RIV,ISTA POPOLARE 217 sono dirette da chimici puri , anzichè da agronomi o da chimici-agrari ; esse funzionano esclusivamente da gabinetti di analisi. Al contrario negli Stati Uniti ed in Germania le stazioni agrarie sono veri istituti sperimentali, dove allo sviluppo dei laboratori e dei gabinetti corrispondono i mezzi per k ricerche colturali nei campi aperti, nelle stalle, nelle cantine. La Germania ha ben 69 istituti sperimentali agrari, sussidiati non solo dallo Stato , ma dalle provincie e dalle associazioni di agricoltura. Gli Stati Uniti hanno 54 stazioni agrarie, dotata ciascuna di circa 100,000 franchi. Ivi sperimentano r 20 chimici , 42 fra botanici e bacterologhi , 42 entomologhi , 1 r zoologhi, r 7 fra fisici e meteorologhi, 4 geologhi, 4 ingegneri idrauluci, 54 agronomi, 6z orticoltori, 26 zootecnici. In generale un chimico od un agronomo dirige la stazione ; e con lui collaborano un botanico, un geologo, un entomologo , un bacterologo , un orticoltore , oltre a 7 assistenti e capi dì coltura. Nella stazione vi sono annèssi un campo a cereali, una prateria, un arboreto, un frutteto , una vigna , un orto. Vi si esperimenta, i mezzi più efficaci per preservare le piante dalle invasioni degli insetti e delle crittogame ; gli studii sul] a irrigazione delle varie piante; quelli sulla potatura, sulla conservazione delle frutta ; · e poi si hanno colture sperimentali di agrumi, di olivi, di viti, di fichi, di palme <lattifere, di fragole, ecc. ecc. L'Italia invece ha r 2 stazioni agrarie, una stazione crittogamica a Pavia, una di patologia vegetale a Roma, una di entomologia a Firenze ed una di bachicoltura a Padova. Ma queste stazioni sono così sfornite di materiali , di campi e di mezzi che non solo nessuna esperimentazione hanno potuto iniziare sulle colture in generè, sulla conservazione de' prodotti, sulla lotta contro i parassiti, ma non è stato permesso a quella di Roma diretta fino a poco tempo fa, dall'illustre prof. Giglioli, di iniziare gli esperimenti di lavorazione profonda, di fognatura e di irri · gazione sotterranea nella campagna romana, nelle Puglie ed in Sicilia quantunque per circa 4 anni il Giglioli ne abbia insi stentemente interessati i vari Ministri di Agricoltura , e per i quali esperimenti, importantissimi per i paesi caldi ed asciutti, non occorrerebbero che poche migliaia di lire.• Ed è in questo modo che una nazione eminentemente agricola, rimane una delle ultime, nello esercizio dell'agricoltura, fra nazioni prevalentement~ industriali. Miglioramento del bestiame di riproduzione Incoraggiamenti per la produzionemulattiera - Razze equine (Cap. n. 43, 4,4,, 62, 63,64,). Lo stanziamento per l'esercizio 1904-05 è di L. 1,651,100. Nel bilancio di agricoltura francese per l'esercizio 1905 è invece di 7.891,605. Per quanto si sappia il Governo italiano non si e ancora incaricato di ini{iare gli studi scientifici di battereologia relativi al caseificio, studi che da tempo sono stati applicati dalle altre nazioni , specialmente nella fabbricazione dei formaggi , e mediante i quali si sono assicurati il primato nella produzione e nel commercio dei prodotti casea;i. Pertanto l'Italia con una superficie di oltre 7 milioni di ettari a pascolo rimane la nazione più povera di bestiame, spe • cialmente in bovini e suini. Mentre l'Italia ha r 50 bovini ogni 1 ooo abitanti , ne hanno 380 la Francia , 340 la Germania, 360 l'Austria e 440 la Svizzera. Se i nostri prati fossero ben sistemati e ben concimati ; se il posto dei pascoli ditfusissim<• nell' Italia meridionale venisse preso dai prati artificiali, e àlla costruzione dei ricoveri venisse dato quell' impulso che si diede in Inghilterra e si è dato in Francia, questi potrebbero benissimo nutrire ben I o milioni di bovini, invece di 5; oltre 16 milioni di pecore invece di 7; da 4 a 6 milioni di suini data anche l'estesa coltura del granturco invece di 1.800.000, e ptu di 4 milioni di equini invece dei 2 che magr~mente alleviamo adesso. Il Governo italiano poco o nulla ha fatto per incoraggiare lo sviluppo delle praterie artificiali; la costruzione dei ricoveri alla quale ha <..reduto di dare impulsò con lo stanziamento di 50.000 lire da darsi a premio agli allevatori delle provincie di Sassari, Cagliari , Girgenti , Catanzaro , Trapani , Potenza ed Aveìlino , trascurando così le provincie di Palermo , Caltanissetta, Siracusa, Cosenza, Aquila ecc. dove l'allevamento aveva tempo addietro maggiore importanza e dove il sistema di stabulazione permane nella quasi totalità a brodo. Si è cercato di dare un certo incremento agli studi ed esperimenti tendenti a far progredire la scienza zootecnica, ed alla diffusione di razze perfezionate sia estere che nazionali. Ma data l' esigua somma disponibile nel bilancio non si sono impiantati che tre soli depositi, cioè: presso la R. Scuola di zootecnia di Reggio Emilia, presso la Scuola Superiore di agricoltura di Portici e presso il R. Istituto zootecnico di Palermo. Vi sono poi otto stazioni bene o male provviste presso le regie scuole pratiche di Agricoltura di Brescia , Macerata , Alanno, Scerni, Lecce, Catanzaro, Caltagirone e Sassari. Pure, salvo in Romagna ed in Tos1.-ana ove l'iniziativa privata è stata massima, nel resto d'Italia, specie nella Meridionale , gli studi del Ministero per il miglioramento delle razze, sono riusciti quasi sempre inefficaci. Questo fatto oltre che all'esiguità dei mezzi di cui dispone il Ministero, è dovuto altresì al misoneismo ed all' incompetenza del personale tecnico che stanzia nel Ministero di Agricoltura. Prima di proporre una razza, mediante l'incrocio, bisogna conoscere il bestiame indigeno non solo in relazione al clima, ma anche alle risorse e ai bisogni della regione. Ne è venuto così che gli allevatori siciliani conoscendo il difetto ·della razza bovina siciliana, difetto che si restringe alla lunghezza non proporzionata degli orti od al limitato sviluppo della groppa, che è appuntato, spiovente e con l'attacco della coda troppo alto, hanno chiesto a mezzo del competentissimo prof. Bochicchio direttore della R. Scuola Agraria di Caltagirone , che la stazione di Caltagirone fosse fornita di un torello di razza reggiana , razza che ha una grandissima somiglianza con quella siciliana, che ha lo stesso mantello e che è esente dei difetti che si riscontrano nei bovini siciliani. Orbene, le alte competenze tecniche del Ministero non hanno voluto permettere l' invio di un torello reggiano in Sicilia, e, certamente senza conoscere l'Isola, hanno esaudito i voti degli allevatori siciliani inviando un torello svizzero della razza Shimental. Ora non è che la razza Shimental non sia pregevole ed anche adatta al miglioramento della razza sicula, ma per il momento in cui questa ha da .:orreggere i difetti che solamente la razza affine reggiana avrebbe modificato , l' incrocio col Shimental mentre non soddisfa gli allevatori per il mantello, non arriva a far sparire i difetti capitali alla razza indigena. Per l'incoraggiamento alla produzione mulattiera, importantissima nell'Italia meridionale perchè i muli s' impiegono nella lavorazione delle terre, il Ministero di agricoltura spende L. 2 5,ooo con l'impianto fatto in provincia di Roma di quattro stazion; asinine, che naturalmente sono misera cosa di fronte ai bisogni del Mezzogiorno e della Sicilia, ove non esiste nessuna stazione. E pertanto l' Italia spende ogni anno L. 1,000,000 per acquisto di muli all'èstero. Per l'acquisto di cavalli poi la Nazione spende oltre 30 milioni di lire, importandone dal!' estero circa 47,000 capi per anno. Tutte le nazioni ci superano nel numero di cavalli, l' Inghilterra, la Russia, l'Austria, gli Stati Uniti e perfino il piccolo Belgio , il quale ne esporta ogni anno per un valore di franchi 35,000,000. La Francia che prima era importatrice di
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