite e compatte, essi non riescono che quando il Governo è debole, diviso, abbandonato dalla pubblica opinione. Ciò è dimostrato colla massima evidenza dagli scioperi belgi e dai più recenti avvenuti in Olanda e in Ungheria >>• Ma pi:1 che il contegno degli altri Governi è utile tener presente quello del Governo ungherese, ·che successivamente sperimentò l'efficacia dei -due diversi sistemi: le concessi·:,ni e la severità. Dal veder che .le prime fallirono completamente e che· la seconda completamente trionfò, possiamo conchiudere che dinanzi alla mina,·cia di scioperi, e meno ancora :nentre essi durano , non si dee mostrar dal Governo paura o debolezza. Che quando la guerra, per dir così, è dic11iarata fra una o più 'classi di cittadir i e l'autorità dello Stato, e in caso di scioperi ferroviari, possiam francamente dire fra una classe di citta, :ini e l' intera nazione, un Governo che tratta da p.1ri a pari cogli scioperanti o con chi li sostiene e segretamente li suscita, che offre miglioramenti e compra con varii milioni di lire alcuni anni di tregua , che ritira le leggi o gli articoli di legge che dettero causa o piuttosto pretesto ed occasione allo sciopero, prostituisce la propria e la dignità dello Stato, compie una ve1a abdicazione di fronte ad un manipolo di faziosi , sacrificando loro gli interessi materiali e morali dell' intera nazione, dà infine un colpo mortale al principio d'autorità. E il mantener alto e rispettato il principio d'autorità non è dovere un interesse di questo o di quel partito, ma è dovere ed interesse comune di tutti i partiti che sperano un giorno o l'altro, sia colla presente, sia con altra forma politica, regger lo Stato, così dei monarchici come dei repubblicani , così dei conservatori come dei radicali e dei socialisti. Un solo partito I • può desiderare ed allietarsi che lo Stato vada perdendo ogn 1 giorno più forza e prestigio , il partito dell'anarchia ( Nuova Antologia). ♦ D. Graham Philips: La nuova scuola di Socialismo in Europa. - Il Congresso socialista internazionale che fu tenuto ad Amsterdam nel 1904, dimostrò che vi erano allora 1 o milioni di votanti social;sti nelle nazioni civilizzate. In Francia Belgio, Olanda, Italia, Spagna, il Socialismo è già una grande potenza politica, mentre in Germania esso ha più aderenti parlamentari che in ogni altro partito, tranne uno. In questo ul - timo tempo il più notevole progresso del Socialismo è avvenuto in Francia, e ciò va attribuito alla personalità del sign. Jaurès. - Dieci anni fa era quasi tanto debole e impopolare in Francia quanto lo è oggi negli Stati Uniti; e le parti radicali del programma socialista sono ancora senza forte sostegno , tranne quello degli artigiani e operai , i quali sono ancora una parte piccola della popolazione francese. Ma il Socialismo, come frase, come nome, è sentito ora in Francia con una stupefacente tolleranza, se consideriamo che gli attacchi socialisti sono diretti contro le classi capitaliste o impiegate che sono le principali in Francia. La spiegazione è Jaurès. Egli è un socialista, un vero socialista che alza costantemente la voce contro i padroni , escogitando sempre nuovi disegni per diminuire i loro privilegi; disegni che non si contenta di esporre, poichè induce Combes e il bloc a passare in legge. - Jaurès è un mercante molto prospero; è un borghese perfetto; sicchè gli altri guardano lui , la sua ricchezza , le sue botteghe , e dicono a sè stessi : veramente egli parla in modo molto strano, poichè appoggia molte leggi che sono dirette contro la sua classe. Ma dopo tutto quella è la sua classe ed egli è uno di noi. Siccome è molto intelligente egli fa probabilmente queste cose per impedirne peggiori : questi sono tempi agitati, e se ci sarà un movimento rivoluzionario. è un bene l' avere un uomo come Jaurès per controllare , guidare quel movimento , salvare ciò che può, contenere i pazzi. Il Socialismo, mentre non ha avuto fin qui che pensatori , organizzatori e oratori , ha trovato in Jaurès il suo uomo di Stato. In un articolo su una grande Riu nione Radicale tenuta a Parigi, Francesco Horden Hess così descrive M. Jaurès: - Seduto su una sedia, mentre gli altri parlavano, mi sembrò teatrale; mi parve come se assumesse delle pose, come se facesse uno sforzo per mostrarsi interessato da ciò che gli altri dicevano; mi parve che fosse il primo ad applaudire, mi parve· insomma cosciente di trovarsi nel più alto seggio della pubblica stima. Manifestai ciò al mio vicino, un operaio francese. Ah, disse egli, lo giudicate male. Egli è un uomo del popolo e per il popolo. Egli è francese e voì siete americano ; dovreste capirlo : ma lo capirete quando parlerà. A quento punto Jaurès si alzò per parlare. Egli non restò dietro il tavolo presidenziale, come avevano fatto gli altri, ma vehne sul davanti. Tutti quelli che stavano seduti attorno a lui indietreggiarono per fargli largo, sicchè egli ebbe uno spazio di parecchi metri quadrati, e se ne servì andando innanzi e indietro durante il prologo. Confesso che ebbi una sgradevole impressione e mi sprofondai nella mia sedia per ascoltarlo con conoscenza. Poche parole erano uscite dalle sue labbra, e io cominciai a comprendere l'uomo e la sua potenza. Per l' intensità dell' emozione che egli suscitò costringendo la moltitudine a seguirlo suo malgrado, Jaurès conquistò la mia ammirazione come quella di chiunque viene a contatto con la sua magica potenza. - La vita politica interna ed esterna della Francia fu il filo che legò le perle della sua eloquenza. Magnetico, estremamente appassionato egli commosse i sentimenti del pubblico finchè questo non si potè più contenere e scoppiò in vivissimo applauso. Più volte ciò accadde, finchè sembrò che la gamma dell'emozione umana si fosse quasi esaurita. Dopo un' ora il pubblico non avrebbe più voluto lasciarlo partire (The A rena, marzo).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==