146 1{l V i S T A P O !1 O l. A R E Le Ferrovie allo Stato ~-- e --~ Le Ferrovie alla Nazione Si abbia o non si abbia una discussione qualsiasi alla Camera Italiana sul nuovo ordinamento a darsi all' esercizio di Stato delle Ferrovie in mez;w :tlle crisi di governi, latenti od efl:ettive che l'hauno fin qui impedita, è un fatto ormai consegnato alla storia che un progetto di quell'ordinamento è stato presentato dal Ministero di ieri, che potrà essere-Giolitti a parte - anche il Ministero di domani; e che quindi non è fuor di luogo l'esaminarlo ed il discuter~o, almeno nelle sue linee generali, non tanto in sè stesso quanto in confronto ad altro progetto da tempo propugnato da noi e fatto poi suo dal Partito Socialista, quale il solo fin' ora che gli si presenti_ di fronte e chè rientri nd concetto-base dell'esercizio di Stato delle Ferrovie. Il progetto ministeriale lanciato al Paese il 21 febbraio scorso, non è altro in verita che J;-1 copia riveduta e necessariamente ampliata nei p:1rticolari di quello tipo presentato dallo stesso Ministero nello inverno dello scorso anno e modificato dalla Commissione parlamentare che lo esaminò a mezzo dello Onor. Rubini, nel gi ugoo stesso anno. Comunque, è pur sempre l'espressi@ne ultima dei reggitori del nostro paese, ali' infuori della quale, pella sua tarda, faticosa e quasi forzata applicazione a quattro mesi di distanz:t dallo ~cadere delle Convenzioni, non si sa vedere pur troppo che una proroga qualsiasi delle Convenzioni medesime. ♦ Il progetto presenta subito un peccato originale dal quale nessun nuovo Messia, per quanto si faccia crocifiggere, potrà salvarlo. Non è nato spontanemente e non è figlio di nessuna convinzione e di nessuna fede. Fu ed è stato abborracciato alla meglio, ali.' ultima ora , e solo quando ci si persuase di quanto un cieco f ·1 un sordo avrebbero da tempo veduto e capito e che noi dicemmo più volte nella Camera e nel Paese: e cioè che le Società ferroviarie non. volevano, nè capitalistica mente e industrialmente potevano, concludere contratti a condizioni egu;lli ai precedenti e tanto meno inferiori. Da tale peccato originale ne venne subito la conseguenza del concetto dello esercizio di Stato forzato, imbastito tanto per continuare il, servizio ferroviario, e ·quindi ricalcato sui vecchi sistemi tecnico-amministrativi dell'infelice esercizio provvisorio statale delle Ferrovie Alta Italia e Romane 1878-1885 conglobati con quelli introdotti successivamente dalle attuali Società concessionarie di quelle ferrovie. Eppure se ci fu mai ull' occasione propizia ed un momento eccezionalmente favorevole per creare, dalle esperienze fatte di esercizio di Suto e di esercizio privato, un sistema nuovo, che si elevasse ed astraesse nel lo stesso tempo dai vecchi miseramente falliti nella loro essenza, e di q uellì assorbisse solo quanto vi era nei particolari di buono e di ben riuscito per rivestire e rinsaldare sè stesso, quell'occasione e quel momento si er:t presentato proprio adesso, che, collo sc:idere delle Convenzioni, si scioglievano tutti i vincoli col presente e col passato e 12 mila chilometri di linee ferroviarie si offrivano libere alla immediata applicazione di un esercizio geniale, audace e S1)pratutto libero e snodato come lo impone la nnurél sua, e che dallo Stato avesse solo l' impronta tutelatrice e la guida suprema e sicura, ma alle forze elettive del Paese, della Nazione affidasse il suo andamento ed il progresso suo. Pèrfino dei conservatori provati e bollati e ·dei competenti per giunta, come l' onor. Carmine, accedevano a tale radicale innovazio□-e, (da noi sostenuta e concretata poi in speciale disegno), e la illustravano e propugnavano, rimanendo però in minoranza, in seno alla Commissione parlamentare esaminante il primitivo progetto del Governo, sebbene rifuggissero dalla elettivita degli organi amministrativi. Purtroppo, malgrado tutto ciò, il misoneismo, la cattiva volonta, e sopratutto gli interessi contrari e Ja p:tura folle delle forze che non siano la burocrazia prona ai Ministri, hanno vinto tutto e tutti ed abbiamo cosi l'attuale progetto governativo, che tanto per avere una maschera di novità, si impennacchiò del titolo di autonomo , solo perchè chi -amministra, non è proprio il Ministro, ma un Consesso dal medesimo nominato! ♦ Ecco pertanto che un Consiglio di Amministrazione, il quale nello attuale regime delle Società concessionarie è nominato dagli azionisti, sarà, col progetto del Governo, di nomina ministeriale. E si sostituirà cosi ad una dozzina di capitalisti ripo'.'"" nenti tutta quanta l' efl:ettiva gestione nell'uomo di loro assoluta fiducia - il Direttore Generale - una mezza dozzina di funzionari col grado equivalente a quello di Consiglieri di Stato , che eserciteranno l'azienda ,t mezzo dell'uomo di fiducia del Ministero che li ha nominati e che prenderà pur esso il nome· di Direttore Generale. Ecco quindi ferita subito a morte nella sua nascita e nella sua base qualsiasi autonomia ed ecco ancora abbandonata un'industria ed un commercio insieme, ~he ha bisogno della massima indipendenza e libertà di movimenti nonchè della più ferma continuità di indirizzo, alla competenza od all'incompetenza, e quello che è peggio , al b variabilità dei Ministri e delle vicende della loro politica. Quasi ciò poi non bastasse, ad ammazzare del tutto quell' autonomia già ferita mortalmente , è pronta ad intervenire la vigilanza contabile e finanziaria del Ministro del Tesoro, nonchè la vigilanza ed il riscontro della Corte dei Conti , il tutto da stabilirsi con apposite norme e regolamenti, che l'esperienza dice a quali inceppamenti e pastoje potranno arrivare a danno del servizio ferroviario. È la burocrazia insomma nella sua più alta, complessa e farraginosa potenza che dovrebbe dirigere, esercitare e controllare questa sedicente nuova ed autonoma amministrazione statale delle ferrovie nostre. E con essa e sovra essa, sono i vari Ministri di Destra, Sinistra o Centro parlamentare, o più precisamente di, tutte assieme quelle tramontate designazioni di partiti scomparsi , avvocati o professori, ingegneri o medici, quando non semplici intriganti di crisi ministeriali , che dovrebbero comandare e disciplinare quella oligarchia burocratica, o sostituirsi ad essa. Ora tutto ciò , dopo le dolorose esperienze del •
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