Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XI - n. 7 - 15 aprile 1905

I RIVISTA POPOLARE DI Poli-tica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Ro.ma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittotio Enianuele n.0 115 - NAPOLI Auuo XI - Num. 7 ABBONAMENTO POSTALE Uoma, 15 Aprile 1~05 SOMMARIO: Noi: Glt avvenhnentt e gli uomin1: (L'imperiale Tartarin pesta le uova anglo-franco-marrocchine11 coraggio e la virilità del Senato. Cont1·0 un giudice del processo Lobbia - L'unità nella disunione dei socialisti - Oneste proteste di ferrovieri - I ferrovieri confessano le benemerenze di Vitaliano Borsari e continuano ad affermare cose false - La resistenza economica del Giappone - Per una crisi scongiurata nell'azienda della Madonna di Valle di Pompei. Storia meravigliosa di una miracolosa immagine ... - Consorzio per la tutela dell'Emigrazione temporanea in Europa - Per una difesa di Linda Murri - Saggio bibliografico degli articoli contenuti in Riviste italiane e straniere sulle quistioni del lavoro) - La Rivista: Parole oscure ministeriali - Dott. NapoleoneColajanni: Ancora la polemica ferroviaria - Sperimentalismo sociale: La statistica degli infortuni del lavoro in Germania e i suoi insegnamenti - Dott. A. Vaclrca: Il Bilancio di Agricoltura in rapporto ai bilanci esteri ed alle condizioni economiche del paese - GiovanniLanzalone: Per ribattere il chiodo - ltlvlsta delle U1viste : Ciò che hanno mandato gl' Italiani dagli Stati Uniti e ciò che vi posseggono - L'esperimento del voto accordato alle donne nel Colorado ( Westminster Review) - Il socialismo nella Nuova Zelanda (Die neue Gesellsehaft) - La còrruzione negli Stati Uniti (Me Cluré's .Maga:r_zne) - La questione marrocchina (Die Nation) - Il pericolo del solfo americano (Rassegna dell'industria solfifera) - La moralità naturale (Nineteenth Century) -- L'utilità del misoneismo (Giornale degli Economisti)- Il moderno imperialismo britannico (Nineteenth Century) -- Della dinamica della ripartizione del prodotto fra gli elementi' della produzione (Rivista interna:rionale di sciente sociali)- Recensioni.• AVVISf) IMPORT ANl'E Preghiamo nel mo~o più caloroso quei poch1 abbonati che n.on ancora st sono posti in regola coll'ammtulstra.zloue, dl volerlo fa1·e colla massima sollecitudtue. Dirigere lettere e cartoline va.glia all'on. N. Colajannl - NAPOLI. GLI ftVVENIMENTI e . GLI UOMINI L'imperiale Tartarin pesta le uova anglo-francomarrocchine. - Nulla di più facile di concludere degli accordi, di cui gli altri devono pagare le spese; fu facile quindi ristabilire la buona armonia tra la Francia e l'Inghilterra a spese_'.dell'Egitto e del Marocco. La repubblica disse alla monarchia: Tu prenditi definitivamente l'Egitto! E la monarchia alla repubblica in ricambio : E tu prenditi il Marocco ! Lo scambio di doni rassomiglia nè più nè meno quello che potrebbero farsi due grandi ladroni che si propongono di gratificarsi coi portafogli che rapineranno a due poveri inermi viandanti. L'accordo, intanto, assicurava all'una ciò che già possiede da ·circa ventiquattro anni e incoraggiava l'altra a conquistare 111 osso che potrà essere duro e che potrà costare alla Francia qualche miliardo e molte migliaia di soldati : tanto, se non di più, quanto le costò l'Algeria. Ebbe più a buon mercato la Tunisia colla semplice spedizione contro i Krumiri .... a tempo opportuno inventati. Ma gli altri grandi ladroni .... cioè gli altri Stati europei? La Spagna crede di avere maggiori diritti sul Marocco perchè è più vicina e possiede Ceuta in Africa; ma essa. era ed è debole; mormorò, ma non osò protestare apertamente contro l'accordo dei due grossi mastini. L'Italia assentì di buon grado nell'intesa che quando suonerà l'ultima ora del1' eterno ammalato acchiapperà la Tripolitania, che in attesa dell' avvenimento viene assottigliata dai Francesi all'ovest e al sud e dagli Inglesi all'est. Ma Tartarin, l'Imperatore-sorpresa di Germania ì Il suo governo non si fece vivo diplomaticamente quando n'era tempo, perchè Guglielmo 2° si riserbava l'azione personale con un colpo di scena di quelli soliti. E il colpo di scena venne magnifico col pretesto della sua crociera primaverile nel Mediterraneo. Partendo da Brema annunziò che prima di entrare in quello che i retori in ritardo e:hiamano il niare nostrum voleva visitare una delle sentinelle che sta alla porta: Tangeri. ~All'annunzio seguìti subito il fatto; e l'Imperatore di Germania, accolto calorosamente dai marocchini, che hanno trovato in lui un protettore apparentemente disinteressato, si è profuso in dichiarazioni favorevoli ai diritti sovrani del suo caro amico, Abdul-Aziz, il sultano ed all'indipendenza del Marocco dove vuole mantenuta la porta aperta, a sal..; vaguardia degli interessi economici tedeschi. Come eco delle intenzioni e delle manifestazioni imperiali al Reichstag si ebbe un disùorso bellicoloso del reazionario Kardoff e la risposta volgare e scolorita di Bulow ., che fece la parte di marionetta. Di rimando si ebbero le dichiarazioni. molto amare e misurate di Delcassé nel Parlamento francese, che ha fatto come la volpe: non potendo mangiare l'uva l'ha dichiarata acerba ed ha giurato e spergiurato che al Marocco la repubblica non vuole ledere i diritti di nessuno. Ha spergiurato in quanto che per lo meno è sicuro che egli ha una voglia matta di ledere i diritti dei marocchini .... r (Che pensare del colpo di scena di Guglielmo II ? Certamente per mettere in evidenza sè stesso è stato bene ideato; poichè è sicuro che in forma più corretta e più pacifica avrebbe potuto provocare le dichiarazioni che si sono avute dal ministro degli esteri della· repubblica francese. . Questo contegno teatralmente brutale ha suggerito una buona caricatura al Pasquino, che l'ha illustrata con questa epigrafe : L'ULTIMO TRAVESTIMENTO ha fatto colpo. La stampa finalmente si occupa ancora della mia persona, ne parla male, ma non importa, purchè ne parli ....

170 RIVISTA POPOLARE Non parliamo della stampa inglese: è unanime nel biasimo più o meno aspro. Notevole anche che nella stampa italiana molti che pel sire di Berlino si sdilinquiscono, questa volta !--anno fatto delle smorfie. Rastignac nella Tribuna, poi, ha giudicato il lato estetico e morale con queste parole: cc Esteticamente, il gesto oggi non mi pare elecc gante e l'atteggiamento mi pare insolente, più c1.e cc indipendente: e la brutalità e il disprezzo rivecc lano un sistema di idee e di condotta che preoc- <c cupa per se stesso, che è l'affermazione di una pocc tenza, che non crede di trovar limiti, in nessuna cc forma e in nessuna misura. » Il colpo di scena, inoltre,ha avuto delle conseguenze di vario ordine. Ha preparato l'opinione pubblica in Germania per un aumento d' imposte annunziate già dal ministro delle finanze Stengel , che deve provvedere al deficit perdurante nelle finanze dell'Impero ed alle nuove spese militari; ha aumentato i malumori tra la Germania e l'Inghilterra che da un pezzo si guardano in cagnesco non ostante la stretta parentela tra i rispettivi sovrani; e in contraccambio ha ristretto i legami di amicizia tra l'Inghilterra e la Francia, che se fosse sincera e duratura potrebbe rendere grandi servizi alla causa della civiltà. · In questo putiferio diplomatico teatrale chi sembra uscirne alquanto diminuito è il piccolo Delcassé; chi vi ha perduto è l'inviato della Francia, presso il sultano del Marocco, un intrigante , Saint René Taillandier. In sostanza poi vi ha•· guadagnato la Francia ; la quale , come osserva un af:icano ..... di Parigi nel Courier Européen (N.0 del 31 marzo) sarà costretta a non commettere un altro atto di brigantaggio collettivo e potrà risparmiare uomini, quattrini e cattive azioni. E con questo colpo di scena l'Imperiale Tartarin ad un anno giusto di distanza è venuto a prendersi la rivincita del viaggio di Loubet in Italia. Allora partivasene dalle Puglie indispettito e imbronciato delle accoglienze fatte al Presidente della Repubblica; oggi sbarca a Messina gongolante di gioia perchè ha creduto di rompere le uova nel paniere della repubblica. Noi, lo ripetiamo, crediamo che, senza volerlo, abbia reso un grande servizio al popolo francese. ♦ Il coraggio e la virilità del Senato. Contro un giudice del processo Lobbia.-11 Senato italiano ha sollevato un grosso scandalo non convalidando la nomina di tre senatori fatta in articu/o mortis dal ministero Giolitti, ripetendo l' .affronto fattogli nel 1893 quando rifiutassi di ratificare la nomina di Zuccaro Floresta e lasciando in asso Tanlongo, Pellegrini ed altri due o tre, di cui non ricordiamo più i nomi. Tra 'i tre candidati respinti testè dal Senato uno lo fu forse legittimamente: Engel; ma per motivi dichiarati dal relatore senatore Vitelleschi, che non intaccano l'onorabilità dell'ex deputato di Treviglio: non fu convalidata la nomina perchè a lui manca, essendo di origine straniera, la grande nazionalizzaz10ne. Gli altri due sono alti magistrati, il Nazzari e il Perfumo e la loro bocciatura nasconde una vigliaccheria senatoriale perchè venne negata la convalidazione a scrutinio segreto. I motivi veri non si conoscono: s'intravedono, ma non si possono dire per non incorrere in qualche querela. Il fatto che due alti magistrati furono considerati immeritevoli di entrare in Senato dà completa ragione dello spirito, che aleggia nell'ultima pubblicazione dell' on. Colajan,n_i: Come sf amministra la f!1,USti:r.ian Italia .. Ma c e un particolare che vogliamo ricordare su di uno dei due magistrati respinti dal Senato; il Comm. Perfumo fu uno dei gmdici, che commisero l'infamia di condannare Lobbia, che non si era riusciuto ad assassinare in via del!' Amorino per simulazione di reato..... ' Tale condd.nna iniquissima fu preceduta nel 1870 dalla dimissione del Proc. Generale Nelli e del Proc. del Re Borgnini, che non si vollero prestare a fare condannare il deputato Lobbia. L'avvenimento costituì il più grande scandalo del tempo, che ne aveva visti parecchi - e tutto un gruppo fetidissimo attorno alla famosa Regia cointeressata dei Tabacchi quando i deputati Fambri e Brenna dichiararon~ onestamente di "loler jare quattrini. Oggi mentre molti esaminano il lato costituzionale del fatto ed esaminano se il Senato ha o no il diritto di negarsi a convalidare gli eletti del Re noi vogliamo ricordare che i Senatori respingendo il Comm. Perfumo hanno vendicato, certament~ senza volerlo e senza saperlo, la memoria del povero Lobbia I ♦ L'unità nella disunione dei socialisti. - A Rouen, come conseguenza delle discussioni e dei voti del Congresso internazionale di Amsterdam, si riunì un Congresso apposito nel mese scorso per trattare della unità del partito socialista francese. L'unità venne decisa con voto unanime ed entusiastico; e l'unità come la intende Guesde dovrebbe significare l'abbandono del blocco repubblicano, la negazione del voto ai bilanci e alcuni altri amminnicoli di cui si dilettavano Jaurès e tutto il gruppo riformista. Jaurès, intanto, è stato il più caloroso nel proclamare l'unità ... Proclamarla sì; ma praticarla? Questo è un altro paio di maniche. Infatti mentre si acclama all'unità, se non nelle coscienze almeno nella tattica, che dovrebbe ridurre i deputati tanti automi nelle mani dei più fanatici intransigenti, in guisa da ricordare il perinde ac cadaver dei gesuiti, si fanno delle restrizioni mentali degne davvero dei sunnominati gesuiti. Jaurès, De Pressensè, Briand, Augagneur GeraultRichard ed altri usciranno dal blocco, se,... negheranno il voto ai bilanci , ma.... E con alcuni se e con parecchi ma i rifo. misti hanno accettato la tattica intransigente, salvo a metterla tra i ferri vecchi alla prima occasione. Queste riserve a noi sembrano indegne di educatori veri di coscienze, come dovrebbero essei e i socialisti, specialmente quelli che non credono nella catastrofe e caldeggiano l'evoluzione. Perciò troviamo più degni di rispetto e meritevoli di simpatia i deputati socialisti che in seguito al voto del Congresso di Rouen invece di uscire dal blocco repubblicano, sono usciti dal gruppo parlamentare socialista. Tra coloro che hanno seguito la via della sincerità del buon senso e dell'interesse vero della repubblica e delle classi lavoratrici ci piace segnalare Gabriel Deville, che ha indirizzato a Devèze segretario del gruppo parlamentare la lettera seguente: « Vi presento la dimissione da membro del gruppo cc parlamentare socialista ». cc Io abbandono il gruppo, perchè il gruppo abcc bandana il blocco; lo abbandono perchè esso ri- <c nunzia alla Camera alla politica d'entente tra i <e repubblicani, la sola efficace, quella che s'impone << nell'ora attuale più che mai, quella che il gruppo cc ha seguito per sei anni, quella che pochi giorni cc or sono dichiarava di voler continuare a seguire « alla quasi unanimità, quella-ne sono ben sicurocc che nella sua circoscrizione ciascuno dei suoi cc membri avrà cura di continuare ». - cc Io ritorno socialista indipenden_te, aspettando

RIVISTA POPOLARE 171 « che i miei colleghi, .siano ammaestrati dall' espe- « rimento, disastroso nell'interesse generale, che loro « piace tentare ». L'ammaestramento intanto pare che voglia venir subito dal tentativo di cospirazione militare non si sa bene se a benefizio del bonapartismo o dell' orleanismo .... Ma chi è Gabriel Deville ? È un socialista della vigilia ; colui che meglio degli altri ha fatto conoscere in Francia Marx e il marxismo. Jean Jaurès ha commentato affettuosamente la lettera di Deville; tra le sue linee si sente che egli ha grande desiderio d'imitarlo e che lo imiterà ... t ·_ Così dopo un altro voto solenne di Congresso 'in Francia, come in Germania, come in Italia si torna alla divisione ..... attraverso l'unità! Buon divertimento. ♦ Oneste proteste di ferrovieri.-Ci perviene questa lettera da un ferroviere del mezzogiorno. Benchè egli ci autorizzi a. pubblicarla colla sua firma , noi la sopprimiamo perchè non vogliamo esporlo alle ire e alle vendette dei compagni. Altre lettere analoghe ci pervennero; ma non numerose. Ciò dimostra che non tutti i ferrovieri seguono un movimento sciagurato. Ne eravamo sicuri. Se il ferroviere, di cui pubblichiamo la lettera protesta contro uno dei sottotitoli dell'ultimo articolo t?'i Colajanni, avesse letto sempre attentamente avrebbe visto che ·non credemmo mai, che tutti i ferrovieri seguisser_o ciecamente i suggerimenti di certi caporioni; ai quali ci riferimmo , sempre quando adoperammo parole di biasimo al loro indirizzo. Ecco la lettera : « Abbonato alla Rivisia Popolare, ho sempre letto, e con piacere, i suoi articoli sulla questione ferroviaria. Io, ferroviere autentico, non posso che approvare in massima parte le sue considerazioni e quelle dei miei colleghi che pur scrivendo sulla Rivista, si trovano con lei, signor Direttore, in armonia. <e Però, la rriia franchezza, e la grata memoria di ore passate insieme in proficue discussioni, mi impongono di rivolgerle un amichevole richiamo pel titolo, anzi sommario, che Ella ha messo in testa all'articolo pubblicato nel N.0 6 del 31 marzo; e precisamente circa la malafede dei ferrovieri. L'affermazione è troppo recisa e troppo collettiva. Ella colpisce senza ragione una intera classe. E quello che mi ha sorpreso si è che anche lei è caduto nella trappola tesa dai mestatori di certi sodalizi ferroviari i quali vorrebbero far credere che tutto il personale ferroviario si trovi con essi in perfetto accordo. Non è così l Ritenga pure che se si potesse fare una precisa selezione, una buona parte, e certo non trascurabile, ed anzi dirò di quella classe la più intelligente, quella cioè che non si fa condurre pel naso da chi ha interesse di intensificare e mantenere una esagerata agitazione ( per qualcuno per I fenoviui conffSHtnO le be11rmne11ze di , 7itaJitlnoEonnri e cou1inua110ad oifermare cose faJse. Il Comitato di agitazione dei ferrovieri nella riunione del 23 marzo in Milano decise all'unanimità che Vitaliano Borsari non può più far parte del medesimo per il grave delitto di avere pubblicato un articolo.... nella Rivista del Colajanni, come dice l'ordine del giorno, che solo oggi possiamo·_leggere nel Treno. Dice ancora l'ordine del giorno: <e I~ Comitato di <e agitazione non crede il caso di qualificare l'atto <e stesso in vista del!' opera prestata dal Borsari al- <c l' organiz.zazione da molti anni in quà ».. Alla buon'ora l Si riconosce che il Borsari è un benemerito dell'organizzazione .... La confessione non serve che a d_are ma~giore importanza alla verità onestamente e coragg10samente detta dal bravo macchinista. Nello stesso numero del Treno (1° aprile) in un articolo si legge che Colajanni -abbia affermato cc che i ferrovieri in Italia son pagati meglio che altrove». Ora ciò è semplicemente jàlso. _ E ci duole che l' articolo sia firmato dal Mascia, che crediamo tra i più ragionevoli ferrovieri. Deploriamo, altresì, che egli come un qualsia'si Branconi segui ti ad ingannare , anche · senza volerlo, i ferrovieri sulle medie degli articoli di Colajanni e sul loro valore, più di un mese dopo che sull'argomento chi primo tentò l' inganno confessò aperta-_ mente che non aveva letto gli scritti che confutava! ♦ La resistenza economica del Giappone. - Quanti in principio della guerra russo giapponese si occuparono della potenzialità economica e finanziaria dei due belligeranti, quasi senza distinzione a.i partito e di nazionalità, previdero che il Giappone si sarebbe trovato in gravi difficoltà finanziarie prima della Russia, misurando le rispettive potenzialità economiche dalla grandezza dei bilanci, dalle risorse e delle riserve bancarie. Ma come gli avvenimenti militari sorpresero molti colle continuate strepitose vittorie dei giapponesi; così del pari la resistenza economica dell' Impero dei Crisantemi non arreca minore meraviglia. Tra i pochissimi che avevano avuto fiducia nella finanza e nell'economia del Giappone ci fu Paolo Leroy _Beaulieu. Le sue previsioni sono state pienamente confermate, come risulta da questi dati sorprendenti, che ci reca un articol > dell'ultima Revue di Jean Finot (Les milliards français et les finances du Japon.) Re11ue del r.0 aprile. Il bilancio, che tra entrate e spese dieci anni fa oscillava tra 80 e roo milioni diyens (ilyen vale circa L. 2,50) si è triplicato senza che i contribuenti siano stati schiacciati. Le spese straordinarie nel primo anno raggiunsero 576 milioni diyens. I prt-stiti sono stati collocati facilmente all'estero e la prosperità e lo sviluppo economico alrinterno sono continuati. ,Un prestito all' interno di 280 mili<;>nidi y-ens fu collocato senza difficoltà e la Banca centrale ha funzionato sempre normalmente; ha elevato lo sconto, ma senza elevare straordinariamente la emissione della carta moneta. Si levò rumore pel fallimento di una banca importante di Osaka; ma le misure prese dalla ·Banca Centrale evitarono le possibili conseguenze dannose. I depositi a risparmio sono aumentati nelle misure seguenti: Anno 1901 Anno 1904 Migliaia di yens Banca centrale 3,146 12,424 _ragione di esistenza, per altri per solletico d'ambizione) la si riscontrerebbe non certo ostile alla tesi che Ella sostiene. In ogni caso si troverebbe contraria a quella immensa buffonata che si chiamò ostruzionismo e che colla depressione dell'economia nazionale ebbe per effetto il sacrificio di una grande quantità di lavoratori , i quali hannò pure diritto che la loro misera esistenza non venga straziata anche dai moti inconsulti di una classe, che in nome di un principio sociale, però male inteso, incomincia col pretendere per sè dei privilegi. <e Faccia della presente l'uso che crede. La pub- .. blichi se lo crede opportuno, e intanto le rinnovo coi saluti i sensi della mia alta considerazione ». Banche associate di Tokio ecc. 271,207 355,502 Casse postali di risparmio. 26,866 37,264 Totale 329,159 405,190

172 RIVISTA POPOLARE Si potrebbe credere che l'aumento dei depositi sia la conseguenza del ristagno degli affari , come avviene in tempi di crisi. Ma ciò non è come si rileva dal movimento commerciale e dalle operazioni: delle due principali Clearing-houses del Giappone. Operazioni delle Clearing housea 1901 1904 Tokio . . Milioni di yens 1,168 1,855 Osaka . » » >> 528 808 11 mesi del 1903 11 mesi del 1904 Importazioni, _yens 289,521,030 332,801,717 Esportazioni >> 264,960,566 290,102,430 L'aumento nelle esportazioni per 25 milioni è dov~to_ alla seta e alle seterie; quello nelle importaz10n1 per 9,700,000 yens alla lana e al cotone, cioè a materie prime, che servono àlle indutrie locali. Il direttore delle dogane di Yokohama attribuisce in. gr~n parte _tal! risult~ti ~lle donne ; « Il loro patnott1smo, egli dice , le r spinge da una parte a lavorare di più e dall'altra•ad~astenersi da ogni lusso inutile. >> .. ~ Noi non crediamo di mancare di cavalleria verso le mousmèes aggiungendo che accanto al loro patriottismo ci sono stati ad agire altri fattori importanti: la distruzione della flotta russa.di Port Artur ha lasciato al Giappone la'!!'Jpadronanza del mare e l' Ing~ilter:a, _per colp~r~ la R~ssia, ha prestato i proT?n capitali. I prestiti del Giappone sottoscritti all'interno, lo furono dagli stessi capitali inglesi che sono collocati largamente nell'}mpero. ' .♦ Per una crisi scongiurata nell'azienda della Madonna di Val di Pompei. Storia meravigliosa di una · miracolosa immagine... - L'Italia nella Madonna di V alle di Pompei ha il suo Lourdes, che deve rendere parecchio se il Papa, che si vede mancare i milioni del bilancio dei culti della Repubblica francese ha voluto veder chiaro nell'azienda .... miracolosa del famoso Don Bartolo Longo. Un ukase, un breve, un ordine del sommo Pontefice insomma, ingiunse giorni or sono al suddetto sapientissimo sfruttatore della minchionaggine umana di consegnare l'amministrazione dell~ Chiesa di Valle di Pompei ai padri domenicani. Don Bartolo, manco a dirlo, corse a Roma, parlò con Merry del Val , ottenne un udienza da Pio X e tornò semisoddisfatto per l'accomodamento raggiunto: proprio una transazione come in una qualsiasi lite civile. Si dice, infatti, che il Sommo gerarca abbia disposto e Don Bartolo abbia accettato che tutte le offerte che arrivano all'azienda per celebrazione di messe devono andare ai domenicani; le aJtre in pro dell'istituto delle Orfanelle e di quello, di lodevolissima. concezione, pel mantenimento dei figli dei carcerati devono pervenire nelle mani di Don Bartolo Longo che è stato l' organizzatore delle due opere filantropiche e deve rimanerne l'amministratore. .E le due opere pie sono tanto prospere e simpcttiche, che hanno indotto un uomo come B. Labanca ad assumere la difesa di D. Bartolo Longo (1). Ma chi farà la distinzione sulla natura delle offerte , che arrivano dai minchioni , cioè dai fedeli, di ogni parte d'Italia ed anche dall'estero? Nella divisione toccherà la peggio a Don Bartolo o ai domenicani? Ecco la possibilità di con_troversie tra galeotto e marinai, che ·potrebbero finire in Tribunale se l'uno e gli altri non fossero convinti che nel litigio potrebbe andarci di mezzo la reputazione (1) Un particolare curioso. La polemica tra Labanca ed un protestante ha fatto ricordare che il prodotto dei miracoli del Santuario di Loreto e di S. Nicolò di Bari , va allo Stato e dallo Stato viene amministrato .... del Santuario, e, quindi, i quattrini che a loro procura. L'accomodamento, perciò, crediamo che durerà anche se una delle parti si accorgesse che l'altra prenda la parte del leone. Se lo Stato poi abbia il diritto di vedere un poco più chiaro in questi accordi, essendoci di mezzo due Istituti pii e sapendosi che le messe anche dai più sinceri fedeli si vogliono celebrate nel Santuario di Pompei solo perchè essi suppongono che l' offerta religiosa vada a benefizio di povere orfanelle e di d~sgr~ziat_i minoren_ni privati _dell'assistenza dei gemton, 1101non vogliamo esaminare. Invece crediamo molto istruttivo aggiungere che ci sono altri che hanno pretese speciali sui redditi di Pompei· e sono gli eredi di un certo padre Alberto Radent~ ch'era il proprietario, o se meglio vi piace l'inventore del quadro miracoloso della Madonna di Pompei. E_qui lasciamo la parola all'egregio signor Zanibon1 redattore del Pungolo di Napoli, che ha intervistato mezzo mondo sulla faccenda e che nel suddetto giornale ha esposto la Storia del celebre quadro. E' storia gustosa, che vogliamo dare ai nostri amici lettori in tutta la sua integrità. Zaniboni narra: « Nel 1846 -(la faccenda minaccia di andare per le lunghe, ma noi ci sbrigheremo presto) il Padre domenicano Alberto Radente , direttore del 3° Ordine, nel passare per la via della Sapienza fu straordinariameo te colpito da un'effigie della· Madonna del SS. Rosario, che acquistò e ritenne seco gelosame~te nella sua cella, nel Convento di S. Domenico maggiore, per sue private orazioni. « Il quadro, in tela, è singolare in sè e per i suoi errori, diremo così, d'arte e d' invenzione, giacchè la Madonna vi si vede rappresentata seduta e senza diadema, e mentre storicamente il Rosario dovrebbe porgersi a S. Domenico, è dato invece a S. Caterina da Siena; e, ciò che è più singolare, il Bambino consegna il Rosario al Patriarca S. Domenico Gusmano e non la Madonna. ::« Nel 1866 e 67, soppressi gli ordini religiosi, il P. Radente, costretto ad uscire dal convento, portò seco il miracoloso quadro e lo affidò temporaneamente a Suor Maria Concetta De-Litalo, terziaria nel Conservatorio del Rosario a Porta Medina, ove stette fino all'ottobre del 1875. Nella fine del detto anno e al principio del 1876, il P. Radente, confessore del comm. Bartolo Longo, si portò in Valle di Pompei, ove fondò la Congregazione del SS. Rosario. « Bisogna sapere che in quel torno di tempo, l'avv. Longo andava appunto in cerca d'un quadro raffigurante la Madonna del Rosario. Un giorno, si trova a passare per via Toledo e vede una bottega di quadri vecchi e nuovi, all' insegna del Foggiano. Entra, e sbircia appunto un quadro del Rosario. Per ora, prendiamo questo, egli pensa. E domanda:-Quanto costa ?-Quattrocento lire! risponde il Foggiano. L'avv. Longo trovò il prezzo esagerato, e se ne uscì dalla bottega senza aver fatto nulla . cc Fu appunto in quel tempo che il P. Radt.nte, come fu detto, si recò a Pompei e che collocò temporaneamente ( queste son precise parole della signora Palladino: la nipote del frate) la sua preziosa imagine nella vecchia Chiesa del Salvatore, ivi esistente. E quindi la imagine medesima venne infissa, dal Radente, sull'Altare maggiore del grandioso Tempio, dove si ammira e si venera tuttavia >>. - E per questo, domandai alle povere donne, voi vantate ora diritti sul quadro? - Sissignore. Gli eredi di P. Radente siamo proprio noi. - E solamente in questi giorni vi siete ricordate di questi vostri diritti? -- Ah no; sono sei anni che li ripetiamo; sono

RIVISTA POPOLARE 173 sei anni dacchè abbiam consegnate tutte le nostre carte in mano d'un avvocato, il quale, non sappiamo perchè, in sei anni non ne ha fatto nulla. Ora finalmente ci siamo rivolti al signor avv. Toscano, che ci ha ascoltato per pietà, per le preghiere della sua signora , ed egli ci ha anticipate le spese, è disinteressato, è convinto delle nostre ragioni e in lui abbiamo riposta tutta la nostra fiducia. Egli ci salverà. - Ma quando avrete il quadro, che cosa contate d'aver guadagnato? volli domandare. - Nulla - risposero le due donne a coro, con vivacità. Vogliamo il quadro, e basta. Se ci offrissero centomila lire, ci rifiuteremmo. Vogliamo che il quadro sia dichi~ato nostro; vogliamo che il quadro non sia dell'avv. 1..,pngo. - E perchè non avete tentato di averlo bonariamente dal comm. Longo? - Abbiamo provata , confermò la Palladino. Mio marito buon'anima, si recò più d'una volta dal comm. Longo. Ma il comm. Longo non lo volle ricevere mai. Una volta, l' avv. Farnararo, l'avvocato del comm. Longo, gli offrì 6000 lire .... - E non le accettaste I Noi vogliamo il quadro, il quadro. Morto mio marito, dopo aver impiegato l'ultimo soldo per le esequie, io tornai dal comm. Longo. Sapete che cosa mi rispose? Io veramente non lo potei nemmeno vedere, che stava in un'anticamera, ed egli nella stanza attigua, e la porta era aperta. Mi fece rispondere da un suo impiegato, così: ccdite alla Palladino che.... » E qui la signora Palladino mi riferì una frase che può anche non esser ripetuta, ma il cui senso sarebbe , se non ho male capito: Passato lo punto, gabbato lo santo. - Sicchè non isperate più nulla da lui? - No, mà tutto dai tribunali. » Sin qui l'intervista del Pungolo. Chiudiamo lo stelloncino col parere dell' avv. Toscano che dichiara ben fondate le pretese degli eredi di Padre Radente. E se i Tribunali italiani dassero loro ragione? Un altro quadro potrebbe far miracoli nel Santuario di Pompei ? E se il quadro si permettesse di fare miracoli in un altra bottega, cioè in casa degli eredi del Radente? E se Pio X in nome di Dio interdicesse alla Madonna di fare miracoli nella nuova sede? Ecco tanti interrogativi, ai quali noi profani non possiamo rispondere I ♦ Consorzio per la tutela dell' Emigrazione temporanea in Europa. - Mediante la generosa iniziativa della cc Società Umanitaria » ed il concorso delle province di Mantova, Reggio Emilia, Parma, Sondrio ed altri Enti minori il Consorzio per la tutela dell'Emigrazione temporanea in Europa ha iniziato_ col 1° gennaio 1905 dopo un period9 di preparazione il suo regolare funzionamento. Esso ha per fine l'elevamento intellettuale, economico e sociale della nostra emigrazione temporanea, estrinseca quindi una funzione serena e previderite d'ordine pubblico veramente degna di conforto e d'appoggio. Alla direzione del Consorzio è stato posto il deputato socialista Dino Rondani che ha cominciato colla pubblicazione di quattro utilissime Guide dell'emigrante italiano in Isvi,,era, in Francia, in Germania e in Austria. La sede del Consorzio e 1n Milano Via A. Manzoni, 9. Si dirigano al Rondani quanti vorranno fare opera buona cooperandosi per la sua riuscita e quanti hanno bisogno d'informazioni esatte e recenti. ♦ Per una difesa di Linda Murri. - Per assoluta mancanza di spazio siamo costretti a rinviare ad altro numero lo stelloncino che riguarda la protagonista del processo Murri. ♦ Saggio bibliografico degli articoli contenuti in Riviste italiane e straniere sulle quistioni del la• voro. - Mettiamo qui e non tra le recensioni questo avviso per segnalare maggiormente l'importanza di questa nuova pubblicazione del benemerito Ufficio del lavoro tanto amorevolmente e intelligentemente diretto dal prof. Montemartini. Noi 11111 1 1111 llllt tllll 11111 t•III ttllt lllf• 11111 tllll 111ft Utlt ftf lii lt llltt UllttlU• Ullt Jarole oscure ministeriali ----}{fi---- 11 programma del ministero Fortis si credeva che fosse stato esposto dal capo nel suo discorso del 25 marzo rimasto celebre colla designazione di: discorsodella puntarella. Del deputato divenuto ministro, però, si attendeva la maggiore precisazione di quelle tinte v.-ighe ed indeterminate, che caratterizzano le dichiarazioni degli aspiranti. Il Parlamento e il paese da principio rimasero disillusi. L'on. Fortis quale capo del governo colle dichiarazioni del 4 aprile fece· qualche passo indietro nella via della oscurità ; anzi se qualche cosa di chiaro ci si volle trovare la si vide in una omissione che non ha potuto essere accidentale ed in un accenno più esplicito ad argomento che s1 sapeva da lui prediletto. L'omissione fu quella sulla sorte degli articoli 71 e 72 del progetto ferroviario. Il 25 marzo l' on. Fortis, contro le intenzioni manifestate dal funzionante di Presidente del Consiglio del momento, ne aveva proclamato l'abbandono. Donde il d_ubbio che fosse prevalso nel ministero il parere dell' on. Tittoni Se cosi fosse stato avrebbero dovuto rammaricarsene gli amici di sinistra dell' on. Fortis , che lo avrebbero visto uscire molto diminuito e ferito mortalmente dalla puntarella avvelenata. Di più doveva dolersene il paese che nel mantenimento di quegli articoli, apparentemente reazionari e nella sostanza inutili, perchè inapplicabili - d' onde la nostra avversione per essi, - doveva scorgere la permanenza del pretesto, che provocò l' ostruzionismo ferroviario. Il ministero Fortis se realmente voleva mantenerli avrebbe commesso grave errore politico, dando l'addentellato ai ferrovieri d'invocare la solidarietà delle classi lavoratrici. Dall'errore pare che si sia accorto il Presidente del Consiglio , che in Senato fece ammenda onorevole del silenzio serbato alla Camera in una recente occasione e che del progetto ferroviario provvisorio ha fatto scomparire i due articoli 71 e 72. Meno male I D'altra parte nessuno si sorprese se l' on. Fortis accennò con chiarezza eccezionale nelle sue dichiarazioni ministeriali ad aumento delle spese militari. Era noto che egli le riteneva necessarie e si parlava da tempo della insistenza dei ministri della guerra e della marina nel richiederle ; era noto dd pari, che il cosidetto . bilancioconsolidatodella r:uerra era insufficiente per provvedere alle esigenze degli ordinamenti e della politica attuale. Il bilancio consolidato non può bastare al mantenimento dei dodici corpi di esercito e meno ancora a quella politica

174 RIVISTA· POPOLARE inframmettente che va cercando brighç in Oriente e nell'Estremo Oriente e che a momento, assume apparenze provocatrici verso l'Austria-Ungheria. Non si può· negare che gli armamenti austroungarici fanno sorgere legittime apprensioni in molti che non nutrono alcuna tenerezza pel militarismo; e di quelle apprensioni si possono scorgere anche le tracce nel discorso dell' on. Bissolati sulle comunicazioni del governo ; ma anche i meglio disposti a concedere nuovi milioni per la difesa dello Stato, se hanno conoscenza esatta degli ordinamenti militari nostri e del modo in cui si spendono le centinaia di milioni spillati ai contribuenti , non potranno che opporsi recisamente alle richieste dei ministri della guen:a e della marina. Sarebbero nuovi milioni gettati nel baratro che ha assorbito tanti miliardi senza darci alcuna garanzia sulla solidità del nostro esercito, che figura soltanto sulla carta e a cui mancano le condizioni precipue perchè possa rispondere convenientemente alla sua funzione. Superfluo aggiungere che le promesse di sgravi e di riforme tributarie quando si accampano pretese di aumenti delle spese improduttive non solo sfumano come tenue nebbia dinanzi al sole di luglio; ma divengono una vera canzonatura. Tutto lascia intravvedere, quindi , che le dichiarazioni dell' on. Fortis non avranno che un solo risultato parlamentare notevole : renderanno energica l' opposizione dell'Estrema sinistra, mentre il partito della puntarella si sveglia e si ribella col coraggio del voto segreto votando per i candidati avversi al governo alle cariche diverse: Ha ragione : i suoi appetiti non potevano esser soddisfatti coi due sottoportafogli dati a Bugnano ed a Rossi. La levata di scudi della 'Destra è tanto importante che gli organi of- ·fìciosi levano in alto il male rabberciato bandierone della Sinistra per coprire ogni sorta di contrabbando. La Rivista 11111111111111111111 li lllllllllllll li I li lii lii llllll lii li li llllllll li! 111111111111111 IIIII Ancorala polen1icaferroviaria ( Ver forma re la pubblica opinione - Quanto costano e quanto rendono le ferrovie - I pretesi diritti dei ferrovieri - Quanto costerebbe la regolarizzazione - Necessità d'instaurare la giustizia nell' azienda ferroviaria). Mentre gran parte del pubblico italiano, esaurisce la sua scarsa energia seguendo i tre processi celebri, che si svolgono contemporaneamente in Teramo, Perugia e Torino, i ferrovieri che hanno nelle mani le fila della loro_ vigorosa organizzazione lavorano indefessamente per preparare al paese altre lotte esiziali. Essi, più intelligenti della floscia borghesia italiana, sanno, in parte anche per l'esperienza fattane durante l'ostruzionismo, che i loro movimenti non sortirebbero risultati fortuna6 se non fossero favoriti dalla solidarieta del proletariato; e all'uopo invocano i deliberati dell' ultimo Congresso di Genova, in cui poche decine di energumeni parlaronò in nome di milioni di lavoratori autentici, ma analfabeti, e discussero sul serio l'avvento del collettivismo..... fra cinque anni. Ben fa il Comitato di agitazione dei ferrovieri a preparare la pubblica opinione, perchè esso deve avere, forse, fatto tesoro dei due esempi di scioperi colossali inglesi che ebbero negli ultimi anni esito tanto diverso per la diversa attitudine del paese: uno, quello dei dokcrs di Londra, poveri, disorganizzati, dette luogo alle più splendide manifestazioni di solidarieta: l'arcivescovo cattolico e quello anglicano , il principe di Galles, i negozianti di Londra, i lavoratori di tutta l'Inghilterra manifestarono la loro simpatia per la giusta causa. dei dockers; e questi trionfarono. L'altro sciopero, quello dei meccanici, fu determinato dalle pretese esagerate della relativa Unione e benchè questa avesse nelle sue Casse parecchi milioni di lire e molti altri milioni avesse preso in prestito dalle Unioni consorelle e fosse durato cori una .alisciplina meravigliosa pç:r un :rnno circa, fallì in gran parte, perchè ebbe contraria la pubblica opinione. I ferrovieri italiani che si videro costretti a rinunzia re ali' ostruzionismo sopratutto per la ostilità del pubblico e che si reputarono fortunati di porvi termine con un pretesto d_ecoroso- le dimissioni del Ministero Giolitti-cercano ora di fuorviare la pubblica opinione per ritornare allo sciopero o alt' ostruzionismo.,,,, Reputo quindi necessario insistere nella polemica, che a me sembra che si debba seguire con maggiore interesse che le deposizioni della Tisa Borghi o le difese del tenente Modugno. ♦ Da ciò che hanno scritto e detto i sostenitori delle pretese o esagerate o ingiuste dei ferrovieri e dalla scarsa reazione di coloro che le oppugnano ho potuto convincermi , che manca la cognizione precisa dei termini fondamentali del problema, che si discute e, per conseguenza si afferma e si fa credere che le ferrovie rendano abbastanza p~r potere consacrare molti milioni al miglioramento dei lavoratori del moto, senza perturbare le condizionj del bilancio dello Stato, senza aggravare la n1anosotto qualsiasi forma- sui contribuenti, sulla produzione e sulla massa tutta dei· lavoratori. D' onde la necessità di esaminare : 1 ° quanto costano le ferrovie ; 2° quanto resero alle Società esercenti e allo Stato dal 1885 al 1905 e quanto potranno rendere da domani in poi esercita te dallo Stato direttamente; 3° quali sono i diritti dei ferrov:ieri; 4° con quali sacrifìzi potranno essere soddisfatti. 1.0 Devo chiedere venia all'amico Ciccotti,. divenuto improvvisamente avverso alle virtuosità statistiche, come egli chiama le dimostrazioni a bas.e di fatti, che si permettono di smentirlo, se insisterò nel riportare cifre, che sono le migliori espressioni dei fatti è che valgono un poco di più di tutte le disquizioni storiche , psicologichee filosofiche sugli avvenimenti antichi o moderni ; e devo , col rammarico di fargli cosa sgradita, continuare a ritenere che in politica e nella scienza sociale chi tiene conto dei fatti, delle cifre ed anche delle Medie, se tratte da termini omogenei e se il pu bbJico ha conoscen.za di tali termini , non si affida a.d astrazioni inutili, ma si serve dei soli àrgomenti concreti, positivi, cui possa ricorrere; devo ripetergli, r,erciè, che- se Marx ed Engels, non si fossero affidati a tali argo.menti non avrebbero potuto procur,1re alle ìoro teorie il successo che ebbero e che senza di essi sarebbero state trattate da romanzi e da utopie seoz~ valore, nè più nè meno di quelle che esposero gli t1;~opisti da Platone in poi. Ciò premesso stabiliamo quanto costarono le ferrovie allo Stato italiano e ·qmlle 0L1ere pesa· su di

RIVlSTA POPOLARE 175 esso, cioè sui contribuenti, sulla produzione e sulla massa dei lavoratori; i quali non possono sperare mai in un miglioramento sensibile e duraturo se tisica sarà la produzione , se misere le condizioni dei primi. Non è facile fare il calcolo di ciò che costarono le costruzioni forroviarie all' Italia ; ed il calcolo è reso ancora più difficile dalla circostanza che le spese maggiori non furono fatte col prodotto delle imposte , ma col ricavo dei prestiti pubblici che per molti anni furono emessi molto al disotto della pari. Non si esagera se si ritiene che l' Italia per pagare 90 milioni ai costruttori si addossò un debito di 100 milioni. Senza seguire i calcoli che a me sembrano molto oscuri che si leggono nell'Allegato IV al Disegno di legge N. 128 (Sui provvedimenti di tesoro per le liquidazioni ferroviarie ecc.) presentato alla Camera nella Seduta del 21 Febbraio 1904 e secondo i quali si potrebbero portare tutte le spese di costruzioni ferroviarie àd oltre nove miliardi, si può serenamente accettare la cifra di sei miliardi, che rappresentano un interesse annuo di 240 milioni, che pesano sul bilancio italiano; cioè quasi la metà di tutto l' interesse del debito pubblico, che schiaccia il nostro paese. La cifra di sei 11tiliardi si potra considerare sempre al disotto e non al disopra del vero anche perchè non comprende la quota elevata di debito pubblico che venne addossata al Regno d'Italia nel 1861 per le costruzioni ferroviarie dell'antico Regno di Sardegna e del Lombardo-Veneto. Ma a questo punto l'amico Ciccotti, cui non sfugge l'importanza di questo primo dato per la discussione ulteriore scappa fuori coli' osservazione che si deve distinguere tra ciò che sono costate le ferrovie e ciò che valgono. In verità pei ~ontribuenti tale distinzione vale meno di un fico secco : essi devono sopportare i pesi tributari per pagare gl'ioteressi del debito pubblico sia che quelle valgano sei o valgano quattro miliardi; come sopportano gli altri per gli altri miliardi divorati dalle spese militari. La distinzione avrebbe valore soltanto se ci fossero rea.lmente quegli imbecilli, che il Ciccotti ha inventato per fare dello spirito di pessima lega, varrebbe, cioè, contro coloro che vorrebbero commisurare in senso assoluto alla spesa di costruzione ed al reddito ~elle ferrovie gli stipendi e i salari dei ferrovieri. Stia tranquillo l'amico mio : nessuno pretende ridurre i ferrovieri, portando alle sue ultime conseguenze tale principio di commisurazione, a dare un indennità invece di prenderla. Ma tutti hanno il diritto di opporsi a che i ferrovieri, i quali sotto tutti i punti di vista godono di una posizione privilegiata di fronte a tutti gli altri lavoratori,- e per averlo dimostrato si mettono in canzonatura le virtuosità statistiche,- non ottengano ulteriori miglioramenti che non possono nemmeno giustificarsi colle prosperità dell' azienda cui sono addetti. Mi sorprende poi, che sia propri'o it Ciccotti a protestare contro le ferrovie che valgono meno di quello che costano e contro le linee elettoralicostruite in pura perdita. Le ferrovie che re:1dono meno in tutta Italia sono per lo appunto quelle che penetrano nelle sue Basilicata o le si avvicinano. Santo lddiol E' la linea Metaponto-Reggio di 433 chilometri che rende L. 5,342 per chilometro; l'Avellino-RocchettaS. Antonio di 119 chil. discende a L. 3,268; e la Rocchetta S. Antonio - Gioia del Colle di 140 chi!. vince il record precipitando a L. 2,166 !! Qualcuno potrà fare un merito all'amico Ciccotti del ·suo grande disinteresse, dell' alto sentimento d'italianità e della esclusiva preoccupazione dello interesse pubblico, che lo sospinge a biasimare le linee elettorali, che potevano essere costruite per comodo diretto ed indiretto della natia ragione. Ma.•. c'è un ma, che lo riduce alle proporzioni di un vero· e maggiore Padre Zappata: egli non contento delle linee elettoralicostruite in pura perdita, discutendosi la legge per la Basilicata (11 febbraio 1904) deplorò che essa sia impervia, trovò insufficiente il premio chilometrico di L. 7,500 alle ferrovie secondarie da costruire per la sua regione e in altra seduta svolse un emendamento col quale si elevava a L. 9,500, se mal non ricordo, tale premio, sostenendo, quindi, che si· aflrontasse una maggiore perdita. lo che ho avuto la fortuna in quindici anni di non avere chiesto alcuna ferrovia elettorale lo lodo degli sforzi fatti per rendere meno impervia la Basilicata, convinto come ·sono che alla costruzione di ferrovie non si debba procedere coi soli criteri finanziari, ma tenendo in grandissimo conto gl'intere~si deHe civiltà e quelli politici, che spesso rendono più necessarie le ferrovie dove è minore il loro prodotto. Lo Stato, come un buon padre di famiglia, deve_ volgere più amorevoli le proprie cure a quelle tra le parti che lo compongono, che sono le più deboli e le più bisognose di assistenza. Se così non facesse non si avrebbe mai un organismo nazionale, ma un aggregato di popolazioni che si unirebbero e si disgregherebbero a seconda del tornaconto del momento. Ma non posso fare a meno di biasimare l'amico Ckcotti che per comodità di polemica partigiana condanna oggi ciò che ha sostenuto ieri. ♦ . 2.° Chi mi conosce e conosce i modesti scritti miei sa che posseggo un unico pregio, la chiarezza e che al garbuglio non sono portato nè dalla mia natura nè dalla mia professione : non sono avvocato , non sono storico, non sono psicologo. Mi meraviglio perdò che l' amico Ciccotti per un accenno incidentale ai lucri delle Società ferroviarie abbia aflermato che io ho fatto un garbuglio e che per liberarmi della tesi errata, di cui sono prigioniero, resto preso negli inevitabili sofismi e nelle altrettanto inevitabili contraddizioni. Sapevo dell'ingegno e della coltura del Ciccotti; ma non lo sospettai mai dotato di un'audacia inverosimile nell'attribuire agli altri i difetti e gli errori propri. L'osservazione cade opportuna venendo a discutere di ciò che rendono le ferrovie per correggere i garbugli veri, volontari o involontari, che fanno alcuni ferrovieri. Il garbuglio, mantenendo in onore il termine adoperato da Ciccotti, è doppio : si vuole far credere che le Società esercenti abbiano fatti grossi guadagni e che la parte rappresentata dai lu~ri ec-:essivi si può devolvere a benefizio dei ferrovieri senza alcun aggravio dello Stato; si aflerma anche che tutti i dividendi delle Società si possano consacrare ai ferrovieri sempre senza daqno dello Stato, cioe dei contribuenti. Se nelle due ipotesi ci fosse un'ombra di verità la causa dei ferrovieri potrebbe divenire meno an-

176 Rl VISTA POPOLARE tipatica ed anche simpatica. Ma la prima e la seconda affermazione sono assolutamente campate in aria. Dimostriamolo: e dimostrando ciò che hanno reso pel passato le terrovie alle Società e allo Stato e ciò che potranno rendere da Luglio in poi al solo Stato sarà meglio messa in evidenza la inammissibilità delle domande dei ferrovieri. A) Le Convenzioni ferroviarie del 1885, che a suo tempo combattei in pubblici comizi e in molti articoli del Fascio della Democrazia e di altri ·giornali, ebbero la singolare sventura di riuscire di danr~o enorme alle Finanze dello Stato, all' economia nazionale , come ha dimostrato alla Camera con parecchi articoli del Giornale di Sicilia Eduardo Pantano, senza contentare, nel loro complesso, i capitalisti delle tre Società esercenti. Allo Stato non assicurarono il reddito che ne sperava perchè non si ebbero gli aumenti ultra iniziali nei prodotti, eh' erano stati previsti e gli addossarono il deficit delle casse patrimoniali e delle casse di previdenza dei ferrovieri : la bagattella di parecchie centinaia di milioni ; all' econon1ia nazi onale non dettero gli sperati vantaggi per l' altezza delle tariffe, per i congegni amministrativi che ne inceppavano i movimenti e ne impedivano o ritardavano le opportune innovazioni. . La poca soddisfazione dei capitalisti in blocco si può desumere dal fatto, che, tranne la Sicula, le altre due Società continentali non a,vrebbero accettato la rinnovazione pura e semplice delle suddette Convenzioni del 1885 e che per rinnovarle avrebpero voluto altri vantaggi, maggiori per la Mediterranea e minori per l'Adriatica. La impossibilità di accordarli, anche per tener conto della opinione pub blic:-t, indusse eminenti politici come l' on. Carmine a convertirsi , per necessità , dall' esercizio privato all'esercizio di Stato. I capitalisti delle Società sono malcontenti delle Convenzioni àel 1885 per soverchia ingordigia~ Vediamo. La Società delle Sicule , oltre i vistosi guadagni nelle costruzioni , nel 1904 dette un interesse del 6,40 °lo sulle azioni; l'Adriatica del 6 ; la Mediterranea del 3,20. Lo stato dei loro affari si rileva dalle variazioni che ha subito in borsa il loro capitale. Il capitale versato dalla Sicula di L. 20,000,000 a fine Dicembre 1904 era valutato L. 27,800,000; quello dell'Adriatica (antica società delle Meridionali) da 240 milioni era salito a 367,200,000 ; quello della. .,. Mediterranea da 180 mii. era disceso a 156,600,000. Ora il guadagno delle s=cule e dell'Adriatica in massima parte venne dalle costruzioni ; e sono state le costruzioni che hanno impedito il fallimento della Mediterranea. Non c'è dubbio alcuno che i lucri della Sicula e dell'Adriatica avrebbero consentito un miglioramento nelle condizioni dei ferrovieri ; non cosi per la Mediterranea. E ammetto pure;!che frodi ci siano state nelle tre Società per diminuire la quota dei prodotti spettanti allo Stato ; l'ipotesi non è calunniosa perchè il Ministro Prinetti potè constatarlo ufficialmente nelle Sicule. Pantano ed io eravamo tanto convinti di tali frodi, che più volte chiedemmo una inchiesta, che non fu appoggiata dai socialisti. Ma la diversità del prodotto netto delle tre reti ha un carattere retrospettivo esclusivamente; i tre prodotti coll' esercizio di Stato si unificano e gli interessi che hanno percepito gli azionisti delle tre singole società si devono ugualmente ripartire sull'intero capitale sociale. Gli utili netti divisi tra gli azionisti delle tre società non furono nel 1904 che 21,400,000 sopra un capitale di 440 milioni: rappresentano quindi un interesse che ,non arriva nemmeno al 5 % e supera di poco lo interesse al netto dell'imposta di ricchezza mobile dei titoli del debito pubblico. I favolosi guadagni delle Società che esercitarono le tre grandi reti ferroviarie sono quindi una leggenda, sebbene i capitalisti non abbiano menomamente il dritto di lamentarsi perchè non si trovano oggi da collocare centinaia di milioni al saggio del 5 °fo. .I 22 milioni circa di utili netti divisi tra gli azionisti se fossero state fatte le concessioni chieste sin dal primo giorno dai ferrovieri sarebbero andati in fumo producendo una grave perdita alle Società. E ciò spiega la grande resistenza opposta da queste ultime nella interpetrazione del fanì.oso art. 103 delle Convenzioni deJ 1885; articolo, che venne interpetrato in senso favorevole ai ferrovieri nei discorsi del relatoi:e Barazzuoli e del Ministro Genala, forse nella massima buona fede, perchè essi s' illusero sulla entità degli aumenti ultrainiziali dei prodotti delle ferrovie ; d' onde anche la disastrosa illusione sulla quota di prodotto che doveva riempire le casse patrimoniali , le casse di previdenza e per le pensioni. 'B) Se le società ricavarono il 5 % dal loro capitale di eser-:izio cosa ricavò lo Stato dai suoi sei milfardi impiegati nelle costruzioni? E difficile la àeterminazione esatta del capitale impiegato nelle costruzioni; e non .è semplice e facile qùella del reddito che lo Stato ne ha ricavato sinora. Gl' interessi che lo Stato paga per le ferrovie ammontano a 240 milioni all'anno. Lo Stato nell'anno 1902-903 ne ricavò un reddito diretto di 60 milioni circa come dalla eccellente relazione Rubini presentata alhi Camera il 30 giugno 1904 sul Disegno di legge N.0 568 A (Ordinamento dell'esercizio di Stato delle ferrovie non concessoa impreseprivate); ciò che implicherebbe una perdita per la finanza di circa 180 milioni all'anno ! Secondo la Notapreliminaredel bilanciodiprevisiorie pel 1904-905 la perdita per tale anno è di lire 143,513,670. Senza tener conto dei 29 milioni e mezzo che si aggiungono all'entrata come ricchezza mobile sui titoli del debito creato per le ferrovie, e che il Rubini vuole esclusi, la perdita sale a 173 milioni ali' anno; ma si devono aggiungere le prestazioni ai servizi v,1ri che le ferrovie rendono allo Stato, che si possono calcolare in 30 milioni; sicchè la perdita si ricondurrebbe cosi a 143. L'ex deputato Ferrucci e Giustino Fortunato, che avevano il massimo impegno a fare apparire minore la perdita che viene allo Stato dalle Ferrovie cercarono dimostrare che il capitale impiegatovi rende l' 1,50 °/ 0 • An1mettendo la spesa in 6 miliardi e l'interesse che l'Italia paga in 240 milioni col calcolo di Ferrucci e Fortunato la perdita annua salirebbe a 150 milioni: cifra che si avvicina a quella accettata da Rubini. A questo punto s'impone un confronto: quello colle ferrovie prussiane.Nel bilancio prussiano del 1901 le entrate ferroviarie erano segnate in 1,441,025,359

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