Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 8 - 30 aprile 1905

R1v1s-TA Po POLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Dh·ettore: Prof. NAPOLEONECOLA..JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt.alia: anuo lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Emanuele n.0 115 - NAPOLI Anno Xl - Num. 8 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 30 Aprile 1905 SOMMARIO: Noi: GH avvt>1dment,j e gli nomini: (Lo sciopero ferroviario attraverso le menzogne e le verità di alcuni socialisti - I repubblicani e la questione ferroviaria -- Un giudizio non sospetto sullo sciopero dei ferrovieri - Le conseguenze della politica coloniale. Preoccupazioni italiane e francesi-Verso la Jacquerie?-L'unità si fa nel male ... A proposito delle apologie di Linda Murri - N. C.: Antonio Pellegrini) - La ijivista : Triste realtà! ( { venti secoli di monarchia nd Mezzogiorno) - Oott. NapoleoneColajanni: Per una manifestazione di epilessia larvata - La .Rivista-Paolo Morbclli: I ferrovieri dello sciopero a.i servizì delle società ferroviarie - Lo Zotico: I sindacati industriali -- X.: Per la lingua italiana tra gl' italiani all'estero - Oott. A. Vacirca: Il Bilancio di Agricoltura in rapporto ai bilanci esteri ed alle condizioni economiche del paese (continua 1 ione) - JUvista (lelle H1viste: Come si vincono i grandi scioperi (Nuova Antologia) - La nuova scuola di socialismo in Europa (The Arena)-Le relazioni tra la Germania e la Gran Brettagna (Monthly Review) - La reazione delle razze di colore (Die Grenrboten) - Nell'Estremo Oriente (Review of Reviews)- Austria e· Ungheria (Europa) - Recensioni. AVV15~ IMl70RT JIN1'E Preghiamo nel modo più caloroso quel pochi abbonati che non ancora si sono posti in regola coll'ammtutstraztone, di volerlo fare colla massimaso1Jecitud1ne. Dirigere lettere e cartoline vaglia all'on. N. Colajannl - NAPOLI. GLI f\:VVENIMENTI e GLI. UOMINI Lo sciopero ferroviario attraverso le menzogne e le verità di alcuni socialisti. - Alcuni ferrovieri ed alcuni loro amici vanno gridando che lo sciopero è stato per loro una vittoria. Si potrebbe dire : contenti loro, contenti tutti. Noi, però che osserviamo e ci lusinghiamo di poter giudicare con la maggiore possibile imparzialità che si può attendere da uomini che partecipano alla lotta politica dobbiamo constatare che se la fine dello sciopero non è stata una vittoria, non è stata neppure una disfatta. Ed è bene che non sia stata una disfatta, percbè in una controversia tra nn gruppo importante di lavoratori e lo Stato , le rappresa~lie, la prepotenza, l' acre desiderio di abusare della propria. forza lasciano lungo strascico di odi e di rancori, che a scadenza più o me~o breve conducono a conflitti più acuti e più aspri. Per parte del rappresentante del governo si può constatare con piacere nostro e con rammarico dei reazionari, che la promessa fatta sin dal primo giorno di non volere affatto rappresaglie e di volersi inspirare soltanto alla giustizia è stata lealmente mantenuta. Prima che ci fosse l'iniziativa di Cesana e di Mongini; prima che dal!' on. Fortis si portasse la Commissione parlamentare con a capo Andrea Costa, per desiderio di un socialista che vive in Roma e che credeva di poter far finire lo sciopero qualora il Presidente del Consiglio avesse annunziato di prendere nella dovuta considerazione i desi,d<wata più giusti degli scioperanti, Napoleone Colajanni, proprio lui, il preteso nemico dei ferrovieri, aveva interceduto in loro favore ed aveva trovato nel Ministro dell' interno, che dnrante la seduta del Martedì aveva fatte esplorare dall'on. Colosimo, le migliori disposizioni pei ferrovieri: lo aveva trovato sinceramente disposto, come deve esserlo un uomo di Stato che all'interno non deve cercare e creare nemici, alla maggiore benevolenza, pur essendo fermamente convinto - è bene che lo si sappia - che lo sciopero era agonizzante e che sarebbe terminato in breve tempo senza ricorrere alla· militarizzazione. Fatta questa constatazione giova rilevare alcuni fe. nomeni, che hanno la loro importanza e che stanno a provare luminosamente da una parte in quale stato di alterazione men tale si trovino i caporioni dello sciopero e dalPaltra con quale coscienza venne· intrapreso e con quali mezzi venne galvanizzato. Passiamo sopra alle polemiche tra Ferri e Turati, tra l'Avanti I e la Oritica sociale sul significato della fine dello sciopero. Ferri fa bonne mine à mauvais jeu e quasi si dichiara soddisfatto dell'esito in quanto tutti tornano al lavoro, non ci sono punizioni e si pagano anche le giornate di sciopero ... Turati, invece, scorge nel fallimento dello sciopero la condanna della tendenza rivoluzionaria. L'Avanti I e Turati poi si palleggiano l' esclusivismo; l' un ri~roverando alt' altro l' esclusivismo per l'azione parlamentare e questo a quello lo esclusivismo dell'azione proletaria diretta. In fondo le due tendenze vedono, nella fine dello sciopero una sconfitta, benchè da una delle parti non la si confessi apertamente. Ma a nostro avviso - pare impossibile che dobbiamo esserlo noi a dirlo-i due contendenti potrebbero cessare di battagliare in questo campo: la responsabilità dello sciopero e del suo esito non spetta nè alla frazione parlamentare riformista, nè a quella rivoluzionaria. Questa subì; o meglio non ebbe il coraggio di sconfessare la follia del Comitato ferroviario; e l'Avanti I negli incoraggiamenti allo sciopero si senti va bene, che accoglieva i comunicati ufficiali di quel famoso Comita.to senza essere ben convinto della loro bontà. A noi non consta che alcun deputato socialista del1' una e dell'altra tendenza abbia consigliato o approvato lo sciopero; come non consta che ce ne siano di que~li _convinti della giustizia delle domande dei ferrovieri. Invece consta in modo esplicito, che moltissimi erano decisamente contrari ; perciò non ha torto del tutto L' Avangua1·dia socialista quando seri ve inspirandosi ai suo fanatismo rivoluzionario , che « l' attuale gruppo < parlamentare socialista, era dominato come da ferula « dall'occhio grifagno di Napoleone Colajanni - pronto « a schiacciarlo sotto la denunzia di tutte le personali ~ e s~g~ete adesioni alla sua campagna contro i ferc rovien ». Lasciamo andare la ferula, che nè Napoleone Cola-

198 RIVISTA POPOLARE janni si sognò mai di adoperare, nè i deputati socialisti avrebbero lasciato adoperare da cento Colajanni senza rompergliela sul muso; è vero , però che i deputati socialisti non contraddissero il Colajanni per la semplice e buona ragione, che dovrebbe bastare tra galantuomini e politici leali , che essi non erano con vinti della giustizia delle domande dei ferrovieri, molto meno ancora della opportunità dello sciopero. Non si coniprende, quindi, o si spiega col p~rturbamento mentale da cui sono afflitti in questi momenti gli sciagurati che guidano i ferrovieri, come essi possano rimproverare il tradimento o l'a·bbandono o la fiacca difesa dello sciopero e dei ferrovieri a deputati socialisti ed al Comitato di resistenza. Con qual diritto un mentecatto, che corre alla rovina, può acc11sare di tradimento o di abbandono un uomo che ha il cervello a posto, se questi non vuole lasciarsi trascinare al precipizio? Più incomprensibile è ancora la condotta del l' Avangua1·dia socialista. La quale da un lato dà un calciobene assestato e che noi non volemmo assestare quando i capo1·ioni verso di noi si comportavano colla massima 8lealtà-ai ferrovieri rimproverando loro il tradimentoè la parola precisa adoperata dal giornale rivoluzionario - a danno dei loro compagni della Nord (Milano) e la loro ve'rgognosa astensione nelle gi01·nate di Settembre; dall' altro se la prende fieramente col gruppo parlamentare socialist-a, che non si mostrò energico e risoluto durante lo sciopero ferroviario. E la sconfitta attribuisce ai riformisti la relazione Corradi alla Ca-· mera del Lavoro di Milano chiama 1tifame un articolo del 1.empo e dichiara traditori sinanco alcuni ferrovieri del Comitato di azione .... . . Ai ferrovieri L'Avanguardia inoltre, con molta opportunità rimprovera che essi avrebbero dovuto far lo sciopero a tempo debito confro l,e Compagnie , venti anni or sono non oggi ; e eh' è una illusione il voler contenere nella legalità uno sciopero contro lo Stato. Ma non è l'Avangucirdia socialista, proprio essa con Ul}a incoscienza, che desta davvero compassione , che nello stesso numero di mostra, che lo sciopero era nato morto per tante e tante ragioni che essa enumera? Ma non è la cosa più stupida di questo mondo il pretendere che i vivi, anche se mal vivi, attacchino i loro corpi a quelli dei morti ? Da questi sfoghi, da queste recriminazioni, da queste accuse reciproche t.ra riformisti, rivoluzionari ed altri rivoluzionari vien fuori che noi eravamo nel vero combattendo non i ferrovieri , ma le pretese ingiuste formulate dai loro disgraziati menem·s e che vollero far prevalere colle intimidazioni e colla violenza e che ci comportammo logicamente e onestamente, in fatto, nel periodo non breve della lotta. Ora dobbiamo intrattenerci dei metodi adoperati per ingannare i ferrovieri, e trascinarli allo sciopero , farveli perdurare ed anche ri prepararveli. Ci si para innanzi per il primo l' on. Ciccotti , che attraversa psicologicamente un brutto quarto d'ora e che a sciopero finito, parlando a Napoli ai ferrovieri, li lusinga ancora coi diritti quesit'i - secondo la Cassazione di Napoli : ecco l'aggiunta nuova, suggerita dalle precedenti nostre osservazioni - e con linguaggio da giornaletti socialisti minuscoli ora asserire che lo scio· pero venne deterininato dal governo e dai reazionari. Mai cosa contraria al vero vènne affermata, colla certezza di future cattive conseguenze , da persona della coltura e della posizione politica dell'on. Ciccotti quanto quelle da lui pronunziata nella Borsa del lavoro di Napoli del 22 aprile e che noi rileviamo dal Pungolo dello stesso giorno. Cosa più grave ci apprenda una intervista dell' on. Bissolati con un redattore del Giorno e di cui prendiamo conoscenza da un riassunto del Corrie'redella Sera (25 aprile). Il Bissolati dcpQ avere fatto la storia del distacco dei ferrovieri del gruppo parlamentare, dal q nale, cionostante ·pretendeva appoggio illimitato sino al suicidio , di chiara che nelle discnssioni coi membri del Comitato dei ferrovieri - da lui indarno richiamati alla percezione della responsabilità, che assumevano - ebbe ad avvedersi che quasi tutti p1·esentivano il disastro e nessimo di essi aveva il coraggio di riconoscere la 'l'ealtà delle cose , temendo ciascuno di esse1·eaccusato di tradimento o di tiepidezza... Ciò che venne confermato ufficialmente dalla citata Relazione Corradi. Ma promovendo un movimento di tanta importanza che poteva essere un di:-;astro pe.r la nazione, sema nemmeno illudersi sulla possibilità di vincere, i membri del Comitato non commisero nn atto di viltà e di disonestà? E in tali nomini i ferrovieri riposero e ripongono la loro fiducia ? Ancora.. Molto ci dolse che l'Avanti/ abbia affermato, per inasprire i ferrovieri contro il Governo , che in Italia l'ultimo si era. comportato brutalmente e illegalmente contro i ferrovieri in isciopero; e per renderlo più odioso poneva il paragone con ciò ch'era avvenuto in Ungheria, sul cui Governo ebbe parole di lode ..... Anche questa parrebbe cosa impossibile ad essere stampata in nn giornale, di cui è Direttore Errico Ferri! Ciò è semplicemente falso. Nulla commise il Governo italiano - e ci si accusi stupidamente di assumerne le difese ! - contro i ferrovieri, che abbia l'apparenza della illegalità e della violenza. In vece lo sciopero ferroviario in Ungheria nel 1904 dette occasione allo sfogo di t11tta la brutalità. di cui era capace Stefano Tisza, che fece arrestare tout court tutto il Comitato dei ferrovieri e sciogliere violentemente le loro riunioni. Finalmente per indurre i ferrovieri a perseverare nello sciopero non si esperimentò che nn me7,zo solo: la menzogna. Fu menzogna sfacciata il telegramma. che da Napoli mandarono all'Avanti I del 21 aprile conc.epito in questi termini: e È incominciato oggi lo scio- « pero generale di tutte le leghe. Il consenso è unanime, , l' entusiasmo generale. Tutti i lavoratori sono decisi' c ad ai11tare materialmente, con pratica forma di soli- « darietà, i compagni ferrovieri in isciopero >. E questa menzogna fa il paio con quest'altra pubblicata dal Treno di Milano e che noi togliamo dalla Tribuna « Al mo- • mento di andare in macchina, il Comitato di agita• « zione ci telegrafa da Roma che lo sciopero è 1·iuacitisc simo e che la continuazione del lo sciopero è necessaria. « S'intravvede la vittoria. Tutta l'Italia proletm·ia si e P"Onunzia a nostro favore, malgrado le intimidazioni ... > Potevano i ferrovieri, la massa veramente irresponsabile, essere ingannati più turpemente? ♦ I repubblicani e la questione ferroviaria - Nel N .0 del 15 Marzo consacrammo uno stelloncino ( I repubblicani e la quistione ferroviaria: rettorica poggiata sul falso) all'attitudine dei nostri amici di fronte alla quistione ferroviaria per critica.re l'ordine del giorno della Consociazione ravennate, che biasimava la Direzione del partito e del gruppo parlamentare. Ora siamo costretti a ritornare sull'argomento per esamin?'re l'a: zione del gruppo parlamentare repubblicano, _di alc~m sodali zii e del solo giornale quotidiano che il partito possiede. . Alla Camera i repubblicani furono unanimi non ~olo nell'approvare il passaggio delle Ferrovie dalle Società allo Stato, ma anche nel biasimare lo sciopero. Qualche piccola differenza vi fu negli ordini del giorno votati. Oolajan.oi e qualche altro non esitarono a~ ac · cettare quello Villa : Le dichiarazioni precedenti del primo non rendevano possibili gli equivoci sul si_gnifìcato da darsi a tale ordine del giorno: intendevasi pro· testare contro lo sciopero e affermare il princi_Pio dell'esercizio di Stato ..La maggioranza dei deputati repub-

RIVISTA POPOLARE 199 blicani poi fece opera esclusivamente negativa votando tanto contro l'ordine del giorno Villa quanto contro quello dei socialisti svolto da Ferri. Su questo si affermarono, però. Comandini, De Andreis e Gaudenzi. Se non ci fosse stato il commento dell'Avanti I non rileveremmo il fatto , perchè rispettosi della libertà dei singoli , che va rispettata quando non e' è di mezzo qualche i11teresse supremo; e taceremmo su di esso, quantunq ne convinti che i nostri amici si lasciarono andare alle accettazioni dell' ordine del giorno Ferri per riaffermare una cosa assolutamente inutile. . Dice quell'ordine del giorno: « La Camera ritenendo « che le conquiste del diritto proletario non possono « rievocarsi con disposizioni eccezionali contro qualsiasi « categoria di lavoratori , passa alla discussione degli e articoli •. Ora nesi;un articolo del disegno di legge intacca va le conquiste del dfritto proletw·io; salvo che non si consideri come una menomazione il tentativo, assai timido, di accordare allo Stato quei diritti, di cui ' godono i privati ed a fare rientrare, sempre timidissimamente, i ferrovieri nel dfritto comune, che essi ipo · critamente invocano soltanto negli utili e quando fa comodo , non desideraudo , in realtà, che la consacrazione e la intensificazione dei privilegi di cui godono. Del resto l'invito dello stesso ordine del giorno Ferri a passare alla discussione degli articoli contraddice sostanzialruente l'invocata difesa del dfritto proletario. Sarebbe stato vensabile che i socialisti avrebbero potuto consigliare tale passaggio St· il disegno dì legge avesso attentato alle conquiste proletarie? L'ordine del giorno socialista fo formulato nel modo esposto per sola comodità oratoria di chi doveva svolgerlo e che senza l'accenno alla difesa non necessaria del dfritto p1·olt.ta1·io non a vendo voluto occuparsi della quistione fnroviaria non avrebbe avuto occasione decente per entrare nella discussione. Ecco tutto. I commenti dell'Avanti! al voto furono quali potevano essere, data la logica che è in uso nelle sue colonne. Condannò Barzilai e gli altri repubblicani ed elegantemente oltre di averli designati come appartenenti ai partiti borghesi, li dichiarò di accordo coi bottegai pmtrosi d' Italia. La frase vorrebbe essere dispregiativa; ma prova solamente, che i redattori dell'Avanti I in questo momento sono in tale stato di esaltazione da non rendere possibile la visione esatta delle cose. Pigliamo atto, intanto, della lode accordata a Comandini, De Andreis e Gaudenzi che appartengono a quel fiero repubblicanismo romagnolo. che ha p1·ofondo il sentimento proletario , per rievocarla alla prossima esplosione di vituperi , d' insidie e di vera persecuzione , che si avrà da parte dei socialisti contro questo npubblicanismo romagnolo, che osa F impertinente! - vivere e non suicidarsi di fronte alla maestà del socialismo italiano ! Se i deputati rep11bblicani furono concordi nel biasimare lo sciopero non lo furono del pari quelli delle associazioni. Qua e là ci furono voti di solidarietà coi ferrovieri; e fu esplicito quello del Circolo repubblicano P. R. S. R. (Ponte, Ripa, Sant'Angelo e Regolo) che volle dare prova luminosa della propria ignoranza ultra socialistica riconoscendo « che lo sciopero è mezzo legittimo di combattim.ento per ottenere le giuste rivendicazioni proletarie e che, come tale, non deve suhire limi tazione di sorta ; " che l'applicazione fattane presentemente dai ferrovieri è rispondente ad una rigoro8a necessità di lotta economica determinata specialmente dal contegno del governo avverso ad ogni rivendicazione proletaria per la sua stessa ragione d'essere basata sul privilegio di casta e di classe e che quindi è giusto e legittimo:> ed esprimendo la loro simpatia e solidarietà verso i ferrovieri scioperanti augurando che la lotta da loro così gagliardamente intrapresa, sia coronata da tutto il successo che possono riprometters.i >. Quante sciocchezze e quante menzogne I A noi dispiace cbe amici carissimi come Ma zzolani ed Alliata abbiano perduto il loro tempo ad impedire che il Circolo P. R. S. R. avesse inflitto un voto di biasimo ai deputati repubblicani e ai membri di un altro Circolo, che avendo la testa sulle spalle avevano manifestato un diverso avviso. Più doloroso ci riesce il contegno dell'Italia del Popolo. Ha condannato lo sciopero; - ed a non condannarlo q11ando non e è stato alcun deputato socialista a difenderlo, ci voleva un gran coraggio - ma a malincuore, a denti stretti, contraddicendosi e adoperando un linguaggio che sinora era stato peculiare dei giornaletti socialisti più sconclusionati, frutto dell'ignoranza e della cieca passione di parte. Vogliamo darne un saggio ai nostri lettori ri prodn - . cendo un brano dell'articolo· Colpe ed e1·ro'ri (Numero del 18 Marzo) in cui si occupa della prima giornata di sciopero. · L' Italia del Popolo, ignorando i termini della quistione ferroviaria,-e non ha mai mostrato l'intenzione di studiarla,-con infantile ingenuità, dimenticando che ì ferrovieri chiedevano illico et immediate decine e decine di milioni da smungere dalle tasche esauste dei contribuenti più oppressi del mondo, dopo avere affermato che a scongiurare lo sciopero bastava che il governo avesse mostrato di dare buoni affidamenti per le più eqne, fossero anche le più modeste-chiama modesta la domanda di qualche centinaio di milioni secoado l' ex ministro Tedesco, di 82 secondo l' Ispettorato, di 30 secondo Branconi ! - fra le domande dei ferrovie1·i e di stabilire l' m·bifrato obbligatorio - che i ferrovieri rivoluzionari respingono !-aggiunge quanto appresso: e bastava avere un po' di spina dorsale diritta di fronte e alla tm·ba degli speculatori della politica e della fi- " nanza, di coloro che vogliono a tutti i costi il rialzo « delle loro azioni di partito e di Bo1·sa , e che ab- « baiano a gola sfogata : « Resistete ! Lo Stato non « deve cedere! Il padrone deve.essere lui! Resistete!>, « bastava questo, e la iattura dello sciopero ferroviario « era evitata. Il governo non lo ha voluto per servir « meglio gl'interessi della reazione, per fare il gioco di « tntti coloro che allo sciopero anelavano come ad una « occasione magnifica per appprtare un nuovo colpo alla « democrazia. Ed è questo il suo delitto •. Ebbene: basta l'infiltramento dell'accenno agli spe• culato1·i della finanza ed al 1·ùilzo delle loro azioni di Borsa per dimostrare la profonda ignoranza dello scrittore dell'Italia del Popolo sulla grave questione , intorno alla quale trincia sentenze spropositate che sta· rebbero bene in bocca di un cantoniere, che non legga nemmeno Il Treno. Di che speculatori di finanza e di che rialzo di azioni in b01·sa va cianciando? In questa occasione il governo non avrebbe di feso che la finanta dello Stato e i titoli del debito pubblico, cioè della N azione , dei contribuenti ! Al governo , se mai , si può rimproverare, da parte dei reazionari , di non essere stato abbastanza energico e di essere stato molto con· ciliativo. E glielo hanno rimproverato i Senatori! . Si è vero: la democrazia, le pubbliche libertà hanno corso dei pericoli; ma per colpa esclusivissima dei ferrovieri o meglio di coloro che li monopolizzano ..• Ai repubblicani d'Italia ripetiamo ora ciò che altra volta abbiamo detto: nella presente quistione non corre alcun pericolo il diritto proletano, ma corrono gravi pericoli gl' interessi Jei contribuenti; non è in giuoco l'interesse dei partiti monarchici, ma quello dello Stato e della Nazione , che stanno al di sopra della monarchia e d6llla repubblica, che Cattaneo e Mazzini difenderebbero con tutte le- loro forze ; le pretese dei feri rovieri sono in antagonismo cogl'interessi dei. proletare chi invoca_ la solidarietà degli ultimi coi primi commette una specie di truffa. I repubblicani, quindi, prendendo il loro posto di battaglia contro le pretese ingiuste e contro la prepotenza dei ferrovieri rendono

200 RIVISTA POPOLARE un servizio alla causa della collettività. Seguendo altra via: non guadagnano un solo proletario socialista, vanno contro la verità e la giustizia, disgustano la borghesia e rinunziano alla loro ragione di essere. ♦ Un giudizio non sospetto sullo sciopero dei ferrovieri. - Lo togliamo di peso dal Divenfre sociale, la rivista diretta da Eurico Leone il quale è anche reM dattore-capo dell'Avanti I Non abbiamo bisogno dicomentarlo : ci limitiamo a richiamare su di esso l' attenzione dei nostri lettori. Eccolo integralmente : « Diciamolo subito. Il nuovo progetto Fortis ha sgombrato il terreno da ogni legislazione eccezionale a danno del generale diritto di sciopero. Il Comitato d' agitazione dei ferrovieri non è di questo avviso. Ma un esame attento del progetto ci mena a questa conclusione. < Non più, come negli articoli 71 e 72, viene elevato a figura giuridica di reato lo sciopero nel pubblico servizio. L'art. 17 non fa che sancire una norma di giurisprudenza sempre invalsa fin qui : riconoscere la personalità ufficiale ai ferrovieri. Ebbene, anche a non volerla sancire per legge, non v'é pretore di q uart'ordine nè conciliatore di villaggio che non conoscerebbe, indipe,ndentemeute dalla legge Fortis, questa qualità nei ferrovie1·i addetti - si badi - ad un servizio di Stato. e L'Avanti I ba dimo8trato l'inapplicabi1ità giuridica dell'art. 181 del Codice penale, che riguarda i pubblici ufficiali che indebitamente desistono dal lavoro, a.i ferrovieri scioperanti. l\la anche a voleriie riconoscere la applicabilità - per motivi soggetti vi e politici - si deve considerare che il progetto Fortis non fa che riferirsi ad una legislazione normale vigente, nulla innovando nel diritto sancito. e Nè la seconda parte dell'art. 17, che riserva allo Stato, quale intraprenditore, la facoltà del licenziamento in caso di sciopero, può essere addotta come trasgredsione del diritto comune ; perchè questa facoltà é i neren te alla stessa indole delle intraprese capitalistiche, e perchè sostenere nello Stato la eliminazione di q nesta facoltà ci conduce all'uso di una logica a partita doppia. Noi infatti per rivendicare il diritto di sciopero nel pubblico servizio, muoviamo dal presupposto della co-· mune natura economica, amministrativa, giuridica delle intraprese pubbliche e private. Ora questo principio che ci serve per inferirne il diritto di sciopero, conseguenza proletariamente vantaggiosa, non può essere abbandonato e rovesciato per eliminarne le conseguenze personalmente dannose, come la facoltà astratta del li .. cenziamento e Ma se questa è l'intima portata del progetto che apparisce ben diverso dalla legge di criminosità presentata da Giolitti, esso per le dichiarate intenzioni fraudolente del governo Fortis, pei precedenti parlamentati, da cui trasse origine doveva nat11ralmente suscitare forti preoccupazioni nella classe dei ferrovieri. Pur tuttavia il motivo principale che ha mosso a scioperare la massa dei ferrovieri non può risiedere in questa assai vaga piattaforma politica - sgombrata per merito dell'ostruzionismo del marzo da ogni disposizione eccezionale ed esplicitamente antiproletaria, - ma invece nella ~ quistione economica •. E poichè la figura di questo sciopero è principalmente di natura economica, esso va giudicato con criterii di rigida valutazionfl delle forze effettive di cui dispone il proletariato ferroviario, della sua capacità di resistenza e di pressione, del grado di resistenza delle forze politiche, ecc. « A marzo il progetto Giolitti imponeva come un obbligo politico la resistenza dei ferrovieri in particolare e di tutto il proletariato in generale; lo sciopero di oggi è una battaglia di mestiere - santa e nobile come tutte quelle che sono indirizzate ali' elevamento materiale e morale della classe lavoratrice, - ma che deve perciò tener conto, nel suo corso, dei co;nplessi fattori che sono in giuoco a determinarne le probabilità di sconfittà o di riuscita >. Nella stessa rivista, nel Ìlùmero del 1° maggio, troviamo poi giudicato il gruppo parlamentare socialista ed anche di questo secondo giudizio non vogliamo defraudare i nostri lettoTi : e Fummo alla Ca.mera uella seduta in cui parlò - a nome del gruppo - l'onorevole Ferri, e ne uscimmo disgustati. Enrico ],erri, pron,inziando il felice discorso che l'Avanti I pqbblicò in extenso, suscitò le ire e le violenze più bestiali dei settori del centro e di destra. La gazzarra ignobile era evidentemente stata organizzata, non tanto contro l' on. Ferri , quanto contro lo sparuto gruppo ::iocialista che, di buona o mala voglla doveva difendere ufficialmente la causa dei ferrovieri. e Cosi ciò che doveva fatalmente accadere, accadde. Lo sciopero ferroviario - che i deputati socialisti non vollero, e poscia a c()se compiute screditarono nei conversari privati e nel le chiacchiere dei corridoi - ha segnato un solco di divisione: il gruppo parlamentare socialista non è la rappresentanza schietta e vivace del proletariato socialista > . E ci pare che non vi sia bisogno di aggmngere altro ! ♦ Le conseguenze della politica coloniale. Preoccupazioni italiane e francesi. - Il colpo teatrale di Guglielmo II di Germania poto ha mancato che non avesse conseguenze assai gravi e c' è stato qualche momento in cui potè temersi che si venisse ad una rottura tra la Francia e la Gi"!rmaniaper la quistione del Marocco. Il linguaggio dPl Matin, fiero e bellicoso, se non fosse stato preceduto dalle dimissioni, subito ritirate, del ministro degli Esteri della Repubblica frauce'3e avrebbe potuto far credere che si era alla vigilia della. guerra; ma, ripetiamo, lo dimis8ioni di Delcassè erano venut!l in bnon punto per avvertire che la Repubblica non voleva cogliere questa occasione per tentare la revanche e che si era preferito di dare soddisfazione al ta.rtari nesco Imperatore di Alemag-ua anzichè cogliere il protesto della sua reazione sconveniente ed esagerata contro una svista del ministro della Repubblica per venire alla rottura. Il momento sarebbe stato male scelto: la platonica alleanza coll'Inghilterra non poteva compensare la mancanza inevitabile nell' azione della Rnssia, così terribilmente impegnata nell'Estremo Oriente e tanto minacciata. all'interno. Per la politica coloniale della Repubblica francese questo del Mar,)cco è stato uno scacc) che rassomiglia alquanto a quello che suoì nell'impresa di Fas hoda, che creò all' interno il pericolo Marchand. Le preoccupazioni di complicazioni enropee, mentre diminuivano da un lato si fecero vive in Italia per la notizia data d}l Giornale dei lav01·i pubblici sulla concessione fatta dalla Turchia ad una Società di capitalisti francei;i , che si erano assunto l' impegno di costruire il porto di Tripoli e di esercitarlo per novantanove anni. Il fatto se vero avrebbe dimostrato che la Francia non avrebbe tenuto fede agli accordi intervenuti coll'Italia e coll'Inghilterra e che designavano come preda nostra quel lembo di terra africana pel giorno in cui sarebbe crepato il secolare ammalato : l'Impero Ottomano. Non si esclude che il fatto avrebbe potuto avvenire senza il concorso del governo della Repubblica, perchè in Francia i capitalisti hanno milioni da collocare e non mancano d'iniziativa. Ma. irr siffatte imprese i capitalisti non si avventurano di ordinario se non colla intesa dei rispettivi governi, che a data ora intervengono per garantirli e fare rispettare gl' interessi dei

RIVISTA POPOLARE 201 cittadini e il cosidetto onore delle bandiere ..... come Napoleone III li fece rispettare al Messico preparandosi la caduta col fiasco della sua politica imperiale tragicamente completato colla fucilazione di Massimiliano in Queretaro. Le smentite recise venute da Costantinopoli e da Parigi fortunatamente allontanarono i pericoli di una rottura tra l'Italia e la. Francia, che, senza l'intervento diabolico di alcnn Bismark, nella Tripolitonia avrebbero trovato un nuovo pomo di discordia, che avrebbe fatto il paio con quello di Tunisi, che frutto a noi tutto il peso militare e finanziario della Triplice Alleanza. ♦ Verso la Jacquerie? - Questa nostra ·rivista fo tra i pochissimi organi della pubblica opinione, che non si illuse menomamente sulla importanza dei moti immrrezionali russi del gennaio scorso. A suo tempo prevedemmo che i tentativi di rivoluzione sarebbero rimasti limitati a Pietroburgo ed a poche altre città dellH.Polonia e dell' Ucrania, mentre ritenemmo più facile un moto sociale e reazionario della g;raude massa dei lavc,ratori della terra, che odiano il grande proprietario e il fisco , ma venerano lo Czar , il Hinistro piccolo padre. I fatti ci dettero ragione. Gli attentati contro i fon-· zionari , i tentativi insnrrezionali si souo ripetuti con una insistenza sorprendente in vari punti del vasto impero e specialmente in Polonia dove i11 q:te::lto momento i tentati vi insurrezionali si alternano culle stragi fatte dalla polizia e dalle truppe; ma non ostante lè condizioni favorevoli, una vern ri voltrnione, quale poteva germinare daìls. serie interminabile di sconfitte subìte dai vari eserciti che hanno fronteggiato la inesorabile avanzata dei Giapponesi, alla rivoluzione non si e arrivati, perchè l'esercito, qnantunque vi t:ierpeggi lo spirito di rivolta, si è mantenuto fedele e la grande mas,m del popolo, il cui moto contemporaneo avrebbe potuto farlo vacillare, si è mostrato alieno dalla rivoluzione. E che non sia prossi tna la rivoluzione apparisce anche dalla circostanza che l' indignazione pubblica non è scoppiata irrefrenabile di fronte alla miserabile canzonatura, di cui è stato fatto segno il paese colle promesse tante volte ripetute e mai mantenute di largire uno straccio qualsia!:!i di costituzione e alla .inettitudine sempre più palese di Nicola 2° e della sua malaugurata Corte. Il famoso Zemski Sobor non si è mai riunito e non si sa quando si rit1t1irà, benchè in tempi meno calamitosi e più remoti alle sue decisioni non poche volte . nei secoli passati , ricorsero gli Czars nei momenti che a loro sembrarono difficili. Mentre la rivoluzione per un complesso di circo.stanze che altre volte abbiamo esposte sembra ancora lontana, non sono mancate le manifestazioni dello spirito dellHJacquffie nei punti più remoti e meno civili dell' Impero: i contadini si sono· levati frequentemente contro gli r.brei, contro la burocrazia e si sono avuti saccheggi, devastazioni, uccisioni o impuniti del tutto o ferocemente repressi. La diversita dì trattamento che i ribelli hanno incontrata sta anch'essa a provare le dif~ ficoltà in cui versa il governo, ia di verdità delle condizioni nelle provincie del!' Impero , il vero stato di anarchia in cui esse versano. Un indice eloquente dello spirito che anima le popolazioni rus.::,e si ha nella frequenza colla quale esse si sono scagliate contro gli ;:;tudent,i , che rappresentano !a parte più evoluta e che più anela ad un mutamento di regime in senso libera'é o informato alla civiltà occidentale; ed altro ancora più significativo nello allarme spaventevole che in q u~·sti giorni si ebbe in Pietroburgo per la voce conia che ii 1. 0 Maggio delle orde di contadini avrebbero invaso la capi tale pel' farvi man bassa degii studenti e degli intellettuali: se ne assegna va la cifra in quindicimila ; e la voce era tanto accreditata che se ne _sono occupati come di un pericolo grave, reale e imminente i più seri giornali di Pietrobnrgo e i corrispondenti dei principali giornali di Europa. La natura del 1-0ovimento temuto e delle vittime designate dicono chiaramente che la Russia è ancora lontana dal giorno in cui v_edrà sorgere il ~ole della libertà. Le sue condizioni, sebbene in proporzioni maggiori, si rassomigliano moltissimo a quelle di gran parte d'Italia e specialmente del mezzogiorno dalla fine del secolo XVI U sino al 1860-61 e vengono caratte- .rizzate dall'antagonismo ineliminabile tra popolazioni rurali e classi intellettuali, dalla permanenza del feudalismo, dalla mancanza di strade e di cultura. Occorreranno ancor molte cospirazioni, molte insurrezioni affogate nel sangue, molte vittime prima che nell'Impero Russo possa iniziarsi il moto evolutivo sano e continuato sotto le ali della li berta. ♦ L'unità si fa nel male..... .A proposito delle apologie di Linda Murri. - Me11tre si svolgeva il processo contro Palizzolo per l'assassinio di Notarbartolo alcuni giornaletti di Palermo - senza importanza alcuna e che rispecchiavano soltanto l'opinione dei rispettivi direttori noti per la grande facilità nell'accusare o nell'esaltare - commissero l'atto sconvenientissimo di difendere l'accusato principale. Essi a loro scusa potevano, però, accampare il fatto strano ma vero, che . il magistrato che lo aveva inviato innanzi alle Assise non aveva esitato a proclamarne l'innocenza .... Più tardi vt,nnero le lettere di Virgilio Nasi contro vari ministri del Regno d'Italia, che pagsarono per la Minerva la•;ciandovi tracce di pessima amministrazione, se non di disonestà. vera; e quelle lettere ed altri articoli pubblicati in 11n giornale di Trapani miravano alla difesa di Nunzio Nasi. Erano sconveuienti; ma non ci si poteva scandalizzare perchè veni vano dal figlio che difendeva il padre, da concittadini entusiasti da anni ed anni, per quanto si po::;sa credere a tort<•, di chi_ li aveva per sei legislature rappresentati nella Camera dei Depr.tati. Checchè si potesse dire, se non altro come attenuante, snl conto di qnesti difen::;ori di PaJizzulo e di Nasi la loro condotta venne giudicata scorretta; ed alc mi anche conchiusero che e:,sa era il prodotto· dell' ambiente siciliano. E' venuto il processo Murri per l'assassinio truce del Bonmartini e si è verificato q Llalche cosa di peggio, almeno per la qualità delle perso11e che sono d1dcese in campo a difendere l'accusata principale, Linda Mu rri. In questo caso, infatti, i difensori non sono stati reclutati negli strati più bassi del giornalismo e non sono congiuntì ed antichi amtniratori degli accasati ancora sub jwlice; m:l appartengono alle cla-,;:;i int,ellettuali più elevattJ e rl:i.ppre::;0utarvno nel giurualistnù, un gnm_de partito politico, qual'è quello ::iocialista. E stato G11glielmo ·Ferrero, uno scrittore e1uinente , che ha dato una prefazione apolo.2;etica ad un volu,ue di lettere di Linda Murri; e l'ha dife::ia as::;ai malamente a nostro avviso. contro le critiche, .,ui la fec.a segno il Treve~ (Clcco e Cola) della Illustrazione Italiana .. E per convincersi dello strafalcione commesdo, poi, dailo ::;te::!80 :b 7 errero, nello scagionarsi dalle aecuse, ehe gli vennero rivolte dal suo amico editore, si deve leggere la let tera di Treves in risposta, in cui gli si ricorJa che il titolo solo del libro apologetico della i\tlurri : Dalla leggenda, alla verità è aucor piu pretenzioso dell'altro, che, per errore, gli aveva attribuito: Dalla leggenda alla storia, perchè , dice il Treves, gli storici almeno dubitano qualche volta della verità di quel che dicono. Bisogna leggere , ripetiamo , la lettera del Dii·?tto~·e dell' Illnstrazione italiana, per vedere quanta 1rollla adopera contro il Ferrero, che ha· confuso gli aòulteri r.ogli assassiui ed ha quasi trovato nelle stizze dei su'J-

202 RIVISTA POPOLARE ceri e dei generi una attenuante all'assassinio del Bonmartini. Noi l'abbiamo letta nel Giornale d'Italia de~ 24 aprile. Poco dopo è venuta una lettera di una scrittrice torinese che si nasconde sotto lo pseudonimo di Luigi di San Giusto nel giornale socialista di Milano, che pubblicandola, l'ha fatto precedere dal seguente cappello: e Una donna di grande intelletto cui sorride l'arte, « la bellezza e l'ammirazione della gente, la scrittrice e Luigi- di San Giusto, ci manda per un'altra donna e che lotta e soffre sul più terribile calvario, qnesto e scritto di passione e di fede che può essere gi ndicato e un'apologia preconcetta e può anche essere un atto e profetico di bontà e di giustizia. Noi non sappiamo. e Sappiamo che n-on ci è lecito soffocare questa voce. e E pubblichiamo ..... Farjeei e pubblicani, lapidateci!,. La signora Luigi di San Giusto , questa donna di grande intelletto, scrive dopo aver letto il volume della Murri e la relativa Prefazione di Ferrero; e si deve leggere il suo scritto, per vedere dove può arrivare ì'aberrazione intellettuale e morale ; esso è tntto degno della massima attenzione dei. .. pubblicani e dei Fa,risei ! Luigi di San Giusto non nega niente ; ma enunzia teorie nuove, che faranno parte del Codice dell'avvenire. Sentite questa: e Ella-la Murri - fu moglie adnl- « tera? No. Perchè e' è adulterio, quando una donna « offre sè stessa ad un'altr,..l, oltrecchè al marito ... Ma « questa Messalina, questa Lucrezia Borgia , quando « tornò ad amare l'unico uomo scelto dal suo cuore. « non si macchiò di una promiscuità vergognosa ed in~ " fame. Ella si diede all'amante quando già si erarie presa al mm·ito l) • Il corsivo è della scrittrice, che ha voluto richiamare l'attenzione del lettore sulla sua teoria del non adulterio. Teoria davvero comoda per le donne di male affare : esse possono spassarsela con trenta uomini in trenta giorni senza commettere un adulterio; basterà che ia mattina si riprendano al marito e la sera si dieno all'amante del giorno .... E Luigi di San Giusto certamente orgogliosa. della grande scoverta in un altro pL1nto,aggiunge: ~ E' una « donna - la M urri - dalle cui lettere esala· un pro• e fumo di mulielYre gentilezza, mai smentita, nemmeno « quando i rapporti col marito si sono fatti più aspri ... ~ Non vogliamo afferm:-ire affatto chti la prefazione di Ferrero e l'articolo delìa di San Giusto, siaoo un predotto dell'ambiente settentrionale. l\ia se così fosse dovremmo concluderne che l'unità d'Italia è completa ... nel male. E i rampolli dell'ambiente del Nord sarebbero peggjori di quelli dell'ambiente meridionale. Quest,i negavano che PaUzzolo e Nasi fossero delinquenti; quelli formulano le teorie novissime sull' a• dulterio. ♦ Nor Antonio Pellegrini -- La sua improvvisa scornparsa è un lutto per Genova, pel partito repubblicano, per quanti amano in Itaìia l'onestà, l'intelligenza, la cul • tura., il carattere sopratutto. E Antoni•:>Pellegrini in 63 anni di vita tempestosa seppe sempre mostrare in tutte le contingenze, anche nelle più dolorose, di ess6re dotato al più alto grado di tali qualità, che egli ren.- deva originali e talora paradossali cou la parola caustica , coll' humow· finissimo, che di lui facevano una macchietta singolarrnente simpatica e bene amata a Montecitorio. 11 gasto e l'atteggiamento mutevole della fisonomia, le modulazioni della voce davano risalto alle sue parole che avevano sempre un impronta caratteri sticamente artistica. E non sempre dai suoi colleghi erano ben comprese le sue apostrofi tiere ed oneste. Ad esempio la Camera rise - ed egli se l'ebbe a male - quando, a proposito di una strage d' i t.-1] i ani in Africa, volto ai deputati che non potevano farsi un idea del dolore che dove- .vano provare i genitori all'annunzio della morte dei loro figli esclamò : Voi non siete madri I Oggi è opportuno ricordare che uno dei suoi più efficaci discorsi fu pronunziato in Giugno 1902 contro la legge ferroviaria e in difesa dei contribuenti. Egli riprovò asµramente lo sciopero generale del settembre scorso ed a me narrò alcuni episodi a cui avea assistito in Genova e che lo avevano indignato. Le sue impressioni nou manifestò apertamente pel'chè tirnoroso di fare il giuoco dei razionari. Ed ebbe torto. Antonio Pellegrini non era soltanto un giurista ed un conoscitore profondo della storia , ma anche un cultore appassio nato degli studi classici, dei qu:alsi si sentiva il sapore gratissimo in tutti i suoi discorsi. Era grande la bontà del suo cuore e il suo sopracciglio si spianava e il sorriso dolcissimo ne trasformava la fisonomia piuttosto arcigna non appena veniva toc .. cato un tasto sentimentale, specialmente quello della famiglia, che per lui era sRcra. Ricordo rhe mi commosse sine alle lacrime q nando narrommi che per non dare dispiacere alla figlia nel giorno più lieto della . sua vita, in quello del matrimonio, egli sincerainente e tenacemente miscredente, la condusse all'altare e vi s' inginocchjò e pianse mentre compi vasi la cerimonia religiosa. Di lui ricorderò come una delle cose di cui vado più orgoglioso -la frase pronunziata nella rinnione del gruppo parlamentare repnbblicano in Montecitorio quando, al1' indomani del Congresso di Ancona , me ne staccai per non subire la inutile rigida disciplina dal medesimo imposta: disse che Ja mia permanenza nel gruppo - nel partito dichiarai che sarei rimasto sempre - mi si imponeva e che il partito esp1·op'riava la mia <tdesione in nome della utilità pubblica. Antonio Pellegrini visse e morì repubblicano, come il suo genitore, il celebre Didaco, che andò in esilio dal Piemonte perché, insieme ad A vezzana ed a pochi altri, fo escluso dall'amnistia, che !:legni l'insurrezione di Genova del 1849. Siamo sicuri che i figli seguiranno le tradizioni nobili!:lsime della famiglia. N. C. Il I I 1111111111111111 li I li 1111111111111111111111 Ili 111111111111111111111111111111 IIIII IIIII 1'riste realtà! (IronfsiecodliimonarcnheialMezzogiorno) L' incidente più doloroso, tragico, dello sciopero ferroviario si ebbe a Foggia. Ivi, i contadini delle Leghe , ignari del peggioramento che verrebbe alle proprie condizioni se fossero accontentati i ferrovieri nella misura richiesta, pare, che abbiano voluto manifestare la propria solid:i rieta cogli scioperanti nei modi, che sono :-oliti nel mezzogiorno: col tumulto e colla violenza. I soldati, che si selltirono o furono realmente provocati ed aggrediti fecero uso delle armi da fuoco e parecchi àirnostran ti caddero morti e feriti al suolo. E' la solita storia che nel mezzogiorno si ripete con una insistenza veramente spaventevole e che lascia comprendere a quali proporzioni sarebbero arrivati fatti simili se fosse continuato lo sciopero ferroviario e se si fosse avuto lo sciopero generale per la solidarietà di tutta la classe lavoratrice. Il caso di Foggia ed altri perfottamente analoghi che erano avvenuti a Chienti, in provincia di Lecce e altrove, dimostra la inutili d dello sciopero generale di Settembre , come protesta contro gli eccidi di Buggerru e di Caste li uz~n, che a giudizio dei suoi promotori ed apologisti doveva servire di monito efficace al governo, ed impedirne la ripetizione . I massacri invece sono continuati e di preferenza

RIVISTA POPOLARE ,. 203 sempre nel mezzogiorno, perchè essi sono la conieguenza di una situazione fatale, che non si modificherà nè in un anno, nè in dieci. Quali siano le condizioni, che con_ducono ai conflitti sanguinoti tra le truppe e i cittadini e che non sempre sono occasionati da scioperi e da controversie tra lavoro e capitale, ma che spesso hanno origine da lotte ùrnnicipaii aspre e sleali, da rancori personali e da avidità di conquista dei municipi e delle congregazioni di carità, delle provincie - i feudi della borghesia nugra meridionale e siciliana!- che rappres·entano il lievito malsano della vera sobillazione; quali siano queste condizioni, fu più volte detto qui stesso;- ma il già detto non verrà mai abbastanza ripetuto. Tali condizioni vennero esposte sinteticamente e con matematica precisione da Enrico Ferri, che non si limitò a delineare quelle dei lavoratori, ma volle pure tratteggiare quelle delle altre classi per trovare la logica spiegazione della differenza che si osserva tra il nord e il sud d'Italia nelle manifestazioni tumultuose, che provocano periodicamente quasi seti1pre la repressione sanguinosa. Data l' uguaglianza di regime politico e dei criteri di governo, che vigono in tutte le regioni d'Italia, con uno dei cosidetti metodi logici di Stuart Mill si deve e si può rintracciare il fenomeno specifico o il gruppo di tenomeni, che determina la differenza di alcune manifestazioni nel nord e nel sud della penisola. Le condizioni specifiche difrerenziali sono state più volte, molte volte, come si disse, da noi esposte; ma ora bisogna insistere su di un lato, che ha capitale importanza-: sulla ineducazione delle masse e sull'odio di classe generale ed intenso, che nel mezzogiorno è un prodotto storico che preesisteva alla propaganda socialista della lotta di cliisse. Quale diversità di risultati si possa avere nelle lotte politiche e sociali colla diversità delle condizioni intellettuali e morali di coloro che vi partecipano fu ricordato da recente discutendosi i fatti di Buggerru e di Castelluzzo e il conseguente sciopero generale di Settembre. Allora fu messa in evidenza l'atti.tudine calma e pacifica dei lavoratori tedeschi tanto diversa da quella dei nostri lavoratori. La lezione di cose, che viene J;1 tale differenza fu sottolineata dal consenso del capo del socialismo rivoluzionario italiano; ed oggi viene riconfermata e documentata dal grande sciopero minerario tedesco, cui testè presero parte_ alcuna centinaia di migliaia di lavoratori senza che il gran pubblico se ne fosse accorto altro che per le sofferenze determinate dalla deficienza del carbon fossile; non ci furono arresti, non scioglimenti di assembramenti, non cariche di cavallerie o scariche di fucili, non eccidi per la semplice ragione che gli scioperanti calmi e pacifici se ne rimasero a casa e non si abb:10donarono a manifestazioni tumultuose ed a scene di viole1na. E ciò che possa la diversità delle condizioni intellettuali e morali preparatrici e determinanti la difierenza delle manifestazioni se ne ebbe la controprova nei fatti di Limoges; dove sotto L:1 repubblica si ebbe un e:cidio - e non è stato il solo - che tanto si rassomiglia nei suoi episodi a q ud li periodici che ricorrono sotto la monarchia in Italia. Egli è che a cause uguali, se non c' è la intert~renza di altri fattori modificatori e perturbatori, corrispondono dapertutto effetti uguali. Perciò <lovunque si trovano a contatto piccoli drappelli di soldati che si sentono minacciati da grandi masse tumultuose, che vituperano, otlendono, l' istinto umano della legittima difes:1, eh~ r.ei momenti di eccezionale eccitamento di raro si può valutare quando comincia e dove finisce, l' istinto umano della legittima difesa, diciamo, prende il sopravvento e i fucili sparano soli in repubblica come in monarchia, piaccia o non piaccia ad amici nostri carissimi, che da tale affermazione credono cancellate o attenuate le ragioni che c' inducono ad accord~tre la preferenza al regime repubblicano. Oh! ben altre difierenze, oltre questa episodica, esistonò che giustificano pienamente le nostre idealità repubblicane ... E per limitarci soltanto a ciò che si riferisce al doloroso argomento attuale, proprio jl mezzogiorno d'Italia serve meravigliosamente per dimostrare come sia schiacciante la responsabilità delle istituzioni monarchiche non nella manifestazione episodica ultima, ma nella preparazione secolare, nella generazione di quelle condizioni, che rendono fatale la medesima. Il Generale Marselli nel suo libro su Gl'Italiani del Mezzogiorno ebbe altra volta l'idea infelicissima di vantare come un titolo di onore per questa regione d' Italia i suoi venti secoli, non interrotti che dal brevissimo raggio di luce repubblicana del 1799 nella sola Napoli, di regime monarchico. Ma precisamente in detti venti secoli di storia, come fu rammentato da recente nella Camera dei Deputati discutendosi la dotazione della Corona , si devono ricercare i fattori preponderanti di quella inferiorità intellettuale e morale , che forma attual.mente la caratteristica dolorosa del mezzogiorno. La monarchia agi sinistramente non solo per sè stessa, ma creando il regime feudale , rimasto immutato nella sua essenza sino ai nostri giorni, che non seppe o non potè neppure domare anche quando le- riusci infausto. La monarchia e il regime feudale per lunga serie di secoli ressero le popolazioni meridionali cou tale sistematica e schiacciante iniquità, che si può dire che essi si siano proposti la piu. r,1ffìnata educazione all'odio e alla violenza delle cL1ssi lavoratrici contro tut~o ciò che r,1ppresenta l' ordine, la legge, il governo, contro tutte le classi superiori, nobili e borghesi, che di tutto ciò furono e sono i rappresentanti e i depositari. È questo un punto di una chiarezza veramente straordinaria, illustrato in ogni temp_o .con lusso ra-: rissimo di documentazione da uonnn1 appartenenti a diverse gradazioni politiche, ma tutte sincera men te devote alla monarchia, - dal Winspeare in principio del secolo XIX, che dedicava la SLla insuperabile storia degli Usi ed abusifeudali al rcgattolo di creazione napoleonic,1 alla Inchiestaparlamentare sul brigan!..aggio, al libro del De Sivo in difesa dd regime borbonico, agli altri preziosissimi di Leopoldo Franchetti, di Pani Rossi, di Carlo Dotto dei Dauli - il solo repubblicano che ci permettiamo di ricordare - alle monografie insuperabili che alla sua Basilicata ed alla Valle di Vitalba ha consacrato Giustino Fortunato innestando le attraenti qualità artistiche sulla scrupolosa e paziente ed esauriente indagine storica. Ora chi vuol essere giusto nella assegnazione delle responsabilità degli avvenimenti, chè si sono svolti nel mezzogiorno da alcuni anni in quà, non può e non deve trascurare l'elemeo to storico, la prèp:tr.tzione, l'educazione continuata ed incontrastata cbe alla violenza e all' odio di classe si fece per tanti

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