RIVISTA POPOLARE 219 tamila operai risposero all' appello, trentamila nella sola Amsterdam. ·Ma tutto fu vano di fronte alla fermezza incrollabile d'un Ministero composto· d'uomini serii, gelosi della propria e della dignità dello Stato e consci dei loro doveri verso il paese. Vedendo che la legge, già approvata dalla Camera bassa, stava per esserlo anche dalla Camera alta, tentarono i ferrovieri aprir negoziati colle Società:, ma queste rifiutaron trattar cogli scioperanti e coi loro mandatari, nè il Governo fe' sulle Società, come in altri paesi si è fatto, indebite pressioni, perchè concedesser qualche cosa o non punissero almeno chi aveva a loro e alla nazione cagionati incalcolabili danni. Finalmente , sapendo che la legge sarebbe subito andata in vigore e temento di incorrer nelle pene severe che comminava, gli operai e i loro sobillatori decisero la fine dello sciopero. Ben 5000 operai, e fra questi 1500 ferrovieri, rimaser disoccupati a soffrir la fame , avendo gli industriali e le Società ferroviarie rifiutato di riammettere in servizio i capi, gli organizzatori dello sciopero e i più ostinati e compromessi scio peranti. Più grandioso per le sue proporzioni , più lungo per la sua durata, più importante pei suo effetti e per gli ammaestramenti che possono trarsene fu lo sciopero generale dèi ferrovieri ungheresi scoppiato il 2 1 aprile 1 904. L'esercizio di Stato delle ferrovie ungheresi cominciò nel 1860 coll'acquisto della ferrovia di Losoncz. Dal 187 1 in poi nessun miglioramento nel salario, nelle condizioni del servizio, nei si-- sterni d~ promozione aveano ottenuto quegli impiegati e la scarsezza delle loro paghe era divenuta troppo evidente messa in confronto del costo della vita cotanto cresciuto in 33 anni e delle esigenze del servizio ogni giorno maggiori. Nel 1901 un gran numero di ferrovieri si riunì a Fiume e, nominata una Commissione, le diè il mandato di presentare al ministro del commercio Hegedus ui:i.memoriale in cui erano esposti tutti i disiderii della classe. Ma null'altro si ottenne allora che vaghe promesse rimaste per tre anni inadempiute. Il 28 febbraio 1904, ebbe luogo a Buda-Pest un grande comizio di ferrovieri e a nome di tutta la classe fu inviato un telegramma al Sovrano, chiedendo che le condizioni dei ferrovieri ungheresi fossero equiparate a quelle dei ferrovieri austriaci ed altra analoga petizione fu rimessa al nuovo ministro del commercio Hieronymi. Questi promise, come il suo predecessore, un apposito progetto di legge, ed infatti il 19 aprile tenne la promessa. I ferrovieri però lo dichiararono inaccettabile, derisorio, cosicchè, invece di calmarli, quel progetto di legge ne accrebbe l' irritazione. Questa fu resa anche maggiore dalla proibizione d'un grandioso comizio che essi volean tenere il 21 aprile, e dalla sospensione di due fra i principali agitatori, colpevoli di aver pubblicamente dichiarato che. quel comizio sarebbesi in ogni caso tenuto malgrado qualunque proibizione governativa. Come conseguenza di tali fatti il 2 r aprile scoppiò lo sciopero generale. Questo durò cinque giorni e finì colla completa sconfitta degli scioperanti e del partito socialista, che sempre e dovunque, quando avvengono disordini o s'insorge contro i poteri costituiti, accorre e fa quanto può per inacerbire le contese e prolungar le discordie civili. Il Governo per mezzo dei deputati Voros e Vazsony fece sapere agli scioperanti, che avrebbe concesso loro amnistia generale , permesso del comizio , causa immediata dello sciopero, provveduto all' organico e fatto immediatamente discutere il progetto di kgge per la sistemazione delle paghe riformato secondo i desiderii da loro espressi. Tuttociò era sottoposto ad una sola condizione , la ripresa immediata del servizio , onde ovviare ai danni incalcolabili che la sua improvvisa interruzione minacciava al paese. Se queste concessioni fossersi fatte a tempo debito , cioè prima della dichiarazione dello sciopero, nulla avrebbesi potmo obiettare , poichè il malcontento dei ferrovieri non era senza giusti motivi : ma fatte allora, durante le> sciopero, erano indizio non dubbio di paura e di debolezza , erano una resa a discrezione, da disgradarne quelle a cui noi siamo dispiacevolmente abituati. Gli scioperanti , che avean costituito un comitato esecutivo di tredici membri , invece di accontentarsi del pronto e completo trionfo, sollevarono le seguenti nuove ed incredibili pretese , domandando al Governo una garenzia· per iscritto che tutte sarebbero state accolte : 1 ° Che l' intera Direzione delle ferrovie, causa secondo essi, delle presenti lotte, sarebbe mutata entro 24 ore; 2° Che nessuno degli impiegati ferroviari che avean preso parte, diretto o preparato lo sciopero sarebbe pnnito o saltato nelle promozioni; 30 Che le promozioni le quali avrebbero dovute esser fatte al principio dell'anno, lo sarebbero entro 24 ore; 4° In 24 ore sarebbero stabiliti gli aumenti di paga ; 5° Che tutte le richieste contenute nei precedenti memoriali, nessuna esclusa, sarebbero nello spazio di 24 ore dall'autorità consentite. A queste incredibili intimazioni il Governo, con una maravigliosa, ma non certo commendevole pazienza, rispose aumentando subito fino a sei milioni e mezzo di corone la somma destinata alla sistemazione delle paghe e consentendo a trattare sui singoli articoli dei memoriali. Ma il Comitato dei tredici, sempre più incoraggito da tanta inattesa remissione, invece dei sei milioni e mezzo ne chiese undici (quanto più discreti però dei nostri ferrovieri che ne ottennero quindici due anni fa ed ora ne vogliono per lo meno altri cinquanta !) e per tutto il resto rimandò qualunque de-.,isione al giorno successivo , credendosi ormai sicuro d'ottener tutto col prolungar la resistenza e colla resistenza il pubbl~co danno. Ma la misura era colma e il conte Tisza, presidente del Consiglio dei ministri, dichiarò ai deputati Voros e Vazsony che (t mai come in quel momento il prestigio dell'autorità e l'onore della nazione erano stati impegnati, che mai l'ordine pubblico e la disciplina erano stati così profondaemnte scossi nelle loro basi e che il Governo , dopo due giorni di pazienza e di condiscendenza forse eccessiva, era deciso a riattivare con tutti i mezzi e con tutta la potenza che le leggi gli accordavano il servizio ferroviario ». Dopo questa dichiarazione furono immediatamente arrestati , come promotori di disordini , i tredici membri del Comitato esecutivo dei ferrovieri e deferiti al potere giudiziario. Contemporaneamente un'ordinanza sovrana richiamò in servizio attivo, destinandoli alle ferrovie, tutti i riservisti tanto dell' esercito che degli honved che già vi erano impiegati. A questi si aggiunsero i militari dei reggimenti dei ferrovieri ed altri operai che cercavano ed ottennero un im-- piego stabile. Così si potè ristabilire, col concorso del personale tecnico e dei capi dell' amministrazione, un servizio quasi reregolare. Non però si potè far cessar subito lo sciopero, il quale, in grazia agli eccitamenti dei socialisti, durò altri tre giorni. In questi ultimi· tre giorni , quando già il Governo avea dichiarato chiuso il periodo delle trattative, i ferrovieri, pur persistendo nello sciopero, sollecitarono l'intervento e la protezione dei deputati dei partiti estremi. Ma questi nuovi loro rappresentanti trovarono la più glaciale accoglienza presso il capo del Governo , che si dichiarò decisamente avverso a riannodar le trattative e fermo nel volere attuare nella sua i_ntegrità il programma già annunziato di legale ma energica repressione. Il conte Tisza aggiunse e~ser disposto, dopo riattiva_to il serviz_io, a far quelle concessioni che la giustizia avrebbe potuto consigliare, ma ritirar la promessa già fatta e non accolta di generale amnistia ed anzi dichiarar fin da ora che i promotQri d' uno sciopero tanto dannoso all'intera nazione sarebbero stati processati e severamente puniti. E l'energia del Governo è la severità ottennero allora quel che non avean potuto ottenere la c\ebolezza mostrata e le grandi -concessioni offerte in principio. La
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