Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 7 - 15 aprile 1905

178 RIVISTA POPOLARE C) Col passaggio delle Ferrovie allo Stato c'è probabilità alcuna che il prodotto netto possa aumentare? Non mi farò eco menomamente delle accuse anticipate che i privatisti rivolgono al medesimo , preannunziando che per favoritismi di ogni sorta e per le continue e indebite ingerenze politiche le spese di esercizio aumenteranno notevolmente; ma non c' è alcuno , per quanto ottimista esso sia, che possa prevedere un miglioramento ed un maggiore prodotto, che consenta l'elevazione ' Jegli stipendi dei ferrovieri senza aggravare le perdite aunuali che si aggirano attorno ai 150 milioni, senza tormentare maggiormente i contribuenti, senza arrecare altri colpi gravi all'economia nazionale coll'elevare le tariffe dei trasporti, che per universale consenso si devono diminuire. La diminuizione delle tariffe, forse, fara aumentare il movimento delle merci e dei viaggiatori, come ha previsto Maggiorino Ferraris. nei suoi eccellenti articoli della Nuova Antologia. Ma il prodotto di questo aumento non potra mai compen- . sare la perdita che verrà alla gestione ferroviaria dall'abbassamento delle tariffe. Le ipotesi dei ferrovieri, che tentano moralizzare le loro richieste affermando che sopprimendo le grasse prebende _-dei funzionari meno utili rimarrà margine per migliorare le loro sorti senza aggravio · dell'azienda, sono semplicemente infantili. Le grasse prebende devono essere soppresse e lo saranno certamente ; ma le economie che si otterranno non sorpasseranno il milione mentre per gli aumenti degli stipendi di tutti i ferrovieri ci vogliono le decine di milioni. Ci si perde in dignità rispondendo agli sciocchi, _che vedqno una fonte di maggiori utili riversando allo Stato quelli che sinora si sono divisi gli azionisti delle tre Società ferroviarie; ma è necessario, pèrchè essi trovano altri séiocchi o bricconi che accettano per oro di coppella le corbellerie più madornali. Sì! Gli utili delle Società da luglio 1905 in poi andranno allo Stato; ma lo Stato dovrà trovare i 440 milioni occorrenti per esercitare le ferrovie. Di più dovra trovarne almeno altri 500 per mettere le ferrovie italiane in condizioni da essere esercitate normalmente. Su questa necessità concordano i disegni di legge presentati dal governo, l'Ing. Spera, l'Ing. Fazio, l'on. Maggiorino Ferraris e quanti si sono occupati del grave argomento. Allo Stato, quindi , occorrerà all' incirca un altro miliardo per esercitare convenientemente le ferrovie; dovrà, guindi, spendere altri 35 milioni all'anno, per lo meno, a meno che Ciccotti o Branconi non accelerino l'avvento del Collettivismo e l'espropriazione dei capitalisti in guisa da procurare gratis alJo Stato i mille milioncini, di cui avrà bisogno immediato. · Di tale cifra si servono abilmente i privatisti per combattere l'Esercizio di Stato. L'avvenire, si dice, è nelle mani di Dio o sulle ginocchia di Giove se si amano le frasi pagane; pure non e' è timore di essere sn1entiti affermando che le ferrovie italiane non avranno mai i prodotti . delle reti straniere per ragioni naturali, che sinora sembrano ineliminabili; e cioè: per le accidentalità del terreno, per la povertà di suolo , per la mancanza di ferro e di carbon fossile , che mentre in Italia aggravano più . c~e altrove le spese di esercizio, dall' altro non le consentono un grande sviluppo industriale (1). . Ma se tenendo conto delle reali condizioni dell'Itali:1 non c'è da sperare alcun sensibile miglioramento nei risultati dell' azienda ferroviaria , sperimen talmente è noto che l' elevazione dei salari e degli stipendi determino gravi perdite: così in Australia, cosi .in Austria, cosi in Isvizzera ! ecc. 3.0 Quando cominciai ad occuparmi della quistione dei ferrovieri (N. 0 del 15 Febbraio) premisi che essa aveva due aspetti: uno morale e l' altro legale; e che di entrambi mi sarei intrattenuto. Per arrivare a consegunze logiche mi parve necessario esaminare prima il lato morale e dimostrai, credo, esaurientemente: 1 ° che la ricchezza e il reddito dell'It,1lia non consentivano di elevare ulteriormente gli stipendi dei suoi ferrovieri; 2° che gli stipendi dei ferrovieri italiani erano ad un livello superiere dei salari dei lavoratori liberi; 3° che la distanza tra gli stipendi dei ferrovieri italiani e. quelli dei ferrovieri delle grandi reti straniere era minore di quella esistente tra i salari dei lavoratori liberi italiani e quelli dei lavora tori stranieri. In questo numero, a complemento della precedente dimostrazione, ho dato la ragione intrinseca, speciale, che impediva un ulteriore elevazione degli stipendi dei ferrovieri, cioè: la scarsissima produttività delle nostre ferrovie .e la niuna speranza che. essa cresca nell' avvenire prossimo. Come conclusione delle dimostrazioni precedenti, contro tulti i sofismi dei pochi socialisti, che per loro particolari motivi tardivamente sostengono il con~rario, ribadii l'affermazione che le pretese· dei ferrovieri non potevano essere soddisfatte senza danno grave del bilancio dello Stato, dei contribuenti, della economia nazionale e della collettività. Quale che si sia, però, l'evidenza della dimostrazione, essa avrebbe dovuto essere ritenuta del tutto superflua se le sue risultanze s'infrangessero nello sc_oglio incrollabile dei diritti quesiti dei ferrovieri. Se il diritto esiste poco importa se i milioni siano po,chi o molti per ubb:.dire all'imperativo categorico, che dal medesimo viene; e un' oncia di diritto vale più di un quintale di _altre ragioni. Lo Stato non può negarlo, che discendendo alla condizione dei falliti. Eccomi, quindi, alla necessaria trattazione dello aspetto legale della quistione. D' onde risultano i pretesi - diritti quesiti ·dei ferro\'Ìeri? l. 0 Dal fatto che molti dei ferrovieri. nel 1885 passarono dalla dipendenza dello Stato (Ferrovie Alta Italia, Romane e Calabro Sicule) alle Società; 2° dall'articolo 103 delle convenzioni ferroviarie; 3° e, impropriamente o sussidiariamente, dalla interpretazione .che l'Inchiesta Gagliardo dette allo stesso articolo 103. Comincio da quest' ultimo punto. Un'Inchiesta parlamentare, anche se le sue risultanze vengano riconosciute giuste d:-i deputati e da ministri, non dà origine ad alcun diritto, se una legge non lo riconosce esplicitamente. Non erano giuste le conclusioni delle solenni e celebri inchieste parlamentari sul brigantaggio (1863), sulle condizioni della (1) Sulle cause della minore produttività delle ferrovie ita liane, come fenomeno normale, permanente si legga J 'articolo dell' Ing. Achille Fazio: La quistione ferroviaria e la rela 1 ione Rubini (Italia Jvloderna, dicembre 1904, 2° n. 0 ) e l'opera dell'Ing. Giuseppe Spera : L' eserci 1 io ferroviario e le possibili riforme ed economie, Roma 1896-1905 (3 volumi).

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