Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 7 - 15 aprile 1905

RIVlSTA POPOLARE 175 esso, cioè sui contribuenti, sulla produzione e sulla massa dei lavoratori; i quali non possono sperare mai in un miglioramento sensibile e duraturo se tisica sarà la produzione , se misere le condizioni dei primi. Non è facile fare il calcolo di ciò che costarono le costruzioni forroviarie all' Italia ; ed il calcolo è reso ancora più difficile dalla circostanza che le spese maggiori non furono fatte col prodotto delle imposte , ma col ricavo dei prestiti pubblici che per molti anni furono emessi molto al disotto della pari. Non si esagera se si ritiene che l' Italia per pagare 90 milioni ai costruttori si addossò un debito di 100 milioni. Senza seguire i calcoli che a me sembrano molto oscuri che si leggono nell'Allegato IV al Disegno di legge N. 128 (Sui provvedimenti di tesoro per le liquidazioni ferroviarie ecc.) presentato alla Camera nella Seduta del 21 Febbraio 1904 e secondo i quali si potrebbero portare tutte le spese di costruzioni ferroviarie àd oltre nove miliardi, si può serenamente accettare la cifra di sei miliardi, che rappresentano un interesse annuo di 240 milioni, che pesano sul bilancio italiano; cioè quasi la metà di tutto l' interesse del debito pubblico, che schiaccia il nostro paese. La cifra di sei 11tiliardi si potra considerare sempre al disotto e non al disopra del vero anche perchè non comprende la quota elevata di debito pubblico che venne addossata al Regno d'Italia nel 1861 per le costruzioni ferroviarie dell'antico Regno di Sardegna e del Lombardo-Veneto. Ma a questo punto l'amico Ciccotti, cui non sfugge l'importanza di questo primo dato per la discussione ulteriore scappa fuori coli' osservazione che si deve distinguere tra ciò che sono costate le ferrovie e ciò che valgono. In verità pei ~ontribuenti tale distinzione vale meno di un fico secco : essi devono sopportare i pesi tributari per pagare gl'ioteressi del debito pubblico sia che quelle valgano sei o valgano quattro miliardi; come sopportano gli altri per gli altri miliardi divorati dalle spese militari. La distinzione avrebbe valore soltanto se ci fossero rea.lmente quegli imbecilli, che il Ciccotti ha inventato per fare dello spirito di pessima lega, varrebbe, cioè, contro coloro che vorrebbero commisurare in senso assoluto alla spesa di costruzione ed al reddito ~elle ferrovie gli stipendi e i salari dei ferrovieri. Stia tranquillo l'amico mio : nessuno pretende ridurre i ferrovieri, portando alle sue ultime conseguenze tale principio di commisurazione, a dare un indennità invece di prenderla. Ma tutti hanno il diritto di opporsi a che i ferrovieri, i quali sotto tutti i punti di vista godono di una posizione privilegiata di fronte a tutti gli altri lavoratori,- e per averlo dimostrato si mettono in canzonatura le virtuosità statistiche,- non ottengano ulteriori miglioramenti che non possono nemmeno giustificarsi colle prosperità dell' azienda cui sono addetti. Mi sorprende poi, che sia propri'o it Ciccotti a protestare contro le ferrovie che valgono meno di quello che costano e contro le linee elettoralicostruite in pura perdita. Le ferrovie che re:1dono meno in tutta Italia sono per lo appunto quelle che penetrano nelle sue Basilicata o le si avvicinano. Santo lddiol E' la linea Metaponto-Reggio di 433 chilometri che rende L. 5,342 per chilometro; l'Avellino-RocchettaS. Antonio di 119 chil. discende a L. 3,268; e la Rocchetta S. Antonio - Gioia del Colle di 140 chi!. vince il record precipitando a L. 2,166 !! Qualcuno potrà fare un merito all'amico Ciccotti del ·suo grande disinteresse, dell' alto sentimento d'italianità e della esclusiva preoccupazione dello interesse pubblico, che lo sospinge a biasimare le linee elettorali, che potevano essere costruite per comodo diretto ed indiretto della natia ragione. Ma.•. c'è un ma, che lo riduce alle proporzioni di un vero· e maggiore Padre Zappata: egli non contento delle linee elettoralicostruite in pura perdita, discutendosi la legge per la Basilicata (11 febbraio 1904) deplorò che essa sia impervia, trovò insufficiente il premio chilometrico di L. 7,500 alle ferrovie secondarie da costruire per la sua regione e in altra seduta svolse un emendamento col quale si elevava a L. 9,500, se mal non ricordo, tale premio, sostenendo, quindi, che si· aflrontasse una maggiore perdita. lo che ho avuto la fortuna in quindici anni di non avere chiesto alcuna ferrovia elettorale lo lodo degli sforzi fatti per rendere meno impervia la Basilicata, convinto come ·sono che alla costruzione di ferrovie non si debba procedere coi soli criteri finanziari, ma tenendo in grandissimo conto gl'intere~si deHe civiltà e quelli politici, che spesso rendono più necessarie le ferrovie dove è minore il loro prodotto. Lo Stato, come un buon padre di famiglia, deve_ volgere più amorevoli le proprie cure a quelle tra le parti che lo compongono, che sono le più deboli e le più bisognose di assistenza. Se così non facesse non si avrebbe mai un organismo nazionale, ma un aggregato di popolazioni che si unirebbero e si disgregherebbero a seconda del tornaconto del momento. Ma non posso fare a meno di biasimare l'amico Ckcotti che per comodità di polemica partigiana condanna oggi ciò che ha sostenuto ieri. ♦ . 2.° Chi mi conosce e conosce i modesti scritti miei sa che posseggo un unico pregio, la chiarezza e che al garbuglio non sono portato nè dalla mia natura nè dalla mia professione : non sono avvocato , non sono storico, non sono psicologo. Mi meraviglio perdò che l' amico Ciccotti per un accenno incidentale ai lucri delle Società ferroviarie abbia aflermato che io ho fatto un garbuglio e che per liberarmi della tesi errata, di cui sono prigioniero, resto preso negli inevitabili sofismi e nelle altrettanto inevitabili contraddizioni. Sapevo dell'ingegno e della coltura del Ciccotti; ma non lo sospettai mai dotato di un'audacia inverosimile nell'attribuire agli altri i difetti e gli errori propri. L'osservazione cade opportuna venendo a discutere di ciò che rendono le ferrovie per correggere i garbugli veri, volontari o involontari, che fanno alcuni ferrovieri. Il garbuglio, mantenendo in onore il termine adoperato da Ciccotti, è doppio : si vuole far credere che le Società esercenti abbiano fatti grossi guadagni e che la parte rappresentata dai lu~ri ec-:essivi si può devolvere a benefizio dei ferrovieri senza alcun aggravio dello Stato; si aflerma anche che tutti i dividendi delle Società si possano consacrare ai ferrovieri sempre senza daqno dello Stato, cioe dei contribuenti. Se nelle due ipotesi ci fosse un'ombra di verità la causa dei ferrovieri potrebbe divenire meno an-

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