R I V I S T .\ P O P O L A RE 179 Sicilia (1867 e 1875), sulle condizioni dell'agricoltura? « Ma non crearono diritti e non furono seguite da leggi che soddisfacessero i bisogni constatati e riparassero le ingiustizie commesse. Sull'Inchiesta Gagliardo mi pare, infine, che gli avvenimenti e l'esperienza fatta giustifichino pienamente il giudizio che di essa venne dato da recente. « Essa, dice il Fazio, nocque sensibilmente, compii- « cando ed aggravando il problema ferroviario; ne « Governo, ne Parlamento pensarono ed osarono di « riprovarla e come esorbitante il mandato e come « giudizio non chiesto ed illegittimo d' una delle « parti; così per paura d' illiberalismo la cosa ebbe « tutto il suo efietto. Le conseguenze che già si « ebbero sono note: le Societa, per debolezze di « governo, uscirono solo finanziariamente be11e; lo « Stato finanziariamente e moralmente venne fuori « malconcio dalle indimenticate agitazioni del 1902. « Ne si e giunti al termine di pretese e di conces- « sioni. E, mentre strano e davvero che l'Italia, « madre del diritto, abbia proceduto con si scarso « senno in tema di diritto positivo, il riparare non « e oramai, forse, piu possibile, al trim enti che con « spropositati sacrifìzi » ( Articolo citato). Assai bene il Mascia in un opuscolo, di cui gentilmente mi ofiri il manoscritto , ha sostenuto il dovere che ha· lo Stato di garantire la situazione dei suoi funzionari delle ferrovie Alta Italia, Romane e Calabro-Sicule ceduti alle tre Società sorte colle Convenzioni del 1885 .. Ma gli si può osservare: 1 ° che dopo 20 anni non sono molti i ferrovieri, che possano invocare quei diritti, che essi non avevano facoltà di trasmettere agli altri assunti in servizio dopo o che venivano da altre ferrovie di privata proprietà e sopnitutto dalle Meridionali; 2° che la condizione dei ferrovieri delle antiche reti del resto non era migliore di quella attuale, come in questo stesso articolo ho dimostrato. Come matrice dei pretesi diritti quen'ti rimane, dunque, l'art. 103 delle Convenzioni del 1>585, la Magna Charta dei ferrovieri. Orbene il diritto che si voleva ge11erato da questo n~laugurato articolo 103 , sfumò per istrada - proprio quando doveva divènire diritto quesito. La magi_stratura, la sola che aveva la facoltà e la competenza di riconoscerlo~e di farlo rispettare, dandogli il carattere di qiritto quesito, se ne lavò le mani; la Commissione arbitra le , che pl) teva funzionare da Suprema Corte di Cassnione, dette ragione alle Società, che non vollero rico11oscere le conseguenze che i ferrovieri volevano derivanti da tale articolo, e torto al governo che dopo tar-iti anni d'inerzia o di tentennarnenti voleva che fossero riconosciute. L' on. Sacchi ( tornata del.la Camera del 29 giugno 1902) ha spiegato come e perche l'art. 103 venne formulato in modo equivoco cJ. oscuro; oscurità che nel 1885 era stata notata dall' on. Villa, il cui emendamento venne respinto per le dichiarazioni rassicuranti del rebtore Rir;1zzuoli e del Ministro Genala. Ma che cosa valgono le dichiarazioni dei ministri sulla interpret:12ione di un articolo? Nulla. Il valore negativo di tali Ji,·hiarazioni venne stabilito in centinaia di occasioni prima che sorgessero le disçussioni sulla i11taprctazione dell'articolo 103 delle conversioni ferrovi ::rie del 1885. Il preteso diritto dei ferrovieri , quindi, dopo le sentenze de-lla magistratura ordinaria e del magistrato speGiale, la Commissione arbitrale, può essere tutto , meno che quesito. E ciò con buona pace di Ciccoui·, che non contento di essersi divertito a chiacchierare in un Comizio sui diritti veramente quesiti degli altri, ha creduto di accopparmi scaraventandomi addosso il nome di Savigny, che certo se avesse potuto sorgere dalla tomba avrebbe protestat_o çontr'o uno storico-giurista che considerava come diritti quesiti, quelli che_ non furono mai applicati e riconosciuti tali! Il valore di qnesti pretesi diritti quesiti fu tale che l'on. De Nava, senza che nessuno lo contraddicesse,. quale relatore della legge del 1902, ne negò recisamente l' esistenza. ( Tornata 28 giugno pag. 3788 e 3789). Che ne negasse l'esistenza un conservatore liberale qual' e il De Nava non conferisce autorità al giudizio di fronte ai ferrovieri; ma nè i socialisti rivoluzionari, ne i riformisti, ne l'on. Ciccotti oggi tanto caloroso difensore dei diritti non quesiti, allora, manifestarono diverso avviso. L'on. Nofri, che tra i socialisti rappresentava specialmente i ferrovieri, anzi, anticipò il giudizio del De Nava. E siccome piacque all'amico Ciccotti sollevare quàlche dubbio su Ila esattezza di ciò che dice il No fri e ehe venne ricordato prima da Mirabelli e poi da me, riproduco integralmente questi· brani davvero eloquenti del suo discorso: « Si e detto : e strano che ci siano stati rappre- « sentanti dello Stato e rappresentanti delle organiz~ « zazioni proletarie che così a cuor leggero abbiano << sollevato i capitalisti e scaricato sul paese una spesa « che sui capitalisti stessi avrebbe dovuto ricacc dere >>. (1) « Orbene, questo si sarebbe dovuto dire fino a « quando la questione degli organici dei ferrovieri « fu portata al Parlamento e successivamente nelle « aule dei Tribunali, ma dopo che purtroppo al P,u- « lamento non ebbe la fortuna di avere una solu- « zione qualsiasi , ma anzi venne d' allora e dalla « compiacenza della Camera irreparabilmente com- « promessa a danno dei ferrovieri ; dopo che nelle « aule dei Tribunali e delle Corti lu in ultima analisi « quasi ad unanimità risoluta a favore dell_e Società ccferroviarie; dopo che infine il Comit,lto arbitrale « coronò il giudizio della magistratura, come e noto ccdando completamente torto al Governo e quindi « ai ferrovieri, e facile il ca;_Jireed il persuaderci che « quanto si credeva e si cr~de ancor.1, malgrado tutto, « che garantisse ì' articolo 103 delle Convenzioni « ferroviarie, cadde completamente per opera di quello ccStato medesimo che per mezzo del suo G_overno « doveva a suo tempo far rispettare il contenuto di « quelle garanzie. » « Da qui la nessuna possibilità di far giustizia, ccse non col sacrifizio dello Stato, perd1è Lt legge ccnon permette di farla pagare individual111e11teai ccrappresentanti dei Governi che si sono succeduti « nel reggere e nel non saper difendere nel caso ccnostro g-li interessi del Paese e dei ferrovieri. » Poscia soggiunse : « Tracciata cosi la questione come si trovava al ccmomento del concordato, passo senz'altro a deccterminare con la maggior precisione che mi sarà (r) Il Nofri riferivasi all'aggravio che dalla legge del 1902 veniva allo Stato. •
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