· RIVISTA POPOLARE 207 mio temperamento e della mia educazione, che non possono mutare neUa tarda età e che non si lasciano modificare e attenuare nè dalle lodi, nè dalle minacce, nè dalle calunnie. E del resto si turbò egli quando-procurandosi le lodi dell'odiato Corriere della Sera - combattè h1 causa dei professori e dei funzionari in genere , molti dei quali stanno assai peggio dei ferrovieri ? Arturo Labriola , invido di Ettore Ciccotti, non sapendo e non potendo demolire le mie dimostr:1ziuni della propria jmpotenza si vendica ostendando un disprezzo da supernomo per i miei elegantucci specchiettinistatistici. Ah! povero insolentuccio: provati a demolirli; ma provandoti non ripetere la oramai vieta e malignetta sciocchezza della comparazione tra i salari dei ferrovieri .... e quelli dei contadini. Ma su questo il disgraziato epilettico si mostra tanto debole, che si affida - egli , che la pretende · ad economista di grido, - alle vohlte sentimentali, che crede rendere impressionanti contrapponendo i miei tre pasti al giorno - e sono appena due e non ha osato, p~r qu~mto audace, proclamarli luculliani, per rendermi odioso come un banchiere - alla miseria, cui, sfacciatamente afterma che vorrei vedere rassegnati i lavoratori. Però volendo fare del sentimentalismo rispettabile, un'altra volta lo consiglio ad essere più rispet- 'toso della verità, anche per tornaconto, ad evitare staffilate, che gli possono lasciare il segno sulla fronte. Egli per rendere simpatica la causa dei ferrovieri ed odioso il mio contegno afìerma che per soddisfare le esigenze dei primi basterebbero quattro miserabili milioni, che con una miserabile raschi:;,turain un qualunque bilancio si possono·trovare. Qui l'ignoranza , se non la malafede , del pubblicista sernianarchico e del professore non potrebbe essere più vergognosamente piramid:de. L' affernuzione sua prova che egli non conosce affatto l' entità del problema del personale ferroviario ; prova di più che egli, sempre a cagionè ddl' aura epilettica che gli scombussola la mente - ha dimenticato che nella Rivista e nelb C;ime.-:1 ho sosteuuro che i quattro milioni si devono dare; che privatamente ho insistito presso Fonis aflìnchè coi ferrovieri si usi ìa maggiore possibile larghezza - e il Pungolo di Napoli- in cui collaboL1 avrebbe dovuto apprenderglielo. -- E ha dimenticato , infine, che la legge votata testè , dopo i ·wentitrèmilioni concessi nel 1902, ha già :1c...:ordato più dei quattro milioni pietosamente domandati. Ma dinanzi agli occhi scrut:ttori di Arturo Labriola io ho ben altre colpe, che mi hanno procurato Ja sventura di farmi perdere la stima e l' affetto suoi. A sentirlo io, scendendo a livel ·u della Perseve- ·ranza e del Questore di Milano, bo calunniato lui, Mocchi e Braccialarghe per la p:1rte da loro presa nello sciopero geoer:ile lii S...:Lt..::nbrc1904. E dire che io credeva di averne lodato b iogic~ condotta contrapponendola a quella ec;u>. --:::1di altri ..... e dire che dei miei giudizi credeva cliè essi ne fossero tanto lusingati, che mai mi risplJs~·ro un r;go di protesta ... Ma vada pure per b calunnia. Se calunniatore mi ritenne doveva disprezzarmi profondamente, come io disprezzerei lui , se non lo credessi una vittima dell' epilessia larvata. E invece ..... Invece continuò per molti mesi a darmi segni di stima; mi scrisse, mi offri articoli che pubblicai parecchi mesi dopo lo sciopero genenerale e dopo i miei giudizì - l' ultimo nella 7.{jvista popolare del 28 Febbraio, dopo gli articoli miei della Nuova Antologia e della Rivista del Dicembre 1904, dopo avere iniziata la campagna ferroviaria da alcuni mesi! - venne io casa mia e lo accolsi coli' usata dimestichezza; e venne in casa mia per pregarmi di andare a testimoniare sul suo valore morale in un processo per diffamazione innanzi al Tribunale di Vigevano. Invocare la testimonianza sulla. propria moralità da un calunniatore è tale mostrnosita, che l' epilessia avendo certamente paralizzato i nervi vasomotori di Arturo Labriola, per lui arrossisco io! Che la maledetta epilessia abbia fatto guasti formidabili, forse inguaribili, nel suo cervello si rileva dalla incoscienza fenomenale con cui rievoca un episodio dei tumulti del 1898 per fare sapere, che mi rifiutai di provocare delle manifestazioni, nelle quali non avrei voluto pagare di persona. Di tale episodio ho motivo di credermi onorato; e giacchè Arturo LabrioJa lo desidera ne completo la narrazione. Durante i tumulti di Maggio 1898 arrivò in Napoli un telegramma che diceva : il cannone tuona in Milano da otto ore. Pareva suonata l' ora della rivoluz10ne. Invitato da amici socialisti e repubblicani .ad una riunione vi presi parte. Si fu concordi ·nel ritenere che in Napoli non fosse possibile_ alclln tentativo ri,rnluziooario, ma che si dovesse éllbrmare il governo per impedire che le truppe da Napoli fossero inviate nel settentrione do, 7e si credeva che vi fosse la rivoluzione. Si propose una pubblica dimostrazione. Mi opposi perchè sicuro che avrebbe dato luogo a repressioni e aà inutile spargimento di sangue ; soggiunsi che non credevo opportuno per una semplice dimostrazioue cimentare la mia vita o la mia libertà e che credevo cosa disonesta, scellerata, spingere gli altri a farsi ammazzare e starsene al sicuro. Un solo nella riunione disse:ni : provocò la dimostrazione e la repressione; ci furono un morto, molti feriti, molti arresti seguiti da condanne e dallo Stato di assedio. Ma chi provocò tutto ciò non pagò di persona : prinu si u;-1scose; poi sc~1ppò in lsviz:zera. Dica lui, Arturo Labriola, se ìo crede convenieutè, (hi sia stato l'eroe disgrazi~1to di questo episodio ... Io nulla ho da rimproverarmi. Arturo Labriob, e mi affretto atla fine di questa specie di disgustosa dissèzione cadaverica, mi nega ii diritto di combattere le pretese dei ferrovieri per due motivi: 1 ° perchè ht; difeso il dazio sul grano; 2° perchè 110n ho cornb:1ttuto la lista civile. Sul dazio sul grano ho pubblicato un libro che sollevò dubbi tormentosi nell'animo di Achille Loria, ed ebbe l'approvazione incondizionata di G. Coo-netti de Martiis, innanzi ai quali Arturo La brioìa ~ un umoristico oniunculus. Quando avrù discusso il libro ue parleremo. Speravo potermi converLire al liberismo neìla discL1ssione sL1lla mozio:1-:: ultima che domandava l'abolizione dd dazio; ma i Riccardi Cobden d'Italia si squ,1gliarono e la mozione ·cadde miseramente senza nemmeno esserè difesa dai socialisti. Tra i socialisti, poi, Ettore Ciccotti,
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