Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 8 - 30 aprile 1905

RIVISTA POPOLARE 213 Voglio dirle una cosa che lei pare abbia dimenticata: la lingua italiana non esiste. Esiste per noi, piccola classe colta, come per una più piccola cladse esiste il francese; esiste come cosa imparata a scuola. Ma nella vita del popolo italiano la lingua italiana ( che anche Lei mi chiama lingua di Dante! ) non è mai eBistita. Vada a farsi capire, parlando italiano, in Alessandria, a Bergamo, a Udine o a Foggia, a Morano Calabro, a Girgen ti. E vi volete affannare perchè i nostri emigrati. conservino all'estero quello che non ebbero mai ... in Italia? Fate che l'Italiano esista prima in Italia. E poi parleremo del resto. Ma superare mentalmente questo · ostacolo, o far conto che non esista, è un errore politico di prim'ordine. L'emigrazione è composta di gente che non s'è mai avvicinata alla lingua italiana, e non l'intende. Come volete che la conservi, all'estero, come volete che non la perda? Gli Italiani emigrati che parlano la lingua del paese dove sono andati, (e non parlano l'Italiano) non parlano l'italiano non -già perchè lo hanno dimenticato, ma perchè non lo conobbero mai. e parlano la li ngna del paese dove sono andati anche f1·a lom perchè è solo cosi che possono intendersi, terminesi e bergamaschi, per es. ai quali, in Italia, nè genitorinè i:;cuole insegnarono q 1iesta supposta ling11a italiana della quale parlate tanto, senza poterla mai parlare in Italia stesso. A pa.g. 43 del suo discorso lei parla del concorso alla Cassa di risparmio italiana di New York: sapevano l'inglese, i concorrenti, e ignoravano l'Italiano. Sfido: di cbe paesi erano, e figli di chi ? E lei parla di lingua nazionale! Ma dove, ma quando, ma come? La nostra classe non è la nl:lzione. La nazione vive ancora al di fuori ed. estranea alla lingua italiana, che non fu rnai, e non è, nazionale, ma « ufficiale» « sco lastica > e «retorica>. Quell'italiano di America che disse a~ Adolfo Rossi che bisognava invece mandare sussidi per le scuole italiane di ltalia non fu ironico (come lei dice. pag. 75, nota) ma fu lo scnltorn di una situazione. « Ora il mezzo - lei dice - per mantenere intimi e duraturi i rapporti tra gli emigrati e la metropoli, è la lingua» (pag. 47). Vuole un legame che non si ebbe in patria, per tenersi alla 1 iatria? Proprio: bisogna mandare q11attrini alle scuole italiane ... d'Italia: ed è sciocco e inutile, finchè qtiel legame non è il legame degl' italiani d'Italia, spendere per legarli ... quando sono all'estero. Ma noi viviamo di ret 1 1rica, e da essa non si salvano nemmeno gli uomini più refrattari ad essa , corna il prof. Oolajanni, il quale parla di lingua di Dante, di lingua nazionale , di lingua italiana : cose inesistenti per il popolo. Se alla Dante Alighieri ci fossero degli uomini utili (invece ci sono snobs italo-anglomani, come il Villani, e vanitosi come tanti altri) la Dante Alighieri non si chiamerebbe così, e la sua lotta, sarebbe condotta sul terreno politico, pel migli01·amento della scuola elementare nella creazione della scuola popolare in Italia. E tutto il resto è ( e sarà ) una corbelleria , finchè l'italiano sarà ignorato in Italia. Mi duole che Lei ammiri i dispendii di Crispi. L'u- ~nico uomo che ha visto bene in fatto di scuole all'estero fu il Ruàinl: (uomo di buon senso, molte più volte di quanto non sembri, sebbene incapace di farlo va.lere). Sono denari buttati; e da buttare noi, denari non ne abbiamo. La Dante Alighieri non può conservare nnlla fra gli emigranti, finchè questi emigranti non abbiano quella lingua italiana che dov,rebbe essere conservata. e finchè questa lingua italiana non sia utile a qualche cosa al• l'estero. Ecco i due nòccioli della quistione. a) Dare, prima di tutto un patrimonio linguistico agli italiani del popolo. b) Fare in modo che la lingua italiana possa riescire di qualche utilità agli emigrati", nel nuovo paese dove vanno. Dopo ciò dovrebbe venire, (e cominciare), e sarebbe proficua, l' azione destinata alht conservazione e alla propaganda della lingua. Ma se questa lingua non c' è? Ma se questa lingua non serve a «niente~ pur essendoci? Cosa vuol conservare, allora, e cosa vuol propagare? Dunque, vediamo che cosa bisognerebbe fare. 1.0 ) Insegnare l'italiano agli italiani in Italia. Creare Ja scuola popolare : con 300 milioni l'anno in bilancio: e fino a tal giorno, tempo perso preoccuparsi dell'italiano all'estero. 2.0 ) Badare siffattamente alle comunicazioni migliori fra l'Italia e i porti di nostra_ immigrazione , e svolgere siffattamente gli scambi, e i rapporti, che l' italiano sia utile, necessa,·io , come sfrumento di lavoro, di guadagno, di benessere, come è l'inglese o il francese, o lo spagnuolo. Voler la propaganda ... della lingua di Dante, é voler la propaganda della luna nel poz7,0. N ou serve a. nulla l' italiano? e nes8uno lo conserverà , e nessuno lo im~ parerà ! Le storie sono storie, e la vita è troppo breve per imparare cose inutili. Di Dante i lavoratori se· ne fregano! E se ne fregano perchè sono sani. Verginn rnadr,~, figlia ddl tno figlio, Umile ed alta più che creatut·a, Tet·miue fi.sao d'eterno consiglio ... ecc. Che « bei > versi ! e poi ? Quella madre figlia del figlio!... Ma dobbiamo dire che sono • bei » versi , e che Dante è grande e divino poeta! Accomodatevi: io, me ne impipo di. Dante, anche perchè ne ho studiato tutta la verità, ed ho inteso quale pretesto reazionario sia l'ammirazione dantesca! Tutte le regine Margherite sono... dantiste ... e questo basterebbe. La Dante Alighieri commette, rispetto alla Coloniz. zazione, lo stesso errore che commette il OommiBsariato. Quella considera la lingua come una cosa di per sè stante. Qnesto le imprese di Colonizzazione come nna cosa che possa stare e stia di per sè.

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