-RIVISTA POPOLARE 215 Ma l'Italia partecipa pochissimo al movimento dei mercati inglesi. Anzitutto si riçhiedono in quei mercati frutti eccellenti e a prezzo discreto, ~iò che si ottiene con cultare razionali per produzione di varietà buone, con cure delicate nella raccolta e nella spedizione, con tariffe di trasporto a prezzo bassissimo e mezzi celeri forniti di ttltto quanto consiglia l'arte moderna cieli~ conservazione dei frutti. Si grida così tanto per la crisi degli agrumi, ma nulla si fa perchè con intelligente iniziativa si provveda e si promuova la esportazione in quei paesi , che ne sono , come l' Inghilterra, uno dei maggiori mercati. Quanto poi sia meschino il no~tro commercio di derrate alimentari con l'estero, in rapporto a quello degli altri paesi, ci viene indicato dalle cifre che rappresentano l'esportazione degli ortaggi e delle frutta. I soli mercati tedesco ed ingles<::richiedono ogni anno quintali 4,694,526 di frutta fresca, esclusi gli agrumi, per il valore di L. 142,250,000; ebbene l' [talia non vi partecipa che con quintali 219,996, per il valore di ·lire 5,423,000. Il mercato tedesco richiede ogni anno quintali r ,548,799 di erbaggi freschi e quintali 1,588,002 di patate, e l' Italia non vi concorre che con quintali 154,003 per gli er~ baggi e quintali 182,386 per le patate. Così nell'importazione di erbaggi freschi in Gran Bretagna di fronte ad un valore di L. 55,215,000, ed in quelle di patate di L. 39,760,00~, l'Italia vi partecipa per L. 173,000 negli erbaggi e L. 3,000 per le patate. Nel complesso delle importazioni delle derrate alimentari nei mercati inglese e tedesco, che raggiungono un valore di un miliardo e 251 milioni, l'Italia non vi partecipa che solamente per 46 milioni di lire. Questo fatto dimostra che siamo ultimi in tutto ; non solamente nella deficienza della produzione, nella poco raffinatezza dei prodotti,' ma sibbene nell' organizzazione commerciale poca fornita di linee rnarfttime, di naviglio italiano, e poca esperta nell'arte della spedizione e presentazione dei prodotti, cosa che pone in seconda -linea le merci nostre, ed impedisce il traffico di quelli che la nostra nazione produce ~ preferenza degli altri paesi. E così adunque si potrebbe dire per tutti gli altri prodotti, i quali non si trovano in grado di resistere alla concorrenza · degli altri paesi posti in condizioni di clima e di terreno inferiori ai nostri, come della Danimarca nel commercio delle uova e del burro, dell'Irlanda in quello dei polli, degli Stati Uniti in quello delle frutta, dell' Egittq cieli' Algeria e della Tunisia in quello degli erbaggi, della Spagna e della Grecia in quello clel1' uva passa e dei fichi secchi, ed infine della Francia nel commercio dei fiori. E la causa di tutto questo stato di cose bisogna ricercarle nel caro prezzo nei trasporti , nella lentezza di essi , e nella mancanza del principio della refrigerazione applicato alla conservazione dei prodotti durate i viaggi. Le nostre taritfe ferroviarie non ostante le tariffe speciali per il trasporto delle derrate alimentari sono sempre alte, rese ancora più alte dalla configurazione geografica nostra.· Vi è guindi un problema gravissimo da risolvere in Italia ed e la questione agraria, problema che abbraccia tutti i lati della questione, dai primi lavori per la produzione allo srn.ercio di essa nei mercati; problema che colpisce l' economia a_gricola anche di altri paesi , e che per la risoluzione di esso è bene vedere ciò che si può fare, ciò che ha fatto e fa il Govesno Italiano, ciò che hanno fatto e fanno i Governi delle altre nazioni. Il Btlancio d1 Agricoltura italiano in paragone con i bilanci esteri 11 tesoro vero dell'Italia, dice l' Illustre prof. Giglioli ( 1) al quale si debbono le maggiori cure dello Stato, è precisamente l' agricoltura; e non il vuoto tesoro dei nostri finanzieri. ( r J I. Giglioli : Malessere agrario ed alimentare in Italia. Ma gli uomini di governo italiano, l'hanno sempre tanto bene capita questa verità, che perfino arrivarono nel 1877, 26 dicembre, sotto il Ministero Depretis, a sopprimere il Ministero di agricoltura. II ministero fu però ricostituito nd giugno 1878, ma così sprovvisto di b\;ni di fortuna, come notava Giuseppe Antonio Ottavi, e così spolpato da far pietà ; come è rimasto fino ad oggi. r La previsione della spesa occorrente per l' agricoltura nello esercizio finanziario 1904-905 è di L. 6,841,122.99 (per l' intiero Ministero cli Agricoltura, Industria e Commercio la spesa è di L. r 5,305,968). E questa meschinissima spesa, di fronte alla somma delle spese totali dello Stato (bilancio r 904-905) di L. 1836 milioni. Dunque per l'Agricoltura si spende ogni anno in Italia il 3 per mille circa delle spese totall dello Stato. La Francia ha stanziato nel Bilacio di Agricoltura, la somma di L. 44,090,0 r 7 (esercizio finanziario del 1905) da prelevarsi dal Bilancio finanziario totale dello Stato che ammonta a L. 3,603,544,667; dimodochè sulle spese totali del bilancio, quelle per la. sola agricoltura rappresentano il r 2, 50 per mille. L'Austria ha un bilancio di Agricoltura di L. 48,719,170 d fronte ad un bilancio totale di L. 1,7341771,291; quindi in Austria si spende per la sola agricoltura il 28 per mille delle spese totali. In Ungheria poi, ove il solo bilancio del Commercio ha una previsione di spesa di L. 194,693,180, nel Bilancio cli Agricoltura vi si trova stanziata la cifra di L. 47,386,738. Le spese totali dello Stato sommano a L. 1,190,155,015 di guisachè sulle spese totali, quelle per l'agricoltura rappresentano il 39,80 per mille. Nel bilancio di agricoltura e delle for<::stedel regno di Prussia, che conta una popolazione quasi eguale a quella del regno d'Italia, vi si trova assegnata la somma, fra spese ordinarie e straordinarie, di L. 54,497,656. Vuol dire il 15,50 per mille del bilancio generale dello Stato che ammonta a L. 3,504,756,312. La Danimarca , un piccolissimo paese di 2,,~64,000 di ab~- tanti, e dell'estensione uguale a quella del Piemonte, e con un bilancio totale di L. 78,901,069 ha un ministero di Agricoltura che dispone di un bilancio di L. 4,030,827; cioè del 51 per mille su~le spese generali dello Stato. 11 Giappone aveva nel 1904 per il bilancio di agricoltura e del commercio uno stanziamento di L. 27,075,362 , di fronte ad un bilancio totale di L. 636,356,106; cioè il 42,50 per mille delle spese generali dello Stato. Infine nel piccolo Belgio , il ministero di agricoltura ha un bilancio di L. 12,511 1256; il che vuol dire che in un paese che ha la decima parte di estensione della nostra, con una popolazione che rappresenta la sesta part<::, il bilancio di agricoltura è il doppio di quello di un grande Stato, quale è l'Italia. Questi paragoni sono schiaccianti per il bilancio italiano e per l'incoscienza dei governanti. Tanto più schiaccianti, quando si pensi che gli Stati che relativamente alla loro estensione, popolazioni e ricchezza, spendono più di noi, sono gli Stati che hanno i più alti salari per i lavoratori, in cui fra la gente sono floride le condizioni dell' istruzione pubblica , e della tecnica agraria ed industriale; ove si hanno le più alte produzioni agrarie ed i più alti prezzi delle derrate di fronte a quelle degli altri paesi. E perchè si possa meglio dimostrare agli italiani , le condi-· zioni tristissime dell' agricoltura e del corrispondente bilancio del Ministero , dobbiamo discendere alla discussione di alcuni fra i più importanti capitoli del bilancio , paragonandone le spese a quelle delle altre azioni. Istruzione Agraria (Cap. 11. 30 e n. 34, del Bilancio r904-905) La spesa totale per la istruzione ed educazione agraria - scuole superiori, scuole pratiche, scuole speciali, sussidi a colonie, a cattedre ambulanti - è di L. 1,930,020, 1 7. Non si può
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